In Francia, “Pelle d’uomo” di Zanzim e Hubert è stato il graphic novel più premiato del 2020. Ora approda in Italia. Con il suo linguaggio scanzonato e la sua ambientazione rinascimentale, quasi fiabesca, ci invita a riflettere su ruoli di genere, omofobia, matrimonio e libertà identitaria, in un’irresistibile commedia dei paradossi – L’approfondimento

Se anche l’abito non fa il monaco, può però influenzare l’opinione che avremo noi del monaco, e il monaco di sé stesso? Basta tendere l’orecchio per un paio di secondi per sentire la risposta forte e chiara di Luigi Pirandello: “Mi si fissò […] il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere”.

Questo perché la figura (parola derivante dal verbo latino “fingere”, cioè “plasmare“) del nostro essere è un abito mutevole, quasi camaleontico, che a volte indossiamo inconsapevolmente addirittura per anni. Ci formiamo un’immagine (dal greco “miméomai”, cioè “imitare“) della nostra personalità e delle nostre caratteristiche che coincide con un insieme di norme non scritte, eppure tramandate con estrema dovizia di particolari tra generazioni, culture, classi sociali, posti del mondo.

E così, un giorno, potremmo guardarci allo specchio e non riconoscerci. Potremmo fissare i nostri occhi e scoprire che dietro le nostre iridi ci sono gusti, comportamenti, tendenze, preferenze non per forza affini alle aspettative altrui sulla nostra persona (dall’etrusco “φersu”, cioè “personaggio mascherato“) o alle convinzioni che abbiamo sviluppato sulla nostra identità. Oppure, in alternativa, potremmo esercitarci a fare tutto questo fin da bambini, e non stupirci quando ci accorgiamo che a calzarci alla perfezione sono anche i panni di qualcun altro.

Sembra una riflessione astratta, poco adatta forse a una narrazione e ancora meno a essere rappresentata per immagini, e invece è proprio il messaggio di fondo di Pelle d’uomo (traduzione di Francesco Savino), pluripremiato graphic novel francese edito in Italia da Bao Publishing e frutto del suggestivo e minuzioso lavoro dei celebri Zanzim e Hubert (fumettista, il primo, diplomato in Arti plastiche; sceneggiatore di fumetti e colorista il secondo, venuto a mancare nel febbraio 2020).

pelle d'uomo libri da leggere estate 2021

A sperimentare quanto detto nel libro, la cui copertina raffinata ricalca quella originale, è la giovane Bianca, nobildonna rinascimentale che, come tutte le fanciulle della sua età e del suo rango, viene destinata alla reclusione domestica e a un matrimonio di interesse, il cui unico risultato sarà, per lei, di passare dalla custodia sociopolitica di un pater familias a quella di un altro, che a stento le è dato conoscere prima delle nozze.

Alla sua famiglia importano solo un paio di cose. Che Giovanni sia un buon partito, in primis. Che la dote della loro figlia non li faccia sfigurare, in secundis. E che il rapporto sessuale con suo marito si consumi subito dopo la cerimonia, perché si possa attestare in pubblica piazza la medaglia della sua verginità.

O tempora, o mores“, avrebbe esclamato a buon diritto Cicerone, se solo fosse stato il I secolo a.C. Il contesto, però, qui è ben diverso, e l’unico rimasto a tenere qualche arringa non è altri che il fratello di Bianca, un Angelo di nome e di fatto. Dopo la facoltà di teologia, infatti, il ragazzo ha deciso di proseguire nel suo percorso di pseudo-vocazione e di indossare il saio per assicurarsi l’osservanza di costumi morigerati e timorosi di Dio da parte della cittadinanza – da leggersi, in realtà, come un insieme di atteggiamenti bigotti, ipocriti e sessisti.

Tavole di pagina 10 del libro Pelle d'uomo

Da pagina 10

Fortuna che la protagonista, pur non trovando appoggio tra i suoi familiari più stretti, può contare su una madrina di mentalità aperta e progressista, che le fa avere in gran segreto una pelle d’uomo, da indossare quando vuole muoversi indisturbata nel centro urbano, conoscere il suo futuro sposo e non venire molestata o rimproverata da nessuno, perché anziché una ragazza sembrerà un virile giovane adulto.

A sorprendere, in questo gioco straniante e dentro il ribaltamento di ruoli che ne consegue, sono soprattutto gli espedienti narrativi tramite i quali viene raccontata la commedia dei paradossi: le prospettive visive sono spesso imprevedibili, le tinte scure, e le espressioni dei volti quasi stilizzate trovano un contraltare nell’attenzione dedicata ai corpi, alle loro singole parti e ai loro movimenti.

Tavole di pagina 18 del libro Pelle d'uomo

Da pagina 18

Le scene sono descritte in rapide e numerose sequenze, in cui a colpire sono le espressioni del viso e i conseguenti equilibri di potere fra i personaggi, pronti a cambiare se sulla scena interagiscono due donne, due uomini o un uomo e una donna. Né stupisce, dall’altro lato, che una vicenda tanto ironica ed estrema venga illustrata con una così grande immediatezza, con dei tratti quasi infantili – non perché si tratti di una fiaba, quanto piuttosto perché comune e arcinoto è il paradigma al centro della scena.

Non c’è quindi bisogno di condirlo con elementi bizzarri: basta la pelle bianca di Bianca a cozzare con qualunque oggetto la circondi, prima fra tutti la sua pelle d’uomo, così come basta il nome antifrastico di suo fratello a suscitare un sorriso amaro nel momento in cui lui si accanisce contro qualunque “deviazione” della comunità. Così, non solo sua sorella finisce nel suo mirino mentre veste i panni del fantomatico Lorenzo, ma ci finisce anche il suo fidanzato Giovanni, che nel frattempo, conoscendo meglio l’alter-ego maschile di Bianca, si è innamorato di lui!

Pagina 21 del libro Pelle d'uomo

Pagina 21

Da una complicazione simile, visto che la giovane ricambia i suoi sentimenti ma non ha il coraggio di svelargli chi sia, potrebbero derivare i risvolti di trama più diversi. Ebbene, Zanzim e Hubert decidono con sagacia di illustrarne uno fra i più dissacranti, fra i più liberatori, fra i più carnevaleschi: non agiscono sull’ordine costituito (omofobico, ultracattolico, machista), ma ci mostrano un modo per minarlo dall’interno, indebolendolo e ripotenziando al tempo stesso il valore delle individualità.

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In altre parole, non ci dànno una risposta, e tuttavia ci permettono di porci le domande giuste. Ci suggeriscono dei significati, ci sbandierano davanti la vasta rosa di possibilità del reale. Balzano fuori dalla dimensione della leggenda e ci portano a banchettare e a fare all’amore sotto casa, per ritrovare il piacere di essere per davvero chi vogliamo e chi non sapevamo nemmeno di poter diventare, prima di provare a cambiare pelle.

E l’abito del monaco? Se parliamo di quello di Angelo, non potrà che andare a sfoggiarlo lontano, costretto come sarà a predicare da un’altra parte alla fine della storia. Quanto a tutti gli altri monaci, insieme agli autori di Pelle d’uomo rimane Pirandello a ricordare loro che “ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa”.

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