In “Buone notizie per gli amici – Breve corso sovversivo su Gesù e i Vangeli” Davide Mosca presenta la figura del “figlio di Dio” in una veste particolare. E prova a raccontare il Vangelo “a chi non l’ha mai letto”
Davide Mosca, nato a Savona nel 1979, vive e lavora a Milano, dove dirige la libreria Verso. Ha all’attivo diversi libri. Le sue ultime opere sono i romanzi Breve storia amorosa dei vasi comunicanti (Einaudi Stile Libero, 2019) e Amare una volta (Salani, 2021).
Mosca, che ha pubblicato biografie e romanzi storici, torna ora con un testo (ricco di citazioni letterarie) che si discosta dai suoi precedenti, Buone notizie per gli amici – Breve corso sovversivo su Gesù e i Vangeli (Utet): un libro che presenta la figura del “figlio di Dio” in una veste particolare. Il narratore Davide Mosca, infatti, prova a raccontare il Vangelo “a chi non l’ha mai letto, a chi ha smesso di leggerlo, a chi ne ha sentito distrattamente qualche brano, a chi lo conosce per sentito dire, a chi lo rifiuta, a chi non gliene importa nulla, a chi non riesce a leggerlo, a chi non lo capisce, a chi si stupisce, a chi l’ha sentito declamare per così tante volte che non lo sente nemmeno più, a chi l’ha solo sentito nominare, a chi se ne è stancato”.
Un giorno il figlio di un falegname esce di casa per annunciare a tutti che Dio è sceso in terra. Per tre anni vaga per la Palestina insieme a uno scombinato gruppo di amici. Converte scettici, compie prodigi, riesce a inimicarsi l’intera classe dirigente del paese, lo crocifiggono, risorge. Ma Gesù non è solo questo. Ama raccontare storie, è un romanziere – ma anche il perfetto protagonista di un romanzo; beve vino in compagnia, ama i banchetti, indugia con poveri e malati e si fa servo degli ultimi.
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Ed è circondato da familiari e amici non meno estrosi di lui: Giuseppe condannato all’insonnia da angeli e messaggeri di Dio, che continuano a svegliarlo nel mezzo della notte e a dirgli di partire; Pietro, il discepolo con la testa più dura di tutti; il Battista, che esce dalla religione tradizionale per entrare nel deserto, proprio lui, il figlio del sacerdote. A ben guardare, come dimostra il libro di Davide Mosca, i Vangeli, oltre a essere lo strumento con cui viene diffusa la buona novella, sono il racconto avventuroso e picaresco di un gruppo di persone in viaggio attraverso deserti, per mari e laghi, su e giù per le montagne. Una vicenda di barche, asini, scarpe consumate, pozzi, villaggi…
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Come scrive nel finale l’autore, “Gesù pone spesso una domanda ai suoi interlocutori. Che cosa leggete nelle Scritture? Che cosa significa per voi quello che leggete e ascoltate?”. “La domanda di Gesù – prosegue Mosca – non è solo rivolta a tutti, ma è rivolta ora. Il Vangelo è contemporaneo per chi lo scrive e per chi lo legge. Non racconta solo qualcosa che è accaduto, ma qualcosa che accade. Non è una vicenda che riguarda principalmente il passato o viceversa il futuro, ma il presente. Ci sono vari indizi nel testo che ce lo suggeriscono. Partiamo dal nome di Gesù, che possiamo tradurre con ‘Dio salva’. Non significa dunque Dio ci ha salvato o ci salverà, ma salva, adesso. Il secondo indizio riguarda il modo di parlare di Gesù, che è sempre al presente. ‘Io sono; prima che Abramo fosse, io sono; sono io che ti parlo…’. Anche il Regno non è collocato nel futuro, ma nel presente. Chi lo ascolta è già nel Regno. Bisogna dunque leggerlo come se fossimo suoi contemporanei. Non solo, e non tanto, come uomini di quell’epoca, bensì di questa…”.