“Fuori di testo” di Valentina Notarberardino fa parte dell’amata categoria dei libri che parlano di libri. Si occupa però delle parti forse meno raccontate dell’oggetto libro, ovvero tutti quegli elementi creativi che lo compongono ma che non fanno parte del testo principale (titolo, copertina, fascetta, introduzione, ma anche indice, ringraziamenti e molto altro)- Su illLibraio.it un estratto dal capitolo “Dare un volto”, in cui l’autrice parla di uno dei trend degli ultimi anni (e dà la parola ai protagonisti)

I libri che parlano di libri sono una delle categorie letterarie più amate da ogni bibliofilo. Valentina Notarberardino, con Fuori di testo (Ponte alle Grazie), si occupa però delle parti forse meno raccontate dell’oggetto libro, ovvero tutte quelle creatività che lo compongono ma che non fanno parte del testo principale.

Titolo, copertina, fascetta, introduzione, ma anche indice, ringraziamenti e molto altro: Notarberardino si insinua nelle parti più trascurate nella narrazione della creazione di un libro, ma che spesso sono fondamentali per definirne il carattere.

L’autrice, che è responsabile della comunicazione e dell’ufficio stampa per Contrasto, ha inoltre arricchito questo testo, che vuole essere anche descrittivo e divulgativo, oltre che teorico, con molti aneddoti, storie, curiosità, segreti, retroscena dell’editoria riguardanti alcune uscite del mondo editoriale italiano di questi anni, che spesso le sono stati svelati proprio dai protagonisti, come Diego De Silva, Massimo Gramellini, Nicola Lagioia, Roberto Saviano, per citarne solo alcuni.

Il risultato è una guida all’attività editoriale, un settore le cui logiche rimangono a volte oscure ai non addetti ai lavori, che permette di capire che la qualità letteraria non è l’unico elemento imprescindibile per il successo di un libro.

Fuori di testo libro di Velntina Notaberardino

Per gentile concessione della casa editrice, su ilLibraio.it un estratto: 

Dare un volto

Il passaggio dall’edizione originale di Tennis a quella italiana ci permette di notare una tendenza cara a molti nostri grafici, quella di porre la lente di ingrandimento sul protagonista: spesso in Italia si punta sulla sagoma umana. E visto che il tennis ci viene in aiuto, un esempio emblematico e Open, l’autobiografia di Andre Agassi pubblicata da Einaudi nel 2011, dove la copertina e interamente dominata da un primo piano del tennista, che ci osserva con lo sguardo fragile e la bocca leggermente socchiusa, esibendo la sua vulnerabilià. Strutture iconografiche del genere non sono nuove per le copertine nostrane, soprattutto quando si tratta di libri/biografie di personaggi noti al grande pubblico.

copertina open

Sempre in tema sportivo, Vincenzo Nibali osserva il lettore con aria fiera dalla prima pagina di Di furore e lealtà. La mia vita raccontata a Enrico Brizzi (Mondadori, 2014), una goccia di sudore sulla guancia sinistra a testimoniare lo sforzo fisico appena concluso.
Il grado di celebrità del soggetto/oggetto di un libro impone un alto livello di visibilità in copertina: in Steve Jobs di Walter Isaacson (Mondadori, 2011), nel classico ritratto in bianco e nero del fondatore di Apple spicca il filtro trasparente delle lenti rotonde senza montatura, la posizione riflessiva della mano sotto al mento.
La pratica vale soprattutto per i personaggi televisivi, che sembrano non rinunciare mai a mostrarsi in prima. Bruno Vespa ha pubblicato diversi libri affidandone la presentazione alla sua faccia. Mara Venier ha fatto altrettanto, e Simona Ventura non si e accontentata di una solo foto per il suo Codice Ventura (Sperling & Kupfer, 2019): ha voluto mostrare i segni dell’invecchiamento sovrapponendo un suo ritratto di inizio carriera, dove sfoggia un caschetto rosso rame, a uno contemporaneo, in cui appare bionda, rossetto rosso e fronte scoperta. A seconda di come si inclina il libro si passa dagli anni Ottanta al 2019 con un rapido gioco ottico.
Il comico Francesco De Carlo, che ha cominciato la sua carriera nel Regno Unito, nel 2019 pubblica con Bompiani La mia Brexit. In copertina si vede il suo volto affranto, l’espressione sconfortata del giovane expat che si trova a fare i conti con la rivoluzione avviata dal referendum del 2016. Gli occhi da cane bastonato si spiegano anche con il pugno (illustrato) che dalla copertina gli arriva su per la mandibola. Il tutto e incorniciato dai colori della bandiera britannica.

La mia Brexit Francesco De Carlo
La prerogativa di inserire il ritratto fotografico degli scrittori in copertina, soprattutto nei classici, ha radici lontane nella storia della nostra editoria. E il marchio distintivo della collana I Meridiani Mondadori, che sin dalla sua fondazione nel 1969 presenta il volto dell’autore sul cofanetto. Abitudine ripresa, in forma pero di illustrazione caricaturale, dai Mammut di Newton Compton, e in forma leggermente diversa dalla collana I Pacchetti (L’Orma Editore), che conta oltre 30 esemplari di libretti da chiudere, affrancare e inviare per posta: all’interno contengono scambi epistolari di famosi intellettuali, e la sovraccoperta e una busta da lettera che in prima reca il volto dell’autore, generalmente una fotografia in bianco e nero su fondo colorato.
E se non sono foto, sono illustrazioni. Roberto Cotroneo nel 2001 manda alle stampe per Bompiani un libro su Umberto Eco, Eco: due o tre cose che so di lui, con in copertina un ritratto di Tullio Pericoli realizzato per l’occasione.

eco due o tre cose che so di lui

Chi non avrebbe mai voluto la sua faccia in copertina è, invece, Ascanio Celestini. Ma un attore ha sempre il volto esposto, e Celestini ci ha spiegato di aver sempre dovuto cedere agli editori e alle loro esigenze di marketing. La sua foto compare sulle copertine di Storie di uno scemo di guerra (Einaudi, 2005), Radio Clandestina (Donzelli, 2005) e La pecora nera (Einaudi, 2006). Infine, la liberazione (e il paradosso): ≪Dovevo arrivare a pubblicare con un editore di fotografia come Contrasto per finire in copertina non con una mia foto ma con i miei testi!≫.
Il libro in questione è L’armata dei senzatetto (2018) realizzato insieme all’artista Giovanni Albanese. Quando Einaudi nel 2019 torna a chiedergli una foto per la copertina di Barzellette, ad Ascanio viene un’idea. Se proprio deve esserci la sua faccia, che sia un disegno. Chiede aiuto al suo amico Riccardo Mannelli, noto illustratore. Il risultato e esplosivo e restituisce tutta la vitalità e la carica teatrale dell’autore, finalmente soddisfatto: i lunghi capelli brizzolati slegati in maniera scomposta e gli occhi azzurri spiccano nel carnevale di colori che schizza via dalla camicia, in una cascata di incontenibili gocce cromatiche. Che si tratti di fotografie, illustrazioni o opere d’arte, la pratica dei volti in copertina non è sempre ritratto dell’autore: a volte è un ritratto d’autore. Sulla copertina di Tristano di Nanni Balestrini nell’edizione Feltrinelli del 1966 figura un volto di una donna disegnato in rosso su sfondo bianco, incorniciato in tondo e duplicato poco più in basso, in un equilibrio complessivo di rara eleganza e ardore. Si tratta di un’opera di Giosetta Fioroni, pittrice che ha firmato diverse copertine. L’artista probabilmente volle sdebitarsi perché un anno prima, durante una sua personale alla galleria La Tartaruga di Roma, Nanni Balestrini le aveva dedicato un breve componimento poetico.
In tempi più recenti, e a partire da La solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008) di Paolo Giordano che gli editori, sperando di replicarne il successo, hanno cominciato a riempire le librerie di facce anonime. Dal piatto d’esordio dell’autore torinese ci osserva con uno sguardo profondo il viso di un’adolescente, in primissimo piano e ripreso di due terzi, un occhio celato dalle foglie: un modo per giocare sull’identità incompiuta della protagonista, la cui ricerca e il tema del romanzo.

copertina la solitudine dei numeri primi
Da Giordano in poi, si afferma negli anni la pratica del ‘dare un volto’ al libro. Prendiamo Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D’Avenia (Mondadori, 2010): una ragazza dai capelli lunghi e rossi e dal volto innaturalmente bianco sbuca dal lato sinistro della copertina, abbracciata a un ramo come una ninfa dei boschi. Lo sguardo sognante e il candore diffuso, in contrasto col rosso dei capelli e delle labbra, affermano graficamente la potenza affabulatoria del titolo.
La copertina de Le assaggiatrici di Rosella Postorino (Feltrinelli, Premio Campiello 2018) è di grande impatto. Il volto di una donna dai capelli biondissimi e dai colori molto chiari, con una grande farfalla rossa che le copre un occhio, mentre l’altro, immobile e rivolto al lettore, resta assente. L’autrice ci ha spiegato il motivo di questa scelta: ≪Desideravo una cover che riuscisse a suggerire il periodo storico senza essere pero una classica copertina da romanzo storico: mentre lo scrivevo, Le assaggiatrici era per me soprattutto il racconto di una condizione esistenziale. L’art director di Feltrinelli, Cristiano Guerri, mi ha proposto per prima questa foto di Herbert Matter, una foto di moda dell’epoca. Io l’ho trovata molto forte, e perturbante, perfettamente contemporanea, nonostante il taglio di capelli (rigorosamente biondi) anni Quaranta. Quella donna è Rosa Sauer, ed è una qualunque donna tedesca, ed è una qualunque donna reificata o vittimizzata dalla Storia (sembra una bambola di porcellana o addirittura una morta). La farfalla rossa contrasta con il pallore del viso e rima con il rosso delle labbra. C’e sensualita e freddezza, c’e violenza e desiderio, c’e il senso di contraddizione e ambiguità che pervade tutto il romanzo. Inoltre, il cerchio sulla parte inferiore dell’ala che si sovrappone all’occhio della donna pare moltiplicarlo, non soltanto alludendo alla sua doppiezza, ma anche rendendo conto della pluralità che il titolo suggerisce, sebbene ci sia un’unica figura in copertina. Infine, è una copertina che si vede moltissimo, in vetrina o in rete, e questo per me e importante. Ho chiesto di poter considerare altre covers per essere sicura, ma nessuna mi ha colpito come quella, che infatti ho scelto e che continuo ad amare più di qualunque altra uscita finora all’estero≫.

copertina Le assaggiatrici

Anche in Fedeltà di Marco Missiroli (Einaudi, 2019) compare un ritratto in copertina, una fotografia d’autore di Zissou a centro pagina: il volto di una donna in bianco e nero, nascosto da un gioco di luci e ombre che disegna calde righe orizzontali. Lo sguardo in primo piano fra le ombre richiamail gioco della seduzione che tanta parte ha nei contenuti del romanzo. Cosi come le natiche in primo piano fotografate a tutta pagina sulla copertina del libro precedente dello scrittore emiliano, Atti osceni in luogo privato, pubblicato da Feltrinelli nel 2015. La prospettiva e talmente ravvicinata da sembrare un disegno geometrico realizzato col righello. Si tratta di una fotografia di Erwin Blumenfeld, leggendario fotografo tedesco naturalizzato statunitense scomparso alla fine degli anni Sessanta il cui nome e legato a Life, Vogue e Harper’s Bazaar. La foto in questione si intitola Holy Cross (In hoc signo vinces). In una intervista l’autore ha motivato la preferenza iconografica: ≪L’ho scelta perché fa parte del romanzo e perché rappresenta una piccola parte del suo spirito, quella sessualità esibita, ma mai volgare, nuda, ma mai esagerata, naturale. Nel momento stesso in cui Libero Marsell, il protagonista del libro, vede questa fotografia al MoMA di New York capisce che non vuole più consumare ‘corpi carnali’ ma desidera ‘corpi sentimentali’. È un passaggio fondamentale per lui≫. Un’immagine che irrompe prepotentemente della narrazione e non poteva non essere esibita anche in copertina.

marco missiroli Atti osceni in luogo privato

(continua in libreria…)

Fotografia header: Alessia Pesiri

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