Come vengono raccontati gli adolescenti nella narrativa contemporanea? A questo interrogativo prova a rispondere Rossano Astremo nel saggio “L’identità dell’adolescente nella narrativa italiana del nuovo millennio”, analizzando un corpo di opere pubblicate nei primi vent’anni del nuovo millennio. Un approfondimento su tre autori in particolare – Niccolò Ammaniti, Paolo Cognetti e Simona Vinci – che più di altri hanno fatto del racconto degli adolescenti una lente attraverso cui scandagliare quest’epoca… – Un estratto dal saggio, dal titolo “Ammaniti e gli anni zero: l’adolescenza come ossessione”
Come vengono raccontati gli adolescenti nella narrativa contemporanea? E fino a che punto la rappresentazione che su di essi ci viene fornita dagli studiosi di psicologia trova riscontro tra le pagine degli scrittori italiani del nostro tempo?
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A questi interrogativi prova a rispondere Rossano Astremo nel saggio L’identità dell’adolescente nella narrativa italiana del nuovo millennio. Ammaniti, Cognetti, Vinci (edito Milella), analizzando un corpo di opere narrative pubblicate nei primi vent’anni del nuovo millennio e soffermandosi, nello specifico, sulla crisi del modello familiare tradizionale, sull’ossessione del corpo che cambia nell’epoca del narcisismo imperante e sulla fragilità dell’amore.
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Il saggio dell’autore di Con gli occhi al cielo aspetto la neve. Antonio Verri. La vita e le opere (Manni, 2013) e Pier Paolo Pasolini. Il poeta corsaro (La Nuova Frontiera Junior, 2018) presenta, inoltre, un approfondimento su tre autori in particolare, Niccolò Ammaniti, Paolo Cognetti e Simona Vinci, che più di altri hanno fatto del racconto degli adolescenti una lente attraverso cui scandagliare gli intricati mondi di quest’epoca.
Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto del libro:
Ammaniti e gli anni zero: l’adolescenza come ossessione
Se in Branchie manca un ingrediente fondamentale del romanzo di formazione, ovverosia il tempo di trasformarsi, visto che la bildung salvarsi la vita rimpiazzando i polmoni malati con delle branchie ittiche perfettamente efficienti (1)”, in Ti prendo e ti porto via il processo di evoluzione del protagonista, dopo la lettura dell’ultima pagina (la lettera inviata a Gloria, dopo sei anni in comunità per l’omicidio della professoressa Palmieri) può dirsi concluso. Per Cesare Giacobazzi il romanzo di formazione “narra le vicende biografiche di un eroe che, attraverso esperienze eterogenee, raggiunge l’obiettivo di dare una forma organica, razionale e compiuta alla propria individualità (2)”. E se questa definizione ben s’addice al percorso di crescita di Pietro, altrettanto si può dire per il percorso compiuto da Michele, Cristiano, Lorenzo e Anna. I loro nomi altro non sono che quelli dei protagonisti dei romanzi scritti da Ammaniti dal 2001 al 2015. Michele, il protagonista di Io non ho paura (Einaudi, 2001), romanzo ambientato nel piccolo paese immaginario del Sud di Acqua Traverse, nella calda estate del 1978, ha 9 anni e un giorno scopre che un bambino della sua stessa età è tenuto prigioniero in un luogo nascosto non distante dalla sua abitazione. La storia, narrata in prima persona, e vista attraverso gli occhi di Michele, si sofferma su tutte le conseguenze che simile scoperte ha nella sua vita, costringendolo a rivedere i suoi rapporti con il mondo degli adulti e con quello dei suoi coetanei. In Come Dio comanda (Mondadori, 2006), vincitore del Premio Strega nel 2007, la storia è ambientata agli inizi del nuovo Millennio nel paese immaginario di Varrano. Cristiano è un ragazzo di 13 anni che frequenta le scuole medie e vive da solo con il padre, Remo, in una casa fatiscente. Il mondo affettivo di Cristiano è completato dalla presenza di due amici del padre, Quattro Formaggi e Danilo. Gli adulti decidono di dare un senso alle loro vite di stenti, provando a scassinare un bancomat. Nella notte in cui il piano avrebbe dovuto avere luogo, però, le vite dei quattro personaggi in questione vengono travolte. Cristiano, quindi, vista la sua giovane età è costretto a prendere decisioni e compiere azioni che segneranno profondamente il suo futuro. Nel 2009 Ammaniti pubblica Che la festa cominci (Einaudi), l’unico romanzo degli anni Duemila che non ha come protagonista un adolescente. Al centro della narrazione ci sono un capo di un gruppo satanico e uno scrittore di successo, ma insicuro di se stesso. Sono sempre caratteri tipici per Ammaniti, nel senso che sono tipi un po’ al di là della conformità. C’è anche un importante cambio di ambiente: non si tratta più dei piccoli posti dispersi in mezzo al nulla, qui la storia si situa in centro a Roma, e villa Ada e il suo parco svolgono un ruolo importante. Roma ritorna anche nel breve romanzo del 2010 Io e te (Einaudi), dove protagonista è Lorenzo, un quattordicenne chiuso e solitario che abita con la famiglia in un quartiere borghese della città, Parioli.
Pur di non ferire nuovamente i genitori, preoccupati per la sua incapacità di intessere relazioni con i suoi coetanei, mente dicendogli che avrebbe trascorso una settimana in montagna con alcuni compagni di classe. La verità è che Lorenzo ha deciso di nascondersi in cantina. Il quieto isolamento nei sotterranei della sua abitazione, però, verrà travolto dall’arrivo della sorellastra, Olivia, figlia del padre e della sua prima moglie. Questa è la scintilla narrativa che porta Lorenzo a perdere la sua bussola e il suo equilibrio e a mettere tutto in discussione. Infine Anna (Einaudi, 2015), dove Ammaniti ambienta una storia nella Sicilia del 2020, in un futuro a noi vicino, dove una epidemia chiamata “la Rossa” porterà alla progressiva scomparsa degli adulti. Ai bambini viene risparmiata questa cruenta fine. Tra di essi c’è Anna, una ragazzina tredicenne coraggiosa, che, dopo il rapimento del fratellino Astor, intende fare di tutto per ritrovarlo. Qui il mondo degli adulti è assente, visto solo nei flashback che riportano al passato, prima dell’avvento dell’epidemia. Tra le figure adulte spicca quello della madre, la quale lascia ad Anna il quaderno delle cose importanti, consegnatole prima di morire perché sappia come comportarsi davanti alle difficoltà che si potranno presentare. Il breve excursus delle trame dei romanzi di Ammaniti pubblicati negli ultimi vent’anni mette in evidenza la presenza di una costante sulla quale è necessario soffermarsi: il racconto per certi versi ossessivo del mondo adolescenziale. Intervistato da Christian Raimo, Ammaniti prova a definire le ragioni di questa sua scelta: “Quando si diventa adulti non si cambia più, non ci sono più gli spazi per poter cambiare. Come adulto puoi solo esasperare i tuoi comportamenti: oppure puoi provare a cambiare, ma inevitabilmente verrai sopraffatto dalla tua stessa storia.
L’adolescenza al contrario è un periodo di grande trasformazione, e dunque anche di speranza. Credo che anche il lettore voglia condividere questa speranza, riconoscendo nell’adolescente dei gesti che in passato sono appartenuti pure a lui. Nei miei libri poi questi gesti sono estremizzati, perché il mio non è un tipo di scrittura adatto a raccontare la quotidianità attraverso la riflessione, quanto attraverso dei fatti concreti. Della speranza degli adulti invece non me ne frega niente: di solito mi diverto a condannarli, oppure mi limito a provarne profonda pietà (3)”. Il progressivo allontanamento di Ammaniti dalla temperie manierista “cannibale” degli esordi, a favore di un racconto della contemporaneità reso efficace attraverso l’utilizzo della lente d’ingrandimento sul mondo dei ragazzi, è in linea con il ritorno al reale di molta narrativa recente.
Non c‘è militanza in Ammaniti, non c’è voglia di fare letteratura in grado di scuotere le coscienze, ma i mondi possibili che ha creato negli ultimi lustri si fanno specchio di una realtà magmatica e complessa. Questo aspetto di indecifrabilità del tempo presente ben si presta al racconto dei giovani, esseri in mutamento per definizione. Nella presente tesi lo studio analitico della caratterizzazione psicologica e sociale delle figure giovanili di Ammaniti sarà necessario per mostrare i punti di contatto tra finzione e realtà.
1 G. SIMONETTI, I nuovi assetti della narrativa italiana, in “Allegoria”, n.57, p.105
2 C.GIACOBAZZI, L’eroe imperfetto e la sua virtuosa debolezza, Guaraldi 2001, p. 27
3 C. RAIMO, L’intervista lunga: Christian Raimo incontra Niccolò Ammaniti, “Rolling Stone”, 27 novembre 2013
(Continua in libreria…)