“Andate a vederla, nei video, questa prof. Ascoltatela. La voce pacata. La passione per l’insegnamento che si avverte in quelle rughe d’espressione, in quelle parole dette piano. E poi ditemi se non è esattamente l’insegnante che vorreste avere per i vostri figli…”. Enrico Galiano, docente e scrittore, dice la sua sul caso della professoressa sospesa per quindici giorni dall’insegnamento, con stipendio dimezzato: “Ero convinto che il nostro compito fosse quello di stimolare i ragazzi a pensare con la propria testa…”

È andata così. Giorno della Memoria. Una classe di un ITI, quindi ragazzi di quattordici-quindici anni, presenta alla scuola un proprio lavoro di ricerca su PowerPoint in cui c’è un accostamento fra le leggi razziali del 1938 e il recente decreto sicurezza.

I ragazzi ci tengono a far sapere che il contenuto del PowerPoint è tutto frutto del loro pensiero, che la loro insegnante non ha avuto alcun ruolo nella produzione, al massimo nella sistemazione della sintassie dell’ortografia.

Comunque. Qualcuno fa delle foto al PowerPoint e le pubblica. Qualcun altro le vede. Le condivide. Le condivisioni arrivano fino al sottosegretario ai Beni culturali, che commenta così: “Se è accaduto realmente, andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere”.

Risultato? La prof sospesa per quindici giorni dall’insegnamento, con stipendio dimezzato.

Io non so che dire. Io ero convinto che il nostro compito fosse quello di stimolare i ragazzi a pensare con la propria testa.

Io credevo che dovessimo aiutarli nel difficile compito di formarsi una propria visione del mondo. Che ci mettessero tutte le mattine in classe davanti a loro perché poi loro, usciti da quella classe un giorno, possano essere più liberi.

Mi sa che non è così. Mi sa che adesso dobbiamo cambiare il nostro metodo. Che va bene farli pensare con la loro testa, ma non se il loro pensiero va contro alcune persone. Allora non va più bene.

Perché se lo faccio mi sospendono e mi dimezzano lo stipendio.

Andate a vederla, su youtube, nei video, questa prof. Ascoltatela. La voce pacata. La passione per l’insegnamento che si avverte in quelle rughe d’espressione, in quelle parole dette piano. E poi ditemi se non è esattamente l’insegnante che vorreste avere per i vostri figli.


nota: l’immagine è tratta dal video di Repubblica

E allora ve lo dico, voi che leggete quello che scriviamo e che ci controllate, voi che se facciamo qualcosa che non vi piace “avvisate chi di dovere”, che non smetterò. Dimezzatemi lo stipendio, cacciatemi anche da scuola, se serve. Ma a costo di non aver più il coraggio di guardarmi allo specchio, farò sempre tutto quello che è in mio potere affinché i ragazzi pensino con la propria testa. Qualsiasi sia il pensiero, anche del tutto contrario al mio.

Non mi interessa che i ragazzi pensino le mie stesse idee. A me interessa che i ragazzi pensino. Sono e saranno sempre loro la cosa più importante.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, Galiano, dopo il successo di Eppure cadiamo felici Tutta la vita che vuoi, torna in libreria, sempre per Garzanti, con Più forte di ogni addio, un romanzo che mostra perché ogni momento è importante. Soprattutto quello in cui dire alle persone che amiamo cosa significano per noi.

Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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