“Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno”. Lutto nel mondo del libro: la scrittrice Michela Murgia, malata da tempo, è morta a 51 anni

Il mondo del libro è in lutto per la morte di Michela Murgia.

Malata da tempo, la scrittrice sarda (nata a Cabras il 3 giugno 1972) è venuta a mancare a Roma a soli 51 anni.

L’autrice di Accabadora (premio Campiello) nei mesi scorsi aveva parlato pubblicamente della sua malattia (“Ho un tumore al quarto stadio… dal quarto stadio non si torna indietro”), e nel suo ultimo libro, Tre ciotole – Rituali per un anno di crisi (Mondadori) aveva raccontato, attraverso una serie di racconti legati tra loro, i periodi difficili che ognuno affronta nella vita.

Come riporta Repubblica.it, i funerali si svolgeranno domani (12 agosto, ndr) nella chiesa degli artisti a Roma. Inoltre, una lettera con le ultime volontà è stata lasciata dalla scrittrice all’avvocata (e amica) Cathy La Torre, già curatrice del testamento. Saranno diversi gli scritti di Michela Murgia che verranno pubblicati postumi. Sempre sul sito del quotidiano si legge che l’autrice ha deciso di lasciare la casa ai suoi figli d’anima Raphael Luis, Francesco Leone, Riccardo Turrisi e Alessandro Giammei. Quest’ultimo si occuperà della curatela dei suoi scritti.

Michela Murgia, che come autrice ha esordito nel 2006 per Isbn edizioni con Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria (che ha ispirato il film Tutta la vita davanti di Paolo Virzì), è stata protagonista in tv, sui social, a teatro e in radio, ed stata è anche autrice, insieme a Chiara Tagliaferri, del podcast Morgana, con cui ha scritto due libri: Storie di ragazze che tua madre non approverebbe (Mondadori, 2019) e Morgana. L’uomo ricco sono io (Mondadori, 2021).

Prima di dedicarsi alla scrittura (e al teatro, altra sua passione), Murgia ha svolto numerosi lavori: è stata insegnante di religione nelle scuole, venditrice di multiproprietà, operatrice fiscale, dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica e portiera notturna.

Di formazione cattolica, Michela Murgia è stata animatrice nell’Azione Cattolica come referente regionale del settore giovani.

Tra le sue opere, anche, Ave Mary (2011), Chirù (2015), Istruzioni per diventare fascisti (2018), Stai zitta (2021), Noi siamo tempesta (2019) e God Save the queer. Catechismo femminista (2022).

Murgia, autrice libera e coraggiosa, negli anni è stata protagonista di numerose battaglie (e polemiche).

Come ha ricordato Repubblica, nell’ultima fase della vita l’autrice e attivista aveva deciso di far conoscere la sua “famiglia queer”, ossia il gruppo di persone, amici e “figli d’anima”, che rappresenta il circolo dei suoi affetti più cari e con cui ha scelto di condividere la vita in una casa alle porte di Roma. E nelle scorse settimane si era sposata con rito civile “in articulo mortis” con Lorenzo Terenzi.

Intervistata da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera lo scorso maggio, aveva dichiarato, con la consueta schiettezza: “Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai. Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista”.

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In tantissimi stanno ricordando Michela Murgia sui social e sui giornali. Scrittrici, scrittori, artisti, politici (da Giorgia Meloni a Giuseppe Conte, passando per Salvini), intellettuali. E naturalmente lettrici e lettori. “Ma l’amor mio non muore”, scrive Roberto Saviano, e Nicola Lagioia aggiunge: “Molto veloce, in un paese lentissimo. Ciao Michela”. Chiara Valerio dal canto suo la ricorda su Repubblica, in un intervento che comincia così:  “Michela Murgia ha scritto romanzi, ha scritto saggi, ha scritto post, ha scattato foto, e ha scritto liste della spesa. Non scriveva diari, ma agende. Michela Murgia ha fatto video, ha fatto meme, ha inventato modi di dire. Ha amato ridere, e ha amato piangere…”.

Su Gli Stati Generali la ricorda anche lo scrittore e fondatore della piattaforma di podcast Storielibere Gian Andrea Cerone: “(…) Michela era una donna vasta, una persona avversa a ogni limite, debordante. Con occhi di onice antico che guardavano sempre oltre la linea dell’orizzonte, dei preconcetti e della banalità. Restituiva visioni, Michela. Da ogni viaggio intellettuale, da ogni esperienza personale, da ogni battaglia politica, portava indietro qualcosa da diffondere e condividere con gli altri. Sempre, mai una volta a mani vuote, Michela…” (qui l’intervento completo).

Su La Stampa ne scrive Loredana Lipperini, in un testo dal titolo “Addio a Michela Murgia, narratrice, femminista, politica: ci ha regalato una splendida utopia”.

 

 

Fotografia header: Michela Murgia, nella foto di Claudio Sforza

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