Come tradurre il rafforzativo “mica” o l’interiezione “boh” senza ricorrere a una perifrasi? E come spiegare concetti come quello del meriggiare, dello struggimento o dell’abbiocco a chi non parla la nostra lingua? Una curiosa e affascinante rassegna di parole che esistono (quasi) solo in italiano…

Conosciuta anche come la lingua del sì, grazie alla celebre tripartizione delle lingue romanze a opera di Dante Alighieri, la lingua italiana è da secoli costellata di termini poetici, vocaboli sfaccettati e parole tanto puntuali da non essere facilmente spiegabili a chi non conosce questo idioma, o a chi cerca di tradurlo senza sbavature.

Come spesso accade in molti sistemi linguistici, infatti, ci sono dei concetti talmente radicati nella cultura locale o delle storie etimologiche così caratteristiche da esistere (quasi) solo nel nostro Paese: di seguito una rassegna dedicata ad alcuni fra gli esempi più curiosi e affascinanti in merito, per riflettere sull’unicità dei lemmi che usiamo quotidianamente e conoscere meglio la loro origine.

Soffermiamoci, dunque, su alcune parole italiane “intraducibili” nelle altre lingue:

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Abbiocco

Voce dell’italiano regionale sempre più diffusa in tutta la penisola, abbiocco è una parola derivante da chioccia, ovvero da un animale che per eccellenza sta in una posizione raccolta, rannicchiata, per covare le uova. Da qui è passata a indicare chi si accoccola su sé stesso perché è stanco, come già si leggeva per esempio nel romanzo Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini. E così, ai giorni nostri, l’intraducibile abbiocco italico definisce l’atteggiamento di chi è vinto dal torpore, specialmente dopo aver consumato un lauto pasto. In inglese si può tradurre solo con un sintagma (food coma), così come in francese (coup de pompe o coup de barre) e in molte altre lingue straniere.

Boh

La sentiamo pronunciare almeno un paio di volte al giorno, eppure l’interiezione boh che così comunemente per noi esprime il concetto di incertezza è tutt’altro che comprensibile in gran parte del mondo. Non esistono infatti corrispettivi così rapidi e incisivi in altri sistemi linguistici, specie se teniamo conto del fatto che, oltre a voler dire Non lo so o Non ne ho idea, il monosillabo boh può anche esprimere lo scetticismo di chi parla, o a volte perfino la stizza, lo sconcerto, la perplessità. Ecco perché in rete circolano da anni delle vere e proprie guide all’uso di boh, che aiutano chi sta imparando l’italiano e vuole familiarizzare con le sfumature e con le possibili accezioni di questa curiosa parolina.

Magari

Restiamo in tema di interiezioni e focalizziamoci adesso sul lemma magari, proveniente dal greco μακάριος (makàrios, it. felice) e che se inserito in un’esclamazione è sinonimo di Mi piacerebbe, Vorrei proprio, mentre in funzione avverbiale può sostituire il più frequente forse. Il suo fascino risiede nella difficoltà di coglierne tutte le possibili implicazioni, dal momento che in base al contesto può esprimere una sensazione di speranza, di augurio, di rimpianto o di dubbio: questo è il motivo per cui in lingue come l’inglese, per esempio, potremmo renderlo con If only, ma anche con I wish, o perfino come You wish, senza che esista comunque un solo corrispettivo altrettanto polisemico.

Meriggiare

Meriggiare pallido e assorto / presso un rovente muro d’orto, / ascoltare tra i pruni e gli sterpi / schiocchi di merli, frusci di serpi: si apre così una lirica di Eugenio Montale in cui protagonista è proprio questo vocabolo aulico e ormai per lo più desueto, tanto amato dagli intellettuali italiani già a partire dal Burchiello, fino ad arrivare nel secolo scorso al già citato scrittore genovese e al “poeta vate” Gabriele D’Annunzio. Si tratta stavolta di una condizione comportamentale, che più nello specifico ci vede al riposo e all’ombra nelle prime ore del pomeriggio, se possibile all’aperto e in una giornata di sole. In altre parole, in uno stato di quiete a contatto con la natura.

Mica

E sempre a proposito di parole italiane “intraducibili” nelle altre lingue, forse non tutti sanno che in latino la mica equivaleva a una briciola di pane, esattamente come accade tuttora in alcune zone dell’Italia settentrionale dove la michetta è un preciso tipo di pagnotta. E al pari di una briciola, in tempi moderni, mica è diventato un avverbio che può trovarsi un po’ ovunque, dalle domande alle esclamazioni enfatiche. La sua funzione, infatti, è quella di un rafforzativo negativo (es. Non so mica chi è l’assassino di questo romanzo), che di conseguenza non è mica semplice da tradurre: in inglese si potrebbe ricorrere a it’s not as if, at all, certainly o affini, però si tratta sempre di perifrasi generiche e ben più lunghe, che non ne restituiscono appieno la portata.

Struggimento

E concludiamo con un sostantivo dal retrogusto malinconico e romantico, lo struggimento, la cui etimologia è legata al verbo latino destruere. Se consideriamo che anticamente la parola significava disfare, liquefare o ridurre a nulla, capiamo facilmente come mai oggi in italiano sia associata all’idea di un pensiero nostalgico e impossibile da realizzare, che consuma a poco a poco tanto la nostra mente quanto il nostro corpo, e che in genere si deve a un amore tormentato. Può sembrare strano, eppure non sono molte le lingue in cui si può esprimere la stessa sfaccettatura di dolore con un sostantivo così mirato, che non sia per esempio un generico heartache o torment.

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