“Una cosa è certa, con buona pace di quelli che ci dicevano che non lavoriamo mai: si lavora molto più ora, di prima”. Enrico Galiano, insegnante e scrittore, torna a dire la sua sulla didattica a distanza nelle settimane della scuola chiusa per l’emergenza covid-19

Eccoci qui. Noi, gli insegnanti della quarantena. A impazzire quotidianamente, molto più di quando eravamo in classe; a perdere diottrie come bruscolini, stando ore davanti a uno schermo, cercando di correggere un testo, fissando una webcam vestiti di tutto punto dalla vita in su e, sotto, ancora in pigiama (o, nei casi più estremi, in mutande).

Noi, i guerrieri della didattica a distanza!

A inseguire i ragazzi ancora a letto alle 10; a postare, fare video, lezioni in streaming sempre con l’assillo del dubbio: “Staranno mica facendo screenshot per poi farmi i meme nei loro gruppi whatsapp?”

Una cosa è certa, con buona pace di quelli che ci dicevano che non lavoriamo mai: si lavora molto più ora, di prima.

Sul tema della didattica a distanza si è molto dibattuto e, come sempre, abbiamo gli apocalittici e gli integrati. Io non sono certo un suo fan, si sa, però oggi mi piacerebbe riflettere su alcuni aspetti indubitabilmente positivi.

Cerchiamo di guardare insomma la parte piena del bicchiere e di scoprire che cosa di bello ci può dare la didattica a distanza che quella in presenza non può portarci, o almeno non nello stesso modo. Soprattutto se guardi la cosa non dal punto di vista dell’insegnante, ma dello studente.

Pronti? Via!

È la scuola che viene da te

È un ribaltamento mica da poco, eh? Non sei tu che prendi riempi il tuo zaino e vai dai prof, ma sono loro che vengono fino a casa tua. E sapete perché non è un ribaltamento da poco? Perché i ragazzi possono rendersi conto che noi teniamo a loro. Possono sentirlo, forte, che ci stiamo preoccupando per loro, e che pur di tenere in movimento quei loro neuroni ci improvvisiamo youtuber, ci mettiamo a trafficare con questi aggeggi digitali che per molti di noi sono arabo puro. E loro lo sentono. Sentono che ci siamo. Una cosa da niente, ma che può significare tutto.

– Riesce molto più facile sviluppare un rapporto uno a uno

Quando sei in classe con 25 di loro spesso non è umanamente possibile dedicare tutte le attenzioni solo a uno, o almeno non per più di dodici secondi perché altrimenti alle tue spalle potrebbe scatenarsi la battaglia di Dunkerque. Invece così, con l’invio di materiale, le correzioni, riesci a dedicarti di più al singolo, a vedere anche meglio le sue difficoltà, quelle solo sue, e quindi ad aiutarlo a individuare le strategie per superarle.

– Di sicuro è un bell’aiuto per i timidi

Il contesto della classe può essere molto feroce. Battutine, commenti, o anche solo sguardi, a volte inibiscono i ragazzi più timidi, che quindi si tengono fuori, non intervengono, non dicono la loro, e avvertono spesso il sentimento della frustrazione, che alla lunga può far male anche alla loro motivazione. Invece così anche i ragazzi più timidi riescono più facilmente ad esprimersi, a farsi sentire. E quindi ad acquisire fiducia in sé!

– C’è un grado di coinvolgimento nuovo

È un po’ come quando sposti i mobili dentro una stanza: la stanza è sempre quella, eppure entri e ti sembra più bella, più funzionale, fresca, ti viene quasi voglia di passarci più tempo, adesso. La stessa cosa accade ai ragazzi, che ci vedono in una veste nuova, che esplorano modalità diverse di relazionarsi a noi.

Ma soprattutto, forse la cosa più importante:

– Non c’è più la paura

A scuola, per quanto tu ti sforzi di creare un ambiente pulito, decontaminato dall’ansia da prestazione, la paura percorre i ragazzi come un virus: paura di sbagliare, di prendere un brutto voto, di fare brutta figura con gli altri. Adesso è diverso, la paura non c’è più. Non si sentono costantemente sotto il riflettore del giudizio altrui, e quindi liberano il campo da tutta una montagna di sentimenti negativi che spesso sono l’ostacolo più grande, quando siamo lì tutti insieme.

Sarebbe bello se un giorno, quando tutto questo sarà finito, sapessimo tutti far tesoro di queste cose belle che abbiamo trovato e che troveremo nella didattica a distanza, per portarcele in tasca e saperle mettere anche quando, finalmente, tornerà la nostra amata presenza.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. Il suo nuovo romanzo, Dormi stanotte sul mio cuore, è in uscita a maggio sempre per Garzanti.

Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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