Proviamo a riflettere (con ironia) su quanto sia meraviglioso (e doloroso) finire un libro che si è amato moltissimo: quella sensazione dolce-amara, quel delicato senso di perdita, quel piacevole struggimento che vorremmo sempre replicare…
Il protagonista di Il giovane Holden dopo aver finito di leggere un libro che aveva amato avrebbe voluto dare un colpo di telefono a chi quel libro aveva scritto (e possiamo aspettarci che fosse della stessa opinione il suo creatore, J. D. Salinger).
Italo Calvino per tutta la vita ha cercato di provare la felicità che aveva esperito da bambino leggendo l’Isola del tesoro di Robert Luis Stevenson.
Chiara Valerio racconta che si è sentita travolgere da una tensione fisica, durante la fuga di Edmond Dantès ne Il conte di Montecristo: era lì con lui, ma non per modo di dire. Generava il mondo attorno a lui, leggendo, mentre il protagonista veniva trasportato nel sacco mortuario e lanciato in una buca nel terreno.
Può interessarti anche
Ognuno ha un suo modo di vivere l’esperienza di una lettura impetuosa e ognuno di noi, a volte, la cerca come si cerca un nuovo grande amore dopo la fine di una storia: chi con fatalismo (“prima o poi troverò quello giusto”), chi con rassegnazione (“non troverò mai quello giusto”), qualcuno con ostinazione (“quello giusto è proprio lui”), o persino anche con nostalgia (“non troverò mai più nessuno giusto come lui”). E con “quello giusto” intendiamo proprio lui, il libro. Cartaceo, digitale, audio. La storia. La narrazione, quell’unica cavalcata verso il finale.
Scopri il nostro canale Telegram

Ogni giorno dalla redazione de ilLibraio.it notizie, interviste, storie, approfondimenti e interventi d’autore per rimanere sempre aggiornati

Si dice che non si possa trovare un nuovo grande amore prima di aver dimenticato quello passato: di averlo elaborato, di averlo sotterrato, e nemmeno lo si può trovare se si passa il tempo a compararlo con quello precedente (“come lui non c’è nessuno”).
C’è forse bisogno del giusto lasso di tempo, un tempo di cura, per guarire dalla fine del libro adorato. Nessuno vieta di passare da un grande amore al successivo, come saltando da un tappeto elastico a quello adiacente (o anche “chiodo scaccia chiodo”?), ma lo sappiamo, per vivere un’esperienza totalizzante bisogna avere il cuore aperto e bendisposto.
Qui si vuol parlare di quello struggimento, una melancolia agra e dolce alla fine di un libro che si è letto – magari tutto d’un fiato, magari invece impiegando del tempo, dosando ogni istante, con la preoccupazione che finisca troppo presto – e che si è amato.
Scopri il nostro canale Telegram

Ogni giorno dalla redazione de ilLibraio.it notizie, interviste, storie, approfondimenti e interventi d’autore per rimanere sempre aggiornati

Può succedere con i grandi libri, con i classici della letteratura di cui tutti e tutte conosciamo i titoli eppure magari attendiamo l’età adulta per leggere oppure – a sorpresa – con testi a cui non avremmo dato due lire, e, quando succede, l’esplosione di questo sentimento è assoluta, e rimane la sensazione di aver incrociato qualcosa di immenso, che travalica la nostra vita, la supera e assurge a caposaldo (“amerò ancora così?”).
Quel sentimento di totale assorbimento nelle letture che si amano, una sovrapposizione della propria vita a quella del libro che fa svanire i contorni del lettore dentro quelli della storia.
E in quei casi, per manifestare tutto quel dolore esistenzialista, vorremmo essere trasportati su una spiaggia invernale, a stringersi in uno scialle, fissando le onde che – languide – si increspano sul bagnasciuga, per potersi cullare in quella sofferenza, per potersela godere fino in fondo.
Può interessarti anche
Più passano gli anni però, più si manifesta il rischio di diventare il tipo di amante nostalgico (quello del “la mia felicità è ormai alle spalle”), tanto quasi da decidere di abbandonare la nave della letteratura, appendere i libri al chiodo, rassegnare le dimissioni da lettore o lettrice, tirare i remi libreschi in barca.
Succede perché il tempo scarseggia e le giornate sono brevi. La vita, alle volte, diviene un turbine di impegni, obblighi e incertezze, e quell’“infatuazione” giovanile per la lettura – quel fuoco che permetteva di macinare molti volumi in un brevissimo lasso di tempo – si attenua. Non si ha sempre l’energia di cercare nuove “avventure”. A volte è più facile rifugiarsi in letture già conosciute, libri che ci hanno fatto innamorare in altri periodi della vita meno complicati, vicende che ci rincuorano e non ci sfidano ( la consolante “minestra riscaldata”).
Può succedere di voler replicare un grande amore: cercare nei libri sempre la stessa emozione, sempre lo stesso tipo di coinvolgimento, e l’esperienza diventa frustrante perché è impossibile tornare ad avere undici anni e non aver visto (e letto) ancora molto del mondo.
Ogni libro è un universo e possiede in sé sentimenti ed emozioni differenti, tocca corde che non sapevamo nemmeno di avere, e che se ne stavano lì, tranquille, sopite, prima di cominciare a leggerlo.
Può interessarti anche
Quel che possiamo provare a ripetere – in questa crisi di mezz’età, nella relazione con il libro – non è lo stesso identico trasporto, ma piuttosto la necessità di ricreare la condizione di partenza. Se non possiamo sperare di reagire sempre nello stesso modo di fronte a una nuova lettura, si può invece provare a non aspettarsi niente da un libro che non sia una buona storia.
Abbassare la tensione prima di ogni nuova lettura, decidere che non si desidera un nuovo amore, il “bis” di quello passato. E mettersi quindi nella condizione di farsi stupire, di essere “disponibili”.
Quello che forse Calvino voleva trasmettere non aveva a che fare con l’impossibilità di ripetere un’esperienza di lettura piena e soddisfacente nell’età adulta, quanto più di poterla affrontare come quella ragazzina o quel ragazzino, arrotolati su una poltrona in una giornata uggiosa, a leggere L’isola del tesoro.
Solo così possiamo recuperare il giusto abbandono verso il libro, verso un nuovo amore, verso le storie che ci sono dentro verso quel piacevole struggimento che si prova quando si finisce un libro che si è amato.
E ricominciare di nuovo tutto da capo.
Scopri le nostre Newsletter

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

Fotografia header: Donna osserva l'orizzonte davanti con un libro