Da quando è uscito, “Persone normali” di Sally Rooney è stato molto condiviso sui social, specialmente su Instagram. Scorrendo tra le recensioni dei singoli lettori, si trovano pareri e opinioni discordanti, ma è impossibile non notare che l’aggettivo che torna con più frequenza per descrivere il libro è “semplice”. Una parola forse abusata, che viene spesso accostata a un altro concetto, quello di “normale”. Che sia forse proprio questa semplicità/normalità il motivo che ha reso virale il romanzo della scrittrice irlandese?

Parliamone tra amici: ci è piaciuto il nuovo libro di Sally Rooney, Persone normali (Einaudi, traduzione di Maurizia Balmelli)?

Dopo che la critica aveva celebrato l’autrice, irlandese, classe ’91, come la voce della generazione dei millennials, le aspettative dei lettori erano molto alte. E, da quello che si evince dai social, non sono state deluse.

Dal 21 maggio (ma in realtà anche da prima, per chi aveva ricevuto il libro in anticipo), i feed dei bookinfluencer, e non solo, sono stati tempestati dall’inconfondibile copertina azzurra illustrata da Mario Sughi (bella, ma forse meno evocativa dell’originale, che vedeva una coppia stretta in una scatola di sardine). Nelle didascalie, oltre alle citazioni dei passaggi più densi del libro, si leggono commenti, riflessioni, pareri. 

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Non è certo una novità condividere le proprie letture sui social, ma nel caso del secondo romanzo di Sally Rooney c’è stata una vera e propria inondazione di post e stories. Basta dare un’occhiata alla pagina Instagram di Einaudi per farsene un’idea, dato che ricondivide spesso quello che gli altri utenti postano sui propri profili.

Ma qual è l’elemento che ha conquistato maggiormente l’interesse dei lettori?

Ricordiamo un attimo di cosa parla il libro: i protagonisti sono Marianne e Connell, due ragazzi che vivono in un paesino irlandese e frequentano l’ultimo anno di liceo. A prima vista, non hanno molto in comune: lei è un’outsider, non ha amici ed è considerata un po’ strana; lui, invece, è popolare, gioca a football e piace praticamente a tutti. Comunque, al di là delle apparenze, Connell e Marianne sono più vicini di quanto si possa immaginare. Per questo iniziano una relazione clandestina – Connell si vergogna di Marianne e teme profondamente il giudizio degli altri – che poi, quando si iscrivono al college, viene piano piano alla luce del sole. Ma non è così semplice stare insieme: i due si prendono e si lasciano di continuo, si comportano sempre al contrario di come vorrebbero comportarsi, si fraintendono, si allontanano e tornano di nuovo a cercarsi, perché hanno bisogno l’uno dell’altra.

Praticamente ci troviamo di fronte alla classica trama di una storia d’amore adolescenziale (come hanno già fatto notare in molti), eppure c’è qualcosa che riesce a “svincolare” il libro della 28enne Rooney, per farlo apprezzare da tanti lettori – anche quelli inizialmente più snob e scettici – e da tante persone normali che, in quelle 240 pagine, sono riuscite a riconoscersi. 

Persone normali mi ha colpito dritto al cuore. Leggetelo se vi sentiti sbagliati e avete pensato di non meritare l’amore ma qualcosa che ne era solo il suo surrogato peggiore”, scrive Ossigenoletterario. È l’amore, infatti, l’argomento centrale del romanzo, il primo motivo per cui molti si sono avvicinati al libro. Si parla di una relazione difficile, quasi impossibile, confusa, spezzata; una relazione che sembra un unicum, e che invece, nonostante la sua specificità, risulta assolutamente comune. Tra i commenti si legge che molti si sono ritrovati nella storia di Marianne e Connell, soprattutto per quel legame inspiegabile e indissolubile che unisce i due personaggi, un legame che è in grado di resistere al tempo, alle incomprensioni e ai tradimenti.

Non a caso, una delle citazioni più condivise riguarda proprio questo sentimento di unione e vicinanza: “La maggior parte della gente, ha pensato Marianne, vive un’intera vita senza mai sentirsi così vicina a qualcuno”.

persone normali

Anche Viaggiletterari, nella sua recensione, mette in evidenza proprio questo aspetto e, in particolare, il modo in cui Sally Rooney esplora le dinamiche di potere che si instaurano all’interno delle relazioni (come del resto era già accaduto in Parlarne tra amici): “L’ho amata sin dall’inizio. Adoro i suoi libri dove l’incomunicabilità è la vera protagonista. Sembra esserci sempre un ostacolo nelle relazioni. Il proprio io interiore è giudice di ogni azione. I personaggi non sono mai schietti e diretti, vivono i loro drammi solo interiormente, come sospesi tra due tempi. Una storia di amicizia e amore raccontata attraverso una scrittura misurata, dove il principale nemico è l’incapacità di ammettere di amare ed essere amati. Due calamite che s’incastrano perfettamente, allontanate dalla loro stessa forza”.

persone normali

Indubbiamente anche lo stile di scrittura è uno dei punti di forza del romanzo: sintetico, diretto, essenziale. E visivo, tanto che il libro è già stato opzionato per diventare una serie tv: “La Rooney ha la straordinaria capacità di descrivere le relazioni lasciandole in sospeso tra il detto e il non detto, ma dando molto più spazio e importanza al secondo. Sono i gesti – nei suoi romanzi accuratamente riportati: un battito di ciglia, un sorriso accennato – a parlare per i suoi personaggi, e il tutto rimane sempre accennato con una certa grazia, come immerso in una nuvola di vapore”, secondo Malitiainwonderland.

Un altro punto attorno a cui ruotano le riflessioni che appaiono sui social, è il significato di quel Persone normali. A questo proposito Storie di sera scrive: “Quando ho letto per la prima volta il titolo di questo libro mi sono chiesta che senso avesse. Ho pensato che il concetto di normalità fosse troppo effimero per essere accostato a qualcosa di reale e concreto. Del resto, cosa vuol dire essere persone normali? Poi ho capito che il fil rouge che connette i due protagonisti, Connell e Marianne, è proprio questo loro desiderio di essere considerati normali, inteso come ricerca di un senso di appartenenza in un dato contesto sociale. E possibilmente è proprio questa aspirazione che li rende tali”.

Meno affrontata, invece, è la questione sociale. Difficilmente ci si imbatte in commenti che si concentrano sulla provenienza di Marianne e Connell. Lei appartiene a una famiglia benestante, non ha mai avuto problemi di soldi e punta a prendere la borsa di studio soltanto per un affermare il suo valore intellettuale; lui è figlio di una ragazza madre (che fa le pulizie proprio nella casa di Marianne), lavora come meccanico per mantenersi agli studi e il suo futuro universitario dipende esclusivamente dai suoi voti. Questa disparità sociale è un fattore che condiziona tutta la storia tra i due protagonisti, rappresentando a volte un ostacolo alla loro unione e determinando, inevitabilmente, anche il modo in cui si relazionano.

Passando in esame vari post e scorrendo ancora tra le recensioni dei singoli lettori, si trovano anche opinioni discordanti. C’è chi dice di essersi annoiato di fronte all’ennesima vicenda di due adolescenti che non riescono a stare insieme, e c’è chi, memore del primo romanzo, ha trovato quest’ultimo prevedibile e ripetitivo. Ma tra i commenti positivi e quelli negativi, è impossibile non notare che l’aggettivo che torna con più frequenza per descrivere il romanzo è “semplice“. Una parola forse abusata, a volte fraintesa, ma che viene spesso accostata a un altro concetto: quello di “normale”.

Che sia forse proprio questa semplicità/normalità (e, attenzione, non banalità) il motivo che ha reso virale il romanzo di Sally Rooney?

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