Qual è in italiano il comparativo di maggioranza di “buono” o di “cattivo”? E come si forma il superlativo assoluto di “ampio” o di “celebre”? Un rapido vademecum con regole ed eccezioni, da consultare in caso di dubbi o di vuoti di memoria per usare correttamente il comparativo e il superlativo di ogni aggettivo…

Nella lingua italiana gli aggettivi qualificativi possono essere di tre gradi, ovvero di tre diverse intensità di qualità: positivo, comparativo e superlativo.

Si parla di grado positivo quando l’aggettivo esprime la qualità indicata dal suo significato, senza nessuna variazione, mantenendo quindi la forma presente nel dizionario.

Il grado comparativo, invece, permette di istituire un paragone fra due o più elementi, almeno uno dei quali ha un’intensità maggiore, minore o uguale agli altri (possiamo quindi avere, rispettivamente, dei comparativi di maggioranza, minoranza e uguaglianza).

Infine, il grado superlativo eleva al massimo livello la qualità (positiva o negativa) descritta da un aggettivo, rendendola tale o in confronto ad altri elementi (superlativo relativo) oppure in senso lato, senza nessun confronto (superlativo assoluto).

Per capire come formare i comparativi e i superlativi degli aggettivi, memorizzandone le regole più comuni e le loro rispettive eccezioni, ecco di seguito un rapido  vademecum da consultare in caso di dubbi o di vuoti di memoria.

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La formazione del comparativo e superlativo

In genere, in italiano, un aggettivo di grado comparativo si forma secondo questo schema:

maggioranza → si crea aggiungendo più prima dell’aggettivo e di dopo l’aggettivo;
(es.: Questo romanzo è più scorrevole di quello)
minoranza → si crea aggiungendo meno prima dell’aggettivo e di dopo l’aggettivo;
(es.: Questo romanzo è meno scorrevole di quello)
uguaglianza → si crea aggiungendo tanto quanto/come dopo l’aggettivo.
(es.: Questo romanzo è scorrevole tanto quanto/come quello)

Per quanto riguarda gli aggettivi di grado superlativo, ecco in linea di massima il criterio da seguire:

relativo → si crea aggiungendo il più/il meno prima dell’aggettivo, e indicando dopo l’aggettivo l’insieme di elementi a cui si riferisce;
(es. Questo romanzo è il più scorrevole fra quelli del suo genere)
assoluto → si crea aggiungendo all’aggettivo di grado positivo il suffisso -issimo.
(es. Questo romanzo è scorrevolissimo)

Superlativi assoluti irregolari

Oltre a quanto detto, è importante tenere a mente che determinati aggettivi formano il superlativo assoluto aggiungendo il suffisso -errimo o -entissimo (anziché -issimo), ricorrendo in altre parole a un’antica derivazione latina.

I principali aggettivi con suffisso in -errimo sono: acre (acerrimo), celebre (celeberrimo), integro (integerrimo), misero (miserrimo) e salubre (saluberrimo).

I principali con suffisso in -entissimo sono invece: benefico (beneficentissimo), munifico (munificentissimo), benevolo (benevolentissimo) e malevolo (malevolentissimo).

Comparativi e superlativi “mimetizzati”

Esistono poi degli aggettivi che vengono ormai considerati in svariati contesti di grado positivo, anche se in realtà si presentano nella loro forma comparativa o superlativa (sempre di origine latina).

I più frequenti di grado comparativo sono: deteriore (dal latino de, cioè giù da), esteriore (da extra, cioè fuori), posteriore (da post, cioè dopo), ulteriore (da ultra, cioè di là). In merito al grado superlativo, menzioniamo invece primo, ultimo e prossimo.

Da ciò deduciamo che è grammaticalmente scorretto usare diciture come più deteriore o il più prossimo.

Aggettivi con più radici

Veniamo infine alla categoria più ampia e più complessa di aggettivi qualificativi, cioè quelli che presentano una o più radici nella formazione del comparativo o del superlativo.

Riportiamo di seguito i più frequenti, indicandone nell’ordine il grado positivo, comparativo e superlativo:

buono – migliore – ottimo
cattivo – peggiore – pessimo
grande – maggiore – massimo
piccolo – minore – minimo
alto – superiore – supremo/sommo
basso – inferiore – infimo
esterno – esteriore – estremo
interno – interiore – intimo
vicino – viciniore – prossimo

Va specificato che in alcuni casi esistono comunque delle forme regolari di questi aggettivi, come il più vicino al posto di viciniore o il più alto al posto di superiore, anche se in base al contesto è fondamentale conoscere e sapere usare a loro volta le radici latine appena citate.

Ultimo, ma non per importanza, è poi l’aggettivo ampio, che non presenta più di una vera e propria radice, ma che al superlativo assoluto è sempre preferibile scrivere con una l in più: si avrà dunque amplissimo anziché ampissimo, sempre per via di un’eco latina conservata fino ai nostri giorni.