Autori e autrici, anglosassoni e non, sono stati travolti dal genio e dalla penna tremenda e orrorifica di Shirley Jackson. Abbiamo selezionato due opere che di recente hanno attinto a piene mani da uno dei suoi romanzi più famosi, “L’incubo di Hill House”, per raccontare una scrittrice che solo negli ultimi anni anche il pubblico italiano sta riscoprendo…
Shirley Jackson, autrice molto amata (e odiata) in patria sin dal 1948 a causa del suo terrificante racconto pubblicato sul New Yorker, La lotteria (Adelphi, traduzione di Franco Salvatorelli), negli ultimi dieci anni è diventata una scrittrice di culto anche qui in Italia, grazie alla casa editrice Adelphi che ne sta ripubblicando l’opera completa.
È conosciuta soprattutto per i suoi romanzi e racconti horror come L’incubo di Hill House, Abbiamo sempre vissuto nel castello, Lizzie, ma anche per essere una scrittrice molto amata dai suoi colleghi (che scrivano a loro volta horror o meno).
Con le sue storie inquietanti, la sua voce sferzante e i suoi personaggi originali, ha influenzato le opere di molti di loro. Tra gli altri e le altre si ricordano Ottessa Moshfeg, Carmen Maria Machado, Joyce Carol Oates e Stephen King – che la cita anche nel suo saggio sulla letteratura di genere Danse Macabre (Sperling&Kupfer, traduzione di Edoardo Nesi) -, e altri ancora.
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In particolare, l’immaginario di questi autori e artisti è stato influenzato dal suo romanzo più conosciuto e gotico, L’incubo di Hill House (Adelphi, traduzione di Monica Pareschi). Tanto che il già citato Stephen King lo avrebbe voluto riadattare per la televisione: Rose Red, una miniserie datata e non del tutto riuscita, è probabilmente figlia di quel desiderio.
La trama di L’incubo di Hill House
Un gruppo di persone viene assoldato per un esperimento paranormale in una grande casa. Eleanor Vance, la protagonista, è una donna con un trauma alle spalle, alla ricerca di indipendenza e nuove esperienze. In questa casa troverà alleati ambigui, stanze soffocanti, e porte che vanno sempre richiuse, prima di aprirne delle altre.
Shirley Jackson, oltre a condurci nelle pieghe segrete del genere, si ricollega alla lunga tradizione di case stregate e infestate. Lo fa in un modo originale, che verrà poi richiamato da tanti autori e registi.
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Ad esempio, Elizabeth Hand, autrice e critica letteraria americana, vincitrice, tre le altre cose, dello Shirley Jackson Award, ha da poco coraggiosamente dato alle stampe il romanzo sequel di L’incubo di Hill House: La villa sulla collina (astoria, traduzione di Raffaella Arnaldi) è ambientato ai giorni nostri, sessant’anni dopo le vicende raccontate nel romanzo di Shirley Jackson.
Coraggiosa, dicevamo, perché Hand correva il serio rischio di incappare in una riscrittura nostalgica e derivativa dell’opera da cui prende spunto, così come quello di trovare i fan sfegatati di Jackson a chiedere il suo scalpo per non aver rispettato pedissequamente L’incubo di Hill House.
Non è avvenuto, perché in effetti, questo sequel – che è anche un po’ una riscrittura – racchiude gli elementi e i topoi dell’horror classico e li adatta e racconta in chiave moderna. Hand è riuscita nella difficile impresa di scrivere un libro tributo, senza produrre una copia sbiadita o eccessiva dell’originale.
Le atmosfere evocano Shirley Jackson, anche nella scelta di ambientare la storia nella contemporaneità. Jackson non ha mai temuto di essere troppo prosaica, nei suoi scritti, citando il mondo reale e i suoi accadimenti – e così anche Hand. In questo modo permette al romanzo di respirare come cosa viva, e non essere intrappolato in un tempo antico e immobile.
La trama di La villa sulla collina
Holly è una drammaturga, la sua riscrittura (ah!) di una pièce teatrale che parla di streghe le sembra perfetta per essere provata nella grande casa sulla collina che decide di affittare.
Si trovano nei sobborghi di New York, dove parte della popolazione cittadina si è trasferita dopo il Covid. Lei, la sua compagna Nisa – autrice di stornelli e murder ballads – e parte della compagnia si trasferiscono in questa villa che urla fin da subito: TRAGEDIA!
Come ogni casa stregata, però, oltre a essere inquietante è anche incredibilmente attraente. Cosa può accadere, d’altronde, in una dimora presidiata – solo di tanto in tanto – da una donna con un lungo coltellaccio da macellaia?
Creature e oggetti che si sformano, allungandosi, restringendosi, diventando più tozzi o slanciati. Un trip acido in cui rischiare di rimanere intrappolati. Un’ambientazione alla Alice nel paese delle meraviglie ancora più perversa e disturbante.
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Ma Elizabeth Hand non è stata l’unica ad aver deciso di donare nuova linfa al grande romanzo di Shirley Jackson.
Il regista e sceneggiatore dell’incubo Mike Flanagan, che recentemente ha adattato anche La caduta della casa degli Usher di Edgar Allan Poe e Giro di vite di Henry James, e nel 2024 uscirà con l’adattamento di The life of Chuck di Stephen King, nel 2018 faceva uscire una sua versione contemporanea di Hill House: la serie TV The Haunting.
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La trama di The Haunting
Quattro fratelli richiamati al funerale della quinta – la più giovane – tornano in contatto con un episodio drammatico avvenuto durante la loro infanzia e che avevano in qualche modo sepolto. Nella casa che i genitori stavano ristrutturando, Hill House, in una notte tormentata, dopo giorni di strani avvenimenti, la madre si era suicidata, proprio nello stesso posto in cui è si è impiccata anche la sorella Eleanor.
Hill House li evoca, li terrorizza, li richiama a sé.
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In questa versione, dunque, Hill House è più un’ispirazione, una traccia, una visione per raccontare una storia diversa – anche qui con il trauma personale a fare da perno e da motore – in cui gli appassionati potranno ritrovare alcune delle chicche dell’autrice (e non solo), come i nomi dei protagonisti (Eleanor, Theodora, Luke), o le apparizioni raccontate nei frequenti flashback.
E oltre…
A testimoniare come questa storia, come Hill House, viva di vita propria, c’è il fatto che ciclicamente venga selezionata e riadattata.
Era successo all’inizio degli anni sessanta con il film cult Gli invasati con Julie Harris (nella prima traduzione italiana il libro si chiamava infatti La casa degli invasati), di cui trent’anni dopo girarono il remake. Haunting – Presenze aveva un cast eccezionale e alcuni effetti speciali davvero da brivido, per l’epoca, eppure fu accolto con derisione. Tutt’ora ha valutazioni molto basse sul sito di critica cinematografica Rotten Tomatoes e quasi più celebre divenne la sua parodia nel film comico Scary Movie.
Nonostante alcuni tentativi non esattamente riusciti, non si può negare che le case stregate – e in particolare la Hill House di Shirley Jackson – abbiano un particolare fascino, e non solo sugli appassionati. Chi è che nella vita non si è chiesto, guardando una casa abbandonata, magari coperta parzialmente di edera, magari con una finestra rotta e le imposte scrostate, cosa ci potesse essere lì dentro, lì dietro?
“Hill House osserva. Hill House aspetta”.
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