“La macchina tigre”, il libro per ragazzi scritto a quattro mani da Laura Pariani e Nicola Fantini, può vantare uno stile che lo rende apprezzabile anche da chi la preadolescenza l’ha superata da un po’ di anni… L’uso della lingua ricorda il neorealismo di Calvino, con gli accenni dialettali e le espressioni regionali. L’ambientazione poi, è da fiaba, nelle valli del Verbano. Così come il tempo, che sembra sospeso in un presente mitologico…
Didi ha dodici anni, è un solitario e vive con la zia Betta in un paese di montagna sopra il Lago Maggiore. Ed è il protagonista de La macchina tigre, un libro per giovani lettori dagli undici anni, scritto da Laura Pariani e Nicola Fantini per la casa editrice Pelledoca, specializzata in gialli per ragazzi.
Come aveva raccontato a ilLibraio.it la direttrice editoriale Lodovica Cima, “i libri di Pelledoca si rivolgono a una fascia d’età in cui si verifica un gap tra la scuola e la vita. I ragazzi tra i 9 e i 14 anni, spesso, non leggono di buon gradi i libri consigliati dagli insegnanti”.
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E per questo i libri di Pelledoca vogliono dare spazio a storie accattivanti, capaci di incuriosire anche i lettori più restii. Proprio come La macchina tigre, che ha per protagonista un antieroe in tutto e per tutto. Didi non ha più la mamma, “la Veronica”, di cui ha pochissimi ricordi, e quando ha la possibilità di conoscere il suo vero papà non è che faccia i salti di gioia. Il suo mondo sono le montagne, l’osteria dei nonni, l’odiata zia Betta, l’amato zio Gianni e la Macchina Tigre che gli permette di prevedere il futuro. Almeno fino a quando non arriva il Monaco Nero a scompigliare le carte in tavola e a costringere Didi a scappare verso il suo nascondiglio più lontano.
Se la scelta di Pelledoca può sembrare ardita – affidare a una scrittrice come Laura Pariani, ora in libreria anche con il suo romanzo per adulti, Di ferro e d’acciaio che ha inaugurato CroceVia, la serie di NN Editore voluta da Alessandro Zaccuri per meditare su alcune parole della tradizione cristiana – invece è quanto mai riuscita. Grazie alla presenza della scrittrice il lettore si imbatte in un’ambientazione favolosa sui monti ossolani – Laura Pariani da anni vive sul Lago D’Orta, così come il collega Fantini -, in un presente che, nonostante gli elementi che lo identificano come tale, sembra un tempo mitologico, sospeso in un punto imprecisato tra il secondo dopoguerra e gli anni Duemila.
Non si tratta della prima collaborazione tra la scrittrice e Nicola Fantini – già autore tra gli altri de La variabile Berkeley (Nord) e traduttore specializzato in letteratura ispanoamericana -: insieme i due hanno già firmato racconti e romanzi tra cui Che Guevara aveva un gallo e Nostra Signora degli Scorpioni, entrambi pubblicati da Sellerio.
Soprattutto, La macchina tigre può vantare uno stile che lo rende apprezzabile anche da chi la preadolescenza l’ha superata da un po’ di anni… L’uso della lingua ricorda il neorealismo di Calvino, autore tanto amato dai più giovani, quanto dai grandi, con gli accenni dialettali e le espressioni regionali, “balengo” su tutte, che danno a Didi e alla sua famiglia una verosimiglianza difficile da rendere altrimenti.
Un libro da leggere con i propri figli, nipoti, cuginetti e fratelli minori, perché “prima o poi tutto torna. Niente si cancella“. Neanche i ricordi di quando noi eravamo i piccoli lettori che nei libri cercavano delle storie in cui sentirsi grandi, avventurosi e soprattutto coraggiosi.