“Con la gratificazione e le pacche sulle spalle non si pagano le bollette”. Enrico Galiano, insegnante e scrittore, in occasione dei Teachers day su ilLibraio.it riflette sullo “scandalo” degli stipendi dei docenti italiani: “Eppure il nostro è un lavoro delicatissimo, tanto quanto quello del chirurgo in sala operatoria”

Ok, ok: belli i proclami, le feste degli insegnanti e i Teachers day.

Meravigliosi profluvi di ringraziamenti per tutti, dalle maestre e maestri che ci hanno preso cuccioli e accompagnato nell’infanzia, su su fino ai docenti delle superiori o dell’università che ci hanno aperto la mente e cambiato la vita.

Quanto ci piace quando qualcuno si ricorda di noi, è bello e gratificante!

Ma diciamocelo: con la gratificazione e le pacche sulle spalle non si pagano le bollette.

Ce lo ricorda il Corriere stamattina, che ci dice che la media annuale di un insegnante italiano è di 33 mila euro lordi, contro cifre che vanno dai 40 ai 55 mila nel resto dei paesi OCSE.

Si offende qualcuno se dico che è uno scandalo?

Una professione per cui devi studiare, formarti costantemente, e che una volta raggiunta comunque richiede doti e preparazione di altissimo livello (di solito chi dice il contrario è perché non è mai entrato in una classe a gestire venticinque bambini urlanti…). E poi a fine mese è equiparata a un lavoro impiegatizio di livello base. O a un impiego da baby-sitter.

Un lavoro delicatissimo, tanto quanto quello del chirurgo in sala operatoria, in cui ogni giorno puoi determinare letteralmente interi destini, con una parola, un gesto, una lezione puoi instillare in ragazzi e ragazze autostima e passione per lo studio oppure gettarli nell’apatia e nello sconforto.

Una vera e propria arte, quando praticata bene, perché quella dell’insegnamento è una professione che mette insieme conoscenza della materia, psicologia, teatro, improvvisazione, il tutto impastato da una passione, che quando c’è, è semplicemente ridicolo pagarla così poco.

Così poco per il tanto che è in grado di fare: e te ne rendi conto quando hai la fortuna di trovare un insegnante bravo. E ce ne sono, tantissimi.

È proprio da cose come queste che si capisce quanto interesse c’è davvero verso l’educazione dei nostri figli e delle nostre figlie. E, più per esteso, verso il futuro che ci aspetta.

Gli stipendi bassi agli insegnanti sono uno specchio di quanto poco in conto si tiene davvero a quella risorsa incredibile che sono i e le nostre giovani. Sì perché una professione meglio pagata genera più spinta competitiva, e può allettare anche le personalità migliori, scongiurando almeno in parte il rischio “ripiego”.

Perché pagare di più gli insegnanti significa dare un prestigio concreto a una figura che di prestigio ne ha perso tantissimo negli anni.

E infine perché se lo meritano. Forse non tutti tutti, ma la maggior parte sì.

Fanno un lavoro immenso, spesso controcorrente, fra mille difficoltà, e ogni giorno ce la mettono tutta per restituirvi a ora di pranzo figli e figlie un po’ più forti e preparati di come glieli avete affidati. E ditemi se è poco.

Per cui grazie di tutti i vostri ringraziamenti, sono davvero importanti per noi.

Ma se volete ringraziarci davvero, iniziate a pagare gli insegnanti un po’ di più.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Il suo nuovo romanzo, in uscita a giugno 2021, è Felici contro il mondo (Garzanti), seguito del bestseller Eppure cadiamo felici.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

Abbiamo parlato di...