Da sempre, l’essere umano è stato affascinato dall’idea di volare: con la nascita dell’aviazione, quel desiderio è stato esaudito, e sono stati molti gli autori e le autrici a rimanere incantati dall’esperienza del volo in aeroplano. Ripercorriamo alcuni degli scrittori e delle scrittrici più celebri che hanno scritto libri sul volo, spesso (ma non sempre) per esperienza diretta, in quanto aviatori e aviatrici. Da Antoine de Saint-Exupéry a Daniele Del Giudice, passando per Beryl Markham e Roald Dahl, un viaggio avventuroso ed emozionate, ma ricco anche di spunti di riflessione…
Fin dall’antichità, il volo ha esercitato un particolare fascino sull’essere umano.
Per gran parte della storia umana, la possibilità di librarsi nell’aria non è stata concepibile se non attraverso l’immaginazione: che fosse tramite cavalli alati, ali di cera, tappeti magici o scope volanti, per secoli e secoli l’unica possibilità per l’uomo di volare è stato attraverso il mito e la letteratura.
È stato molto lungo, invece, il cammino della scienza e della tecnica per giungere alla realizzazione di quell’antico desiderio. Dai primi studi rinascimentali di Leonardo Da Vinci per la creazione delle cosiddette “macchine volanti“, l’uomo arriva a conquistare il cielo solo nel 1783, con il primo volo con passeggeri di una mongolfiera.
Ma per la nascita dei primi aeroplani bisogna attendere il ventesimo secolo, con i primi pionieri dell’aviazione, che porteranno nei decenni successivi a un rapido sviluppo dell’aeronautica, anche (ma non solo) nel campo militare.
Oggi, probabilmente, il volo ha perso per molti la sua componente immaginifica e sorprendente, trasformandosi in una pratica per lo più quotidiana e “scontata”. Ma sono molti gli uomini e le donne che hanno visto nell’aviazione un prodigio, prima, e un obiettivo di vita, poi. Persone che hanno fatto dell’aviazione una passione, una necessità e un lavoro, affrontando i pericoli che portava con sé. I primi anni dell’aviazione, infatti, sono stati incerti e rischiosi, ma anche fondamentali per lo sviluppo delle tecnologie aereonautiche.
Questi uomini e queste donne hanno poi rievocato la loro esperienza in racconti autobiografici, romanzi e saggi, divenendo, quindi, aviatori-scrittori (o sarebbe meglio dire scrittori-aviatori?)
Attraverso questi racconti, emergono anche riflessioni profonde sull’esistenza e sul mondo, alternativamente minaccioso e incantevole, fragile e maestoso. E sono pensieri che, in fondo, risuonano anche nella nostra interiorità, in quella piccola parte di noi che rimane ancora a bocca aperta, come un bambino, nel vedere le città e i paesaggi divenire sempre più piccoli fuori dal finestrino.
Iniziamo quindi il nostro viaggio tra alcuni dei più importanti libri sul volo, attraverso le vite di autori e autrici che hanno contribuito non solo alla storia della letteratura ma anche a quella dell’aviazione.
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Antoine de Saint-Exupéry

Antoine de Saint Exupery (foto Getty Images)
Parlando di scrittori aviatori, il nome che probabilmente appare per primo nella nostra mente è quello di Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944), autore de Il Piccolo Principe e di altri celebri romanzi e racconti. Dopo la sua prima esperienza di volo nel 1912, nel 1921, dopo aver tentato invano di accedere alla scuola nautica, il giovane Antoine intraprese il percorso dell’aviazione, ottenendo il brevetto da pilota civile e successivamente quello militare. Venne poi assunto dalla compagnia Aéropostale per il trasporto della posta da Tolosa a Dakar.
A partire dal suo primo racconto, L’aviatore (1926) e proseguendo con Corriere del sud (1929) e Volo di notte (1931), lo scrittore mette al centro delle sue opere il racconto della vita del pilota, tra libertà e precarietà, responsabilità e sacrificio. Incapaci di vivere in altro modo, gli aviatori rinunciano alle dolcezze della vita stanziale e perseguono le loro imprese, mettendo spesso in pericolo la loro incolumità per raggiungere la loro destinazione e potendo sempre contare sui loro compagni.
Il testo che esprime di più la prospettiva dell’autore è Terra degli uomini (1939), romanzo che segue il racconto delle avventure dell’autore (dal suo primo volo all’incidente che lo ha fatto precipitare nel deserto del Sahara in compagnia del suo motorista Prévot) e quelle dei suoi compagni, tra cui i pionieri Jean Mermoz e Henri Guillaumet. Ma non solo: il libro si pone anche come opera profonda e riflessiva sul rapporto tra l’aeroplano, il pilota, la terra e gli altri esseri umani.
Saint-Exupéry partecipò anche alla Seconda guerra mondiale come pilota di ricognizione per la Francia e poi, con l’ingresso in guerra degli Stati Uniti, per l’aviazione americana. La sua esperienza di pilota militare è riportata in Pilota di guerra (1942), assieme alle sue riflessioni di ordine morale legate all’avanzare del nazifascismo e al disorientamento dell’esercito francese.
Trasferitosi in America, in quegli anni pubblicò in lingua inglese Il Piccolo Principe (1943), opera che ha tra i suoi protagonisti proprio un’aviatore precipitato nel Sahara, il quale incontra un piccolo visitatore proveniente da un asteroide, giunto nel deserto alla fine del suo viaggio tra i pianeti.
Già provato dall’avanzare degli anni e da numerosi incidenti, Saint-Exupéry venne incaricato di cinque ultime missioni prima del ritiro. Decollato il 31 luglio 1944 dalla Corsica, non fece più ritorno: dopo il ritrovamento del suo aereo nel 2004, rimane ancora incerta la causa della sua scomparsa.
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Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nella foto di APIC/Getty Images
Gabriele D’Annunzio (1863-1938), poeta vate dallo stile di vita lussuoso e inimitabile, oltre che figura di spicco nella società italiana tra Ottocento e Novecento, è stato al centro non solo della scena letteraria, ma anche delle trasformazioni storiche e politiche del nostro paese. Volò per la prima volta (come passeggero) il 12 settembre 1909, a Brescia, davanti agli occhi di un giovane e ancora sconosciuto Kafka, giunto per documentare una delle prime imprese di volo.
La sua passione per l’aviazione, al centro anche del romanzo Forse che sì, forse che no (1910), proseguì durante gli anni della Prima guerra mondiale. Nel 1915 D’Annunzio ottenne il brevetto di Osservatore d’aereo e partecipò a numerosi voli con lancio di manifesti propagandistici. Nel 1916, a causa di un atterraggio d’emergenza che gli provocò una lesione alla tempia e la temporanea cecità, fu obbligato a un periodo di immobilità e di buio assoluto, che lo portò a redigere il Notturno, un’opera introspettiva e intima scritta servendosi di piccole strisce di carta e di una matita. Dopo la convalescenza,
D’Annunzio tornò all’opera, prendendo parte, sempre come passeggero, all’impresa del volo su Vienna del 1918, quando otto biplani Ansaldo S.V.A. volarono oltre le Alpi fino alla capitale austriaca, dove gettarono volantini riportanti (tra gli altri) un lungo e solenne testo del poeta.
“(…) Il rombo della giovane ala italiana non somiglia a quello del bronzo funebre, nel cielo mattutino. Tuttavia la lieta audacia sospende fra Santo Stefano e il Graben una sentenza non revocabile, o Viennesi. Viva l’Italia!”
Liala
Amalia Liana Negretti Odescalchi (1897-1995), detta Liala, deve il suo pseudonimo proprio allo stesso D’Annunzio, che desiderava che nel suo nome fosse presente un’ala, proprio per via del legame tra la scrittrice comasca e il mondo dell’aviazione. Liala, autrice di oltre 70 romanzi d’amore, che la rendono una delle più importanti scrittrici e bestselleriste del Novecento, arrivò alla fama con Signorsì (1931), libro che al momento della sua pubblicazione con Mondadori andò esaurito in solo 20 giorni.
Il romanzo è incentrato sulla storia d’amore tra Furio, un giovane aviatore dedito a una vita spensierata e priva di legami, e Renata, giovane donna tormentata dal ricordo della madre, che catturerà il cuore di Furio.
Ma questo è solo uno dei moltissimi libri di Liala ispirati al mondo dell’aviazione: nei suoi primi romanzi, l’autrice si rifà spesso all’ambiente militare, che conosceva attraverso il marito, il marchese e ufficiale di marina Pompeo Cambiasi, e al mondo aeronautico in particolare, con espliciti riferimenti a eventi storici e a personaggi reali, come il pilota di idrovolanti Pietro Sordi, con cui la scrittrice ebbe una relazione dal 1930 al 1948, e Vittorio Centurione Scotto, aviatore morto tragicamente per un incidente con il suo idrovolante sul lago di Varese.
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Beryl Markham

Beryl Markham (foto Getty Images)
Nata nel 1902 nella contea di Rutland, in Inghilterra, Beryl Markham non è solo una delle prime aviatrici, ma è stata anche in grado di distinguersi in molti altri campi, dall’addestramento dei cavalli alla padronanza delle lingue. Trasferita in Kenya con il padre a soli quattro anni, Markham conobbe da vicino la lingua e la cultura del paese, dove visse per gran parte della sua vita e dove morì nel 1986.
Ricordiamo Beryl Markham anche per la sua trasvolata sull’Atlantico da est a ovest, ovvero dall’Inghilterra al territorio canadese della Nova Scotia: fu la prima a compiere questa impresa in solitaria e senza interruzioni, aggiudicandosi un record.
La sua vita avventurosa, libera e indipendente è raccontata nel suo libro di memorie A occidente con la notte (Beat, traduzione di Delfina Vezzoli): pubblicato negli anni Quaranta, il libro è stato riscoperto nel 1983 ed esaltato per la scrittura raffinata di Markham, oltre che per la capacità di evocare nitidamente le atmosfere inospitali ma meravigliose dell’Africa Orientale.
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Roald Dahl

Roald Dahl (foto Getty Images)
Roald Dahl (1916-1990), autore di famosi libri per l’infanzia e non solo, è stato anche aviatore per la Royal Air Force, l’aeronautica militare britannica, negli anni della Seconda guerra mondiale. Come raccontato dall0 scrittore nella sua autobiografia dedicata all’infanzia, Boy (1984, Salani, traduzione di Donatella Ziliotto), Dahl è nato da genitori di origine norvegese, ma visse e studiò in Inghilterra, per poi trovare un’impiego presso la compagnia petrolifera Shell e spostarsi nell’Africa Orientale. Con l’inizio della guerra e l’ingresso nell’aviazione britannica le sue missioni da pilota si concentrarono sul territorio africano, dal Kenya alla Libia, ma anche su Grecia, Siria e Libano.
Nella sua seconda autobiografia, In solitario (1986, Salani, traduzione di Mariarosa Giardina Zannini), Dahl rievoca gli anni passati nell’esercito, caricandoli di avventura e di atmosfere esotiche, ripercorrendo anche l’incidente che gli causò una frattura al cranio e altalenanti momenti di cecità, per cui dovette tornare in Inghilterra.
Durante e dopo la Guerra, il tema del volo rimase al centro dei suoi scritti: nel romanzo per bambini I Gremlins (1943), un aviatore entra in contatto con un piccolo mostriciattolo responsabile del guasto del suo aereo, scoprendo un’intera società di dispettosi gremlins, disposti infine a collaborare con Gus e i britannici nella lotta contro i nazisti. Questo libro ha in parte ispirato l’omonimo film di Steven Spielberg del 1984.
Anche in molti dei racconti per adulti di Dahl il tema del volo e la sua esperienza da aviatore risultano fondamentali, come nella raccolta Over to You: Ten Stories of Flyers and Flying (1946), oggi contenuta in Tutti i racconti (Longanesi, traduzioni di A. Bariffi, M. Bocchiola, F. Cocco, L. Corbetta, G. Garbellini, P. Uberti del Freo e A. Veraldi). Qui lo scrittore riprende storie autobiografiche, in seguito inserite anche in In solitario, unendole a racconti romanzati e di fantasia. Con una forma più lenta e riflessiva rispetto allo stile brillante e ironico che contraddistingue solitamente Dahl, in questa raccolta trovano spazio riflessioni profonde sulle conseguenze della guerra sulla vita (e la morte) di civili e piloti.
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Richard Bach

Richard Bach (foto Getty Images)
Tra gli scrittori aviatori ricordiamo anche Richard Bach (1936-), autore di libri sul volo come il bestseller Il gabbiano Jonathan Livingston (1970, BUR, traduzione di Pier Francesco Paolini), libro che lo portò alla popolarità. Incentrato sul percorso di crescita di un gabbiano, il romanzo si sofferma sulla passione del protagonista per il volo, inteso come forma di miglioramento e di espressione, per cui, a differenza dei suoi simili, il gabbiano Jonathan si diletta in acrobazie e gare di velocità.
Lo stesso Bach è stato pilota acrobatico e pilota riservista per l’U.S. Air Force, e il volo è sempre stato per lui fonte di ispirazione per la scrittura, divenendo talvolta argomento centrale ed esplicito dei suoi romanzi, e talvolta (come nel caso del già citato Il gabbiano Jonathan Livingston) metafora per la vita intera.
A metà strada tra realtà e fantasia, Illusioni -Le avventure di un Messia riluttate (1977, Rizzoli, traduzione di B. Oddera) è il racconto di un pilota con capacità ultraterrene, il cui aereo non consuma benzina, e che permette a Bach di costruire una riflessione spirituale sul destino e sulla vita.
In viaggio con Puff – Un delicato gioco di vita e di morte (2013, Rizzoli, traduzione di Giada Fattoretto) racconta invece il viaggio di Bach attraverso gli Stati Uniti in compagnia di Puff, un piccolo idrovolante, simbolo di una vita anfibia tra cielo e acqua, con cui il pilota deve imparare a costruire una speciale sintonia.
Daniele Del Giudice

Daniele Del Giudice (Getty Images, foto di Leonardo Cendamo)
Concludiamo questa carrellata di libri sul volo con Daniele Del Giudice (1949-2021), scrittore, saggista, e pilota appassionato.
Del Giudice ha raccontato il volo tramite linguaggi e modalità molto diversi: lo vediamo al centro dei saggi contenuti in In questa luce (2013, Einaudi), dove lom scrittore si sofferma sul linguaggio tecnico dell’aviazione, sulla responsabilità del pilota e sul legame tra il volo e la vita; ma lo vediamo anche all’interno dei suoi romanzi, dove si intrecciano autobiografia e finzione, narrativa e riflessioni speculative.
Dai due piloti amatoriali protagonisti di Atlante occidentale (1985, Einaudi) a Staccando l’ombra da terra (1994, Einaudi), testo che più di tutti si sofferma sul mondo dell’aviazione, unendo il presente del narratore protagonista (probabilmente lo stesso Del Giudice) alla storia passata dell’aviazione. Del Giudice ripercorre la Seconda guerra mondiale, l’incidente di Conca di Crezzo e la strage di Ustica, instaurando un dialogo onirico e surreale con le figure fantasmatiche dei piloti, continuamente costretti, non solo in vita, a fare i conti con l’ombra della morte.
Ma del mondo dell’aviazione è rievocata anche la facoltà di generare solidarietà e vicinanza (come quella tra compagni o tra istruttore e allievo), e la capacità di far raggiungere una maturazione più profonda, ma non per questo meno sofferta.
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