Ilaria Bernardini torna in libreria con il romanzo “Il ritratto”. Ispirata dai temi del suo nuovo libro, su ilLibraio.it propone un percorso di lettura in cui trovano spazio, tra gli altri, John Berger, Lucian Freud, Marina Abramović e Honoré de Balzac

Ilaria Bernardini (nella foto di Fabrizio Ruffo, ndr) ha scritto romanzi (Non è niente, I supereroi, Corpo libero, Domenica, Faremo foresta) e raccolte di racconti (La fine dell’amore, L’inizio di tutte le cose). Scrive anche per i giornali, la televisione e il cinema.

Ilaria Bernardini il ritratto

Torna ora in libreria per Mondadori con Il ritratto: Valeria Costas, scrittrice acclamata e tradotta in tutto il mondo, ha dedicato la vita ai suoi libri e al suo grande amore, il noto imprenditore Martín Aclà. Vive sola a Parigi, mentre Martín abita a Londra con la moglie e i figli: i due sono amanti da più di venticinque anni, e nessuno sa di loro. Quando Valeria scopre dalla radio che Martín ha avuto un ictus, il suo mondo crolla. L’idea di perderlo è devastante. Deve trovare un modo per raggiungerlo, stare con lui, salvarlo, o almeno dirgli addio. Si avventura così in un piano maldestro e spericolato: commissiona il proprio ritratto alla moglie di Martín, la pittrice Isla Lawndale, e grazie a questa bugia riesce a insinuarsi in casa loro. Nella grande e caotica villa nel centro di Londra in cui l’uomo che amano giace in coma, Valeria e Isla si ritrovano una davanti all’altra, affascinate e intimorite l’una dall’altra. Isla sa chi è davvero la donna che le siede di fronte? Valeria le dirà che Martín le aveva appena chiesto di passare i prossimi anni insieme? E cosa ha capito Antonia, la figlia adolescente di Isla e Martín, della doppia vita del padre?

Giorno dopo giorno, durante le sedute per il ritratto, Valeria e Isla si studiano e cominciano a raccontarsi, creando un’intimità sempre più profonda, dispiegando la loro fragilità e la loro forza. In un’altra versione della storia, forse, sarebbero state amiche. In questa potrebbero essere ancora in tempo ad aiutarsi. Le bugie, i ricordi e i segreti si rincorrono e si intrecciano in una danza di passione e compassione…

Ispirata dai temi del suo libro, qui di seguito proponiamo il percorso di lettura “ritratto/autoritratto“, a cura dell’autrice.

Ilaria Bernardini -Foto di Fabrizio Ruffo

Ilaria Bernardini -Foto di Fabrizio Ruffo

RITRATTO/ AUTORITRATTO 

di Ilaria Bernardini

Ritratti di John Berger

Ritratti John Berger

John Berger non sopportava essere definito un critico d’arte. Eppure per tutta la vita ha continuato a descrivere i suoi incontri con l’arte, le epifanie di fronte a un dipinto o una scultura, i viaggi immaginari negli atelier in cui un’opera veniva pensata e realizzata. Poco importava che quegli incontri assumessero le sembianze di un romanzo, una poesia o un saggio; non si trattava di critica, ma di narrazione nel senso più antico del termine: una voce che racconta ciò che gli occhi hanno visto e le mani toccato, un ascoltatore che riceve in dono un’esperienza e uno sguardo, e infine uno spazio da condividere.

Ritratti (Il Saggiatore) è la raccolta più completa degli incontri di John Berger con i suoi artisti: dai pugnaci scritti militanti degli anni cinquanta a quelli più recenti e pensosi, molti dei quali inediti in Italia. Del resto, che per Berger un ritratto fosse un incontro, lo ha chiarito nel descrivere un suo stesso disegno: “A poco a poco la testa sulla carta si è fatta più simile alla sua. Ma ora sapevo che non le si sarebbe mai avvicinata abbastanza, perché, come può capitare quando si disegna, avevo finito per amarla, per amare tutto di lei”. Gli ottantotto ritratti di questo libro sono atti d’amore scritti con la stessa matita con cui era solito disegnare: ottantotto incontri fatti di approcci, cancellature e successivi ripensamenti, di colpi di fulmine immediati e laboriose riconciliazioni. Sono l'”inconsapevole diario di bordo” di un grande storyteller, l’autobiografia di un uomo attraverso ciò che ha osservato.

Colazione con Lucian Freud. Ritratto di una vita nell’arte di Geordie Greig

Colazione con Lucian Freud. Ritratto di una vita nell'arte Geordie Greig

Quando, nel dicembre del 1993, il Metropolitan Museum di New York organizzò la prima grande esposizione delle sue opere, Lucian Freud era un pittore di nicchia. Per lui, in quell’occasione si aprirono finalmente le porte del mercato internazionale dell’arte. Eppure, nonostante la fama e la ricchezza, Lucian Freud continuava a vivere circondato da un alone di riservatezza. Di lui erano note le innumerevoli amanti, le amicizie nel mondo dell’aristocrazia e dell’élite intellettuale britannica, la passione per il gioco. C’era però un Freud “segreto”, un “Mefistofele paranoico che distrugge tutto ciò che lo circonda”, secondo le parole dell’ex moglie Caroline Blackwood; un artista, ma soprattutto un uomo, tormentato, che aveva dialogato a lungo con la morte. Questo Freud “segreto” viene svelato per la prima volta da Geordie Greig, che per dieci anni ha fatto parte del ristrettissimo gruppo di amici che regolarmente si incontravano con l’artista per la prima colazione al ristorante Clarke’s, in Kensington Church Street, a Londra. Lì, Freud rievocava episodi del suo passato e parlava di bookmaker e fantini, di gangster dell’East End e di figli troppo spesso dimenticati, di amori distruttivi e di incontri incredibili. Ma soprattutto parlava d’arte e di pittura, rivelando la sua ossessione per il lavoro, l’attenzione maniacale con cui ritraeva, in maniera a tratti sconcertante, la carne nuda e viva dei corpi che animano le sue tele.

Attraversare i muri – Un’autobiografia di Marina Abramović

Attraversare i muri Un'autobiografia Marina Abramovic

Nel 2010, in occasione della retrospettiva che il MoMA ha dedicato a Marina Abramović, più di 750mila persone hanno aspettato l’artista in fila fuori dal museo per avere la possibilità di sedersi di fronte a lei senza dire una parola, in una performance senza precedenti durata più di settecento ore. Una celebrazione di quasi cinquant’anni di performance art rivoluzionaria. Figlia di genitori comunisti, eroi di guerra sotto il regime di Tito nella Jugoslavia postbellica, Marina Abramović fu cresciuta secondo una ferrea etica del lavoro. Agli esordi della sua carriera artistica internazionale viveva ancora con la madre e sotto il suo totale controllo, obbedendo a un rigido coprifuoco che la costringeva a rincasare entro le dieci di sera. Ma nulla poté placare la sua insaziabile curiosità, il suo desiderio di entrare in contatto con la gente e il suo senso dell’umorismo. Al cuore di Attraversare i muri (Bompiani) c’è la storia d’amore con il collega perfomance artist Ulay: una relazione sentimentale e professionale durata dodici anni, molti dei quali passati a bordo di un furgone viaggiando attraverso l’Europa, senza un soldo. Un legame che arrivò al drammatico epilogo sulla Grande Muraglia cinese. La storia di Marina Abramović, commovente, epica e ironica, parla di un’incomparabile carriera artistica che spinge il corpo oltre i limiti della paura, del dolore, dello sfinimento e del pericolo, in una ricerca assoluta della trasformazione emotiva e spirituale.

The Face of Britain – The Nation through Its Portraits di Simon Schama

The Face of Britain, The Nation through Its Portraits 

Churchill e il suo pittore, Gainsborough che guarda le sue figlie rincorrere una farfalla, l’artista-poeta Rossetti che cerca di catturare su tela quello che non poteva possedere nella vita, John Lennon nudo 5 ore prima di morire. Nell’era degli sguardi rapidi e dei selfie, Simon Schama ha scritto un monumentale testo sul guardarsi, riconoscersi, perdersi, attraverso la storia dei ritratti in Inghilterra nei secoli. Immagini degli ultimi del mondo e di potenti, di amici, amanti, eroi e lavoratori, la storia dell’arte e la storia di un paese, sono lo strumento per parlarci di noi stessi, dell’essere umani. Ognuno, il soggetto, e noi che li guardiamo, attraverso il gesto dell’artista e attraverso lo straordinario potere della narrazione, ci avviciniamo al senso – o al non senso – della vita, al nostro passato e al nostro presente, all’amore.

Francis Bacon. Logica della sensazione di Gilles Deleuze

Francis Bacon Logica della sensazione Gilles Deleuze

“Come rendere visibili forze invisibili?” Le Figure di Bacon e tutte le Figure della storia della pittura, possono essere interpretate come il tentativo di rispondere a questa domanda, che è indispensabile porre affinché la pittura sia collocata nel suo luogo proprio. È in gioco lo statuto di un’arte particolare, della sua separazione dalle altre arti, ma, al tempo stesso, della comunione delle arti, del loro problema comune: “In arte, in pittura come in musica, non si tratta di riprodurre o di inventare delle forme, ma di captare delle forze. Per questa ragione nessuna arte è figurativa. La celebre formula di Klee ‘non rendere il visibile, ma rendere visibile’ non significa nient’altro”. Ecco allora il procedimento della Figura in Bacon, l’azione dei tondi, dei parallelepipedi o degli ovali che isolano la Figura nel quadro, fanno sì che nessuna storia si insinui o provi a insinuarsi nell’insieme illustrato, esorcizzando così il carattere figurativo, illustrativo, narrativo, che la figura necessariamente avrebbe se non fosse isolata: “Ci sono due modi di superare la figurazione (e cioè, a un tempo, l’illustrativo e il narrativo): o in direzione della forma astratta, oppure verso la Figura. In Cézanne questa via della Figura ha un nome semplice: sensazione”. Con questo libro Deleuze elabora uno strumento originale capace di cogliere i molteplici aspetti dell’opera e della figura di Francis Bacon, ponendo al centro una concezione tutta nuova dello statuto sensibile del vedere.

Il silenzio è cosa viva – L’arte della meditazione di Chandra Livia Candiani

Il silenzio è cosa viva. L'arte della meditazione Chandra Livia Candiani

Nel mondo di Chandra, dove la parola è anche immagine e poesia, meditare è anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare. Meditare è seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato. Meditare non è fare il vuoto intorno a noi. Anzi: è non separare i mondi, non dividere quel che consideriamo spirituale da quel che riteniamo ordinario. E i gesti quotidiani di cucinare, lavare i piatti, telefonare, pulire, leggere possono diventare forme di preghiera, meditazione. È insomma stare dentro noi stessi, dentro tutto ciò che siamo in quel momento, consapevolmente. Spesso si pensa che la soluzione al dolore e all’ansia sia altrove, ma è nel dolore la soluzione del dolore (e nell’ansia la soluzione dell’ansia). Sentendolo, abitandolo, assaporandolo, non è più un estraneo, ma a poco a poco un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine un pezzo di noi.

The painted word di Tom Wolfe

The painted word Tom Wolfe

Questa analisi satirica, ironica, pungente di Wolfe del mondo dell’arte moderna è stata pubblicato per la prima volta nel 1975. Nel libro, Wolfe prende le distanze da Warhol, de Kooning e Pollock anche se i veri bersagli non sono tanto gli artisti, quanto i critici. In particolare, Clement Greenberg, Harold Rosenberg, Leo Steinberg. Wolfe sostiene che, mentre nel mondo dei libri – per esempio – chiunque può averne uno e l’accesso all’opera è garantito, necessario, ovvio, il mondo dell’arte è gestito da ricchi collezionisti, musei e critici con un’influenza sproporzionata sul mercato e sulle sorti degli artisti stessi. Questa, per Wolfe, è la fine e la dissoluzione dell’arte moderna. La relazione tra il talento dell’umile sottoscala e la vanità dei collezionisti ai piani alti, lo strabordare della letteratura d’arte – la critica, la vanità, gli interessi- delle fiere, del commercio, è descritta con una verve sarcastica e pungente, che resta, tutt’oggi, molto puntuale.

Storia dello sguardo di Mark Cousins

Storia dello sguardo Mark Cousins

Che aspetto aveva il mondo visto da uno dei primi Homo sapiens? Com’era il cielo che Galileo scrutava col suo telescopio? Che cosa videro gli astronauti dell’Apollo 8 quando entrarono nel campo gravitazionale della Luna? Perché siamo stregati dal sorriso enigmatico di Monna Lisa? Con Storia dello sguardo Mark Cousins compie un vero e proprio montaggio dei momenti più significativi della nostra storia visiva e ci racconta come e perché sia cambiato il nostro modo di guardare nel corso dei secoli. Assistiamo così allo spettacolo della grande eruzione del Vesuvio del 79; insieme a Newton vediamo cadere la fatidica mela che lo porta a formulare la legge di gravitazione universale; penetriamo l’espressione carica di sofferenza di uno schiavo africano incatenato su una nave diretta in Brasile; ipotizziamo l’occhiata di rimprovero lanciata a Cézanne dalla moglie durante un’estenuante seduta di posa; siamo accanto a Howard Carter quando, nel 1922, scopre la tomba di Tutankhamon. Dal Pleistocene all’era digitale, il modo in cui costruiamo le immagini e quello in cui recepiamo l’oggetto della visione è radicalmente mutato: ed esplorare l’evoluzione del processo visivo equivale a ripercorrere la storia dell’uomo. Album di fotografie e galleria d’arte, road movie e grammatica del linguaggio visuale: Storia dello sguardo è un viaggio per parole e immagini che attraversa l’arte e la letteratura, il cinema e la fotografia, la tecnologia e la scienza. Un percorso alla fine del quale non potremo più guardare il mondo con gli stessi occhi.

 Portrait of a Reputation di Francesca Woodman

 Portrait of a Reputation Francesca Woodman

Francesca Woodman ha scattato la sua prima fotografia a tredici anni. Dall’adolescenza fino ai sui ventidue anni, quando si è uccisa, ha prodotto affascinanti opere esplorando il tema del genere, della rappresentazione, della sessualità, fotografando il suo stesso corpo e quello dei suoi amici. Questo è un volume che raccoglie stampe, appunti, lettere, cartoline. Ritratti e autoritratti si susseguono, enigmatici, rigorosi, potenti.

Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac

Il capolavoro sconosciuto, Honoré de Balzac

Pubblicato per la prima volta nel 1830 – poi integrato ne La Comédie humaine nel 1847 – rappresenta un vero e proprio mito letterario, un’allegoria sull’arte e l’amore passionale, sull’ossessione per la perfezione creativa. Uno specchio dei più angoscianti tormenti degli artisti. Ha suscitato riflessioni ed emozioni profonde nelle menti di numerosi protagonisti del Novecento; da Cézanne a Picasso, da Hofmannsthal a Rilke, da Henry James a Benedetto Croce, da Ernst Robert Curtius a Italo Calvino, molti sono gli interpreti che hanno meditato su questo testo, concentrandosi sul suo protagonista, il pittore Frenhofer, un genio travagliato che sembra profetizzare l’astrattismo e l’informale, e che finirà per uccidersi.

 

 

Fotografia header: Ilaria Bernardini -Foto di Fabrizio Ruffo

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