Folgorante ed eccessivo, come tutte le opere di Virginie Despentes, “Apocalypse Baby” (romanzo del 2010 che arriva ora nelle librerie italiane) conferma la radicalità ed eccezionalità della voce di questa autrice francese. Una voce che non trova forma solo nella pagina scritta ma che è anche incorporata nella vita stessa della scrittrice. Post-punk, anarco-femminista, transfemminista, Despentes è nata infatti nell’underground e ha portato l’underground nel mainstream senza per questo indebolirne la portata radicale

Virginie Despentes, all’anagrafe Virginie Daget, nasce nel 1969 a Nancy in una famiglia appartenente alla classe operaia. A quindici anni viene portata contro la sua volontà in un istituto psichiatrico, a diciassette abbandona la famiglia e gli studi, subisce uno stupro di gruppo, si trasferisce a Lione, studia cinema e inizia a prostituirsi occasionalmente in maniera volontaria.

Va a Parigi e inizia a squattare, fa vari lavori, tra cui la commessa in un negozio di dischi, si occupa di giornalismo musicale e di critica cinematografica porno.

A trentacinque anni fa coming out e inizia una relazione con Paul B. Preciado che durerà dieci anni. Nel frattempo scrive: un romanzo (Scopami) che circolerà underground, un blog, quattro romanzi punk (Les Chiennes savantes, Les Jolies choses, Mordre au travers, Teen Spirit), un film basato su Scopami, un saggio autobiografico (King Kong Theory), un documentario (Mutantes – Féminisme Porno Punk), un nuovo romanzo (Apocalypse Bébé), una trilogia (Vernon Subutex, La trilogia di Parigi).

Rifiutata a lungo dal mondo editoriale mainstream francese e imponendosi in quello underground punk transfemminista, oggi Virginie Despentes è considerata alla stregua di una Zola contemporanea.

Foto della scrittrice Virginie Despentes

Virginie Despentes, ©JFPAGA

Di fronte a Virginie Despentes ci sono due cose che non si possono fare: raccontarne la biografia e riassumere le trame dei suoi romanzi. Non perché ci siano dei tabù, quanto perché, come dimostra il tentativo sopra, entrambi sono così articolati da essere incontenibili.

Come ogni episodio della vita di Despentes è elemento imprescindibile per capirne il pensiero, così ogni personaggio, dai principali fino alle comparse, è nelle sue opere il tassello fondamentale di un quadro più grande, un quadro che ha l’ambizione di rappresentare la totalità della società contemporanea francese.

L’opera di Despentes è un’opera mondo, un’opera in cui entrano tutte le classi sociali, gli emarginati, il sottosuolo, i finanzieri e gli hipster. Nelle sua pagine i protagonisti si muovono attraverso mondi invasi dal neocapitalismo più agguerrito, la musica punk e rap, gli acidi e gli antidepressivi, la cocaina e l’alcool.

I personaggi sono nevrotici, idealisti, agguerriti, folli, radicali. Le donne reclamano il loro corpo, si vendicano, attaccano l’oppressore, si liberano, si fanno esplodere. I senza dimora diventano nuovi messia e organizzano rave ipnotici per le masse narcotizzate da un impero culturale senza anima.

Il mondo tecnologico collide con quello analogico, i vinili gracchiano accanto al suono sterilizzato di sound systems di ultima generazione. Come dimostrano le oltre mille pagine de La trilogia di Parigi, uscita nel 2019 per Bompiani, il mondo è caos e non c’è possibilità di redenzione. Salvo forse la totale distruzione, un apocalissi rigenerativa.

A proposito di apocalissi, esce in questi giorni Apocalypse Baby nella traduzione di Silvia Marzocchi per i tipi di Fandango (per cui sono usciti anche King Kong Theory e Scopami). Apocalypse Baby anticipa La trilogia di Parigi e anche qui ad un certo punto c’è un’esplosione che fa saltare tutto. Un corpo che esplode e che fa saltare ogni forma di comprensione e senso.

Apocalypse baby - copertina

Molti hanno trovato la vicenda formidabile. In particolare alcuni universitari che non avevano mai visto un’arma vera in vita loro, né passato una notte in prigione, hanno scritto lunghi articoli in proposito. Autori vari, di tutte le età e di ogni provenienza, hanno dato sfogo alle loro fantasie per redigere dichiarazioni appassionate all’icona nichilista. Pensavano per lei, lei agiva per loro, una dinamica perfetta. Altri ancora liquidavano “quell’imbecille” con l’arroganza melliflua di chi vive nell’agio. Alcuni giornalisti che piegavano la testa da mane a sera si erano schierati con foga dalla parte di Valentine. Alcuni artisti hanno pensato bene di salutare l’evento decisivo, viva l’insurrezione. Altri, al contrario, hanno categoricamente condannato quel gesto infondato. Altri ancora hanno espresso il disgusto di aver visto quella bambina infilarsi la bomba nella vagina“.

Il romanzo racconta il tentativo dell’agente segreto Lucie Toledo di ritrovare Valentine, una ragazza parigina misteriosamente scomparsa, con l’aiuto di un personaggio losco e violento chiamato la Iena. Lucie e la Iena si muovono tra Parigi e Barcellona incontrando vari personaggi che in un momento o l’altro hanno avuto contatti con Valentine.

Le vicende sfilano rapide sulle pagine in un clima di tensione crescente che fa l’occhiolino alle atmosfere classiche dei romanzi noir, alla satira sociale e al road novel, ma che in perfetto stile Despentes finiscono per essere sovvertite da un evento inaspettato finale che stravolge tutto.

Folgorante ed eccessivo, come tutte le opere di Despentes, Apocalypse Baby conferma la radicalità ed eccezionalità della voce di Despentes. Una voce che non trova forma solo nella pagina scritta ma è anche incorporata nella vita stessa della scrittrice. Post-punk, anarco-femminista, transfemminista, Despentes è nata nell’underground e ha portato l’underground nel mainstream senza per questo indebolirne la portata radicale. A differenza di autori la cui voce ha finito per essere assorbita e assimilata dalla cultura dominante, Despentes, pur avendo vinto premi prestigiosi riconoscimenti come il Premio Renadout, è riuscita a conservare la sua potenza dissacratrice.

L’ha fatto rinnovandosi di volta in volta, diventando un’icona della rivolta senza per questo essere domata dallo star system.

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