Mentre sui social (e non solo) sembrano prevalere odio, indifferenza, razzismo e bufale, lo scrittore e insegnante Enrico Galiano lancia un appello ai suoi colleghi: “Rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare: possiamo davvero salvare le menti dei nostri ragazzi, ma soprattutto i loro cuori”. Per battere non solo l’analfabetismo funzionale, ma anche quello emotivo
Adesso vi racconto una storia che voi la leggerete e direte: ma va, non è possibile! Dunque: qualcuno pubblica su Facebook la foto della piramide Cestia, a Roma, scrivendo nel post: “Guardate cosa hanno costruito a Roma gli immigrati musulmani egizi: una PIRAMIDE per venerare i loro dei!!!”. Nei commenti, decine e decine di persone si sono scagliate indignate contro il monumento, credendo davvero che fosse una costruzione recente. Per pudore, evito di riferirvi i più accesi e pieni di odio.
Uno dice: ok, qui abbiamo toccato il fondo, non si può andare più giù. E invece. Qualcun altro pubblica la foto di un ipotetico uomo musulmano, scrivendo “Questo è Tarim Bu Aziz. Per una maggiore integrazione chiede di introdurre i numeri arabi nelle scuole italiane. Tu cosa gli rispondi?” E giù di nuovo commenti intrisi di odio, andate a casa vostra voi e i vostri numeri, noi difendiamo le nostre tradizioni!
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Ecco perché. Ecco perché da settembre ci aspetta un compito molto duro. Sì ragazzi, perché in questo preciso momento, io credo che questo paese lo possono salvare solo gli insegnanti. Ovvio che tutti possono fare il loro nel proprio piccolo ma siamo noi, tutti i giorni, in classe, che possiamo dare ai ragazzi gli strumenti per non essere un domani qualcuno che sotto al post dei numeri arabi scriva: andate via! Non vi vogliamo!
Fermi tutti: che vi vedo che magari state già pensando alla storia del prof che fa politica in classe, che vuole inculcare nei ragazzi le sue idee e compagnia bella. Il punto primo, il principio base da cui non si può prescindere, è che un pessimo insegnante ti insegna a pensare come lui, un bravo insegnante ti insegna a pensare con la tua testa. Infatti il primo giorno di scuola, ogni anno, scrivo questa frase alla lavagna: “Dubitate sempre di ogni cosa vi viene detta, soprattutto di quelle che vi dico io”. È un’iperbole, naturalmente, ma il concetto è chiaro: non sono l’auctoritas, non ho nessuna verità in tasca. E se c’è qualcuno di cui diffidare è proprio chi si presenta come il possessore di tutte le risposte. Quello che voglio dire è questo: che solo grazie allo studio, alla grammatica, alla lettura e comprensione dei testi possiamo permettere ai ragazzi di avere gli strumenti per non farsi abbindolare in questo modo osceno dai diffusori di bufale, dai furbacchioni dei social media.
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In Italia la vera emergenza è quello che, spesso impropriamente, viene definito analfabetismo funzionale: ed è vero. Ci sono in giro troppi adulti che non leggono, non si informano, e che nel tempo hanno perso la facoltà di riuscire a comprendere e interpretare correttamente un testo. Quello che però secondo me è molto più grave, e l’analfabetismo emotivo che sembra aver colto come un’epidemia tante persone. E quello lo si combatte leggendo poesie, romanzi, educando alla bellezza e all’empatia. Che poi un ragazzo, dopo aver letto e studiato, decida di stare da una parte che a me insegnante non piace ci può stare: anzi, in qualche modo è proprio la prova che sono stato un bravo insegnante per lui. Ciò che non ci può stare, in nessun luogo, mai, è che di fronte alla sofferenza dell’Altro ci sia il livello di indifferenza, di odio, di paura ingiustificata che ho trovato in tantissimi commenti di gente comune davanti alle immagini di morte e sofferenza di questi giorni. Gente che incontri tutti i giorni. Hannah Arendt sarebbe senza parole di fronte a questo.
Per questo a settembre rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare: possiamo davvero salvare le menti dei nostri ragazzi, ma soprattutto i loro cuori.
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L’AUTORE – Enrico Galiano, insegnante e scrittore molto seguito sui social, da docente ha un motto: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti».
Eppure cadiamo felici (Garzanti), il suo romanzo d’esordio, racconta la storia di una ragazza di nome Gioia che colleziona parole intraducibili e si innamora di Lo che, nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. Quando i due giovani si innamorano, Lo sparisce nel nulla e starà a Gioia scoprire cosa è successo…
Il suo secondo romanzo, Tutta la vita che vuoi, vede protagonisti tre adolescenti, che parlano di loro stessi, delle loro paure, delle loro speranze e imparano che per sentirsi vivi c’è solo una cosa da fare: mettersi in gioco, rischiare qualcosa di vero.
Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.