In “Leggere – Un gioco da ragazzi”, un manifesto dell’amore per la lettura, due esperti di letteratura per l’infanzia, Guido Quarzo e Anna Vivarelli, propongono utili consigli per invogliare i ragazzi a leggere, nonostante le mille distrazioni – Su ilLibraio.it il capitolo, provocatorio, “Ah, i bei libri di una volta!”, dedicato ai classici…

“Ah, i bei libri di una volta!”

I lettori (e con loro gli autori non giovanissimi) sono cresciuti con Pinocchio, Piccole Donne, Zanna Bianca, Peter Pan, Tom Sawyer, e un gran numero di splendidi romanzi scritti da gente morta da molto tempo e ambientati in epoche di carrozze, esploratori e crinoline. Cui si aggiungono, naturalmente, le raccolte di fiabe. E non occorre andare a ripescarli in cantina o sulle bancarelle di libri usati: le case editrici ristampano continuamente i classici, ammodernando copertine e illustrazioni, e traducendoli in un italiano più attuale o tagliandone via le parti più descrittive in modo da renderli più appetibili per i lettori di oggi, abituati a ritmi narrativi diversi. Ma ha ancora senso proporre i classici, specie se tagliuzzati?

Intanto, molti di essi non erano destinati ai ragazzi, bensì agli adulti. Salgari e Verne non scrivevano per i bambini, anche se le loro opere vengono considerate libri per ragazzi. Inoltre, quando un adulto – insegnante o genitore o nonno – propone un classico, quasi sempre è perché non conosce altro. Ha amato quei libri da bambino, quando la scelta era molto più limitata, e ciò lo rassicura: se quel romanzo è durato tanto, sarà sicuramente un buon libro. Una novità editoriale, invece, rappresenta un’incognita. Ma chi propone i classici, e soltanto quelli, conosce la letteratura contemporanea? Ha letto altro? Ha, in sostanza, alternative?

Nel proporre un classico, un onesto formatore dovrebbe chiedersi: ‘Funziona ancora?’ Anche se il verbo sembra irrispettoso, la domanda è pertinente.

Il rapporto che si instaura fra un libro e il suo lettore somiglia a un piccolo meccanismo: guardo la copertina, leggo il titolo, provo curiosità, inizio la lettura, vengo catturato dalla storia, lo finisco, provo dispiacere nel dovermi staccare da quel mondo e da quel personaggio, desidero immergermi in una nuova storia e creare nuove complicità. Se il meccanismo si inceppa – perché il mondo di quella storia è troppo lontano da me, perché il protagonista pensa e si comporta in un modo a me totalmente estraneo, perché la scrittura suona strana, perché ci sono descrizioni troppo lunghe, perché l’impronta pedagogica è troppo smaccata – probabilmente non arriverò neppure a finire il libro, e se dovrò farlo perché l’insegnante mi ha assegnato un compito su quella storia, considererò quel libro, e non solo quello, alla stregua di una materia scolastica, un noioso esercizio. E probabilmente cercherò il riassunto su internet. Dunque, proporre oggi libri che difficilmente coinvolgeranno i giovani lettori è rischioso. Meglio provare ad aggiornarsi.

«Ah, lei scrive libri per bambini?»
«Sì».
«Chissà che belle fiabe!»
«Veramente non scrivo fiabe…»
« Be’, ma allora che cosa scrive, libri di scuola?»

Salani

IL LIBRO E GLI AUTORI:

«Le storie contenute nei libri sono i fili della nostra esistenza: ci legano a chi ci vive accanto, a chi è vissuto prima di noi, a chi verrà dopo. Sono i fili che ci legano anche a noi stessi, a come siamo stati e a come immaginiamo il nostro futuro».

Leggere stimola la fantasia e la riflessione, aiuta a rilassarsi e a vincere la solitudine, sviluppa l’empatia e il senso critico. Eppure in Italia i lettori, sia giovani sia adulti, sono pochi, una specie di setta in cui sembra sia difficile entrare. La passione per i libri è come un contagio, che può avvenire solo se favorito dalla società. Ma quali sono gli ostacoli che un giovane lettore può incontrare sulla sua strada? In che modo la società può diffondere il suo ‘contagio’? E perché poi dovrebbe farlo? In un periodo di grande attenzione verso l’intero sistema educativo in Italia, due esperti di letteratura per l’infanzia, Guido Quarzo e Anna Vivarelli, propongono utili consigli per invogliare i ragazzi a leggere, nonostante le mille distrazioni e i messaggi a volte fuorvianti della società.

Guido Quarzo è nato a Torino nel 1948. Laureato in pedagogia, ha lavorato per molti anni nella scuola elementare sia come insegnante sia come formatore. Si è occupato a lungo di teatro per ragazzi, scrivendo testi, organizzando laboratori e spettacoli. Dal 1989 ha iniziato a pubblicare testi di narrativa per bambini e ragazzi e da allora i suoi lavori sono stati acquistati dalle maggiori case editrici del settore. Nel 1999 ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi completamente alla scrittura. Ha vinto il premio Andersen come miglior autore nel 1995.

Anna Vivarelli è nata a Torino nel 1958. Dopo la laurea in Filosofia, ha lavorato per parecchi anni nel campo della pubblicità. Ha esordito giovanissima nella scrittura con testi teatrali e radiofonici per la Rai. Scrive libri per bambini e ragazzi da oltre vent’anni. Ha pubblicato per le principali case editrici italiane e a molti dei suoi lavori sono stati assegnati importanti premi letterari. All’attività della scrittura, affianca quella della promozione alla lettura in scuole e biblioteche. Ha vinto il premio Andersen come miglior autrice nel 2010.


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