“Chiamarci ‘Snaporaz’ è per noi un invito a non essere pedanti quando si parla di arte e di cultura, ma anche un monito contro l’impoverimento del lavoro intellettuale”. Debutta una “testata giornalistica digitale interamente dedicata alla cultura”, che retribuisce i collaboratori, e presto sarà accessibile solo agli abbonati (con sconti agli under 26). Tra le “firme” della rivista, co-diretta da Filippo D’Angelo e Gianluigi Simonetti, anche Claudio Giunta, Nicola Lagioia, Gilda Policastro, Domenico Starnone e Giorgio Vasta – I particolari

“Non un blog”, ma “una testata giornalistica digitale, interamente dedicata alla cultura”. Si presenta così Snaporaz, nuova rivista culturale online, ideata e diretta da Filippo D’Angelo e da Gianluigi Simonetti, che ha anticipato il debutto dell’ambizioso progetto in questa intervista pubblicata da Le parole e le cose. Interpellato da Maria Teresa Carbone, Simonetti, soffermandosi sul contesto che ha portato allo sviluppo dell’idea di Snaporaz, ha evidenziato “una doppia insofferenza”, da una parte “verso il giornalismo culturale come di solito si fa in Italia (soprattutto sul cartaceo, nei confronti del quale tradizionalmente si nutrono aspettative più alte; e invece può essere la fonte delle più aspre delusioni)”, e dall’altra “verso lo specialismo accademico, spesso autoreferenziale, cervellotico, murato in luoghi angusti e inaccessibili – e tra l’altro non meno conformista, nel suo seguire le mode del momento, del giornalismo più pop…”.

Nell’editoriale di partenza si spiega che “Snaporaz legge libri, va al cinema e a teatro, guarda le serie televisive, esplora l’arte e l’architettura, ascolta musica di ogni generecrea testi e immagini. Cerca di capire se stesso e la società attraverso gli occhi degli intellettuali e degli artisti. Vuole essere letto e guardato… è vivace, a volte insofferente. Non teme di essere inattuale e fuori moda, non gli importa di andare bene a tutti…”. E ancora, si parla di uno spazio “libero nei contenuti e originale nella forma: critica, ripensa e immagina oltre ogni condizionamento commerciale e scorciatoia ideologica”.

Non solo: “Snaporaz abbraccia la gaia scienza: decifrare una realtà che si sottrae alla comprensione è innanzitutto un piacere. E provare a reinventarla è un piacere ancora più grande”. Si ricorda inoltre che Snaporaz “è il nomignolo del protagonista di Otto e mezzo. Pare che durante le riprese del film Fellini fosse solito rivolgersi a Mastroianni in dialetto romagnolo: «Vin a lavurè, che t’ci snà un puràz!» («Vieni a lavorare, che sei soltanto un poveraccio!»). Chiamarci Snaporaz è per noi un invito a non essere pedanti quando si parla di arte e di cultura, ma anche un monito contro l’impoverimento del lavoro intellettuale“.

E veniamo a un aspetto centrale del progetto: “Snaporaz retribuisce tutti i suoi collaboratori. Per questo motivo sarà presto accessibile solo su sottoscrizione“. Solo nella fase iniziale, di lancio della rivista, i contenuti saranno gratuiti.

A questo proposito, però, nell’intervista citata prima lo stesso Simonetti ammette: “(…) Non siamo affatto sicuri che qualcuno, anche tra i lettori più esigenti, sia disposto a pagare per leggerci – abbiamo creato questa rivista anche per verificarlo. Detto altrimenti, non sappiamo bene a chi ci rivolgiamo: per questo Snaporaz (una formula che da noi non ha precedenti) rappresenta una scommessa e un rischio. E per certi versi una follia“.

snaporaz

Tante le collaboratrici e i collaboratori: tra le firme, Giulia Cavaliere, Giulia Corsalini, Elisa Cuter, Mario Fillioley, Claudio Giunta, Nicola Lagioia, Daniele Manusia, Guido Mazzoni, Emiliano Morreale, Francesco Pecoraro, Andrea Piva, Gilda Policastro, Domenico Starnone, Giordano Tedoldi, Giorgio Vasta e Raffaele Alberto Ventura.

Tra i primi articoli pubblicati, quello di Lagioia dedicato a Il posto del premio Nobel Annie Ernaux, quello di Ventura sul tecno-sovranismo, quello di Cavaliere su “Luigi Ghirri e la musica”, e un racconto di Starnone dal titolo Pece. Un frammento.

Diverse le possibilità per chi intende abbonarsi: si va dal piano mensile (a 5 euro, e a 2 euro per lettrici e lettori under 26), a quello annuale (a 50 euro), ed entrambi danno l’opportunità di ricevere la newsletter settimanale. Maggiori informazioni sul sito della rivista, che è già presente su Facebook, e presto lo sarà anche su Twitter e Instagram.

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