Tanti nuovi libri da leggere in occasione del Giorno della Memoria 2022, per ricordare gli ebrei vittime della Shoah e le altre vittime del nazismo. Per riflettere, per non dimenticare
Anche quest’anno il Giorno della Memoria è accompagnato dall’uscita di tanti libri a tema, tra cui saggi, romanzi, racconti, (auto)biografie, testi per bambini e ragazzi. Anche in libreria, infatti, il 27 gennaio si ricorda quando, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono dai nazisti il campo di concentramento di Auschwitz.
Quella che proponiamo qui di seguito è una selezione (in cui i titoli non sono proposti in ordine di importanza) di alcuni nuovi libri pubblicati in occasione del Giorno della Memoria 2022, per ricordare non solo gli ebrei vittime della Shoah, ma anche tutti coloro che furono perseguitati dal Terzo Reich per motivi politici o di razza: rom, disabili, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici, che trovarono la morte a causa delle politiche di discriminazione del regime nazista.
Un percorso di lettura per riflettere e per non dimenticare.
La spiaggia della speranza
1946. Più di 1000 ebrei attendono in silenzio di potersi imbarcare su una nave nel porto di Vado, in Liguria. Sono sopravvissuti ad Auschwitz e per mesi sono rimasti nascosti in attesa di raggiungere via mare la Palestina, forzando il blocco navale imposto dalla Gran Bretagna. Chi erano queste persone in attesa sulla spiaggia? Da dove provenivano, come sono riusciti a sopravvivere? La spiaggia della speranza (Corbaccio) di Rosie Whitehouse, giornalista specializzata nella storia degli ebrei dopo l’Olocausto, racconta la storia e il lungo viaggio di questi passeggeri clandestini, di queste vittime del più grande eccidio della storia.
La vita nascosta
Esther Lederman è una sopravvissuta dell’Olocausto ed è membro del North Carolina’s Holocaust Speakers Bureau. Nata in Polonia nel 1924 in una famiglia ebraica, ha vissuto a Lodz fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, quando è cominciata la sua fuga. Dopo essere stata nascosta in una fattoria per ventidue mesi per sfuggire ai nazisti, ha trascorso alcuni anni tra la Polonia e la Germania e dal 1949 vive negli Stati Uniti. Ne La vita nascosta (Guanda, traduzione di Katia Bagnoli) racconta una storia di fuga e salvezza, la sua.
Lo shtetl perduto
Max Gross, nato a New York nel 1978, scrittore e giornalista, con il romanzo d’esordio Lo shtetl perduto, ora pubblicato da e/o nella traduzione di Silvia Montis, ha vinto il National Jewish Book Award nel 2020. La trama è piuttosto particolare: da decenni lo shtetl ebraico di Kreskol vive in tranquillo isolamento in una selvaggia foresta della Polonia orientale, ignaro delle guerre che sconvolgono il mondo e del suo turbolento viavai. Un mattino, però, Pesha Lindauer, una giovane donna reduce da un burrascoso divorzio, scompare senza lasciare traccia. I rabbini e gli abitanti di Kreskol piombano nel panico: da centoundici anni nessuno oltrepassa i boschi che cingono la piccola città. I rabbini decidono allora di inviare un messaggero nella città di Smolskie per allertare le autorità e la pericolosa missione viene affidata al giovane Yankel, apprendista fornaio e mamzer – un figlio bastardo, ripudiato dalla comunità. Yankel riuscirà a raggiungere Smolskie sano e salvo – ritrovandosi catapultato in una città polacca del Ventunesimo secolo, con altissime torri scintillanti di vetro e acciaio, carri che sfrecciano senza cavalli e dipinti animati che mutano forma. E le sue disavventure porteranno di lì a breve al ritrovamento dello “shtetl perduto” – evaso dalla Storia, sfuggito per caso all’invasione nazista della Polonia e unico sopravvissuto alla Shoah… Gross racconta in chiave tragicomica l’ineludibile legame tra Olocausto e modernità, e il suo lascito, mai realmente elaborato dal mondo contemporaneo.
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E l’amore anche ha bisogno di riposo
Dopo l’occupazione della Jugoslavia da parte delle forze tedesche nel 1941, la città slovena di Maribor, storicamente una città di lingua tedesca con una grande minoranza germanica, viene annessa al Terzo Reich. E l’amore anche ha bisogno di riposo (in uscita il 27 gennaio per La nave di Teseo) dello scrittore e saggista sloveno vincitore del Premio Herder nel 2003 Drago Jancar, segue le vicende dei tre personaggi al centro del romanzo: Valentin, un combattente della resistenza partigiana, la sua ragazza Sonja e l’ufficiale delle SS Ludwig, un tempo chiamato Ludek.
Fiordicotone
Nel giugno del 1945 Alma, ebrea, ritorna da Auschwitz a Lugo di Romagna. Di tutta la famiglia è l’unica sopravvissuta al lager e l’unico motivo che la tiene salda è ritrovare la figlia Velia, una bimba di cinque anni detta Fiordicotone, nascosta da uno sconosciuto al momento dell’arresto. Fiordicotone (pubblicato a gennaio da Manni) di Paolo Casadio è la storia di una madre che cerca disperatamente sua figlia, una donna che tenta di ritrovare la propria identità; un romanzo che racconta il rientro dai campi di sterminio dei deportati italiani, un tuffo nell’Italia appena liberata.
La bambina che non sapeva odiare
Lidia Maksymowicz, aveva tre anni quando è entrata assieme a sua madre nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. E per tredici mesi è sopravvissuta in quell’inferno, nella baracca dei bambini: una delle piccole «cavie» degli esperimenti del dottor Josef Mengele. Uscirà nel gennaio del 1945 grazie a una donna che non è sua madre: una polacca, senza figli, che decide di adottare una delle «orfanelle» rimaste sole. Lidia cresce con lei. Ma non dimentica la sua vera madre. Non smette di credere che sia viva, di cercarla… La bambina che non sapeva odiare (in uscita il 20 gennaio per Solferino, con Paolo Rodari e con la prefazione di Papa Francesco) è la preziosa testimonianza di Lidia Maksymowicz, che oggi ha ritrovato la voce e ha deciso di dedicare la vita a gridare: mai più.
Se solo il mio cuore fosse pietra
Titti Marrone, giornalista e autrice, in Se solo il mio cuore fosse pietra (Feltrinelli) racconta l’incredibile storia vera del cottage di Lingfield, dove Anna Freud e Alice Goldberger lottano per restituire un’infanzia a venticinque bambini ebrei sopravvissuti ai lager, agli orfanotrofi e ai nascondigli.
Quando scende la notte
1943. Per gli ebrei italiani la situazione si fa di giorno in giorno più difficile e pericolosa. I nazisti hanno occupato gran parte del paese, e il rischio di essere imprigionati e deportati è sempre più concreto. Per Antonia Mazin, ormai, l’unica speranza di sopravvivere è lasciare la città e i genitori, cambiare nome e rifugiarsi in campagna insieme a un uomo che conosce appena, Niccolò Gerardi. Nico studiava per diventare prete prima che le circostanze lo costringessero a lasciare il seminario, ma un idealista dall’animo puro come lui non può assistere passivamente a ciò che fascisti e nazisti stanno facendo, e per portare Nina al sicuro nella fattoria della sua famiglia accetta di fingere che lei sia la sua sposa. Per i due giovani, il passo dalla finzione alla realtà è breve, i loro sentimenti diventano a poco a poco più profondi. E iniziano a temere che prima o poi qualcosa, o qualcuno, finirà per separarli… Quando scende la notte di Jennifer Robson arriva in libreria per HarperCollins Italia nella traduzione di Claudia Marseguerra.
Erika Sattler
Erika Sattler è tutto ciò che una perfetta donna nazista dev’essere: coraggiosa, idealista, fedele al Führer e al partito fino al midollo, fino alla fine. Una fine che arriva, nel gennaio del 1945, nelle lande desolate e gelide della campagna polacca dove i tedeschi si ritirano in marce lunghissime ed estenuanti, temendo l’avanzata dell’Armata Rossa. Erika Sattler, in libreria da fine gennaio, è il primo romanzo dello scrittore francese Hervé Bel a essere pubblicato in Italia, edito da Edizioni Clichy e tradotto da Fabrizio Di Majo. Il libro ci costringe ad assumere il punto di vista del mostro, per farci vedere che in fondo ci assomiglia, per ricordarci che l’orrore è dentro ciascuno di noi e basta non prestare abbastanza attenzione per fargli prendere il sopravvento.
Se Auschwitz è nulla – Contro il negazionismo
Pubblicato originariamente nel 2012, e ora ripresentato in edizione ampliata, Se Auschwitz è nulla – Contro il negazionismo (Bollati Boringhieri) di Donatella Di Cesare, docente di Filosofia teoretica alla Sapienza Università di Roma e saggista, non solo non ha perso di attualità, ma purtroppo, semmai, ha rafforzato il suo senso di urgenza. Il negazionismo della Shoah, la minimizzazione dello sterminio degli ebrei, è stato e continua a essere una costante di certa cultura e politica europea. Ma se certe affermazioni per lungo tempo sono state relegate ai margini del dibattito, ora non è più così, e in una escalation preoccupante, si moltiplicano le voci di chi nega l’Olocausto o in qualche modo tenta di minimizzarlo.
Ebreo
“Questo è il racconto di un viaggio sempre in corso che mi porta a sentirmi così orgogliosamente ebreo, e a volte dolorosamente ebreo”. Ebreo (Piemme) è la storia personale di Emanuele Fiano, architetto e membro della Presidenza del gruppo PD alla Camera dei Deputati, nella quale l’autore mette in ordine i propri pensieri ad alta voce affinché la sua identità sia per sempre un domanda, che non conosce confini, che interroga ogni principio di autorità umana.
Come foglie al vento
Come foglie al vento, in uscita per Mondadori, è un romanzo-testimonianza dove il ricordo personale si alterna ai documenti e alle testimonianze, in occasione della Giornata della Memoria. Riccardo Calimani, uno dei massimi studiosi ed esperti di Venezia e della storia degli ebrei italiani, scrive lo struggente racconto di un nonno ai nipotini, l’occasione per ripercorrere i giorni drammatici delle persecuzioni contro gli ebrei veneziani.
Il libro di ricette di Alice
Karina Urbach racconta l’incredibile storia vera di un libro di ricette “rubato” alla sua autrice, cuoca ebrea nella Germania nazista. Il libro di ricette di Alice (pubblicato da Mondadori nella traduzione di Silvia Albesano) è la storia di Alice Urbach, una cuoca austriaca di origine ebrea, che nel 1938, nella Vienna multiculturale dell’epoca, pubblica un libro di ricette diventato in breve tempo un vero e proprio bestseller.
Un canto salverà il mondo – 1933-1953: le partiture ritrovate nei campi di prigionia
Da più di trent’anni Francesco Lotoro, pianista, compositore e direttore d’orchestra classe ’64, recupera la musica scritta nei Campi di concentramento e nei luoghi di cattività militare e civile tra il 1933, anno dell’apertura del Lager di Dachau, e il 1953, anno della morte di Stalin e graduale liberazione degli ultimi prigionieri di guerra detenuti nei Gulag sovietici. Nel saggio Un canto salverà il mondo (Feltrinelli) racconta la sua ricerca, che con un lavoro di recupero, studio, revisione, archiviazione, esecuzione e registrazione ha portato alla costruzione di un archivio di ottomila partiture, tutte opere di musica concentrazionaria. Oltre alle partiture, Lotoro ha ritrovato diecimila documenti di produzione musicale nei campi (microfilm, diari, quaderni musicali, registrazioni fonografiche, interviste a musicisti sopravvissuti) e tremila pubblicazioni universitarie, saggi di musica concentrazionaria e trattati musicali prodotti nei Campi.
L’uomo più felice del mondo
La storia di Eddie Jaku, un ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, che ha sopportato deportazioni, atroci brutalità, torture, e in questo inferno ha trovato la strada della felicità. L’uomo più felice del mondo (dal 25 gennaio in libreria per Mondadori con traduzione di Manuela Faimali) è una biografia potente, straziante e però piena di speranza, che insegna con forza inappellabile che la felicità può essere trovata anche nei momenti più bui. Eddie Jaku è morto a 101 anni ritenendosi “l’uomo più felice del mondo”.
Uomini comuni
Il Battaglione 101 era formato da operai, impiegati, commercianti, artigiani arruolati da poco. Uomini comuni, reclutati per estrema necessità, che non erano nazisti né fanatici antisemiti. Eppure il 13 luglio 1942, nel villaggio polacco di Józefów, avevano rastrellato 1800 ebrei: ne selezionarono poche centinaia come “lavoratori” da deportare; gli altri, fossero donne, vecchi o bambini, vennero uccisi. Come può un gruppo di “uomini comuni” sterminare 1.500 persone in un solo giorno? Lo spiega Christopher Browning, scrittore e professore di storia, nella nuova edizione ampliata del saggio Uomini comuni, in libreria per Einaudi a gennaio con la traduzione di Laura Salvai.
Le conseguenze economiche delle leggi razziali
Esproprio di case, imprese e terreni, perdita dell’impiego, esclusione dalle professioni: la persecuzione degli ebrei in Italia, dal 1938 al 1945, è seconda per durata nell’Europea occidentale solo a quella tedesca. Ma questa è solo una metà della storia. Ilaria Pavani, insegnate di Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa, nel libro Le conseguenze economiche delle leggi razziali (in uscita a gennaio per il Mulino) racconta l’altra metà, che non si è ancora conclusa quasi ottant’anni dalla fine della guerra. Una storia che deve ancora finire.
Le gemelle di Auschwitz
Nonostante ai gemelli fosse concesso, all’interno del campo, il “privilegio” di conservare i propri vestiti e i capelli, non venivano loro risparmiati i più atroci esperimenti. Sottoposti ogni giorno a procedure mediche mostruose, moltissimi di loro non sopravvissero. Eva Mozes Kor, in collaborazione con Lisa Rojany Buccieri, ne Le gemelle di Auschwitz (in uscita a gennaio per Newton Compton con la traduzione di Tessa Bernardi) racconta la storia delle due sorelle deportate a soli dieci anni nel più terribile campo di sterminio e miracolosamente sopravvissute.
Mi chiamo Lily Ebert e sono sopravvissuta ad Auschwitz
Lily Ebert, una donna inglese di origine ungherese, è stata deportata a 14 anni, ed è sopravvissuta ad Auschwitz. Appena dopo la liberazione degli Alleati, un soldato ebreo americano le ha regalato una banconota con su scritto: “Buona fortuna e felicità”. Anni dopo, il suo pronipote Dov ha deciso di usare i social media per rintracciare il soldato, che è stato così determinante nella storia della loro famiglia. Mi chiamo Lily Ebert e sono sopravvissuta ad Auschwitz (in libreria dal 20 gennaio per Newton Compton, traduzione di Marta Mazzocchi) è la storia di Lily, dall’infanzia felice in Ungheria all’arrivo ad Auschwitz, dalla morte della madre alla liberazione, raccontata in prima persona con parole indimenticabili di speranza, coraggio, amore per la vita.
Lettere da Auschwitz
Karen Taïeb, la responsabile degli archivi del Memoriale della Shoah di Parigi, da anni studia e recupera le lettere dei deportati. Utet porta in libreria il suo Lettere da Auschwitz, tradotto da Valentina Maini, che ci immerge nella realtà terribile del campo di concentramento, mostrandoci la vita quotidiana al suo interno, le speranze e le preoccupazioni di chi sapeva che non avrebbe più rivisto la propria casa e i propri cari.
Storia della Brigata ebraica
Storia della Brigata ebraica (Einaudi) di Gianluca Fantoni, racconta la storia della Jewish Brigade Group, l’unica unità combattente che vide tra le sue file ebrei di Palestina che combatterono in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. L’autore, Senior lecturer in Modern History presso la Nottingham Trent University in Gran Bretagna, getta nuova luce su queste vicende attraverso un libro che è, al contempo, la scoperta di una vicenda mai raccontata davvero, e una riflessione sull’uso pubblico e politico della storia.
Giocatori d’azzardo
Brescia, novembre 1945. L’avvocato Enzo Paroli, socialista e antifascista, incontra nell’affollato carcere di Canton Mombello il detenuto Telesio Interlandi, accusato di «collaborazionismo» con l’invasore nazista. Interlandi non è un giornalista qualunque, per l’intero Ventennio è stato il ventriloquo di Mussolini. E lo ha seguito anche a Salò. Paroli è incerto, consapevole del rischio e dell’azzardo che comporta assumere la difesa di un fascista nient’affatto pentito, eppure, alla fine, accetta la missione. Gioco d’azzardo (pubblicato a gennaio da Mondadori) del giornalista siciliano Virman Cusenza è la storia di Enzo Paroli, l’avvocato antifascista che salvò il giornalista di Mussolini.
«In questi tempi di fervore e di gloria»
Nel libro «In questi tempi di fervore e di gloria» (Bollati Boringhieri) Massimiliano Boni, consigliere della Corte costituzionale, ripercorre, come da sottotitolo, la “vita di Gaetano Azzariti, magistrato senza toga, capo del Tribunale della razza, presidente della Corte costituzionale”. Azzariti (Napoli 1881 – Roma 1961) fu magistrato del Regno, segretario per la revisione dei codici delle colonie e segretario particolare dei ministri Scialoja e Mortara nell’Italia liberale giolittiana. Potente direttore dell’Ufficio legislativo per tutta l’epoca fascista, consigliere di Corte d’Appello e presidente di sezione della Cassazione, dopo l’emanazione delle leggi razziste del 1938, che contribuì a redigere, divenne anche presidente del Tribunale della razza. Alla caduta del fascismo, fu brevemente ministro di Grazia e Giustizia durante il governo Badoglio. Dopo la guerra, sottoposto a procedimento di epurazione, riuscì a sottrarsi alla richiesta di messa a riposo e anzi venne cooptato da Palmiro Togliatti nel Ministero di Grazia e Giustizia, dove contribuì a scrivere l’amnistia per i reati fascisti del 1946. Dal 1957 fu giudice della Corte costituzionale repubblicana, diventandone presidente l’anno dopo e fino alla morte. In tale veste redasse la storica sentenza n. 1 della Corte, e fu protagonista di aspri scontri con i primi governi repubblicani. È stato dunque un uomo in grado di attraversare la storia del nostro paese sempre in posizioni di primo piano e di passare indenne attraverso tutti i cambiamenti più traumatici, dal regime librale alla dittatura fascista, e da questa alla democrazia.
Chi ha tradito Anne Frank
Milioni di persone in tutto il mondo hanno letto il Diario di Anne Frank, la tredicenne ebrea che affidò alle pagine di un diario la storia dei due anni trascorsi nascosta con la famiglia e altre quattro persone nella casa segreta ricavata nel retro di un edificio di Amsterdam, fino a quando i nazisti non li arrestarono tutti e li mandarono in un campo di concentramento. Eppure nessuno è mai riuscito a spiegare come otto persone siano potute vivere nascoste per tutto quel tempo senza essere scoperte, né chi o che cosa abbia portato la polizia alla loro porta. Un team di investigatori guidati dall’ex agente dell’FBI Vincent Pankoke ha vagliato un’enorme quantità di documenti, alcuni mai esaminati prima, e intervistato i discendenti di molte persone che conoscevano i Frank. Avvalendosi delle moderne tecniche di indagine sviluppate dall’FBI, il team ha ricostruito i mesi che hanno portato all’arresto degli inquilini della casa segreta. In Chi ha tradito Anne Frank (HarperCollins Italia, traduzione di Daniela Liucci), Rosemary Sullivan presenta gli investigatori che hanno collaborato al caso, spiega il comportamento dei prigionieri e di coloro che li catturarono, stila un profilo psicologico dei principali sospettati, e descrive come si viveva in tempo di guerra ad Amsterdam.
Aggiornamento dell’1 febbraio 2022: l’editore olandese del volume, come riporta l’Ansa, si è pubblicamente scusato per aver pubblicato il libro di Rosemary Sullivan, in cui viene identificato il presunto traditore che svelò ai nazisti il nascondiglio: un’accusa che diversi critici affermano essere non completamente corroborata. L’editore Ambo Anthos ha dichiarato che saranno sospese ulteriori tirature del libro. Ancora non sono arrivate comunicazioni da HarperCollins.
Il fenomeno Anne Frank
Cosa significa parlare di Anne Frank, oggi? A ottant’anni dalla scrittura del diario più famoso del mondo, David Barnouw (ricercatore ed ex direttore responsabile della comunicazione per l’Istituto per la documentazione bellica dei Paesi Bassi) indaga le ragioni della sua popolarità in un saggio edito da Hoepli.
Una luce oltre il buio
Nel 1942 non esiste la normalità: la Germania ha invaso la Polonia, la guerra divide la città, gli amici, le famiglie. Sharon Cameron, autrice americana bestseller del New York Times, racconta la storia vera della sedicenne Stefania Podgórska, una ragazza nata nella Polonia della Seconda Guerra Mondiale che si ritrova a combattere contro il nazismo e a salvare tredici ebrei nascondendoli in casa propria. Una luce oltre il buio è stato tradotto in 18 lingue, diventato un bestseller a livello mondiale, e arriva in Italia pubblicato da De Agostini nella traduzione di Ilaria Katerinov.
Il quartetto Razumovsky
“Con la morte tutto finisce, o forse no. Forse si limita a prendere un’altra direzione, ma deviare non significa arrestarsi, significa semplicemente andare da un’altra parte, uniformarsi a una scelta naturale”. Prima della sua morte, avvenuta nel 2021, Paolo Maurensig (vincitore nel 2015 del Premio Bagutta) ha scritto Il quartetto Razumovsky, in uscita per Einaudi a gennaio: un romanzo in tre atti che fruga nella memoria, interroga la persistenza della colpa e la fedeltà ostinata nel male. Con il suo sguardo esatto ed essenziale, chiama in causa e pone la domanda più spaventosa di tutte: con quale passo ci avviciniamo alla fine?
Lettera alla madre
Scritto all’indomani della morte di Primo Levi, Lettera alla madre (pubblicato da La nave di Teseo in una nuova edizione con introduzione dell’autrice) è un “dialogo in forma di soliloquio” in cui, accanto a temi cruciali per l’opera di Edith Bruck, quali il racconto del trauma vissuto in prima persona nei campi di concentramento dell’Europa Centrale, la propria diaspora famigliare e il dramma storico della Shoah, l’autrice affronta, attraverso una prospettiva intima, la contrapposizione tra fede religiosa e laicità e propone una profonda riflessione su cosa significhi per un superstite dell’Olocausto avere la responsabilità di esserne testimone.
L’aria che mi manca
Luiz Schwarcz, classe 1956, è il fondatore della casa editrice più prestigiosa del Brasile: Companhia das Letras. Nel libro L’aria che mi manca – Storia di una corta infanzia e di una lunga depressione (dal 20 gennaio in libreria per Feltrinelli, tradotto da Roberto Francavilla), costruisce un toccante racconto familiare: dal trauma iniziale nel campo di sterminio alla ricostruzione di un “nuovo mondo” in Brasile, descrivendo come depressione e traumi, suoi e altrui, possono rimanere latenti in esistenze di apparente successo.
Un nome che non è il mio
Un nome che non è il mio (Sperling & Kupfer), il nuovo libro di Nicola Brunialti, è un romanzo ispirato alla storia vera di Irena Sendler, eroina polacca conosciuta come la “Schindler di Varsavia”, che nei primi anni ’40 riuscì a salvare quasi tremila bambini. Brunialti, pronipote di Alessandro Manzoni, ha lavorato per diversi anni come pubblicitario, realizzando importanti campagne nazionali, ed è autore di molti programmi televisivi e radiofonici. Nel frattempo, ha scritto libri per ragazzi, un film, uno spettacolo teatrale con Simone Cristicchi e, sempre con il cantautore romano, la canzone Abbi cura di me (a Sanremo nel 2019).
MAI PIÙ!
In una società sempre più povera di simboli e ricorrenze condivise, qual è il vero significato del Giorno della Memoria? In MAI PIÙ! (pubblicato da Sonda) Ugo Volli, uno dei più autorevoli semiologi italiani e professore onorario di Semiotica e Filosofia della Comunicazione all’Università di Torino, analizza i significati attribuiti negli anni a questa ricorrenza evidenziandone i fraintendimenti, le ipocrisie, ma anche le banalizzazioni e i ribaltamenti di prospettiva che sfociano, nei casi estremi, nel negazionismo.
Il ragazzo nel bunker
Nei primi mesi del 1943, l’ombra della liquidazione incombeva sul ghetto di Drohobycz, una cittadina polacca ai piedi dei Carpazi. Gli ebrei scampati a due anni di occupazione nazista sapevano di essere condannati e cercarono di nascondersi in attesa dell’Armata rossa. Alcuni di loro, raccolti attorno alle famiglie Mayer e Schwartz, spesero le ultime risorse per costruire un bunker sotto una villa. Sedici persone, poi diventate quarantasei, si seppellirono in un buco di pochi metri, ma collegato alla rete elettrica e dotato di cucina. In quella comunità clandestina si pregava e si faceva l’amore, si cantavano canzoni yiddish, si giocava a scacchi e si litigava, sospesi tra il dolore per le atrocità vissute e il terrore di essere scoperti. Le notizie dal fronte arrivavano dalla radio, il cibo veniva fornito da un giovane ucraino ambizioso che nel bunker aveva due amanti. Ne Il ragazzo nel bunker (Piemme), racconto della loro lotta per la sopravvivenza, ricostruita grazie al diario e alla testimonianza di Bernard Mayer, allora quindicenne, Antonio Armano fa rivivere un luogo distrutto per sempre prima dalla Shoah e poi dal comunismo.
Il ragazzo che disegnò Auschwitz
Thomas Geve, già autore di Qui non ci sono bambini (Einaudi), è poco più di un bambino quando viene deportato ad Auschwitz e ha solo quindici anni quando ha avuto fine la sua terribile permanenza nel campo di concentramento di Buchenwald, l’11 aprile del 1945. Durante i ventidue mesi di prigionia, l’infanzia di Thomas viene annullata e la sua identità segnata per sempre. Il ragazzo che disegnò Auschwitz (pubblicato da Einaudi, in un’edizione corredata dei disegni originali del Geve adolescente; traduzione di Federica Oddera) rappresenta una rara testimonianza, ma è anche la storia incredibile e toccante di un bambino tanto indifeso quanto tenace.
40 cappotti e un bottone
In casa Piemme si punta su 40 cappotti e un bottone, romanzo di Ivan Sciapeconi, già venduto all’estero prima dell’uscita (prevista per il 18 gennaio). L’autore narra di un gruppo di bambini e ragazzi ebrei salvati a Nonantola in provincia di Modena, tra l’estate del ’42 e il settembre del ’43. Una storia di speranza, perché non fu l’atto di eroismo di un singolo, ma il gesto umano e umanitario di un’intera collettività che mise in salvo tutti i ragazzi, che raggiunsero poi la Palestina. Nel luglio del 2022 ricorrono gli 80 anni dall’arrivo dei bambini a Villa Emma, dove tutto si svolge. L’autore, insegnante di scuola primaria, ha già pubblicato storie per bambini e testi per la scuola, ed è al debutto nel romanzo.
Dal giorno al sorriso
È l’aprile del 2021 quando Lia Levi ritrova per caso questo breve romanzo, più di settant’anni dopo averlo scritto. Era sepolto nel cassetto della sua scrivania, venticinque fogli di carta ingiallita dimenticati nel risvolto del diario della madre: il primo libro scritto da Lia quando aveva solo dodici anni, durante la guerra. È ambientato nel periodo delle Leggi razziali fasciste e dell’occupazione nazista, e protagonista è una famiglia ebrea. Non si tratta però della famiglia della scrittrice, bensì di personaggi inventati: ci sono una mamma e un papà, c’è Marcella, la giudiziosa figlia maggiore, e c’è il fratellino Bobi, che è tutto il suo contrario. Ha già un titolo: Dal pianto al sorriso. Il testo originario viene oro riprodotto fedelmente e pubblicato da Piemme come prezioso documento storico, accompagnato da un’introduzione dell’autrice e da un dialogo immaginario tra la Lia di oggi, che ha da poco compiuto 90 anni, e la Lia ragazzina di tanti anni fa.
Destini incrociati
Paul Dowswell, scrittore per ragazzi di successo, in Destini incrociati – 1944: Giovani, eroi, ribelli (Feltrinelli Up, traduzione di Maria Olivia Crosio) ci porta nel 1944 aa Kerkhuizen, in Olanda: Marijke è sospettata di far parte della Resistenza antinazista; la sua storia si intreccia con quella di Rolf, un giovanissimo soldato delle forze di occupazione tedesche. Intanto Tomasz, che è polacco, per sfuggire alla morte nella fabbrica sotterranea delle famigerate bombe V2 si offre volontario per lavorare al sito di lancio olandese finendo per incrociare il suo destino con quello di Marijke. Quelle stesse V2 incendiano il cielo di Londra seminando terrore e morte e Yvie che a Londra deve sopravvivere ai bombardamenti assiste a scene terribili andando per imperscrutabili disegni del destino a conoscere Tomasz, che nel frattempo ha compiuto una rocambolesca traversata aerea del Mare del Nord.
Chiedimi dove andiamo
Partendo dall’esperienza ventennale dei treni della memoria, sui quali le scolaresche (e non solo) vanno a visitare i campi di concentramento, Elena Bissaca, educatrice professionale e fondatrice dell’Associazione Deina, attiva nell’organizzazione dei treni della memoria, ragiona sui modi di preservare e trasmettere la memoria ai giovani interrogandosi sul senso e l’efficacia delle iniziative di celebrazione. Chiedimi dove andiamo, in libreria per Manni dal 13 gennaio, racconta come ragazze e ragazzi d’Italia vivono e recepiscono i discorsi sul passato, in che modo affrontano l’esperienza del viaggio e poi la ordinano e interiorizzano all’interno del proprio vissuto.
La fisarmonica verde
Nonno Gavino, soldato italiano considerato traditore dopo l’8 settembre, viene costretto a salire su un treno e deportato a Lengenfeld. Qui conosce fame, fatica e umiliazione. Di ritorno dal lager, porta con sé una fisarmonica verde e un segreto racchiuso nella sua anima ferita. La fisarmonica verde(pubblicato da Mondadori a gennaio) è tratto dall’omonimo spettacolo che l’autore Andrea Satta, pediatra musicista e cantante dei Tetes de Bois (con cui ha vinto per tre volte il premio Tenco), ha portato in tournée con successo. Satta racconta la storia di un uomo normale, non un eroe, e delle sue scelte coraggiose. Il racconto di un padre al figlio, perché senza memoria non ci può essere futuro.
Dov’è Anna Frank
Nella casa di Anne Frank ad Amsterdam, ormai diventata da decenni un museo, d’improvviso, all’interno della stanza dove è conservato il prezioso manoscritto del Diario, prende corpo la figura di una ragazzina: si tratta di Kitty, l’amica immaginaria a cui Anne ha scritto per due anni. In Dov’è Anna Frank (pubblicato in Italia da Einaudi con la traduzione di Carla Palmieri e le illustrazioni ad opera di Lena Guberman), il regista, sceneggiatore e compositore israeliano Ari Folman restituisce, attraverso una storia semplice ma potente, tutta l’attualità del messaggio di Anne Frank. Per far sì che gli orrori della Storia non si ripetano più.
La bici di Bartali
La bici di Bartali di Megan Hoyt (illustrazioni di Iacopo Bruno, traduzione di Enrico Brizzi), libro pensato per i bambini dai 6 anni in uscita per HarperCollins Italia, racconta la storia di un eroe segreto e di un Giusto tra le nazioni: agli occhi del mondo Bartali fu un ciclista insuperabile. In verità, il suo più grande successo fu un altro e non lo rivelò a nessuno. Solo molto più tardi, infatti, si scoprì che aveva collaborato con la Resistenza e salvato centinaia di bambini, donne e uomini ebrei perseguitati. E ci riuscì grazie alla sua bicicletta, naturalmente.