Tra realtà e finzione, magia e turpiloquio, Christelle Dabos (autrice dell’amata saga fantasy “L’Attraversaspecchi”) è di ritorno in libreria con “Qui, solo Qui”, un romanzo che parla di crescita, educazione e adolescenza. Quattro personaggi ci presentano una scuola che assomiglia di più a un regno, fatto di regole stringenti e di crudeli ritorsioni per chi non le segue, lontano dal controllo degli adulti. Qui, dove esistono banchi che si muovono da soli, guru che compiono miracoli e studenti invisibili che lasciano orme sul soffitto, Iris, Pierre, Madeleine e Guy fanno i conti con i propri pensieri e le proprie debolezze, oltre che con quelle leggi che nessuno ha mai osato infrangere…

È un mondo spaventoso, quello che appare dietro ai cancelli della scuola. Chi è al suo primo giorno, come Iris, lo sa, ma deve nascondere la propria paura. Non ci sarà spazio, Qui, per chi piange, per chi è debole: le debolezze sono armi affilate nelle mani degli altri, che tenteranno in tutti i modi di difendersi dagli attacchi, per non subire a loro volta altre ferite.

Una volta varcati i cancelli avviene lo strappo con il passato, con l’infanzia, e si entra in una nuova fase della vita: ci troviamo in un collège (il corrispettivo francese delle scuole medie italiane), un luogo in cui i bambini diventano faticosamente adolescenti, spesso lottando contro tutto e tutti. Ma è difficile riconoscere in Qui, solo Qui (edizioni e/o, traduzione di Alberto Bracci Testasecca) la realtà che conosciamo: la scuola è popolata da banchi che si muovono da soli, guru che compiono miracoli, studenti invisibili che lasciano orme sul soffitto; nelle tubature, ogni giovedì alle 14.28, scorre uno strano liquido che provoca eventi insoliti, ed esiste un Club Ultrasegreto che cerca di studiarlo per evitare la fine del mondo.

Tra realtà e finzione, magia e turpiloquio, l’atteso ritorno in libreria di Christelle Dabos riesce a parlare di crescita ed educazione in modo imprevedibile: attraverso una scuola che assomiglia più a un regno, fatto di regole stringenti e di crudeli ritorsioni per chi non le segue, in cui gli adulti figurano solo come pallide comparse.

Qui, solo qui Christelle Dabos

Dabos, scrittrice e bibliotecaria francese classe 1980, è già nota al pubblico per la caleidoscopica tetralogia fantasy (pubblicata dal 2013 in Francia, e a partire dal 2018 in Italia da edizioni e/o, con la traduzione di Alberto Bracci Testasecca) L’Attraversaspecchi, che, con le sue ambientazioni surreali e gli innovativi poteri soprannaturali, ha riscosso grande apprezzamento, anche su TikTok.

Con Qui, solo Qui, l’autrice mostra un lato diverso della sua narrazione, resa più inquieta e scurrile, proprio come potrebbe essere un adolescente; d’altra parte non perde la sua predilezione per gli elementi fantastici, che però non rassicurano il lettore, anzi, contribuiscono al senso di angoscia e di mistero che aleggia Qui, sulla scuola.

“Dietro la vernice, sotto l’intonaco e il cemento, all’interno dei muri, dentro ciò che non si vede, percepisco qualcosa che non riesco ancora a definire, qualcosa di fottutamente feroce che riempie tutta la scuola e mi entra nelle ossa. Qualcosa che presto farà parte di me”.

Quattro personaggi ci guidano alla scoperta di questo luogo cristallizzato nel tempo e imprigionato nelle gerarchie. Iris, la più piccola, ha capito immediatamente che per sopravvivere Qui non può far altro che barricare il suo animo sensibile dietro una scorza dura, un’indifferenza sorda al dolore che si porta dietro, ai ricordi di mani amorevoli che stringevano la sua, ma che ora l’hanno lasciata sola. Iris dimentica così tanto sé stessa da scomparire: ormai diventata invisibile e cancellata dalla memoria di tutti, vaga per i corridori, cercando dentro di sé una soluzione.

Pierre, del secondo anno, è un “dispari“: è il ventisettesimo alunno della sua classe, e a differenza degli altri “pari”, non ha un compagno di banco. Questo, Qui, significa emarginazione, botte e indifferenza, che il ragazzo accetta su di sé come fossero il suo unico destino, la sua unica possibilità di esistere: che sia davvero così?

Madeleine, al terzo anno, non ha nulla in comune con Louise, la talentuosa amica che l’ha sempre messa in ombra e che ora, al contrario di lei, si sta affacciando al mondo della sessualità. Madeleine passa i suoi giorni a desiderare di provare qualcosa di diverso dal torpore; ma anche quando il suo desiderio sembra esaudirsi in un’improvvisa rivelazione, non riesce comunque a sentirsi completa.

Infine Guy, il più grande, è un Alto, il che significa che nella scala gerarchica di Qui sta sopra i Bassi, ma sempre sotto al Principe, colui che detta le leggi della scuola, e che, con questo potere, ha stabilito il divieto di guardarlo in faccia. Il primo giorno di scuola, Guy è accoppiato a una nuova Bassa, la Straniera, che con il suo sguardo penetrante e intelligente è decisa a non piegarsi alle regole. Con il tempo, il ragazzo imparerà il nome della nuova arrivata, Sophie, che sarà capace di scuoterlo dall’inerzia, rivelando le insicurezze che teneva nascoste persino a se stesso.

Di questi personaggi leggiamo ogni pensiero, da quelli più superficiali fino ad arrivare a neri e vischiosi vortici di paranoie e sofferenza. È anche attraverso questi che Christelle Dabos dimostra le difficoltà che i ragazzi devono affrontare, lasciati soli da genitori e professori consapevolmente ciechi davanti ai soprusi.

Le turbolenze interiori dei protagonisti crescono fino a diventare (a volte, in senso letterale) degli spettri che li seguono dappertutto, ricordando loro cosa non dire e fare, in un ciclo senza fine di rinunce, finzione e paura.

Eppure, davanti alla prospettiva di una vita inautentica e basata sull’apparenza, emerge alla fine la speranza di ritrovare se stessi, di ricomparire dopo essersi persi. E per farlo c’è una sola possibilità: quella di decidere di interrompere il ciclo e di infrangere le regole, sventando la fine del mondo e creando, in questo modo, un nuovo e più giusto Qui.

“All’improvviso non hai più paura. Perché è vero, dipende da te”.

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