Arriva in libreria “La città di vapore”, raccolta di racconti postuma di Carlos Ruiz Zafón, uno degli autori più amati, venuto a mancare a soli 55 anni il 19 giugno 2020. Per l’occasione ilLibraio.it ha intervistato Emili Rosales, amico intimo dell’autore, editor della casa editrice spagnola Planeta, diventato anche un personaggio della tetralogia de Il Cimitero dei Libri Dimenticati: “Cosa può chiedere di più un editor? Pubblicarlo era la risposta a un’esigenza, un apprendimento continuo e qualcosa di molto simile alla felicità”. E del loro rapporto ricorda: “Era un grande conversatore, e aveva un gran senso dell’umorismo, ma a volte aveva bisogno di ritirarsi, di richiudersi ‘come un coccodrillo’, diceva”

È l’immagine di due figure evanescenti nella folla delle Ramblas, è un’eco di passi che si perde per sempre nell’ombra del vento, e ancora è una città di vapore e magia che ci regala Carlos Ruiz Zafón (Barcellona, 1964 – Los Angeles, 2020), uno degli autori più amati, scomparso prematuramente a cinquantacinque anni.

Scrittore per ragazzi con La trilogia della nebbia (Mondadori, traduzione di Bruno Arpaia) e prosatore che ripercorre gli anni della Storia con la tetralogia de Il Cimitero dei Libri Dimenticati (Mondadori, traduzione di Lia Sezzi e Bruno Arpaia), Zafón è a oggi l’autore spagnolo più letto al mondo dopo Miguel de Cervantes con Don Chisciotte. Primato che oramai gli ha concesso di diventare un aggettivo letterario, come dickensiano o manzoniano, con cui si potrebbe descrivere al meglio la sua raccolta di racconti postuma La città di vapore (Mondadori, traduzione di Bruno Arpaia): zafoniana.

La città di vapore Carlos Ruiz Zafon

Copertina de “La città di vapore”, raccolta di racconti postuma di Carlos Ruiz Zafón

Concepito dallo stesso autore come un omaggio ai propri lettoriLa città di vapore è un ampliamento del mondo letterario creato con i romanzi L’ombra del vento, Il prigioniero del cieloIl gioco dell’angelo e Il labirinto degli spiriti (Mondadori, traduzione di Lia Sezzi e Bruno Arpaia).

Scrittori maledetti, architetti visionari, edifici fantasmagorici, non manca nulla dei tratti tipici della prosa di Zafón, che ha deciso di regalare ai suoi fan non solo lo sviluppo di alcuni personaggi e la storia della costruzione del mitico Cimitero dei Libri Dimenticati, ma anche una nuova – e purtroppo ultima – possibilità di leggere una narrazione che porta il lettore in un luogo nuovo e affascinante.

In Spagna il fenomeno Zafón è nato con un passaparola: L’ombra del vento ha costituito un caso singolare nell’editoria, uno di quei libri rari che portano alla lettura molte persone che abitualmente non leggono. Così è diventato un bestseller in diversi Paesi come Italia, Germania, Stati Uniti, Australia e Cina.

Nei romanzi che compongono la tetralogia del Cimitero dei Libri Dimenticati, l’autore crea grandi personaggi, atmosfere magiche, dialoghi intensi, sempre mantenendo il suo humor e una forte umanità nonostante la finzione.

L’amore per Barcellona, sua casa natale, e per i libri è stata una delle chiavi del suo successo, tanto che l’esito delle sue narrazioni ha dato vita a guide sulla città catalana e itinerari letterari sugli scenari descritti nelle sue pagine.

“Quello che scrivi, è ciò che più ti somiglia” era una delle frasi preferite di Carlos Ruiz Zafón, che dentro i suoi romanzi metteva l’intera vita: formazione e crescita, Storia e ricordo, tensione e suspense, amore e amicizia. Sarà forse per questo che, nonostante fosse un uomo riservato e discreto, i suoi lettori possono immaginare l’uomo che si nascondeva dietro le pagine.

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Cogliendo l’occasione di quest’ultima uscita, ilLibraio.it ha voluto intervistare Emili Rosales, editor di Zafón per la casa editrice spagnola Planeta, e suo amico intimo.

Nei suoi romanzi, l’autore ha inserito alcuni cameo alle persone vicine a lui, che non solo ricoprivano il ruolo di colleghi, ma anche di amici. Come nel caso della sua agente letteraria Antonia Kerrigan, diventata Madame Currygan, agente del personaggio di Julián Carax; il Professor Albuquerque, che rappresenta il giornalista Sergi Doria; e ancora Fraülein Strausmann, alias letterario di Michi Strausfeld, editor tedesca.

Rosales è invece diventato Émile de Rosiers Castellaine, direttore della Editions de la Lumière (insieme a Revells y Badens, Carles Revés e Jesús Badenes del gruppo Planeta), casa editrice francese d’invenzione.

Ed è proprio a questo nome che la prefazione de La città di vapore viene firmata, trasformando così la raccolta in un doppio omaggio: “Oggi, data la sua pubblicazione postuma, [questa raccolta ndr] si converte in un regalo da parte della casa editrice al suo autore, un riconoscimento al quale, sicuramente, si uniranno i lettori di uno degli scrittori più ammirati del nostro tempo“.

Emili Rosales i Castellà oltre a essere editor per il gruppo Planeta e direttore editoriale di Grup 62 ed Ediciones Destino, è anche autore, traduttore e professore di letteratura. Grazie al suo lavoro sono emerse in Spagna voci come quella di Zafón, Stieg Larsson e Dolores Redondo.

Emili Rosales editor Zafon

Emili Rosales, editor e amico di Carlos Ruiz Zafón

Carlos Ruiz Zafón è sempre stato una persona molto riservata ed è noto che lei non solo fosse il suo editor, ma anche un suo caro amico, tanto che è apparso un cameo su di lei nella tetralogia del Cimitero dei Libri Dimenticati. Altri suoi colleghi, come si può leggere in questo articolo de La Vanguardia si sono ritrovati nei suoi romanzi. Com’era il vostro rapporto, e quello che Zafón aveva con i suoi colleghi?
“La sua è stata una grande perdita per tutti noi, come lo è stata per i suoi lettori. Anche sotto l’aspetto personale. Fa male ancora. Per la nostra squadra, che ha lavorato con lui per vent’anni, ogni suo libro era come una festa. Ci sentivamo dei privilegiati: Carlos Ruiz Zafón è l’autore spagnolo più letto in tutto il mondo dopo Cervantes; e il suo Cimitero dei Libri Dimenticati è già un simbolo universale della sopravvivenza dei libri e della memoria, di fronte all’oblio e alla brutalità. Cosa può chiedere di più un editor? Pubblicarlo era la risposta a un’esigenza, un apprendimento continuo e qualcosa di molto simile alla felicità. Nel suo ultimo romanzo dimostrò questa complicità e la sua generosità nel trasformarci in personaggi della storia, come ha fatto anche con la sua agente Antonia Kerrigan”.

La casa editrice e alcuni amici intimi erano gli unici a sapere della malattia di Carlos Ruiz Zafón, venuto a mancare a causa di un tumore al colon. Proprio per questo la sua scomparsa ha scosso profondamente i lettori e l’intero mondo culturale, spagnolo e non, nel giugno del 2020.

L’uscita de La città del vapore è stata molto apprezzata dai fan dell’autore e da chi l’ha scoperto solo dopo la sua scomparsa, tanto in Spagna quanto in altri Paesi. Com’è nata questa raccolta di racconti? È possibile che in futuro avremo il piacere di scoprire altri pezzi del mondo creato da Zafón?
“Carlos concepì questo libro come un omaggio a tutti coloro che lo hanno seguito negli anni. Dopo aver finito l’ultimo romanzo della tetralogia nel 2016, l’opera magna della sua vita, iniziammo a prepararlo: doveva raccogliere alcuni racconti già pubblicati in versione ridotta (in Spagna, ndr) e alcuni inediti. Il nucleo di tutto doveva essere sempre il Cimitero dei Libri Dimenticati, ma in forma molto distinta: si spiega l’origine storica di questo spazio leggendario. Alcuni personaggi sono familiari al lettore, appaiono Miguel de Cervantes o Antoni Gaudí, e ovviamente, c’è la sua Barcellona, ma anche Costantinopoli, Roma, New York… Quando arrivò il momento di programmarlo, arrivò anche la malattia. La città di vapore è una porta d’entrata perfetta al suo mondo letterario per i nuovi lettori, ma i più attenti scopriranno che, unendo i pezzi del rompicapo, emerge una storia potente, emozionante e indimenticabile”.

Carlos Ruiz Zafón era molto affezionato all’idea che la Storia non venisse dimenticata. Come verrà ricordato nei prossimi decenni? Qual è il suo lascito più forte?
“Ogni giorno migliaia e migliaia di lettori si avvicinano alle sue opere in cinquanta lingue diverse, ne rimangono catturati, si emozionano; ognuno di loro pensa che questo libro sia stato scritto solo per lui. Le pietre miliari delle storie di Zafón sono le anime dei personaggi, la capacità descrittiva unica, la maestria del miglior autore di dialoghi. Era lo storyteller per antonomasia: tutte le storie portano ad altre storie, e ad altre e altre ancora. Padroneggiava dramma e commedia con la stessa facilità. Ha creato uno spazio simbolico che perdurerà come solo i luoghi immaginari possono farlo. È stato capace di creare una forma di vedere le cose e di scriverle che sono riconoscibili e uniche”.

Il 23 aprile è un giorno importante per gli amanti dei libri, ma soprattutto per la città di Barcellona, casa dell’autore. Sant Jordi è una festa a cui Zafón era molto affezionato ed è inoltre uno degli eventi più importanti per l’editoria spagnola. Quest’anno purtroppo non sarà possibile realizzarlo, come sta succedendo anche nel resto del mondo. Ci sarà comunque l’occasione di ricordare l’autore in questa giornata, quando sarà possibile festeggiarla di nuovo?
“Ciò che Carlos desiderava di più lo ha già avuto: lettori che leggono e che possono godere dei suoi libri in tutto il mondo. Ecco perché La città di vapore è diventato un enorme omaggio popolare all’autore ovunque è stato pubblicato: in Spagna e in America Latina. Quasi 300mila copie in poche settimane. Anche la sua città, Barcellona, lo omaggerà prossimamente, e non c’è dubbio che un drago sorridente la sorvolerà il 23 aprile, anche se sarà invisibile”.

L’amore profondo di Zafón per i draghi non era un segreto: tra i simboli della città catalana, queste figure mitologiche appaiono nei suoi racconti – ma mai nei suoi romanzi – quanto nelle sue dediche ai lettori durante i firmacopie.

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Una dedica dell’autore a una sua lettrice. Immagine “La Vanguardia”

I draghi sono il mio alter ego animale“, sosteneva l’autore, il quale oltre a possedere più di 500 statue di queste creature fantastiche, aveva chiamato la sua casa di Hollywood (luogo in cui svolgeva abitualmente il suo lavoro da sceneggiatore) Dragonland, mentre una delle sue due società venne registrata come Dragonworks Studios.

L’autore ha affermato che, probabilmente, uno dei suoi personaggi preferiti era Alicia Gris, protagonista de Il labirinto degli spiriti. Che tipo di rapporto aveva Zafón con ciò che creava, il suo mondo e i suoi personaggi?
“Sicuramente molti lettori saranno d’accordo: è sofisticata, decisa, irascibile, una specie di conte di Montecristo dei nostri tempi. Non sono però certo che vincerebbe contro Fermín Romero, il geniale e imprevedibile amico di Daniel Sempere, essendo lui la personificazione della bontà. E che dire della figura dello scrittore maledetto, che sia David Martín o Julián Carax, anima segreta di tutto. C’era qualcosa di Carlos in tutti loro. Si tratta di una serie di romanzi con protagonisti come scrittori, librai, editori, giornalisti, illustratori… Il loro centro nevralgico è una biblioteca che simboleggia la memoria. Per scriverlo, Ruiz Zafón ha messo in gioco tutto se stesso, e possiamo dire che l’ha fatta franca!”.

Le chiediamo infine un ricordo personale, non come editor di Carlos Ruiz Zafón, ma come amico. Chi era la persona dietro l’autore?
“Era un grande conversatore, capace di raccontare una storia partendo da un aneddoto che gli era appena successo. Aveva un gran senso dell’umorismo, ridevamo molto insieme; ma a volte aveva bisogno di ritirarsi, di richiudersi ‘come un coccodrillo’, diceva. Era sempre pronto a difendere i suoi amici. Era orgoglioso di essere apprezzato per quello che scriveva, e presenziava in pubblico solo se era imprescindibile. Ha dedicato un romanzo a sua moglie, A nation of two (Una nazione di due, dedica su Il gioco dell’angelo, Mondadori, traduzione di Bruno Arpaia, ndr): erano così. Amava passare il tempo leggendo, con la musica – una delle ultime cose che lo rese felice fu conoscere John Williams. Lo incantava l’architettura. Una persona immensa”.

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Fotografia header: Getty editorial febbraio 2021

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