Romanzi rosa: l’origine, la struttura, le firme che hanno fatto la storia, le caratteristiche e alcuni titoli consigliati. Su ilLibraio.it un approfondimento sul genere nato all’inizio del Novecento, che ha conquistato e continua a conquistare lettrici (e lettori) di ogni età…

Intorno agli ’30 del ‘900 in Italia nasce un nuovo genere letterario d’intrattenimento: il romanzo rosa. Si tratta di storie romantiche, leggere, pensate per lo più per conquistare l’interesse delle lettrici. Forse è per questo che all’inizio, a causa di un pregiudizio infondato, il “rosa” è stato considerato un genere minore, anche se in realtà ha goduto da subito di grande popolarità. 

L’origine della definizione “romanzo rosa”

Diversamente dal giallo, denominato così a partire da una precisa circostanza, le origini del romanzo rosa in Italia sono meno chiare, anche se di sicuro hanno giocato un ruolo non indifferente “I romanzi della Rosa” della Salani, dalla delicata copertina color cipria, ai quali poi sono seguiti i celebri volumi della collana Harmony, nata agli inizi degli anni Ottanta per iniziativa di Mondadori e della casa editrice canadese Harlequin (il nome, infatti, deriva proprio dalla crasi tra le due sigle).

La struttura dei romanzi rosa

Sapevate che il romanzo rosa è molto simile alla fiaba? Segue lo schema narrativo teorizzato da Propp e quindi in un testo di genere che si rispetti non possono mancare: un’eroina protagonista, un eroe, un antagonista e un lieto fine. 

Il conflitto principale è (quasi) sempre rappresentato dalla difficoltà dei due amanti di riuscire a stare insieme. I motivi di tale separazione possono essere vari: magari sono già impegnati in un’altra relazione, forse non riescono ad andare d’accordo, oppure c’è qualcuno che cerca in tutti i modi di boicottare la loro unione. Qualsiasi sia l’ostacolo, però, alla fine del romanzo, i due riusciranno a coronare il loro sogno d’amore.

Il centro di ogni romanzo rosa è, ovviamente, il sentimento amoroso, che viene scandagliato, esplorato e raccontato in ogni suo lato, dando rilievo principalmente all’aspetto emotivo e psicologico dei personaggi, a discapito magari dell’intreccio della trama.

Liala e le altre

Amalia Liana Odescalchi, ribattezzata da Gabriele D’Annunzio con il nom de plume Liala, è stata una delle firme più celebri del romanzo d’appendice in Italia, nonché una delle autrici più rappresentative del genere rosa.

Amata da lettrici (e, siamo certi, anche dai lettori), è riuscita a conquistare un successo clamoroso, grazie ad opere come Signorsì, Quel divino autunno, Sotto le stelle, Il tempo dell’aurora, Un altare per il mio sogno, Fra le tue braccia e sul mio cuore e moltissimi altri.

I suoi numerosi romanzi presentano una delle caratteristiche tipiche dei primi rosa, ovvero la cosiddetta descriptio hominis, la descrizione dettagliata dell’uomo di cui la protagonista è innamorata, sia da un punto di vista esteriore (di solito ci troviamo davanti ad esemplari prestanti, con tratti di una bellezza canonica e regolare), sia da un punto di vista interiore (caratterialmente invece i soggetti si presentano sempre arroganti, orgogliosi e sicuri di sé).

Accanto a lei, altri grandi nomi di scrittrici che hanno contribuito alla popolarità di genere sono: Carolina Invernizio, Matilde Serao, Neera, Contessa Lara e Marchesa Colombi.

Le sfumature dei romanzi rosa

Durante il corso del Novecento il genere rosa si è particolarmente evoluto, risentendo dei molti mutamenti socioculturali del secolo riguardanti la femminilità, la sessualità e i costumi.

Accanto a un romanzo rosa che definiremo “tradizionale” (quello di Liala, incentrato sul conflitto uomo – donna e dalla funzione puramente evasiva), troviamo il rosa più trasgressivo (Mura), il rosa con scopo pedagogico (la “Biblioteca per signorine”) e il rosa come romanzo di formazione (Luciana Peverelli, Brunella Gasperini).

Queste sfumature, però, non alternano la struttura classica di cui abbiamo parlato, né tanto meno lo stile dei rosa, che solitamente si contraddistingue per alcune peculiarità formali quali: la scelta di sinonimi antirealistici, la descrizione esuberante dei dettagli, la disseminazione di metafore e similitudini e l’utilizzo di una sintassi che procede per paratassi e giustapposizione (per rendere la lettura più scorrevole e immediata).

Un genere leggero?

“Una volta ho raccontato la storia di un ragazzo povero, figlio di un casellante, mi è arrivato un diluvio di lettere di protesta: Liala non ci parlare di tristezze quotidiane, che purtroppo già le conosciamo“.

Il genere rosa – un tempo come oggi – nasce con lo scopo ben preciso di far evadere le lettrici dalla vita di tutti i giorni: è per questo che i primi romanzi rosa presentano atmosfere fatate, aristocratiche, nobilitanti e antirealistiche. Diremmo quasi dannunziane, anche per quanto riguarda la connotazione linguistica, che non di rado predilige termini arcaici e altisonanti (si pensi anche solo ai nomi delle eroine: Ariela, Coralla, Dianora, Idilia, Olesia…), risultando per questo onirica e fiabesca.

Si deve per questo considerare il romanzo rosa un genere leggero? Forse sì, ma soltanto nella misura in cui lo è un bel sogno.

E oggi…

Frizzanti e contemporanei, i romanzi rosa di oggi hanno attributi differenti rispetto a quelli del passato. Nella vasta offerta editoriale non mancano sperimentazioni e rivisitazioni del genere, grazie all’originalità di autrici (e sempre più spesso anche di autori) che si rivelano in grado di mescolare vari elementi, dando vita a opere sempre diverse (esistono romanzi rosa con una punta di giallo e mistery, altri con uno sfondo fantastico e distopico, per non parlare di quei romanzi rosa che sconfinano nella narrativa più letteraria…).

C’è da dire infatti che la suddivisione tra i vari generi non è più così netta come un tempo, anche se chiaramente ci sono dei pilastri stilistici e tematici che ritroviamo anche nella produzione attuale.

Ulteriore evoluzione moderna del romanzo rosa è la chick lit, contraddistinta da un romanticismo più scanzonato e consapevole. Inaugurata dal bestseller americano Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding, e da altri successi tipicamente newyorkesi, la chick lit si identifica per alcune caratteristiche fisse: la presenza di una protagonista femminile tendenzialmente insoddisfatta della propria vita, un conflitto che investe non solo il mondo sentimentale, ma anche lavorativo e familiare, e l’obiettivo di realizzarsi (che sia incontrando l’anima gemella, oppure ottenendo gratificazioni personali – come accade ad Andy de Il diavolo veste Prada).

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