Tra i grandi romanzieri dell’Ottocento, un ruolo fondamentale è senza dubbio detenuto da Fëdor Dostoevskij, i cui libri (tra cui “I fratelli Karamazov”, “I demoni”, “Delitto e castigo” e “Memorie del sottosuolo”) hanno fatto la storia della letteratura russa, e sono tutt’oggi considerati capolavori della letteratura globale. Per chi vuole dedicarsi alla lettura di questo importante e prolifico scrittore, ecco una panoramica dei suoi romanzi, tra i classici più apprezzati di sempre
Tra i grandi romanzieri dell’Ottocento fondamentale è detenuto dallo scrittore Fëdor Dostoevskij, i cui libri hanno fatto la storia della letteratura russa, e sono tutt’oggi considerati anche capolavori della letteratura globale. Nato l’11 novembre 1821 a Mosca, e morto il 9 febbraio 1881 a San Pietroburgo, Dostoevskij ha avuto una vita travagliata, caratterizzata da esperienze traumatiche come la condanna a un’esecuzione poi non eseguita all’ultimo momento, la prigionia in Siberia, e la propensione agli attacchi epilettici, che hanno profondamente segnato il suo stile e i temi trattati nelle sue opere.
I libri di Dostoevskij – veri e propri classici – sono conosciuti soprattutto per la profondità psicologica che caratterizza la scrittura dei suoi personaggi, che spesso sono figure di umili origini o che affrontano difficoltà economiche e sociali nel contesto della Russia ottocentesca. Per questa ragione si considera l’opera di Fëdor Dostoevskij anche come una delle principali fonti di ispirazione della letteratura Novecentesca, in cui la componente psicologica del romanzo diventa preponderante.
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Tra i temi principali che emergono nei suoi romanzi spicca inoltre l’approfondimento della condizione umana, e in particolare di personaggi con difficoltà economiche o psicologiche, che per questo vengono emarginati dalla società. Le storie scelte dallo scrittore, inoltre, gli permettono di dedicarsi a tematiche filosofiche e religiose, affrontate con tale profondità da far considerare Dostoevskij anche uno dei pensatori più influenti del suo tempo.
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Per chi vuole dedicarsi alla lettura di questo importante e prolifico scrittore, ecco una panoramica dei romanzi di Dostoevskij, presentati in ordine di pubblicazione:
Povera gente, 1846
Questo romanzo segna l’esordio di Fëdor Dostoevskij, che come è annunciato dal titolo è ispirato dalle difficoltà e sofferenze di chi vive in condizioni di povertà. Composto principalmente dalle lettere che si scambiano due innamorati, Makar Devuskin e Varvara Dobroselova, che si raccontano a vicenda i patimenti quotidiani e i rispettivi sogni di emancipazione, Povera gente si sofferma anche sulle conseguenze psicologiche dovute ai costanti sacrifici da loro affrontati.
(Feltrinelli, a cura di Serena Prina)
Il sosia, 1846
Già nel secondo romanzo di Dostoevskij emerge uno dei temi cardine delle sue opere, cioè le alterazioni psicologiche. Protagonista de Il sosia è l’impiegato Jakov Goljadkin, che in seguito a un cocente rifiuto d’amore, fa lo strano incontro di un uomo con il suo stesso nome e la sua identica storia. Questa figura finirà per tormentarlo, diventando sua antagonista e fonte di irrisione in ogni occasione pubblica…
(Garzanti, traduzione di Pietro Zveteremich)
Le notti bianche, 1848
Oltre che di romanzi, Dostoevskij fu anche scrittore di molti racconti. A titolo di esempio citiamo uno dei più celebri: Le notti bianche, in cui seguiamo un giovane sognatore che passeggia per le vie della città durante le luminose notti dell’estate pietroburghese. Durante il suo peregrinare il sognatore incontra Nasten’ka, una ragazza con cui condivide la sua storia e i suoi pensieri, e per cui sviluppa un amore non corrisposto.
(Garzanti, traduzione di Luigi Vittorio Nadai)
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Netocka Nesvanova, 1849
Torna il tema degli ultimi in questo libro di Dostoevskij, un romanzo di formazione rimasto incompiuto a causa della carcerazione subita dall’autore, che ne segnerà per sempre la coscienza. Il titolo del libro prende il nome dalla protagonista che, nata in un contesto di povertà, riesce a emanciparsene grazie all’adozione in una famiglia in condizione economiche migliori, divenendo però parte delle complicate dinamiche relazionali che la caratterizzano.
(Garzanti, cura di I. Sibaldi)
Il villaggio di Stepančikovo e i suoi abitanti, 1858
Questo romanzo è tra i meno conosciuti di quelli provenienti dalla penna di Dostoevskij, ma uno di quelli che presenta una vena comica più spiccata. Protagonista è Foma Fomìč, figura grottesca e arrogante che cerca di farsi strada alla corte del colonnello di colonnello di Stepančikovo. Fomìč cerca di ammaliare tutti dall’alto della sua superiorità morale, in una comica serie di eventi la cui dinamicità ricorda quella di una pièce teatrale.
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Memorie da una casa di morti, 1861
In questo libro Dostoevskij ha distillato le sofferenze subite durante la prigionia in Siberia, che si possono ritrovare nei racconti delle torture impartite dalle guardie e delle umiliazioni subite dagli altri prigionieri. A peggiorare la situazione è la convivenza forzata con alcuni dei peggiori criminali russi, che non perdono l’occasione di fare sfoggio della loro crudeltà. Di nuovo protagonista è la psicologia dei personaggi, in questo caso quella di un ex detenuto, che decide di fare testimonianza delle sue esperienze.
(Mondadori, traduzione di Mirco Gallenzi)
Umiliati e offesi, 1861
In questo romanzo di Dostoevskij si incrociano due linee narrative convergenti: quella di Nelly, la cui defunta madre è stata abbandonata dal padre prima della sua nascita, e quella di Nataša, rifiutata dal padre a causa dell’uomo che ama. Tra storie d’amore osteggiate dalla classe e dal denaro, delusioni e tragedie, i personaggi finiscono per essere vittime degli intrighi orditi da figure senza scrupoli, e avviliti dalle mire di chi li utilizza come pedine per i propri obiettivi.
(Garzanti, traduzione di Emanuela Guercetti)
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Memorie del sottosuolo, 1864
In Memorie del sottosuolo Dostoevskij approfondisce il tema dell’umanità, e della facilità con cui questa possa degradarsi. Il protagonista, che in alcuni momenti è voce narrante di monologhi, e in altri personaggio di vicende moralmente questionabili, pone se stesso come esempio di malvagità antieroica, di individualità corrotta e di morale smarrita. Un’autoanalisi che si presenta anche come una critica alla società dell’epoca, ma attuale ancora al giorno d’oggi.
(Garzanti, traduzione di Paolo Nori)
Il giocatore, 1866
Il giocatore è un altro dei romanzi di Dostoevskij che nasce da un’ispirazione autobiografica; l’autore infatti lo scrisse per cercare di risollevarsi economicamente dopo aver contratto debiti di gioco. Comune denominatore dei personaggi, interessati da drammi familiari e amori non corrisposti, è il problema del gioco d’azzardo, che influisce sulle possibilità economiche di chi ci si dedica, indipendentemente dall’educazione e dalla provenienza sociale. Ad ammalarsi di gioco è proprio il protagonista, che impassibile di fronte a grandi vincite o grandi perdite, lascia che sia il caso a segnare il corso del proprio destino.
(Garzanti, traduzione di Gianlorenzo Pacini)
Delitto e castigo, 1866
Tra i romanzi più iconici della carriera di Dostoevskij c’è sicuramente Delitto e Castigo, in cui forse emerge con più forza degli altri l’istinto dello scrittore ad analizzare la psicologia dei personaggi. Ci troviamo infatti nei pensieri di Raskolnikov, studente con pochi mezzi che credendosi al di sopra della morale decide di commettere un omicidio. Una volta macchiatosi del delitto cade in una spirale di deliri febbrili dovuti al rimorso, fino a giungere alla disperata ricerca di redenzione.
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L’idiota, 1869
Che forma prenderebbe, nella Russia ottocentesca, la vita di un uomo totalmente buono? Dostoevskij, ispirandosi alla figura di Cristo (e in particolare alla sua raffigurazione nel quadro Corpo di Cristo morto nella tomba di Hans Holbein il Giovane) e dedicandosi al tema della ricerca della verità cristiana, costruisce un libro denso di avvenimenti che ruotano intorno alla figura del principe Myskin, genuinamente lontano da cinismo e meschinità, e per questo scambiato dagli uomini intrisi di mondanità per un “idiota”.
(Garzanti, traduzione di Licia Brustolin)
L’eterno marito, 1870
Una vena ironica si fa spazio in questo romanzo breve di Dostoevskij, in cui due figure maschili apparentemente opposte (il marito e l’amante) si fanno da specchio nelle loro rispettive inadeguatezze di fronte alla vita. Vel’caninov, quarantenne nevrotico è schiacciato dalla propria ipocondria, mentre Pavlovic viene costantemente sopraffatto dalle figure femminili. Accomunati dalla relazione con la ormai defunta Natalia, amante del primo e moglie del secondo, i due si sfideranno in un duello psicologico da cui nessuno uscirà vincitore.
(Garzanti, traduzione di Licia Brustolin)
I demoni, 1871
Ne I demoni tornano tutti i grandi temi filosofici dostoevskijani, come la doppiezza dell’uomo, la ricerca di una verità morale, la colpa e la redenzione, in questo caso però all’interno di una più generale critica dell’autore alle nuove generazioni della Russia del suo tempo, nella sua visione votate al nichilismo e corrotte da un pericoloso individualismo. Il demoniaco Stavrogin in primis, ma anche le figure di cui è circondato, si macchiano o pianificano delitti terribili, apparentemente incapaci di provare senso di colpa e di sentirsi responsabili delle conseguenze.
(Garzanti, traduzione di Francesca Gori)
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L’adolescente, 1875
In questo libro Dostoevskij si dedica alla descrizione di un avvincente dramma familiare, che vede al suo centro Arkadij, diciannovenne che serba rancore verso il padre per l’abbandono subito. Arkadij idea quindi un piano con cui ottenere una rivincita personale, il quale però viene stravolto dagli eventi e dall’ambivalenza dei suoi sentimenti nei confronti della figura paterna.
(Garzanti, a cura di Luigi Vittorio Nadai)
I fratelli Karamazov, 1880
L’ultimo libro scritto da Dostoevskij è anche uno dei più celebri. Dedicato a temi profondi, il romanzo si interroga su questioni come la fede, il male e la morale, e per questo non è considerato solamente un’opera di finzione ma anche un testo dallo spiccato valore filosofico. Fëdor Karamàzov è un uomo detestabile, che ha cresciuti i propri figli nell’indifferenza. Quando viene assassinato uno di loro viene accusato dell’omicidio, e così scopriamo le diverse reazioni che si innescano in seguito al delitto nella psiche i figli, diversi tra loro per indole e propensione.
(Garzanti, traduzione di Maria Rosaria Fasanelli)
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