“L’anomalia” di Hervé Le Tellier, vincitore del Premio Goncourt nel 2020, è un poderoso romanzo a chiave dall’architettura complicata e godibile, ricco di sorprese e di colpi di scena, oltre che di intersezioni letterarie gustose e persino umoristiche: da Italo Calvino all’Oulipo, passando per Lev Tolstoj, Marcel Proust e autori più recenti, come Salman Rushdie e Ian McEwan… – L’approfondimento

“Tutti i voli tranquilli si somigliano. Ogni volo turbolento lo è a modo suo”, scrive Hervé Le Tellier (nella foto di Francesca Mantovani, copyright Editions Gallimard, ndr) in un momento cruciale della labirintica avventura con la quale L’anomalia, ora uscito in Italia nella traduzione di Anna D’Elia per la Nave di Teseo, ha vinto in Francia piuttosto trionfalmente il Premio Goncourt nel 2020.

Il gioco citazionale, oltre che ironico, in cui è coinvolto il celebre incipit di Anna Karenina (a Lev Tolstoj, Le Tellier deve essere molto affezionato, se consideriamo che il suo romanzo precedente si intitolava Toutes les familles heureuses) è già una chiave stilistica, qualcosa come una firma d’artista, un segnale di quel che ci aspetta e un’indicazione a chi legge.

Il volo turbolento è infatti il motore della narrazione, perché, a causa di esso e di qualcosa di inspiegabile che si verifica mentre il Boeing di Air France sta per atterrare al JFK di New York, tutti i passeggeri dovranno confrontarsi di lì a poco (106 giorni, per l’esattezza) con i loro doppi, ciascuno con un se stesso sbucato dal nulla, anzi da una crepa del tempo, e che semplicemente non ha (ancora) vissuto i primi tre mesi del 2021 perché è di nuovo atterrato, con lo stesso aereo, come una sorta di inquietante fotocopia: il che è un bel problema non solo per gli interessati, ma più in generale per il mondo, quando la faccenda non può più essere tenuta segreta.

L'anomalia, Hervé Le Tellier

Dagli Stati Uniti alla Francia e alla Cina, i Presidenti – quello americano, quando rimane a “bocca aperta”, tradisce “una notevole somiglianza con una grossa cernia dotata di parrucca bionda” –, gli scienziati, i servizi segreti e la polizia si trovano ad affrontare un fenomeno inspiegabile, ma soprattutto a impedire che dilaghi il panico – e allo stesso tempo devono formulare accettabili ipotesi interpretative.

Non andiamo oltre, perché L’anomalia è una poderoso romanzo a chiave dall’architettura complicata e godibile, ricco di sorprese e di colpi di scena, oltre che di intersezioni letterarie tutte a dire il vero molto gustose e persino umoristiche (lo humour è una delle caratteristiche salienti dell’autore). La più importante è senz’altro quella con Se una notte d’inverno un viaggiatore, di Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985).

Almeno fino allo sconcertante incidente di volo si ha l’impressione, infatti, che il romanzo sia costruito alla stessa maniera: ogni capitolo è l’inizio di una storia diversa, ora uno spezzone di noir (alla Mickey Spillane, ci fa sapere lo scrittore attraverso il suo personaggio principale), ora uno di fantascienza, ora un romanzo psicologico, ora un’ombra di “grande romanzo americano”: esercizi di stile, o in altre parole, proprio come in Calvino, tutte le possibili storie che all’autore piacerebbe un giorno aver scritto, ma che per ora si trova a saggiare e lasciare lì, sospese nel momento cruciale in cui qualcosa di decisivo deve accadere.

È  questo un procedimento che Le Tellier padroneggia assai bene; del resto è presidente da anni dell’Oulipo, il “Laboratorio di lettura potenziale” fondato nel 1960 da Raymond Queneau (Le Havre, 21 febbraio 1903 – Parigi, 25 ottobre 1976) e François Le Lionnais (Parigi, 3 ottobre 1901 – Boulogne-Billancourt, 13 marzo 1984), che raccoglie soprattutto scrittori e matematici e di cui era membro lo stesso Calvino.

L’Oulipo parte dal principio di usare certi vincoli – come fossero la formulazione di una teoria scientifica – per costringere la letteratura a un salto fantastico e creativo all’interno di essi: e dunque per verificali sperimentalmente o, per usare la terminologia di Karl Popper (Vienna, 28 luglio 1902 – Londra, 17 settembre 1994), per “falsificare” l’ipotesi di partenza.

Anche Popper è debitamente citato in un dialogo di questo libro, che dal punto di vista dell’Oulipo sfiora il virtuosismo. Per quanto concerne il lettore, indubbiamente sedotto, la sua prima curiosità (si immagina, e in tutti casi è stata la nostra) è intanto di vedere come se la cava l’autore a portare coerentemente a termine una storia basata su un presupposto così acrobatico.

Ora non diremo come, ma Le Tellier ci riesce davvero bene, scartando in qualche modo dai binari autoimposti (la sostanza è: che cosa fare di tutti quei “doppi”, ovvero come riuscire a farli convivere con i loro “gemelli”, ovvero ancora, come immaginare di vivere in una discrasia temporale?) e arrivare come un vero libro d’avventure a un finale che è insieme consequenziale e sorprendente.

L’anomalia è uno di quei romanzi che impegnano autore e lettore in una sorta di sfida. Fa parte, potremmo dire, di una “famiglia” che comprende ovviamente il viaggiatore di Calvino, cui sarà dedicato un definitivo omaggio: uno dei personaggi chiave (lo scrittore, anzi, il suo doppio) annuncia infatti che sta pensando di intitolare il suo prossimo libro Se una notte d’inverno duecento quarantatré viaggiatori.

Ma non solo. Siamo davanti a una ricerca letteraria, divertente e altissima, che fa liberamente uso di tutti gli altri generi, con esempi illustri novecenteschi, da Queneau a George Perec (Parigi, 7 marzo 1936 – Ivry-sur-Seine, 3 marzo 1982), fino ad arrivare a testi recentissimi: penso al Quichotte di Salman Rushdie, o a Miele di Ian McEwan, due grandi “romanzi nel romanzo” a scatole cinesi, in cui però, alla fine, i cordoni narrativi devono tornare a congiungersi credibilmente.

Le Tellier ottiene il suo risultato raccontandoci personaggi peraltro “veri” e storie che in sé, nella loro singola sostanza, non hanno nulla di artificioso, e ponendo inquiete domande senza prospettare facili soluzioni, com’è caratteristica della letteratura. Ci conferma inoltre, con il suo libro, che il mondo delle “metanarrazioni” non si è esaurito, anzi è assai più vivo di quanto lo si immaginerebbe in un paesaggio in apparenza dominato dall’autofiction o dalla confessione-effusione sentimentale.

Come sostiene il suo personaggio-scrittore, “nessun autore scrive il libro del lettore, nessun lettore legge il libro dell’autore. Possono, al limite, condividerne la conclusione”. A qualcuno ricorderà il Marcel Proust (Parigi, 10 luglio 1871 – Parigi, 18 novembre 1922) del Tempo ritrovato, quando ipotizza che “ogni lettore, quando legge, legge se stesso”. Nel caso specifico, si direbbe, legge il suo doppio.

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