L’arrivo in libreria de “Il manoscritto incompiuto”, romanzo d’esordio di Liam Callanan, è l’occasione per ricordare alcune curiose vicende editoriali legate a grandi autori di ieri e di oggi come Raymond Carver, Primo Levi, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Jack Kerouac, Stephen King, Fëdor Dostoevskij, Gabriele D’Annunzio, Lee Child e J.R.R. Tolkien…

Leah Eady è abituata alle assenze del marito. Ogni volta che lavora a un nuovo romanzo, Robert scompare per qualche tempo, lasciando una nota con scritto: “Torno presto”. Stavolta, però, al posto del solito biglietto, Leah trova la prenotazione di un volo per Parigi a nome suo e delle figlie. Possibile che Robert voglia essere raggiunto? Eppure, arrivate in Francia, non c’è il marito ad accoglierle, bensì il suo manoscritto, incompiuto, che racconta di una famiglia americana che si trasferisce a Parigi.

Il manoscritto incompiuto (Nord, traduzione di Francesca Sassi è il romanzo d’esordio di Liam Callanan, scrittore, giornalista e professore associato di letteratura inglese all’università del Wisconsin.

Nel suo libro la protagonista si ritrova così a seguire gli indizi disseminati nel testo di un romanzo dentro un romanzo e finisce per imbattersi in una libreria del Marais, vicino la Senna, con la facciata dipinta di rosso e una proprietaria che non vede l’ora di cedere l’attività. Quasi senza rendersene conto, Leah acquista il negozio e le centinaia di volumi stipati sugli scaffali, nella speranza che, in una di quelle storie, si celi un tassello del puzzle che la riporterà dal marito. Più passano le settimane, però, più Leah si sente rinascere: rispetto all’esistenza grigia che conduceva a Milwaukee, la vita parigina è un caleidoscopio di colori.  Tra le chiacchiere coi simpatici clienti della libreria e la magia dei libri che divora avidamente, Leah si rende conto che, con o senza Robert, è giunto il momento di prendere in mano la sua vita, e che tocca a lei scegliere il finale del manoscritto incompiuto da cui tutto ha avuto inizio.

In occasione dell’uscita del romanzo di Callanan, che è anche creatore e co-produttore di Poetry Everywhere (una serie di corti animati che diffondono la poesia sugli schermi a bordo dei mezzi pubblici), qui di seguito abbiamo selezionato alcuni aneddoti editoriali legati ad altri celebri manoscritti.

Raymond Carver & Gordon Lish

Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, la celebre raccolta di racconti di Raymond Carver non è arrivata fra le mani dei lettori nel modo in cui l’autore l’aveva inizialmente concepita e scritta. Nel 1967 lo scrittore aveva infatti conosciuto l’editor Gordon Lish, l’uomo che gli cambiò la vita, nel bene e nel male, facendolo scoprire ai lettori di tutto il mondo, ma procurando allo scrittore anche grande sofferenza. L’editing di Lish infatti modificò profondamente i racconti di Carver, ripubblicati in versione originale soltanto molti anni dopo con il titolo Cattedrale. Del rapporto tra Carver, morto nel 1988, e Lish si continua a discutere ancora oggi.

Il no di Natalia Ginzburg a Se questo è un uomo

Se questo è un uomo, opera conosciuta in tutto il mondo che raccoglie le esperienze vissute da Primo Levi nel campo di concentramento di Monowitz, prima di essere pubblicata dalla casa editrice De Silva (che ne fece stampare 2.500 copie), aveva ricevuto nel 1948 il netto rifiuto dell’allora lettrice di Einaudi Natalia Ginzburg. Levi, però, era deciso a non demordere e sottopose nuovamente la sua opera dopo essere diventato traduttore scientifico per la casa editrice dello Struzzo, ma la risposta fu ancora negativa. E rimase tale fino a 10 anni dopo la prima prima pubblicazione…

E quello di Vittorini al Gattopardo

Nel 1957 Giuseppe Tomasi di Lampedusa inviò a Elio Vittorini il manoscritto de Il gattopardo per farlo valutare per un’eventuale pubblicazione. La risposta fu negativa, motivata in una lettera che Vittorini spedì all’autore in cui affermava di aver letto con interesse il manoscritto, ma che non lo trovava sufficientemente equilibrato, specialmente nella commistione tra la parte saggistica e quella narrativa. Così il libro fu pubblicato postumo da Feltrinelli nel 1958, vincendo poi il premio Strega nel 1959 e diventando un celebre film, per la regia di Luchino Visconti, nel 1963.

La moglie di Stephen King

Carrie Stephen King

Carrie è il primo romanzo di Stephen King. In precedenza l’autore aveva scritto solo racconti per una rivista. In realtà, anche la storia della ragazza con poteri telecinetici era nata come un racconto ma, dopo averlo scritto, l’autore se ne librò non giudicando la propria idea all’altezza e temendo che non potesse piacere ai lettori. Fortunatamente sua moglie trovò il racconto nella pattumiera, e dopo averlo letto convinse Stephen della sua qualità e lo spinse a trasformarlo in un romanzo. Pubblicato nel 1974, fu il primo di una straordinaria storia di successi.

Notturno

Notturno Gabriele D'Annunzio

Gabriele D’Annunzio iniziò a scrivere Notturno nel 1916, mentre era costretto a letto in seguito alle ferite riportate in un incidente aereo. Si mise al lavoro per mettere nero su bianco quest’opera, tanto lontana dal suo precedente stile, eppure da lui tanto voluta. Costretto al buio per recuperare la vista,dettò parte dell’opera alla figlia che lo assisteva durante la degenza. Quando arrivò per la prima volta nelle mani dell’editore Treves, nello stesso 1916, Notturno era però ancora un “manoscritto incompiuto”, in quanto D’Annunzio non gli aveva ancora dato l’ultima limatura. Venne poi ripubblicata nel 1921, dietro suo stretto controllo.

I debiti di Dostoevskij

Il giocatore, celebre romanzo di Fëdor Dostoevskij, nacque dalla necessità dell’autore di saldare proprio alcuni debiti di gioco. Il grande scrittore russo amava sedersi al tavolo della roulette e, quando i suoi debiti nei confronti di alcuni editori diventarono insostenibili, promise loro di scrivere un romanzo in meno di un mese. In caso contrario, avrebbe ceduto i diritti dei propri lavori per i nove anni successivi rinunciando a qualsiasi compenso. Vinse la scommessa…

Jack Reacher? Nato al supermercato

Non sfidarmi Lee Child

Jack Reacher è il protagonista di oltre 20 romanzi d’azione scritti da Lee Child, ma non tutti sanno che il protagonista di questa fortunata serie è nato in un periodo in cui il futuro scrittore era in difficoltà, avendo perso il lavoro. Child non sapeva esattamente che direzione dare alla propria vita, così si buttò sulla scrittura. Per decidere il nome del protagonista trovò l’ispirazione al supermercato: mentre faceva la spesa l’autore prese una lattina da uno scaffale molto alto e la moglie, scherzando, gli disse che avrebbe potuto intraprendere una carriera da “reacher” (letteralmente , “colui che punta in alto”). Da qui il cognome del suo protagonista, interpretato al cinema da Tom Cruise.

Quella frase del professor Tolkien…

Lo hobbit J R R Tolkien

Dato il successo delle sue opere tutti conoscono J.R.R. Tolkien, anche solo di nome. Un successo iniziato con la pubblicazione di Lo hobbit, primo libro in cui lo scrittore racconta le avventure di Bilbo Baggins. Ma da dove prese l’idea per dar vita a queste creature che vivono in case che somigliano a caverne e che vengono chiuse con porte rotonde? Durante la sua carriera come professore di letteratura inglese a Oxford. Più esattamente, Tolkien stava correggendo dei compiti e si trovò tra le mani un foglio bianco su cui poi scrisse, per caso, una frase: “In un buco nel terreno, lì viveva un hobbit”. Da questa semplice frase, che stupì lo stesso Tolkien, nacque il mondo de Il signore degli anelli, entrato negli anni nell’immaginario di milioni di lettori (e spettatori).

Un “rotolo”

Sulla strada Jack Kerouac

Sulla strada è il romanzo cult, simbolo della beat generation, che Jack Kerouac ha scritto per raccontare il suo viaggio in automobile attraverso gli Stati Uniti. Tante le storie che circolano a proposito della lavorazione di questo libro: ad esempio, si dice che Kerouac abbia scritto la prima stesura in tre settimane, su un “rotolo” composto da fogli di carta attaccati insieme. In realtà lo scrittore aveva preso appunti durante tutto il viaggio e, prima di prendere la decisione definitiva di scrivere il libro nella forma di un romanzo epistolare, aveva lavorato su alcune prime versioni della storia.

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