Riscoperto di recente grazie ai social, il gruppo sperimentale dell’OuLiPo – nato in Francia nel 1960 – gioca con gli stili e i linguaggi della narrativa e della matematica per dar vita a testi insoliti, spesso ironici, ma sempre di grande spessore: eccone cinque dai quali cominciare, da Raymond Queneau agli autori più recenti…

Giocare con la letteratura, inventare nuove tecniche, stimolare l’ispirazione con trovate ora fantasiose e ora strettamente scientifiche: sono solo alcuni dei capisaldi del famoso OuLiPo, un gruppo di autori francesi fondato nel secondo Novecento.

Arrivato nel tempo anche in Italia, ma poi quasi dimenticato per qualche decennio, l’OuLiPo sta tornando ora a incuriosire le nuove generazioni, grazie anche a diversi contenuti tematici pubblicati su Instagram e TikTok.

Ma di che cosa si tratta, esattamente?

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Che cos’è l’OuLiPo?

Per prima cosa, va chiarito che OuLiPo è un acronimo che sta per Ouvroir de Littérature Potentielle, cioè Officina di Letteratura Potenziale.

Fondato nel 1960 da Raymond Queneau (1903-1976) e da François Le Lionnais (1901-1984), il gruppo era composto da letterati e scienziati alla ricerca di “nuove strutture e schemi che possano essere usati dagli scrittori nella maniera che preferiscono”.

Mettendo a frutto le loro conoscenze in diversi campi del sapere – dalla poesia agli scacchi, dalla grammatica alla matematica -, si diedero così dei vincoli o delle restrizioni su cui basare la produzione propria o altrui.

Lo scrittore Raymond Queneau, tra i fondatori dell'OuLiPo

Lo scrittore Raymond Queneau (GettyImages)

Fra i più noti e interessanti menzioniamo il vincolo del prigioniero, sulla base del quale si scrive senza usare le lettere con le gambette (quindi b, d, f, g, h, j, k, l, p, q, t, y) e quello della palla di neve, che consiste nel comporre una poesia con versi di una sola parola, i quali devono contenere sempre una lettera in più del precedente.

Più articolato è, invece, il metodo della sostituzione “S+7”, che fa rimpiazzare ogni sostantivo (cioè S) con il sostantivo che si trova più avanti di 7 posizioni nel dizionario, come nel famoso esempio L’abiura non fa il monarca, generato dalla frase di partenza L’abito non fa il monaco.

Tutti spunti che aiutano a dar vita a storie insolite, ambientate in contesti inediti e popolate di personaggi, tematiche e dialoghi in cui l’aspetto ludico della scrittura si intreccia al tentativo di dare comunque un certo spessore a ciò che si sta raccontando.

L’OuLiPo, infatti, si limita a suggerire nuove strade per approcciarsi alla creazione di un testo, ma senza per questo svuotarlo di significato e, anzi, lasciando sempre piena libertà espressiva e concettuale a chi ne fa parte.

Non parliamo, quindi, di una scuola, né di una corrente di pensiero, bensì di una sorta di laboratorio sperimentale, che peraltro per una quindicina d’anni fu composto unicamente da uomini e che ancora oggi annovera ben poche scrittrici, a fronte di una quarantina di membri totali (tra i quali figura anche l’autore italiano Italo Calvino).

Ad ogni modo, dalla seconda metà del XX secolo fino agli anni Duemila e Duemiladieci, numerose sono state le opere dell’OuLiPo che si sono distinte nel panorama internazionale. Eccone di seguito cinque da non perdere:

Cent mille milliards de poèmes

Copertina del libro Cent mille milliards de poèmes di Raymond Queneau

Cominciamo da Cent mille milliards de poèmes, ancora inedito in Italia ma che ultimamente ha fatto capolino sui social, incuriosendo migliaia di utenti grazie alla sua struttura interattiva e combinatoria.

Edito da Gallimard nel 1961 e firmato Raymond Queneau, il libro è composto da dieci fogli stampati fronte-rentro e suddivisi ciascuno in quattordici bande orizzontali. Su ogni banda è presente un verso che, insieme agli altri tredici, dà vita a un sonetto dalla metrica impeccabile.

Se, però, si ruotano una o più bande orizzontali come se fossero delle pagine, le possibilità poetiche si moltiplicano a dismisura, generando – come annuncia il titolo – ben centomila miliardi di possibili componimenti, tutti diversi fra loro ma tutti rigorosamente in rima e di senso compiuto.

Leggerli dal primo all’ultimo, nell’arco di una sola vita, è dunque impossibile: se ci si dedicasse al libro ogni minuto di ogni giorno di ogni anno, sarebbero necessari 200 milioni di anni per scoprirne tutte le varianti. Un’impresa fuori portata perfino per le lettrici e i lettori più appassionati…

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Esercizi di stile, un “manifesto” dell’OuLiPo

Copertina del libro Esercizi di stile di Raymond Queneau, appartenente al gruppo dell'OuLiPo

Sempre Raymond Queneau, nel 1947, aveva intanto pubblicato con Gallimard anche Esercizi di stile, poi riveduto e ampliato nel 1963 e nel 1973, e portato in Italia da Einaudi, nello storico volume tradotto da Umberto Eco e a cura di Stefano Bartezzaghi.

Al suo interno raccoglie 99 versioni della stessa breve storia: siamo su affollato autobus parigino, in cui un uomo si lamenta degli spintoni e occupa il primo posto che trova. Due ore dopo, il narratore lo rivede per caso con un amico, che gli consiglia di aggiungere un bottone al suo soprabito.

A rendere irresistibile la scena, però, è il fatto che venga scritta sempre in maniera differente, applicando anagrammi o permutazioni di lettere, litoti o metafore, vocaboli gastronomici o botanici, anglicismi o francesismi, oppure ipotizzando una variante teatrale, telegrafica, in forma di tema scolastico o addirittura di interrogatorio.

Un volume che raccoglie, insomma, le tecniche più disparate messe a punto dall’OuLiPo, ricordandoci con ironia e intelligenza in quanti modi si possa parlare dello stesso episodio, sortendo di volta in volta effetti e riflessioni diverse.

La scomparsa

Copertina del libro La scomparsa di Georges Perec, appartenente al gruppo dell'OuLiPo

Veniamo ora a La scomparsa, uno dei romanzi più complessi dello scrittore Georges Perec (1936-1982), autore anche de La vita: istruzioni per l’uso (Rizzoli, traduzione di D. Selvatico Estense) e di Specie di spazi (Bollati Boringhieri, traduzione di Roberta Delbono).

Edito nel 1969, e poi tradotto da Piero Falchetta per l’editore Guida, il testo racconta gli sforzi fatti per ritrovare un certo Anton Vowl, scomparso all’inizio della narrazione e legato a una potente tribù albanese: tra regole ingiuste, tradimenti e colpi di scena, l’opera mescola il noir, l’horror e la denuncia al nazi-fascismo, in un elaborato e vivace gioco di specchi.

La sua peculiarità? Essere stato concepito, tanto in francese quanto in italiano, senza mai utilizzare la lettera e. Il romanzo è dunque uno dei lipogrammi più riusciti all’interno dell’OuLiPo, che in tal modo aggiunge un ulteriore livello di interpretazione della storia.

A scomparire, infatti, non è solo Vowl, ma anche questa fatidica vocale, che i ventisei membri della tribù (simbolo delle ventisei lettere dell’alfabeto francese) hanno dimenticato e cercano ora tra mille acrobazie reali e linguistiche, recuperando la memoria soltanto alla fine…

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Il rapimento di Ortensia

Copertina del libro Il rapimento di Ortensia di Jacques Roubaud, appartenente al gruppo dell'OuLiPo

Da menzionare è anche Il rapimento di Ortensia del matematico e letterato Jacques Roubaud (1932), dato alle stampe nel 1987 e arrivato nel nostro Paese l’anno successivo, nella traduzione di Stefano Benni per Feltrinelli.

Un apparente via di mezzo tra il romanzo giallo e il romanzo rosa, che ci propone un guazzabuglio di personaggi umani e animali, provenienti da terre reali o immaginarie, nel tentativo di scoprire chi abbia ucciso il cane dell’inventore del LIPUTTIL (Linguaggio Per finirla Una volta per Tutte con Tutti I Linguaggi).

Proseguendo nella lettura, fra giochi di parole e situazioni sempre più bizzarre, capiremo però che il libro è piuttosto un anti-giallo, visto che non individueremo mai il colpevole, concentrandoci invece sulle derivazioni del pensiero e del linguaggio a cui può andare incontro un’opera di finzione.

Un po’ come accade in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (Adelphi) di Carlo Emilio Gadda (1893-1973), quindi, anche qui l’autore ci ricorda quanto le apparenze possano ingannare, quanto sia assurda l’esistenza e quanto sia difficile non solo risolvere certi misteri, ma anche conoscere la vera identità nostra e di chi ci circonda.

L’OuLiPo oggi: L’anomalia

Copertina del libro L'anomalia di Hervé Le Tellier

E concludiamo con un romanzo ben più recente, ovvero L’anomalia (La Nave di Teseo, traduzione di Anna D’Elia) di Hervé Le Tellier, vincitore del Premio Goncourt 2020 e arrivato nella cinquina del Premio Strega Europeo 2021.

Lo scrittore parigino classe 1957, che dal 2019 è diventato il presidente dell’OuLiPo, ha mescolato tra queste pagine la filosofia e la tecnologia, presentandoci un Boeing 787 che, dopo essere atterrato a New York, riappare in cielo tre mesi dopo e ricontatta i controllori dell’aeroporto, dichiarando di avere a bordo lo stesso equipaggio e gli stessi passeggeri di allora.

L’episodio mette in allarme i servizi segreti e le forze dell’ordine, che dovranno fare i conti con una anomalia – per l’appunto – ai limiti del paranormale, contattando le persone presenti su quel volo e gestendo una situazione in bilico tra la verità e la virtualità.

Tra gli elementi più interessanti riconducibili allo spirito dell’OuLiPo, segnaliamo in particolare la presenza di un algoritmo che entrerà in conflitto con i sentimenti umani, costringendoci a interrogarci su questioni politiche e religiose affascinanti e sfaccettate, ma soprattutto di grande attualità.

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