Su ilLibraio.it Enrico Galiano, insegnante e scrittore, interviene a proposito del successo della petizione per lo stop agli scritti per gli esami di maturità 2022, che “ha anche delle ragioni alla base, che io comprendo. Ma la sola sua lettura ci dice che è proprio di scrivere che avete bisogno, ragazzi, ragazze, scrivere tanto, scrivere sempre di più…”

 

“Noi studendi maturandi chiediamo l’eliminazione delle prove scritte agli esami di maturità 2022, poiché troviamo ingiusto e infruttuoso andare a sostenere degli esami scritti in quanto pleonastici, i professori curricolari nei cinque anni trascorsi, hanno avuto modo di toccare con mano e saggiare le nostre capacità. Inoltre abbiamo passato terzo e quarto anno in DAD, penalizzandoci, distruggendo parte delle nostre basi che ci sarebbero dovute servire per gli esami. L’ulteriore stress di esami scritti remerebbe contro un fruttuoso orale indispensabile come primo passo verso l’età adulta. Sicuri di un suo positivo riscontro le porgiamo i più cordiali saluti.”
(petizione attualmente online su Change.org)

Questa petizione, mentre sto scrivendo, ha raggiunto quasi 40.000 firme. Il problema non è tanto la richiesta in sé, ma il fatto che è scritta proprio male.

Innanzitutto l’incipit: quel refuso lì in bella mostra: “studendi”.

Va bene, appunto un refuso. Ma denota sciatteria, fretta, poca cura. E si stavano rivolgendo al Ministro dell’Istruzione.

Poi. Osservate la punteggiatura: non si dovrebbe arrivare in quinta superiore e usarla così, con le virgole al posto dei due punti, virgola fra soggetto e verbo, più altre scelte che rendono farraginosa la lettura.

Ancora. Quel lessico in certi punti così burocratese e affettato, quel “fruttuoso” ripetuto due volte in poche righe, di nuovo segno di sciatteria o, peggio, di povertà di vocabolario.

E infine. Quel “sicuri di un positivo riscontro”, quanto mai fuori luogo quando si “chiede” qualcosa. Un riscontro si può chiedere – anzi anche esigere in certi casi – essere sicuri di un riscontro positivo no.

E allora? Adesso anche Galiano a lanciar strali contro le richieste dei giovani? Contagiato dal “boomerismo” imperante?

No: perché da insegnante capisco benissimo queste richieste. Non sono così infondate. Ma questa petizione è un sintomo. Di cosa?

CHE A SCUOLA NON VI INSEGNIAMO A SCRIVERE BENE.

A scuola insegniamo il burocratese, l’antilingua di cui parla Italo Calvino in un bellissimo articolo su Il Giorno del 3 febbraio 1965.

“Ogni giorno, soprattutto da cent’anni a questa parte, per un processo ormai automatico, centinaia di migliaia di nostri concittadini traducono mentalmente con la velocità di macchine elettroniche la lingua italiana in un’antilingua inesistente. Avvocati e funzionari, gabinetti ministeriali e consigli d’amministrazione, redazioni di giornali e di telegiornali scrivono parlano pensano nell’antilingua. Caratteristica principale dell’antilingua è quello che definirei il ‘terrore semantico’, cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato”.

Questa petizione ha anche delle ragioni alla base, che io comprendo. Ma la sola sua lettura ci dice che è proprio di scrivere che avete bisogno, ragazzi, ragazze, scrivere tanto, scrivere sempre di più: ma farlo in modo pulito, scrivere per farsi capire, scrivere per tradurre il caos dei pensieri in una forma ordinata.

Lo diceva Sciascia, e anche la mia maestra alle elementari: non si fa così tanto l’italiano a scuola per imparare l’italiano: si fa l’italiano per imparare a ragionare e far capire agli altri il proprio pensiero.

Invece dalle scuole italiane si esce che si scrive una lingua che non esiste, arzigogolata e bizantina, pasticciata e oggettivamente brutta.

Questa petizione in cui chiedete di non scrivere un tema d’esame ci dice che avete bisogno di scriverne sempre di più durante l’anno. Durante tutti gli anni di scuola.

Ma su una cosa avete ragione. C’è un diritto che vi è stato negato, e ce lo fa vedere proprio questa petizione: quello di avere una scuola che sappia insegnarvi a farlo bene.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Il suo nuovo romanzo, in uscita a giugno 2021, è Felici contro il mondo (Garzanti), seguito del bestseller Eppure cadiamo felici.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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