Pubblicato in origine nel 1934 all’interno di una raccolta di rompicapi, e tornato d’attualità grazie a TikTok, “La mascella di Caino” non è propriamente un libro, ma non è neanche un gioco: si tratta di un complicatissimo enigma linguistico e letterario. Ecco l’intervista de ilLibraio.it al collettivo che si è occupato della traduzione dell’edizione italiana (con la prefazione di Stefano Bartezzaghi): “I giochi di parole non sempre funzionano in italiano, quindi in diversi casi li abbiamo inventati, senza però perdere di vista la loro funzione. Il difficile è stato distinguere quelli che rappresentavano un indizio e quelli che l’autore ha messo lì solo per confondere il lettore (diabolico!)…”

La mascella di Caino (Mondadori, pubblicato in italiano nella traduzione del collettivo The Crime Badger e con la prefazione di Stefano Bartezzaghi) non è propriamente un libro, ma non è neanche un gioco: si tratta di un complicatissimo enigma linguistico e letterario.

Pubblicato in origine nel 1934 all’interno di una raccolta di rompicapi (The Torquemada Puzzle Book), il libro è composto da 100 pagine contenenti le storie di sei assassinii.

la mascella di caino

La mascella di Caino è stato scritto e ideato da Edward Powys Mathers, cruciverbista dell’Observer, con lo pseudonimo di Torquemada, cognome di un inquisitore spagnolo del XV secolo.

Quando fu pubblicato a inizio novecento, il premio per chi fosse riuscito a risolvere l’enigma era di 15 sterline: l’anno successivo furono in due a risolverlo, ma solo il mittente della busta aperta per prima ricevette la ricompensa.

In totale dalla sua pubblicazione La mascella di Caino è stato risolto ufficialmente solo quattro volte: oltre alle due soluzioni del 1935, una risale al 2016 e l’ultima al 2020. Questa non è mai stata resa pubblica, quindi per chi si vuole cimentare non c’è alcuna possibilità di cedere tramite una semplice ricerca su Internet.

Per risolvere l’enigma è necessario individuare nella storia de La mascella di Caino sia le sei vittime sia i sei assassini, ma ciò è molto più difficile di quanto possa sembrare. Innanzitutto le 100 pagine di cui è composto l’enigma sono pubblicate in disordine, e il lettore come prima cosa deve individuarne l’ordine corretto (e no, non basta collegare le frasi che iniziano in una pagina e finiscono in un’altra, perché quasi tutte le pagine finiscono con il punto).

Inoltre è praticamente impossibile arrivare all’ordine corretto tramite colpi di fortuna, visto che le possibili combinazioni sono 100!, il fattoriale di 100, un numero davvero molto grande. Dovranno quindi astenersi dal tentare di risolverlo i lettori che non sopportano l’idea di rovinare un libro, visto che ancora più difficile è trovare l’ordine giusto – l’unico possibile – senza strapparle una a una dalla rilegatura.

La mascella di Caino libro strappato

La mascella di Caino non si definisce enigma letterario solo perché contenuto tra le pagine stampate, ma anche perché colmo di giochi di parole, citazioni, riferimenti culturali, e altri enigmi dentro l’enigma. Basti pensare che il titolo stesso prende il nome da quella che è considerata la prima arma della storia secondo l’Amleto di Shakespeare, e non, come si potrebbe pensare, secondo la Bibbia. Powys Mathers infatti oltre a occuparsi di cruciverba era attivo anche nel mondo letterario: si era occupato di tradurre poesie, oltre ad aver curato un’edizione delle Mille e una Notte e ad aver recensito libri polizieschi.

La curiosità verso questo enigma, che con il passare del tempo si avvicina sempre di più al suo centenario, è rinata negli ultimi anni, e in particolare negli ultimi mesi, grazie a un’esplosione di popolarità avvenuta su TikTok. La sua rinascita a livello editoriale risale al 2016, quando, dopo anni in cui l’enigma sembrava essere stato dimenticato, una copia è stata donata al Laurence Stern Trust, suscitando l’interesse del curatore Patrick Wildgust.

I tentativi (riusciti) di Wildgust di risolverlo hanno portato nel 2019 a una riedizione da parte di Unbound, un editore che pubblica solo testi finanziati tramite crowdfunding. Il libro è stato così ripubblicato sia nella sua forma classica che sotto forma di carte da riordinare, con un’illustrazione di Tom Gauld in copertina (riproposta anche nell’edizione italiana).

Anche questa volta era prevista una ricompensa: mille sterline per chi l’avesse risolto entro il 19 settembre 2020. In 12 hanno spedito una risposta e solo una era corretta: quella inviata dal comico John Finnemore, che complice la pandemia ha trovato il tempo di dedicarsi alla risoluzione di questo enigma. Finnemore ha spiegato di averci messo ben quattro mesi a risolverlo, e che non ci sarebbe riuscito senza innumerevoli ricerche su Internet e moltissimo tempo a disposizione ottenuto durante il lockdown. Anche la versione italiana prevede una ricompensa per chi riuscirà a risolverlo entro l’1 novembre 2022: una gift card Mondadori del valore di 500 euro (qui il regolamento completo).

Versione originale mascella di Caino

L’ultima scintilla che ha fatto rinascere l’interesse verso La mascella di Caino sono stati i reel postati su TikTok dall’assistente documentarista Sarah Scanner a fine 2021. Scanner per risolverlo ha strappato le pagine della sua copia e le ha riordinate su una parete come fossero prove di un film poliziesco, e ha deciso di coinvolgere i suoi follower nell’impresa. È così che l’interesse verso questo rompicapo si è nuovamente rinnovato, portando a un temporaneo esaurimento delle copie sia su Amazon che sul sito di Unbound.

Ora che La mascella di Caino è stato pubblicato per la prima volta in lingua italiana, ilLibraio.it ha contattato il collettivo che si è occupato della traduzione, che ha deciso di definirsi con questa dichiarazione: “Con questo libro si è cimentato un collettivo di traduttori che si riconoscono con lo pseudonimo di The Crime Badger e non vogliono svelare i loro veri nomi. Le loro identità, tuttavia, non sono importanti: potrebbero essere anche una persona sola. Questi traduttori si sono talmente immedesimati nello spirito del libro da voler firmare la traduzione con un enigma”.

Il libro è stato scritto nel 1934, quindi con un inglese diverso da quello utilizzato oggi. Avete scelto di mantenere questa sfaccettatura nella traduzione?
“In linea di massima sì. Tutto sommato, non è stato difficile, perché nel libro si ritrova un pastiche di stili, dovuto non tanto all’epoca in cui è stato scritto quanto alle molte citazioni letterarie e ai giochi di parole. Per quanto riguarda le prime, abbiamo attinto – dove esistevano – alle edizioni pubblicate delle opere, traducendo noi quelle inedite in italiano. Nel fare questa seconda operazione, abbiamo ricalcato il registro originale, creato rime e fatto ricorso a termini arcaici. Quando invece ci siamo trovati davanti a giochi di parole, spoonerismi e altri trucchetti linguistici, abbiamo dato libero sfogo alla fantasia, pur rispettando il criterio usato dall’autore (spoiler: spesso questi giochi di parole sono indizi)”.

Per la traduzione vi è stato comunicato l’ordine corretto delle pagine? Conoscete anche la soluzione?
“Sì, abbiamo l’ordine corretto delle pagine e la soluzione, ma è tutto ben custodito nei nostri archivi informatici! Senza queste informazioni, il lavoro di traduzione sarebbe potuto durare anni, perché avremmo dovuto come prima cosa risolvere l’enigma”.

L’enigma è pieno di riferimenti letterari e giochi di parole. È stato difficile mantenerli in italiano in modo che aiutassero ugualmente a giungere alla soluzione?
“Non così tanto. Il difficile è stato stanarli. Alcuni riferimenti letterari ci hanno fatto subito suonare un campanellino e li abbiamo individuati piuttosto in fretta, altri li abbiamo trovati applicando il metodo caro a ogni traduttore: dubita di ogni cosa. In altre parole, uno dei ‘trucchi’ è stato leggere e rileggere più volte l’originale per capire dove c’erano frasi che stridevano e approfondire il perché. Ogni volta che qualcosa suonava strano, ed è successo spesso, abbiamo controllato la fonte e l’abbiamo trovata. I giochi di parole non sempre funzionano in italiano, quindi in diversi casi li abbiamo inventati, senza però perdere di vista la loro funzione. Il difficile è stato appunto distinguere quelli che rappresentavano un indizio e quelli che l’autore ha messo lì solo per confondere il lettore (diabolico!). Possiamo però garantire che gli indizi ci sono tutti… e anche qualcuno in più”.

una pagina de La mascella di Caino

La mascella di Caino contiene anche riferimenti alla cultura inglese e a questioni letterarie legate agli anni ‘30 del 1900. È stato difficile districarsi in questi temi?
“È stata forse la parte più complicata e crediamo sarà quella più ostica per il lettore di oggi, ma confidiamo in un proficuo uso di Internet, una miniera di preziose informazioni: bisogna solo essere sufficientemente scaltri da capire cosa cercare. In questo libro, come in ogni giallo che si rispetti, è tutto sotto i nostri occhi fin da subito”.

Quali sono state le maggiori sfide che avete affrontato in questa traduzione?
“Un’enorme difficoltà è stata senza dubbio quella di pensare come l’autore, o almeno tentare di farlo. Si potrebbe dire che ogni libro che traduciamo ci chiede di pensare come il suo autore, ma qui abbiamo dovuto improvvisarci funamboli e destreggiarci tra il ‘cosa’ e il ‘come’, che in queste pagine fanno a gara per accaparrarsi l’attenzione del lettore. A ogni frase ci siamo chiesti perché l’autore stesse usando quelle parole o esprimendo quel concetto. A ogni passaggio ci siamo chiesti se ci stesse conducendo per mano verso la soluzione o se ci volesse portare in un vicolo cieco, nel quale noi dovevamo portare a nostra volta i lettori. Più di una volta abbiamo temuto di non farcela, ma la forza del gruppo ci ha permesso di sostenerci a vicenda. Torquemada ci ha sfidati a ripensare il nostro ruolo di traduttori e ci ha fatto fare un sano bagno di umiltà. E ce lo siamo immaginati ridere di noi quando disperavamo e ridere con noi quando esultavamo”.

Avete voglia di comunicarci qualche indizio riguardante l’enigma che avete scelto come nome per il vostro collettivo? È legato a La mascella di Caino?
“Il nome del collettivo non è legato a La mascella di Caino ma lo sarà per sempre. Niente indizi se non questo. Siamo traduttori stagionati che, forse in crisi di mezza età (traduttivamente parlando), hanno voluto divertirsi un po’: abbiamo aggiunto un enigma ai tanti di questo libro e siamo scomparsi dietro a un nome di fantasia ma fortemente ancorato alla realtà. Questo non ce lo avete chiesto, ma vi raccontiamo un altro aneddoto. Il libro è in corso di traduzione in altri paesi e, grazie all’iniziativa dell’editore inglese, si è creato un gruppo di mutuo soccorso e auto-sostegno sotto forma di segretissime riunioni online durante le quali i traduttori di mezzo mondo si scambiano suggerimenti e risposte, ma soprattutto si danno conforto. Da ultimo, ma non per questo meno importante, vale la pena menzionare il favoloso supporto che abbiamo ricevuto da colui che chiameremo Il Brillante Solutore, l’uomo che – complice il lockdown – ha risolto l’enigma e, a guisa di un Signor Wolf della letteratura, ci ha aiutati a districarci nel labirinto. Thanks, John, we owe you one!”.

[newsletter]

Libri consigliati