Sia in Italia che all’estero, le start-up che offrono servizi in abbonamento per ricevere a casa gadget, oggetti “coccola” e contenuti esclusivi legati a un consiglio di lettura (spesso a sorpresa e tematico) stanno iniziando anche a pubblicare testi inediti, collaborando con altre case editrici o fondando dei marchi indipendenti. Non mancano i vantaggi, seppure con qualche limite e rischio, come fanno notare nel Regno Unito e negli Usa…
Spesso negli ultimi anni si è parlato di subscription e box letterarie, un trend in ascesa non solo in Italia (dove, ad esempio, si sono fatte notare realtà come Heloola, le cui fondatrici abbiamo intervistato qui, o come Hoppípolla, Bookted e Romanzi.it), ma anche nel mondo anglofono.
Si tratta di start-up che curano delle spedizioni periodiche – in certi casi a sorpresa e tematiche – in cui ogni consiglio di lettura viene arricchito da gadget, oggetti “coccola” e contenuti speciali (a volte multimediali e interattivi).
Nascono community fidelizzate (grazie ai social)
Grazie all’aiuto delle piattaforme social (Instagram in particolare), questo negli anni ha portato a costruire community fidelizzate sempre più ampie e dai gusti spesso di nicchia (o legate a determinati generi narrativi, come il fantasy), che non per forza amano inseguire le novità o i bestseller, ma che ci tengono a riscoprire il lento piacere multisensoriale di dedicarsi a un nuovo libro, magari anche in edizione speciale.
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E ultimamente, come riporta il Guardian, sembra che alcune di queste realtà stiano decidendo non solo di selezionare i testi da inviare di volta in volta ai propri utenti, ma di pubblicarne personalmente di nuovi.
Succede, tra l’altro, nel Regno Unito con FairyLoot, che conta quasi 600mila follower e che collaborerà con Transworld, una divisione della Penguin Random House; in Canada con OwlCrate, che ha dato vita alla OwlCrate Press; e anche nel nostro Paese, proprio con progetti quali Heloola e Hoppípolla, da cui sono nate rispettivamente Heloola Books e Hoppípolla edizioni.
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“Potremmo considerare questa svolta come l’equivalente di Netflix o MUBI per i film e le serie tv, che ormai lanciano delle produzioni originali anziché limitarsi a curare quelle di terzi”, fa notare il quotidiano britannico.
Uno fra i vantaggi individuati in tal senso consiste nell’ampliare in poco tempo, e con entusiasmo, il pubblico di autrici e autori ancora poco conosciuti, e che, peraltro, a volte scrivono per un target di riferimento circoscritto e definito.
Una subscriber intervistata dal Guardian, Hariny Vanniarajan, ha anche evidenziato il fatto che i titoli delle box letterarie siano di solito “rappresentativi di voci emarginate, che in genere non troviamo nei canali dell’editoria mainstream“.
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Dall’altra parte, c’è chi pensa che dare alle stampe un manoscritto sapendo di avere già intercettato degli acquirenti possa influenzare le vendite e quasi “pilotarle”, sottraendo così una certa magia e autenticità al servizio, che forse rischierebbe poi di proporre i nomi e o i generi letterari su cui intanto ha investito di più.
“Curare e pubblicare sono due cose diverse, così come lo sono qualità e influenza“, osserva peraltro il giornalista Rhys Thomas.
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“Questi abbonamenti sono risorse preziose”
Allo stato attuale, però, è presto per capire come si evolverà il fenomeno, e resta il fatto che al momento – per riprendere un’affermazione di Jon Petre, editor della casa editrice indipendente Profile Books – “gli abbonamenti e le box letterarie si stanno rivelando risorse estremamente preziose per gli editori, in grado di segnare per sempre la carriera di uno scrittore o di una scrittrice all’interno di un mercato in cui, nel frattempo, si spende sempre di meno per l’acquisto dei libri”.
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