Ripercorriamo la vita e i temi delle opere Jack Kerouac: il padre della Beat Generation che, con la sua scrittura spontanea, eccessiva e sperimentale, ha influenzato intere generazioni, di americani e non. Un viaggio – nella cultura e nel disagio – attraverso cinque tra i suoi libri più importanti, ispirati a diversi episodi della vita dell’autore…

“Ho sempre considerato lo scrivere come un mio dovere sulla terra”

Una vita e una scrittura portate all’estremo, spinte all’eccesso. È forse questo il miglior modo per riassumere la parabola di Jack Kerouac (12 marzo 1922 – 21 ottobre 1969). Ma, inevitabilmente, come tutti i riassunti, non riesce a rendere la grandezza artistica, quasi filosofica, del padre della Beat Generation.

Ed è per questo motivo che abbiamo scelto di percorrere un viaggio – mai gioco di parole fu più facile e appropriato – tra le pagine di cinque libri di Jack Kerouac, cinque opere che potessero raccontare a chi non lo ha mai letto o approfondito, e a chi ne ha solo sentito parlare, lo stile, le esperienze e gli ideali di questo straordinario autore, classico della letteratura statunitense ed esponente di uno dei movimenti culturali più audaci dello scorso secolo.

Un elemento su cui soffermarsi è la spiritualità presente negli scritti e nei libri di Jack Kerouac: se infatti nella maggior parte di essi incontriamo una personale filosofia di vita, in altri osserviamo dei chiari riferimenti al Buddismo. Ed è proprio su questo tema che il 27 marzo (negli Stati Uniti) verrà pubblicato un libro con materiale inedito (scoperto nei suoi archivi dopo più di cinquant’anni dalla morte) che riflette la religiosità di Kerouac.

Come riporta il Guardian, Jack Kerouac: The Buddhist Years (Rare Bird Books) contiene circa 30 racconti, riflessioni, poesie spirituali e sentimentali semi-autobiografiche che mostrano un lato profondo dell’autore di Sulla strada, come ha sottolineato Charles Shuttleworth, che ha curato questa nuova pubblicazione.

Fotografia di Jack Kerouac

Jack Kerouac (Getty Images/Bettmann)

La vita di Jack Kerouac

Prima di passare ai romanzi, è giusto dare un paio di note di contesto. Jack Kerouac nasce a Lowell (Massachusetts) nel 1922, figlio di due immigrati franco-canadesi (tanto che il suo vero nome è Jean-Louis), e sin dalla tenera età dimostra grande passione per lo sport e per la letteratura. Se il primo viene abbandonato a causa di un infortunio, la seconda permea tutta la vita di Jack e, in maniera speculare, le sue esperienze sono sempre protagoniste – modificate e alterate – dei suoi manoscritti.

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Nel 1940, dal Massachusetts, si trasferisce a New York, dove incontra il jazz, il cinema e il teatro. Nel 1944, fa la conoscenza di Lucien Carr, di William Burroughs e poi di Allen Ginsberg, con i quali fonderà la Beat Generation.

Questi momenti segnano il futuro di Jack Kerouac, che, nel bene e nel male, rimarrà sempre un artista folle, ai margini della società e alla costante ricerca della libertà. Padre e “figlio” della Beat Generation e di un’America piena di contraddizioni politiche e sociali (in parte descritte nelle sue opere).

Tra i manoscritti figurano romanzi, racconti, poesie ma anche saggi e articoli – spesso raccolti in libri postumi. Ed è proprio in questi ultimi che si possono rintracciare testi giovanili che aggiungono dettagli della figura di Jack Kerouac: come in Diario di uno scrittore affamato (Mondadori, traduzione di Marilia Maggiora, Luca Guerneri, Stefania Gobbi), nel quale parla del suo lato trascendentalista e si definisce “appartenente alla tradizione del New England” come Ralph Waldo Emerson e Henry David Thoreau.

diario di uno scrittore affamato di Jack Kerouac

All’interno di questo libro si possono trovare bozze e testi che dimostrano il percorso artistico di Kerouac e che suggeriscono alcuni dei suoi riferimenti culturali.

Questo è quanto c’è da sapere prima di imbarcarsi nella lettura di Jack Kerouac, autore di romanzi e racconti scritti secondo il suo stile personale, quella “prosa spontaneache tanto rimanda al be-bop jazzistico, e spesso pubblicati dopo anni dalla loro scrittura, con grande successo.

Cinque tra i libri di Jack Kerouac

Sulla strada, I sotterranei, I vagabondi del Dharma, Il Dottor Sax, Big Sur. Sono questi i romanzi scelti per provare a trasmettere ciò che Kerouac e la sua letteratura sono stati, tra censure, scandali e un linguaggio sperimentale e quasi sempre eccessivo… ma del resto, anche gli episodi narrati sono eccessivi: droga, alcol, sesso e letteratura sono i temi sempre presenti, ma mai banali.

Sulla strada – il romanzo del successo di Kerouac

Sulla strada di Jack Kerouac

“Sulla strada” è arricchito dalla postfazione di Fernanda Pivano, tra i primi intellettuali a portare in Italia e promuovere gli autori della Beat Generation (e non solo).

Sulla strada (traduzione di Marisa Caramella) è l’opera principale di Jack Kerouac, per diversi aspetti. È l’opera che lo ha trasformato da scrittore a scrittore di successo, è il romanzo più noto ancora oggi tra i molti scritti e pubblicati e, non di meno, è diventato il manifesto di un intero gruppo, quella Beat Generation che tra le sue fila aveva personaggi del calibro di William BurroughsAllen Ginsberg.

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On the road, questo il titolo originale in inglese, è un romanzo complesso, profondo, suddiviso in cinque parti e ambientato in un lasso temporale che va dal 1947 al 1950 circa. Tre anni e molte migliaia di chilometri dopo, Kerouac inizia a scrivere il suo capolavoro, forse consapevole di ciò che aveva tra le mani o forse no, che in poche settimane (anche grazie a massicce dosi di caffè) è pronto.

Cos’è veramente Sulla strada? Non è un diario, eppure l’elemento biografico è centrale, fondamentale. Non è un romanzo di critica sociale, anche se “l’America profonda” è inevitabilmente protagonista e una grossa fetta di popolazione – tra cui viandanti, vagabondi e senzatetto – viene descritta da Jack Kerouac. E allora On the road è l’urlo (parola che si associa chiaramente alla poesia di Ginsberg) di una generazione che vuole trovare il suo spazio, il suo scopo, insomma la sua strada. “Un libro sull’energia vitale” come afferma Fernanda Pivano a La Biblioteca ideale.

Il libro ha due personaggi principali, Sal Paradise (alias di Jack Kerouac) e Dean Moriarty (alias di Neal Cassady), in viaggio attraverso tutto il territorio americano – sconfinando anche in Messico -, mentre cercano di sopravvivere incontrando gli altri membri della Beat Generation (i nomi sempre mutati) e le figure che in quegli anni hanno segnato il cammino di Jack. Un romanzo che è un manifesto, tanto per i temi quanto per lo stile della sua scrittura, estremamente musicale.

On the road, il film

Già nel 1957, Jack Kerouac avrebbe voluto un adattamento cinematografico del suo capolavoro, e nella sua mente l’attore principale sarebbe dovuto essere Marlon Brando. Ma l’attore due volte premio Oscar non rispose mai alle lettere dello scrittore e non se ne fece nulla.

Nel corso degli anni sono poi stati fatti diversi tentativi per realizzare una trasposizione, che solo nel 2012 venne effettivamente prodotta (dopo molti problemi e cambi di sceneggiatore). On the road (con la regia di Walter Selles e la sceneggiatura di José Rivera, produttore esecutivo Francis Ford Coppola) fu presentato in concorso al Festival di Cannes del 2012. Protagonisti della pellicola – che oscilla tra parti più fedeli e altre riscritte – sono Garrett Hedlund e Sam Riley, rispettivamente nei panni Dean Moriarty e Sal Paradise, e Kristen Stewart in quelli di Marylou (prima moglie di Dean).

I sotterranei – l’amore e gli ambienti Beat

I sotterranei di Jack Kerouac

“Ero una volta giovane e aggiornato e lucido e sapevo parlare di tutto con nervosa intelligenza e con chiarezza e senza far tanti retorici preamboli come faccio ora…” così inizia il romanzo. 

Di ritorno dopo tre mesi su un mercantile, Jack Kerouac è ancora più incerto su quella che è la sua vita. E mentre vive a New York con Ginsberg e Burroughs incontra una ragazza bellissima, Alene Lee (di cui si parla poco, ma che Claudia Durastanti ha scelto come sua musa in una recente antologia). La loro relazione, durata qualche mese e trascorsa in serate nei locali o a casa di altri artisti e intellettuali, ha dato vita al romanzo I sotterranei (Mondadori, traduzione di Nicoletta Vallorani), pubblicato nel 1958 e ambientato intorno al ‘53. Un libro che risulta essere un lungo flusso mentale – a volte ragionato e a volte “psichedelico” – del narratore e protagonista, Leo Percepied (Jack Kerouac), che ricorda e racconta alcuni episodi di questa storia d’amore.

Il ritratto che Kerouac restituisce è complesso da decifrare: lo stesso autore si presenta come sfuggente, dipendente dall’alcol e dalle feste (piccole, private e sregolate), un uomo che per quanto innamorato non cerca una relazione stabile. Dall’altro lato, Alene – nel romanzo Mardou Fox – viene descritta come una ragazza instabile, uscita da poco tempo dall’ospedale psichiatrico. Ma in tutto questo, Kerouac tratteggia l’ambiente culturale della Beat Generation, gli incontri tra grandi artisti da cui nascevano poesie, romanzi, e litigi.

E forse anche per questo alternarsi di sensazioni positive e negative, emozioni reali e indotte dalle sostanze, la scrittura di Jack Kerouac si esprime al massimo della sua spontaneità. Sono molti i salti temporali e tematici, tanto da poter definire il suo stile nevrotico, quasi schizofrenico.

Il romanzo si risolve con la fine drammatica della relazione – che già aveva vissuto separazioni e ricongiungimenti -, con la scelta dello scrittore per la libertà e l’indipendenza invece dell’amore e della stabilità (che quasi mai ha accompagnato Kerouac, tanto economicamente, quanto sentimentalmente).

I vagabondi del Dharma – l’incontro con il Buddismo

I vagabondi del Dharma di Jack Kerouac

Proseguendo tra i libri di Jack Kerouac incontriamo I vagabondi del Dharma (Mondadori, traduzione di Nicoletta Vallorani), anch’esso pubblicato nel 1958. Ed è utile ricordare proprio questo romanzo – e i suoi temi – per descrivere un aspetto del padre della Beat Generation a volte meno evidente. Queste pagine, infatti, raccontano le esperienze di Jack (chiamato Ray all’interno dell’opera) sulla costa ovest degli Stati Uniti e il suo avvicinamento alla filosofia zen e al Buddismo. Due modi di pensare e vivere che modificarono la fede cattolica con la quale Kerouac era cresciuto.

Ancora una volta sono molti i personaggi realmente esistiti a essere presentati con un altro nome, ma sono anche molti gli eventi ripercorsi: su tutti il Six Gallery reading, un incontro di lettura tenutosi a San Francisco, durante il quale si esibirono diversi poeti Beat. Un evento storico, almeno per quanto riguarda la cultura statunitense dell’epoca, perché in quell’occasione Ginsberg presentò per la prima volta il suo Urlo, Howl, poesia simbolo subito censurata.

Ciò che emerge maggiormente da questo romanzo, però, è il continuo tentativo di Kerouac di trovare una sua via personale, un modo per conciliare gli ideali di una vita all’aria aperta, nella natura (torna il tema trascendentalista) ma anche perennemente in viaggio, e le sue passioni cittadine come la musica jazz e i reading di poesia.

Il Dottor Sax – la maturità artistica

Il Dottor Sax di Jack Kerouac

Se si osserva la produzione completa di Kerouac, si potrebbe definire Il Dottor Sax (Mondadori, traduzione di Magda De Cristofaro) come l’opera della maturità artistica: ha già vissuto le esperienze fondamentali narrate nei libri precedenti, e il suo stile spontaneo è stato perfezionato. In questo romanzo, scritto nel 1952 e pubblicato nel 1959, Kerouac racconta la sua adolescenza con un linguaggio ancora più evocativo, in cui la fantasia modifica i riferimenti autobiografici e trasforma il New England in un paesaggio surreale.

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Ancora una volta il protagonista, Jackie Duluoz, vive conteso tra due poli opposti: la ferrea educazione cattolica e la morbosa passione per la lettura (soprattutto di fumetti). Si sviluppa così una narrazione nella quale è impossibile distinguere il ricordo dalla fantasia vissuta all’epoca, una fantasia che spesso è sogno e altrettante volte è incubo.

Per questi motivi, Il Dottor Sax è un romanzo sperimentale, non più per la prosa scelta ma per i contenuti stessi delle pagine scritte durante il soggiorno a Città del Messico e sotto l’effetto di marijuana.

Big Sur – il disagio del successo

Big Sur di Jack Kerouac

Non solo in poeti e scrittori, la Beat Generation affonda le sue radici anche in alcuni luoghi speciali come la libreria City Lights a San Francisco, di Lawrence Ferlinghetti. E nel romanzo Big Sur (Mondadori, traduzione di Igor Legati), Kerouac ricostruisce tre soggiorni nella proprietà del poeta di origini italiane (scomparso nel 2021).

Tra i libri di Kerouac, Big Sur (titolo che richiama la zona geografica nel quale è ambientato, in California) non parla più di uno sconosciuto, di uno sbandato o di un viaggiatore, ma di uno scrittore di successo. E questo cambiamento corrisponde alla vita dello stesso Jack, che dopo Sulla strada può dirsi “arrivato” e cercato con insistenza dagli editori.

Non mancano però la difficoltà e il disagio, Kerouac (Jack Duluoz nel libro) si trova immerso in due battaglie, diverse per profondità e sapore: da un lato fronteggia le aspettative del pubblico e dall’altro affronta l’alcolismo. La solitudine salvifica della natura si trasforma in un peso sul petto e in un nemico in più. Big Sur allora diventa il ripetuto passaggio tra periferia e città, cura e malattia: due estremi che incastrano e rendono Kerouac lo scrittore che è.

Bixby Creek Bridge

Bixby Creek Bridge, ponte che porta al Bixby Canyon e alla baita di Ferlinghetti in cui abitò Jack Kerouac.

Se la drammaticità dei romanzi precedenti è data dal consumo e dall’abuso di sostanze, dalla condizione stessa di giovane artista, nel romanzo “californiano” assistiamo a quel rovescio della medaglia chiamato successo. Nell’immaginario Kerouac è un autostoppista ventiseienne, e nella realtà ha quarant’anni e soffre di delirium tremens. Proprio Ferlinghetti, parlando di Kerouac in un’intervista, disse: “Lui odiava essere diventato famoso, ed è questo che lo ha ucciso…”

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