La cinquina del premio Strega 2016 è stata accolta senza polemiche e con sportività da parte degli esclusi. Quella in corso sembra essere infatti l’edizione meno “contestata” della storia recente del riconoscimento romano. Eppure…

Se n’è accorto anche Tullio De Mauro, presidente della Fondazione Bellonci, che lo scorso lunedì, durante la cerimonia per l’assegnazione del premio Strega Giovani vinto da Rossana Campo, ha sottolineato l’assenza di polemiche – non sappiamo se con un filo di nostalgia o rammarico – ad accompagnare l’edizione 2016 del riconoscimento letterario più ambito. Finora, in effetti, a parte il caso di Feltrinelli, che a marzo si è tirata fuori dalla corsa con le parole del direttore editoriale Gianluca Foglia (“Lo Strega ha bisogno di un profondo processo di rinnovamento. Chiedo alla Fondazione Bellonci e a Stefano Petrocchi di sedersi a un tavolo e discuterne. Noi quest’anno non ci saremo e per i prossimi anni si vedrà…”), la prima edizione dopo la discussa acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori non si sta certo facendo ricordare per commenti velenosi, attacchi a mezzo stampa o cattiverie via social network.

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Ieri, a Casa Bellonci, la serata in cui è stata comunicata la cinquina è filata via velocissima, merito dei voti che arrivano in gran parte via mail nelle settimane precedenti. Il favorito Edoardo Albinati come previsto è stato il più votato, davanti a un altro autore del gruppo Mondadori, Eraldo Affinati. Terzo Vittorio Sermonti, pubblicato da Garzanti. Al quarto posto la sorpresa di quest’edizione, Giordano Meacci, autore minimum fax, marchio punto di riferimento dell’editoria indipendente romana. Nella corsa al quinto posto l’ha spuntata La nave di Teseo con Elena Stancanelli, mentre per meno di 10 preferenze è rimasto fuori dalla finalissima Antonio Moresco, e con lui Giunti. Almeno fino a questo momento, chi è rimasto fuori sembra averla presa sportivamente, a differenza del passato.

Qualcuno, come l’editor e scrittore Giulio Mozzi su Facebook, ha fatto notare – e qui siamo “finalmente” dalle parti della polemichina – che i cinque finalisti vivono tutti a Roma, e quattro nella Capitale sono anche nati. Che lo Strega sia un premio romano non è certo una novità, anche se quest’anno la coincidenza effettivamente colpisce più del solito. Del resto, anche tra gli Amici della domenica Roma prevale nettamente. E infatti Mozzi aggiunge: “Se volete piazzarvi allo Strega, cercate di nascere a Roma, o almeno di abitarci. Non è sufficiente, ma a quanto pare è necessario. Per chi possono votare, gli Amici della domenica, se non per gli amici? Per qualcuno che hanno incontrato cento volte in quella o quell’altra occasione?”. Va anche detto, però, che in cinquina è entrata una sola casa editrice romana: minimum fax. Per il resto, solo marchi milanesi. Anche questi sono fatti.

Insomma, niente “ciccia”, direbbero il caporedattore di una volta al giovane giornalista di ritorno da un servizio con ben pochi elementi “da prima pagina”. Niente a che vedere con ben altri attacchi che hanno segnato la storia del premio, che quest’anno vedrà ospitata la serata finale non dal Ninfeo di Villa Giulia come da tradizione ma, per esigenze televisive, dall’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’appuntamento è per venerdì 8 luglio. Almeno nelle prossime settimane arriverà qualche lamentela? Le premesse, come detto, non sembrano esserci.

Eppure, intervistato da ilLibraio.it in occasione dell’uscite del suo libro La polveriera (Mondadori), lo stesso direttore della Fondazione Bellonci, a proposito del ruolo delle contestazioni nella storia del premio, due anni fa aveva confessato: “Nascono con la prima edizione dello Strega, quando a Flaiano si rimproverò una vittoria ottenuta – si disse – grazie al supporto del Partito liberale. Oggi sono indice dell’importanza che il premio riveste nella cultura italiana e nel mercato editoriale, e in parte sono giustificate da alcune situazioni di squilibrio su cui in questi anni abbiamo cercato di lavorare…”.

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