Negli ultimi anni si è spesso parlato, numeri alla mano, della crescita dell’editoria per ragazzi. ilLibraio.it ne ha parlato con le scrittrici Carola Susani e Nadia Terranova, che a Roma terranno il corso “Scrivere per ragazzi” – L’intervista doppia

Negli ultimi anni si è spesso parlato, numeri alla mano, della crescita dell’editoria per ragazzi. A dimostrazione dell’ascesa di questo mercato, arrivano anche i corsi di scrittura specifici: da novembre 2017 ad aprile 2018 si terrà a Roma “Scrivere per ragazzi”, a cura di Carola Susani Nadia Terranova.
Promosso dalla Scuola del libro (fondata da Marco Cassini, editore Sur) e tenuto da due autrici italiane affermate, il corso si divide in 6 appuntamenti da 6 ore ciascuno (ecco tutti i dettagli, ndr). ilLibraio.it ne ha parlato con le scrittrici che terranno le lezioni.

scrivere per ragazzi

In Italia esistono decine di corsi di scrittura, ma sono (ancora) pochi quelli dedicati alla scrittura per ragazzi: quali sono le difficoltà nel tenere un corso così specifico?
‎C.S. “Non direi difficoltà, tutt’altro. La letteratura per ragazzi è finalmente osservata con attenzione. È una letteratura, anzi, se vogliamo, più di una (la letteratura per bambini dai 3 ai 5 anni è tutt’altra cosa rispetto ai romanzi per adolescenti, per esempio) che ha un pubblico, un rapporto costante con il mondo della scuola, una vivacità straordinaria, è legata strettamente con il mondo dell’illustrazione e questo le dà una grande contemporaneità. Insegnarla, certo, chiede di mettere l’accento sui lettori molto di più di quanto si faccia quando si insegna la letteratura ‘grande’. È attorno al lettore, alla lettrice che il libro si costruisce”.
N.T. “Nei nostri incontri si parte dal presupposto che l’espressione letteratura per ragazzi è per forza generica e contiene forme espressive molto diverse fra loro, che vanno dall’albo illustrato alla narrazione per giovani adulti, dalla fiaba tradizionale o reinterpretata alla raccolta di poesie e così via. Il nostro compito è quello di sbrogliarle e articolarle insieme, per essere consapevoli di ciò che si legge e si scrive. Un primo ostacolo è l’infantilismo dei testi o la tendenza ad abbassare gli argomenti, a rimpicciolire la prospettiva o a svilire il linguaggio. Al contrario: la letteratura per ragazzi ha l’obbligo di essere altissima, perché è una letteratura di formazione. Una volta capito questo, si procede con sensibilità e cura, e nel corso cominciano a venire fuori dei lavori molto interessanti”.

carola susani

Carola Susani

A chi si rivolge “Scrivere per ragazzi”?
C.S.”A chi ha sempre scritto per ragazzi, a chi ci ha provato almeno una volta, a chi ancora no, a chi vuole farne una professione. L’ultimo nostro corso è stato molto operativo: c’erano persone già professionalmente dentro il mondo della letteratura per l’infanzia, c’erano illustratrici che volevano provarsi come scrittrici, scrittrici già attive che volevano rafforzarsi e confrontarsi, maestre, donne che facevano teatro per l’infanzia o laboratori per le scuole. Era, va detto, un corso tutto femminile”.
N.T. “Aggiungo: abbiamo visto molte idee grezze trasformarsi radicalmente e diventare testi pronti a essere mandati agli editori. È stata una soddisfazione meravigliosa”.

Quali sono le tendenze più interessanti nell’ambito dell’editoria per ragazzi?
C. S. “La tendenza più interessante nel mondo dell’editoria per ragazzi è quella a raccontare tutto, il bene, il male, la paura, la gioia, la politica. Raccontare tutto cercando il modo, il linguaggio, la forma. Senza edulcorare, senza compiacersi; approfittando di quella che è stata la specificità della letteratura per l’infanzia, tenere insieme immagine e parola, e che dalla letteratura per ragazzi è arrivata alla letteratura ‘grande'”.
N.T. “Seguo con molta curiosità l’evoluzione del cosiddetto silent book, del libro senza parole. Strano per una scrittrice, no? E invece quei libri sono pieni di parole, c’è tutto un lavoro di sceneggiatura dietro, di scopertura di un’idea originaria di solito fortissima, brillante. In tedesco infatti li chiamano Wimmelbűcher, libri brulicanti. Inoltre leggo sempre più libri belli rivolti a una fascia spesso trascurata in passato: la scuola media. È un bene, perché è in quegli anni che spesso si perdono lettori, smarriti nel passaggio dalla fiaba al romanzo adulto”.

Di cosa parliamo quando parliamo di “non fiction” per ragazzi? Quali sono gli esempi più interessanti che porterete ai partecipanti al corso?
C.S. “La non fiction è un contenitore molto ampio, quasi così ampio da non essere necessario, ci possono star dentro albi illustrati biografici, divulgazione scientifica per ragazzi degli ultimi anni delle elementari, libri che parlano di attualità, di filosofia, di diritto. È un contenitore vastissimo, ed è, va detto, uno dei cuori della letteratura per ragazzi contemporanea. Qualche anno fa Laterza ha messo in campo un esperimento, raccontare la storia ai ragazzi attraverso la narrazione, un esperimento a cavallo di fiction e non fiction, la collana Celacanto. Se si pensa poi, ad esempio, al tema dell’identità femminile come esplosione di possibilità, il libro che l’ha messo al centro del dibattito, Storie della buonanotte per ragazze ribelli di Francesca Cavallo ed Elena Cavillo, con il contributo delle migliori illustratrici italiane, non è una storia d’invenzione, ma precisamente una raccolta divulgativa di biografie. Molto di inventivo si può fare con la non fiction”.

N.T. “Basta guardare in quanti modi si possono avvicinare i bambini a una stessa disciplina: in questo momento sul comodino ho Scienza rap, autori vari, uscito per Editoriale scienza, con quaranta esperimenti da fare a tempo di musica, e Einstein l’aveva capito di Sergio Rossi, Feltrinelli kids, che racconta la scoperta delle onde gravitazionali in modo così lineare e approfondito da farla capire persino a me. Sono due libri che si completano a vicenda, che invogliano a un’attività che ormai sembra sempre più antica, o almeno così vogliono farci credere: studiare. Per quello che riguarda il racconto della propria vita, ho una passione per le autobiografie a fumetti, per capolavori come Persepolis: non solo una storia del sé, ma anche la storia di un popolo, di un momento storico. L’ultimo arrivato sul comodino è Sangue dal naso e altre avventure di Nadia Budde che racconta l’infanzia dell’autrice nella DDR in modo metanarrativo e divertente. Fa parte di una collana dell’editore Topipittori, Gli anni in tasca, che pubblica solo autobiografie, di solito di scrittori o illustratori”.

nadia terranova

Nadia Terranova

Nel corso si parlerà anche di classici come Alice nel paese delle Meraviglie, Pinocchio, Pippi Calzelunghe… Quali sono stati i “classici” della vostra adolescenza?
C.S. “In adolescenza leggevo ormai libri da grande, russi e francesi soprattutto, ma poco prima, attorno ai dodici anni, mi sono innamorata di Pollyanna, di Martin Eden, di Huckleberry Finn. Alice e Pinocchio li avevo già letti. Ma riletti da adulta mi hanno rivelato cosa ci trovassi di così potente, Alice, Peter Pan, Pinocchio, Pippi Calzelunghe, Viperetta di Antonio Rubino. Ho avuto la sensazione che la libertà che mi mostravano, la verità che mi dicevano spazzava via ogni racconto edulcorato e rassicurante dell’infanzia (e dell’età adulta, e della famiglia e della società). Di quella libertà non posso a tutt’oggi fare a meno”.

N.T. “In età prescolare adoravo gli albi illustrati, il mio preferito si intitolava I bambini che vivevano in una scarpa ed era, per dirla con parole adulte, sostanzialmente una comune di bambini e di una nonna: la migliore forma di auto-organizzazione sociale possibile… A me piaceva perché i bambini avevano tutti un compito e nessuno era escluso. Mia madre mi regalava anche tutti i classici del femminismo, ovvero gli albi della serie Dalla parte delle bambine. Poi avevo un libro su Picasso, anzi: sui sogni che si potevano fare a partire dai suoi quadri. Alle medie invece collezionavo Gl’istrici della Salani e i libri Gaia Junior della Mondadori. Autori di formazione: Roald Dahl, Bianca Pitzorno, Natalie Babbitt, Louise Fitzhugh, Giana Anguissola… Tutti libri che hanno ormai diritto di essere considerati classici”.

Periodicamente si discute dei libri consigliati dalla scuola. Molti docenti optano per gli adattamenti ai classici, al posto delle versioni integrali. Una scelta che divide. Su ilLibraio.it la scrittrice e insegnante Giusi Marchetta l’ha difesa in due interventi (ecco il primo intervento e il secondo). Qual è il vostro punto di vista?
C.S. “Penso che le riscritture siano uno strumento di valore se aprono, incuriosiscono, appassionano i lettori facendogli venir voglia di leggere i classici veri. Sono responsabile di una riscrittura dell’Eneide e di una dell’Odissea per Nuova Frontiera Junior, sono perciò parte in causa. Mi sono sforzata nel mio lavoro di mostrare e rivelare l’autore e il suo modo di affrontare il racconto. Un libro non è mai solo una storia, è un’orma. Riscrittura e opera originale non si possono sostituire, ma la riscrittura può sostenere il classico originale. Sempre più spesso quando vado a leggere nelle scuole le mie riscritture mi porto dietro le traduzioni dell’Eneide e dell’Odissea, mostro ai ragazzi degli ultimi anni delle elementari, dei primi delle medie, cosa ho fatto, in che senso ho riscritto, a cosa ho dovuto rinunciare, cosa ho invece salvato. A volte la cosa più importante da salvare non è una storia, è una similitudine che ne racconta più d’una”.
N.T. “Se non è una scelta che impoverisce ma incuriosisce è giusta, perché i libri non sono isole ma arcipelaghi e devono far venire voglia di saltare da uno all’altro. Se cambia prospettiva per regalare uno sguardo nuovo a una storia è una scelta giusta. Se cambia genere (un romanzo che diventa un fumetto, per esempio) è una scelta giusta. È sbagliata se sentiamo odore di dolciastro, di edulcorato, di minimizzato, di rimpicciolito, di normalizzato, di piegato a una morale, di censurato… allora va combattuta con ogni mezzo”.

Non sono certo anni facili per le librerie. Eppure, mensilmente su ilLibraio.it ci capita di raccontare storie di nuove aperture, da Nord a Sud, spesso in provincia: in molti casi si tratta di librerie specializzate in testi per bambini e ragazzi…
C.S. “Per merito di genitori, insegnanti, librai che sanno scegliere e suggerire, la letteratura per ragazzi è un settore vitalissimo dell’editoria (e della letteratura tutta). Per merito delle case editrici che continuano a rischiare e a provare, dalle grandi alle piccole, da Salani a Mondadori, da Topipittori a Orecchio Acerbo (ma sono numerosissime e spesso di grande qualità), ci troviamo di fronte a una ricchezza che non è solo per i ragazzi, ma per i ragazzi e per tutti gli altri. Le librerie per ragazzi sono uno spazio per fare amicizia, per costruire momenti sociali di sostanza, e viviamo in un periodo storico nel quale siamo assetati di comunità, costruirla intorno ai bambini permette anche ai grandi, alle madri e ai padri, di mollare un po’ il freno”.
N.T. “Le librerie per ragazzi in molti casi stanno sostituendo le librerie di quartiere. Ci si va per trovare libri per tutta la famiglia e librai specializzati con cui discutere di novità editoriali e classici con cognizione, ci si va per godere di un’offerta diversa dal solito, di una selezione che è spesso anche proposta attiva, non solo il subire mode e cataloghi. Le librerie per ragazzi sono, di solito, posti straordinari. Si torna a essere lettori puri, e nient’altro, a qualsiasi età”.

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