“Orgoglio e pregiudizio”, scritto dall’autrice britannica Jane Austen e pubblicato nel 1813, è considerato un classico della letteratura del primo Ottocento. Se non l’avete ancora letto, se volete (ri)scoprirne la trama o anche solo qualche curiosità, ecco un viaggio tra gli elementi chiave di uno dei romanzi inglesi ancora oggi più letti in tutto il mondo…

Vivace, arguto e appassionante, Orgoglio e pregiudizio (Garzanti, traduzione di Isa Maranesi) è senza dubbio il titolo più acclamato della scrittrice britannica Jane Austen (1775-1817), molto nota anche per opere quali Ragione e sentimento, Emma e Persuasione.

Un testo di grande finezza introspettiva, che mescola un filone più romantico – fatto di malintesi, sguardi rubati personaggi indimenticabili – a dei risvolti più sociali, offrendoci uno spaccato della vita quotidiana, della condizione femminile e delle consuetudini borghesi (più o meno condivisibili) diffuse nel tardo Settecento.

Se non l’avete ancora letto, se volete (ri)scoprirne la trama o anche solo qualche curiosità, in questo articolo ripercorriamo gli elementi chiave di uno dei romanzi inglesi ancora oggi più letti in tutto il mondo…

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Orgoglio e pregiudizio: di cosa parla, in breve

Pubblicato il 28 gennaio 1813 e ambientato alla fine del XVIII secolo nell’Hertfordshire, in Inghilterra, Orgoglio e pregiudizio ci presenta fin dalle prime pagine i componenti della famiglia Bennet, le cui cinque figlie sono fonte di costante preoccupazione per la signora Bennet, che quanto prima vorrebbe trovare un marito a ciascuna di loro.

Quando allora il ricco e gentile Mr. Bingley si trasferisce a Netherfield e si invaghisce della dolce Jane, la primogenita, la signora Bennet inizia a nutrire grandi speranze per il futuro.

A dare un’impressione meno positiva è invece Mr. Darcy, un amico di Bingley ben più ricco ma dai modi più seri e distaccati, che durante un ballo tratta con superiorità e disprezzo Elizabeth, la secondogenita dei Bennet, alimentando il pregiudizio che ha su di lui l’intelligente e anticonvenzionale protagonista.

Copertina del libro Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen

Nel frattempo, la famiglia Bennet è costretta ad affrontare altre difficoltà: Bingley si allontana repentinamente da Jane, senza darle spiegazioni e causandole un grande dispiacere, mentre Mr. Collins, un cugino che presto erediterà la loro proprietà familiare, propone un matrimonio di convenienza a Lizzy, che tuttavia lo rifiuta con fermezza.

Come se non bastasse, la giovane e impulsiva Lydia Bennet si invaghisce di Mr. Wickham, un affascinante ufficiale che in passato sembra essere stato trattato ingiustamente da Darcy, alimentando ancora di più il disprezzo di Lizzy nei suoi confronti.

Impossibile, quindi, che quest’ultima accetti la mano di Mr. Darcy nel momento in cui lui si dichiara maldestramente a lei, insultando senza volerlo i Bennet e mortificando ancora di più la protagonista, che gli rinfaccia di aver peraltro contribuito a separare Jane da Bingley.

Quando, però, Lydia scappa con Wickham, mettendo a rischio la reputazione della famiglia, Darcy interviene in segreto per sistemare la situazione, pagando il debito di Wickham e permettendo a Lydia di sposarlo. Un gesto disinteressato che trasforma gradualmente l’opinione di Lizzy su di lui, grazie anche a una lettera in cui il gentiluomo le chiarisce i retroscena e le motivazioni alla base dei suoi ambigui comportamenti.

Avendo appreso la verità sul suo conto e sulla sua nobiltà d’animo, Lizzy inizia a provare del tenero per Mr. Darcy e lui, stavolta con grande umiltà, la chiede nuovamente in sposa: la giovane accetta commossa, riconoscendo di essersi sbagliata e apprezzando la sua magnanimità.

Intanto a riunirsi e a convolare a nozze sono anche Jane e Mr. Bingley, portando il romanzo a chiudersi con un doppio matrimonio che, dopo quello quello fra Lydia e Whickam, sancisce il superamento di tutte le incomprensioni a causa delle quali la felicità della famiglia Bennet rischiava di essere compromessa.

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Qualche curiosità su Orgoglio e pregiudizio

A oltre duecento anni di distanza dalla sua pubblicazione, Orgoglio e pregiudizio è un testo che non smette di sorprendere nemmeno chi crede di conoscerlo a menadito. Sapevate, per esempio, che il titolo originario era diverso da quello che conosciamo oggi?

Sì, perché Jane Austen lo aveva inizialmente battezzato First Impressions, sottolineando così l’inganno delle apparenze nei rapporti dell’epoca, anche se poi l’editore le aveva suggerito di optare per qualcosa di più incisivo – che lei, si racconta, avrebbe preso in prestito da uno dei suoi romanzi preferiti, Cecilia di Frances Burney (1752-1840).

Il manoscritto, peraltro, fu completato quando la scrittrice aveva appena ventun anni, anche se la pubblicazione tardò poi ben sedici anni ad arrivare: Il primo editore a cui lo sottopose rifiutò il testo senza nemmeno leggerlo e quando infine vide la luce, dopo varie sfoltiture certosine, fu accompagnato dalla semplice dicitura By a Lady.

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La risposta di critica e pubblico fu piuttosto positiva, benché destasse qualche perplessità che Lizzy avesse rifiutato una proposta come quella ricevuta la prima volta da Mr. Darcy. Di certo, tuttavia, non passarono inosservate l’acume della sua penna, la personalità moderna delle sue protagoniste e la sua abilità nel far procedere la narrazione quasi “a passo di danza“.

Gli scambi di battute tra i personaggi ricordano infatti quasi un minuetto, un gioco di avvicinamenti e ritirate, passi falsi e riprese eleganti, che peraltro si svolgono in un contesto sempre ricco di fascino e descritto nei minimi dettagli.

A darcene la riprova è il fatto che sia stato possibile rintracciare nel Derbyshire la tenuta che potrebbe aver ispirato quella di Pemberley: l’ipotesi più probabile è che si tratti di Chatsworth House, dimora dei duchi di Devonshire, che Jane Austen visitò durante uno dei suoi viaggi.

Chatsworth House nel XIX secolo, la tenuta che ispirò Pemberley nel romanzo 'Orgoglio e pregiudizio'

Chatsworth House nel XIX secolo

La citazione più memorabile

Si può ricondurre un’opera tanto sfaccettata come Orgoglio e pregiudizio a una sola citazione? Probabilmente no, ed ecco perché in realtà abbiamo voluto dedicare al capolavoro di Jane Austen un intero articolo sulle frasi più memorabili tratte dal romanzo.

Se, però, in questa sede dovessimo sceglierne una che racchiuda il senso dell’intera storia, rivelandosi indicativa dello stile dell’autrice, del suo piglio pungente e profondo e – al tempo stesso – delle tematiche affrontate nel testo, non potremmo che pensare al suo celebre incipit, che proponiamo qui – fra le tante traduzioni possibili – nella versione di Isa Maranesi per l’edizione Garzanti:

È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie. E benché poco sia dato sapere delle vere inclinazioni e dei proponimenti di chi per la prima volta venga a trovarsi in un ambiente sconosciuto, accade tuttavia che tale convinzione sia così saldamente radicata nelle menti dei suoi nuovi vicini da indurli a considerarlo fin da quel momento legittimo appannaggio dell’una o dell’altra delle loro figlie.

Una citazione tratta da Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen

Atmosfera British, giovani donne in età da marito, rapporti di vicinato, gentiluomini forestieri, sotterfugi altoborghesi: gli ingredienti per immergerci nella vicenda fin dalle prime righe ci sono tutti, insieme naturalmente a un pizzico di satira.

Fra righe è nascosto oltretutto un dettaglio delizioso, dal momento che Jane Austen ci propone come “cosa nota e universalmente riconosciuta” quella che in realtà è solo una norma di costume, invitandoci ad andare al di là delle prime impressioni come dovranno fare – dal canto loro – anche Lizzy e Mr. Darcy.

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L’autrice, che tra libri, risate e piccole commedie familiari

La scrittrice inglese Jane Austen

Per ripercorrere brevemente la vita dell’autrice (se volete approfondire l’argomento, trovate qui il nostro speciale sulla biografia di Jane Austen), nata nel 1775 a Steventon, nell’Hampshire, va detto che suo padre – il reverendo George Austen – le aprì le porte della propria biblioteca, mentre la madre – Cassandra Leigh – le trasmise il senso dell’umorismo.

Jane Austen crebbe dunque tra libri, risate e piccole commedie familiari, condividendo un legame speciale con la sorella Cassandra, confidente di tutta una vita. Già da adolescente iniziò poi a scrivere i primi racconti e le prime parodie, piccoli esperimenti d’ironia che sarebbero stati raccolti nei suoi Juvenilia (Rusconi, traduzione di Michela Roasio).

Nel frattempo, dopo un breve periodo in collegio, tornò a casa e divorò ogni volume che avesse portata di mano, restando colpita in particolare da Samuel Richardson (1689-1761), dalla già citata Frances Burney (1752-1840) e dai romanzi gotici.

Quanto al fronte sentimentale, la vita di Jane Austen resta avvolta nel mistero: si dice che il suo cuore battesse per il giovane irlandese Tom Lefroy ma che le barriere sociali li avessero sempre tenuti distanti. Ricevette anche una proposta di matrimonio da Harris Bigg-Wither – che accettò e respinse nell’arco di una notte, scegliendo la libertà a un’unione di convenienza.

Le sue opere più famose nacquero invece tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento: Ragione e sentimento (Newton Compton, traduzione di Pietro Meneghelli) fu il primo a essere dato alle stampe nel 1811, seguito come dicevamo da Orgoglio e pregiudizio nel 1813.

Vennero poi Mansfield Park (Garzanti, traduzione di Simone Buffa di Castelferro) nel 1814 ed Emma (Garzanti, traduzione di Mario Praz) nel 1815, mentre Persuasione (Garzanti, traduzione di Luciana Pozzi) e L’abbazia di Northanger (Garzanti, traduzione di Teresa Pintacuda) furono pubblicati dopo la sua scomparsa, che avvenne nel 1817 a causa forse del morbo di Addison, o forse di un linfoma di Hodgkin.

Pubblicò i suoi romanzi in forma anonima…

Sepolta nella cattedrale di Winchester, Jane Austen pubblicò i suoi romanzi in forma anonima e, anche se lì per lì ricevettero una certa attenzione, fu solo quando intellettuali del calibro di Henry James (1843-1916) e di Virginia Woolf (1882-1941) ne riconobbero il genio che raggiunsero la consacrazione che meritavano.

Maestra della sottigliezza psicologica e del realismo narrativo, la scrittrice fu infatti una precorritrice del non detto e un’innovatrice dei romanzi di formazione, evidenziando in maniera sempre discreta ma incisiva le restrizioni imposte alle donne del suo tempo.

Fra dialoghi brillanti, ritratti affilati e trame estremamente equilibrate, le opere di Jane Austen diventarono così un punto di riferimento per la letteratura dell’Ottocento e del primo Novecento, venendo poi adattate sempre più spesso per il mondo del cinema, della tv, dei fumetti e dei graphic novel, e mantenendo inalterata la loro freschezza e attualità.

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