Negli Usa si sta parlando della start-up Rebind, che punta a rivoluzionare la lettura dei classici della letteratura, con percorsi interattivi, attraverso le menti (e le voci) di esperti (tra cui Margaret Atwood e John Banville) e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale – I particolari
Oltreoceano nelle ultime settimane si sta parlando di un’ambiziosa (e già discussa) start-up, Rebind, che promette di rivoluzionare l’esperienza stessa della lettura. Anzi, per usare la definizione presente sul sito, propone “un’esperienza di e-reading come nessun’altra“.
Ma di cosa si tratta?
Rebind è stata fondata da John Dubuque, e pensata insieme a John Kaag e Clancy Martin (entrambi docenti di filosofia negli Stati Uniti), e si pone come supporto tecnologico per leggere i classici con minor fatica, senza elementi superflui, e cogliendo il pieno significato dell’opera. O, almeno, questo è quello che viene promesso online. Tutto ciò attraverso un commentatore o una commentatrice d’eccezione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
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Sono diversi i punti su cui si sta facendo chiarezza negli ultimi giorni (la lista d’attesa per provare la versione beta è lunghissima) e sono diverse le testate che ne stanno parlando (compreso il manifesto in Italia): negli Usa, il New York Times ha definito Rebind “un’app che vuole portare in vita i testi canonici”, mentre Wired ha intervistato Laura Kipnis, teorica e critica della cultura contemporanea, sul suo ruolo di commentatrice per questo nuovo progetto.
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Ciò che emerge è l’interesse di Dubuque a rendere accessibili opere dal grande valore culturale (i classici scritti prima del 1928 e quindi di pubblico dominio) attraverso l’impiego dell’intelligenza umana e, a seguire, di quella artificiale. Tra i classici coinvolti, troviamo Romeo e Giulietta, L’età dell’innocenza ma anche l’Antico e il Nuovo Testamento.
John Kaag e Clancy Martin hanno infatti chiamato per mesi alcune figure esperte (i cosiddetti Rebinders) e le hanno intervistate per assorbire la loro conoscenza relativa a specifiche opere. Ad esempio, John Banville, vincitore del Man Booker Prize nel 2005, è stato interrogato su Gente di Dublino; Margaret Atwood, autrice del bestseller Il racconto dell’ancella, è stata ascoltata per Le due città. Rebind si è posta l’obiettivo di creare un’interfaccia interattiva che possieda tutte le informazioni necessarie per rispondere a ogni sorta di domanda posta dagli utenti.
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Tutte le nozioni così raccolte (relative all’opera, all’autore o all’autrice, al contesto storico etc.), vengono poi date in pasto a un’intelligenza artificiale, che accompagnerà gli utenti in questo percorso di lettura interattivo. John Kaag paragona i commenti dell’intelligenza artificiale ai marginalia appuntati in un libro da un lettore esperto.
Oltre alla possibilità di porre in diretta i propri dubbi, Rebind permette ai suoi abbonati di ascoltare le risposte attraverso la voce clonata (e manipolata) dei (celebri) Rebinders coinvolti.
Questo meccanismo vuol somigliare il più possibile al rapporto studente-insegnante, e lo stesso fondatore lo ha sperimentato partecipando a sei settimane di corso tenute dal professor Kaag (socio fondatore di Rebind) sullo psicologo William James.
Come riporta sempre il New York Times, Dubuque, una volta conclusa la laurea in filosofia, ha continuato a studiare privatamente con diversi docenti universitari, cercando di perfezionare i metodi di apprendimento sui testi classici al di fuori del contesto scolastico. Le “lezioni” così seguite su Essere e tempo di Martin Heidegger sono state di ispirazione per la creazione di Rebind.
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Tornando alla start-up, i classici disponibili su Rebind al momento sono dieci, e altre opere commentate sono in arrivo. Certo, i dubbi sul progetto non mancano, a partire dal rischio che l’intelligenza articiale finisca per prendere il posto dei critici letterari (e in generale degli studiosi) di professione…
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