In Italia ci sono più riviste letterarie online che lettori? L’offerta, crescente e spesso di qualità, supera la domanda? Viaggio nel proliferare di siti dedicati all’approfondimento culturale, tra tentativi più o meno riusciti, tendenze che emergono, vecchie e nuove questioni aperte, rischi da correre o meno. Con una serie di interviste ai protagonisti – L’inchiesta de ilLibraio.it

In Italia ci sono più riviste letterarie che lettori? L’offerta, crescente e spesso di qualità, supera la domanda? Di conseguenza, i siti d’approfondimento culturale – proprio come è quasi sempre accaduto alle riviste cartacee – sono destinati a spartirsi nicchie più o meno “fedeli”?
In effetti, considerata la storica scarsa confidenza del nostro Paese con la lettura, senza dimenticare l’impatto travolgente dell’era della dispersione, con gli utenti costantemente sommersi da stimoli e distrazioni digitali, il dubbio potrebbe venire davanti al proliferare di spazi online in cui si raccontano la letteratura, il cinema, la musica, le serie tv, l’evoluzione dei media, l’arte e l’attualità stessa da una prospettiva “d’autore”. Del resto, è l’intero mondo dell’informazione, nuove realtà comprese, a dover fare i conti con lo sproporzionato quantitativo di contenuti multimediali pubblicati a getto continuo sui social network. E così, rientrando nell’ambito culturale, tornano alla mente le amare riflessioni di Goffredo Fofi (nella foto sotto, ndr) che, nella lettera in cui ha annunciato la fine dell’esperienza di una storica rivista cartacea come Lo Straniero, ha ammesso: “La nostra decisione nasce dalla constatazione che i nostri lettori sono più o meno sempre gli stessi“. E più avanti ha aggiunto: “Non sono sufficienti i nuovi lettori, forse per il motivo, bene individuato da un nostro scrittore molti anni fa, che ‘i giovani che scrivono si fanno una cultura leggendo i propri articoli’, ed è anche per questo che la risonanza delle nostre posizioni è minima…”. A quanti “giovani che scrivono” saranno fischiate le orecchie?

Goffredo Fofi

GLI ANNI DELLE RIVISTE  – Un passo indietro. Numeri alla mano, gli ultimi anni hanno visto la crescita, non solo quantitativa, delle riviste letterarie online. Non a caso, ilLibraio.it ha deciso di ospitare un incontro sul tema nel suo stand all’ultimo Salone del libro di Torino.

UNA PRECISAZIONE – Questo tentativo di analisi della tendenza in atto (in cui, in parte, si inserisce anche ilLibraio.it), non ha la pretesa dell’esaustività. Servirebbero molti più articoli per mappare e raccontare nei dettagli tutte le realtà italiane che in rete si occupano di libri. Per questo, non abbiamo considerato, ad esempio, i tanti siti letterari che puntano principalmente sulle notizie (da Libreriamo, tra i più forti sui social, a Cultora, passando per WuzGli amanti dei libri, Sul Romanzo, BooksblogGraphoMania e altri), le stesse sezioni culturali dei siti generalisti (tra le novità più recenti, Il Post Libri); e neppure la miriade di blog letterari più o meno aggiornati, come pure le numerose comunità di lettori attive sui social, che meritano approfondimenti a parte. E andrebbe dedicato un articolo specifico ai blog personali di scrittori e giornalisti (da Lipperatura di Loredana Lipperini a Giap, la comunità del collettivo Wu Ming, senza dimenticare il blog di Paolo Nori, il sito personale di Roberto Saviano o, ancora, Letteratitudine, che Massimo Maugeri ha fondato nel settembre 2006, e che nel tempo è diventato una web radio – a proposito, è in ascesa il progetto RadioLibri; e poi Vibrisse, il blog dello scrittore ed editor Giulio Mozzi, BookBlister di Chiara Beretta Mazzotta e Ho un libro in testa di Chicca Gagliardo). Come vedremo, tra l’altro, spesso diventa difficile, sempre che abbia ancora senso farlo, individuare il “confine” tra blog, sito e rivista online.

il Post Libri

I PROGETTI “SPONSORIZZATI” DI ALKEMY – E veniamo al proliferare di riviste web, in ritardo rispetto a quanto già avvenuto oltreoceano. Tra le nuove realtà c’è Prismo, che si occupa di cultura digitale, gaming, musica, libri, cinema, e che è stata fondata nella primavera del 2015 da Timothy Small, nell’ambito del Digital Content Lab, nuova divisione di Alkemy. E ci sono sempre l’ex direttore di VICE Italia e Alkemy dietro a progetti come The Towner, magazine in rete da pochi mesi (anche in lingua inglese) sponsorizzato da Moleskine, a cui abbiamo dedicato un approfondimento e L’Ultimo Uomo, dedicato al racconto dello sport. In tutti questi casi da un lato si punta sul longform, dall’altro su siti disegnati per la fruizione da mobile, ormai più che dominante. Non solo: questi siti tendono a pubblicare pochi contenuti al giorno.

the towner

IN ARRIVO “IL TASCABILE” DI TRECCANI – Non è finita: a proposito di nuovi siti “sponsorizzati” da storici brand, è stato appena annunciato l’arrivo de Il Tascabile, “una nuova rivista enciclopedica“, online a settembre, che ha l’ambizione di essere “un raccordo tra generazioni, formati e temi, un luogo d’incontro tra la divulgazione culturale più autorevole e le esperienze dei più interessanti giovani scrittori e giornalisti italiani“. Il Tascabile è un progetto della Treccani realizzato, guarda caso, sempre in collaborazione con Alkemy.  A Small chiediamo qualche dettaglio in più sul sito in arrivo, e se conviverà o meno con l’attuale magazine culturale del sito dell’enciclopedia, Pem: “Di Pem dovete chiedere a Treccani. Noi stiamo sviluppando un nuovo progetto, che vivrà all’esterno del sito della Treccani, e che può contare su un comitato di redazione composto da 25-30 esperti in vari ambiti”. Domandiamo se in Italia c’è spazio per nuove riviste di qualità, e la risposta è netta: “C’è un immenso spazio a disposizione, ma va curato come un giardino. Non si possono fare le cose a caso. È un discorso simbiotico. Più contenuti di qualità si pubblicano, più i lettori se ne aspettano, e più spazi di qualità nascono. Un circolo virtuoso”.
In un contesto di crisi per l’informazione on e offline, il modello vincente è quello dei contenuti sponsorizzati, dunque? “È uno dei modelli, non ‘il’ modello. Noi ci stiamo puntando con ottimi risultati, ma non è detto sia l’unica strada, è un tentativo di risposta alla crisi dei media. E comunque il branded content non funziona a prescindere. Dipende dai singoli casi, e dalla qualità dei singoli contenuti”.

Tim Small

Tim Small (foto tratta da Zero.eu)

Lo stesso Tim Small racconta la genesi e gli obiettivi di siti come L’Ultimo Uomo, Prismo, The Towner e Il Tascabile in questa lunga intervista rilasciata al magazine Zero, e dice la sua sull’evoluzione dell’industria dei media e dei contenuti online (compresi quelli sponsorizzati), ed entra nei dettagli del suo lavoro ad Alkemy (“Fissi a Milano nel mio dipartimento siamo in dieci. Tutta Alkemy invece penso che si avvicini a 300 persone. Per la parte content, siamo in nove su l’Ultimo Uomo, per Prismo in 5, per The Towner 7, considerando le due edizioni…”).

il tascabile

IL CASO RIVISTA STUDIO Un altro caso interessante è rappresentato da Rivista Studio. Nato nel 2011, si definisce “un media di attualità e cultura che pubblica un sito aggiornato quotidianamente e una rivista che esce in edicola con un’edizione cartacea e digitale quattro volte l’anno”. A fondare Studio, che è entrato nell’orbita di News 3.0, Alessandro De Felice e Federico Sarica, rispettivamente publisher e direttore responsabile. La rivista, che in parte si ispira a realtà internazionali come Monocle, organizza anche un festival, ospitato dalla Triennale di Milano. Tra i siti italiani che abbiamo considerato, è tra quelli che pubblica più contenuti: non solo approfondimenti, ma anche testi più brevi, che spesso segnalano novità internazionali. Evidente anche l’attenzione per l’attualità e le tendenze.
Il caporedattore di Studio è lo scrittore Cristiano de Majo che intervistato da ilLibraio.it si dice soddisfatto dei riscontri che ha il sito: “I nostri numeri crescono, nonostante aumenti l’offerta in rete. Dunque siamo contenti, per correttezza i numeri non ha ancora senso darli in un momento in cui ognuno può dire un po’ quello che vuole. Numeri a parte, se penso al panorama web di dieci anni fa, mi sento fortunato a lavorare oggi. Ci sono tanti spazi di libertà interessanti, e riviste come Studio, ma anche IL, hanno dimostrato che si può fare cultura senza essere noiosi e accademicii”. Nonostante l’ottimismo manifestato, l’editor di Rivista Studio è consapevole dell'”eccesso di contenuti” e dei rischi che comporta, “visto che una persona normale non ha il tempo di leggere 10 articoli lunghi e approfonditi al giorno, pubblicati su riviste diverse”. Non mancano dunque i problemi, “a partire da quello della sostenibilità economica dei singoli progetti. Nel nostro caso, il modello di business non si regge certo sul sito, nel quale però investiamo risorse di tempo, e non solo, significative”. Quanto alla qualità delle riviste italiane, per De Majo il giudizio è dato “dalla quantità e dalla qualità dei lettori. Studio piace perché meglio di altre realtà riesce a proporre da ormai 5 anni a offrire ogni giorno una notevole varietà di contenuti”.

Rivista Studio

DALLA CARTA ALLA RETE? – Lo stesso mensile IL, legato a Il Sole 24 Ore, diretto da Christian Rocca e noto anche all’estero per le innovazioni in ambito grafico, recentemente ha rinnovato il sito. IL Magazine non è l’unico caso di rivista che, nata sulla carta, sta cercando una dimensione online: ci sta provando, anche se l’ambito è molto diverso, Nuovi Argomenti, che fu fondata nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia e che oggi è pubblicata dalla Mondadori; spostandoci dalla letteratura alla riflessione sul mondo della televisione, ultimamente anche Link – Idee per la tv (rivista ben curata dal marketing strategico di Mediaset – RTI), ha rinnovato il sito puntando su contenuti di qualità scritti appositamente per il web.

Il magazine

IL PROGETTO DI INTERNAZIONALE Poco più di un anno fa, il sito del settimanale Internazionale (che ogni anno in autunno a Ferrara organizza un festival) aveva cominciato la pubblicazione di una serie di articoli e reportage firmati da (giovani) scrittori e saggisti italiani. Con il passare dei mesi, però, ha rallentato la frequenza di questi contenuti. Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, contattato da ilLibraio.it conferma: “I contenuti sono diminuiti dal punto di vista quantitativo, ma abbiamo cercato di concentrarci sulla qualità, e presto introdurremo un paywall, pubblicando online tutti gli articoli del giornale”.

Internazionale

SU MEDIUM – Da fine 2013 Antonio Tombolini Editore pubblica la rivista letteraria digitale Il Colophon, che si appoggia su Medium. È diretta dallo scrittore Michele Marziani e in ogni numero più autori sviluppano un tema.

il colophon

CENTINAIA DI COLLABORATORI PER DOPPIOZERO Quando si parla di riviste online non si può non citare il caso di Doppiozero, che di recente ha rinnovato la veste grafica: è stata fondata da Marco Belpoliti e Stefano Chiodi, è in rete dal 14 febbraio 2011, e vi collaborano “oltre 900 scrittori, critici, giornalisti, ricercatori, studiosi di diverse discipline, in un ecosistema che riunisce intellettuali di fama, giovani autori e studiosi affermati”. Il co-fondatore Chiodi, storico dell’arte contemporanea, critico e curatore, al telefono con ilLibraio.it non si mostra critico nei confronti dell’aumento delle riviste in rete, anzi: “Non ho mai associato il concetto di ‘troppo’ all’ambito culturale. Penso che ci sia spazio per tutti, anche perché in questi anni il pubblico è aumentato. Mi riferisco alla generazione che fino a poco tempo fa si informava soprattutto sulla carta, e che oggi non può fare a meno dei contenuti in rete. Come pure ai nativi digitali, che non hanno mai letto giornali e riviste cartacee”. Quanto a Doppiozero, resta un progetto “no profit”, e recentemente abbiamo anche raccolto dei fondi con il crowdfunding“. Chiodi preferisce non parlare del traffico quotidiano del sito, perché in rete l’andamento è piuttosto variabile: “Si può dire che mensilmente Doppiozero è letto in media da circa 100.000 utenti. Ogni settimana pubblichiamo dai 15 ai 18 articoli, e in alcuni casi anche di più. Sono certo che il lettorato potenziale da raggiungere sia ancora ampio”.

 

Doppiozero

L’EVOLUZIONE DI MINIMA ET MORALIA… – Altra realtà ormai di riferimento è Minima et Moralia, che da un paio d’anni non è più direttamente connessa alla casa editrice minimum fax. Non solo: rispetto agli anni passati, i contenuti originali sono molto meno frequenti. Oggi Minima et Moralia ha però il merito di riproporre online articoli pubblicati da quotidiani, settimanali e riviste cartacee che, altrimenti, non avrebbero la possibilità di arrivare a chi ormai si informa esclusivamente in rete…

minima et moralia

… E QUELLA DI FINZIONI Nei mesi scorsi Finzioni Magazine, fondato nel 2008 da Jacopo Cirillo e Carlo Zuffa, ha subìto un restyling, non solo grafico: se in passato è stata tra le poche realtà letterarie italiane a puntare sull’ironia (approccio ben più diffuso oltreoceano), la nuova versione non dà più spazio alle notizie scanzonate di un tempo. Molti meno articoli, e più “seri”, insomma, un po’ in linea con altri spazi online citati.

Finzioni

CURA PER LA GRAFICA – A ottobre 2014 è andato online Cultweek, magazine diretto da Maurizio Porro che parla di arte, cinema, musica, letteratura e altro.
In questa carrellata merita di essere inserito Gli altri animali, “blog culturale indipendente nato nel 2016 da un’idea di Stefano Friani, Emanuele Giammarco e Leonardo Neri che costituiscono il cuore del gruppo di persone che orbita attorno alla casa editrice Racconti edizioni“, a sua volta appena fondata.
Interessante, anche per l’attenzione alla grafica web, il caso di Pixarthinking, progetto nato nell’ambito di Pixartprinting, tipografia online che si occupa di stampa digitale, e che ha fondato una rivista, che dà spazio a letteratura, arte, design e altri temi.

pixar

REALTA’ STORICHE – Al confine tra blog collettivi e riviste troviamo invece spazi che hanno fatto la storia del web letterario italiano, come Nazione Indiana (2003), dalle cui frizioni interne nel 2006 è nato Il Primo Amore; senza dimenticare, tra gli altri, Carmilla (“Letteratura, immaginario e cultura di opposizione”), Satisfiction (a lungo rivista di critica letteraria cartacea gratuita, fondata nel 2004 dal critico letterario e scrittore Gian Paolo Serino) e siti d’approfondimento come Il lavoro culturaleLe parole e le cose e Critica Letteraria. Meriterebbero poi un capitolo a parte anche i magazine specializzati in fumetti e graphic novel, come Fumettologicao le realtà frequentate da un pubblico decisamente più giovane.

CHI SI AFFIDA DIRETTAMENTE AI SOCIAL – L’ascesa travolgente di Facebook da un lato, la crescita di spazi più “raccolti” come Medium dall’altra.
Nell’era dominata dai social, non manca chi ha cominciato a pubblicare direttamente sulle proprie pagine anche contenuti più lunghi: la scrittrice sarda Michela Murgia, ad esempio, ha raccontato a puntate su Facebook (che ormai offre supporti di pubblicazione sofisticati) il suo recente viaggio in Turchia dopo il fallito golpe. Ma di esempi se ne potrebbero fare a decine.
Spesso, anche in Italia, su Medium si trovano lunghi contenuti che non avrebbero affatto sfigurato in una delle riviste di cui abbiamo parlato: si pensi a Gomorra prima di Gomorra – Le lettere inedite di Roberto Saviano al suo editor: la genesi di un libro che ha cambiato l’Italia e reso difficilissima la vita del suo autore”, pubblicato da Edoardo Brugnatelli. In futuro le bacheche dei social prenderanno non solo il posto dei giornali, ma anche quello delle riviste digitali?

“GIOVANI” AUTORI – Nell’attesa, proviamo a capire chi sono le “firme” di queste riviste: generalizzando, protagoniste sono le nuove generazioni. Quasi sempre, infatti, i collaboratori hanno meno di quarant’anni o poco più: si tratta dunque di “giovani” scrittori  (in Italia, si sa, raramente si smette di esserlo), critici letterari, giornalisti culturali o aspiranti tali, editor, addetti ai livori… Va aggiunto che negli ultimi anni la crisi dei quotidiani e dei periodici cartacei ha avuto tra le conseguenze il taglio dei collaboratori, in particolare in ambito culturale. Ecco quindi che autori che fino a pochi anni fa scrivevano con continuità nelle ex terze pagine delle testate tradizionali, pian piano si sono dovuti spostare in rete, anche se non manca chi continua a collaborare su quotidiani, settimanali e mensili.

FIRMANO SEMPRE GLI STESSI? – Analizzando i contenuti delle varie realtà web, si nota come in alcuni casi le stesse firme finiscano per collaborare contemporaneamente con più di un sito. Capita anche nei giornali cartacei, sia chiaro, ma diventa un problema quando la linea editoriale, o in generale lo “stile” di alcuni di questi spazi, finisce per apparire indistinguibile o quasi: la sensazione, infatti, è che a volte lo stesso articolo potrebbe tranquillamente essere pubblicato dall’uno o dall’altro sito senza apparire estraneo a quello spazio specifico.

“SERVE TEMPO PER COSTRUIRSI UN’IDENTITA’ IN RETE” – Secondo De Majo di Rivista Studio il rischio appena sottolineato “esiste, sia perché a volte le firme sono le stesse, sia soprattutto perché è molto difficile costruirsi un’identità come rivista online. Noi di Studio ancora ci chiediamo se un certo tema o un certo articolo è in linea o meno con il nostro progetto, che è in costante evoluzione. Verifichiamo continuamente la nostra identità. Tra l’altro, la somiglianza tra riviste penso sia anche spiegata dal fatto che molte realtà sono giovanissime e ancora acerbe. Serve tempo per costruirsi un’identità forte“.

riviste letterarie

CAPITOLO “QUOTE ROSA” – E veniamo a una questione che periodicamente torna a far discutere, non solo in Italia: la presenza limitata, o addirittura scarsa, di firme femminili. La gran parte delle riviste che abbiamo citato è stata fondata da uomini, che rappresentano pure la maggioranza degli autori degli articoli. Oggi, come in passato, poco cambia da questo punto di vista. C’è però chi va controcorrente: si pensi all’esperienza di Abbiamo le prove, portale fondato nel settembre 2013 dalla scrittrice Violetta Bellocchio, che ha poi lasciato la guida del progetto a Marta Maria Casetti, che a lungo ogni giorno ha ospitato una storia autobiografica firmata da una donna.

SI SCRIVE GRATIS? – Quanto si parla di riviste culturali, cartacee o digitali, non si può prescindere da una domanda delicata, visto che quasi sempre genera polemiche: “il sito x paga?”. Molto spesso, va precisato, si tratta di realtà amatoriali, che vanno avanti grazie alla passione e al “volontariato”. Cioè di siti del tutto privi di banner pubblicitari, contenuti sponsorizzati o intenti commerciali, e che quindi non retribuiscono i collaboratori. Ma, senza entrare nei casi specifici, alcune delle riviste che abbiamo citato pagano le loro firme, proprio perché dietro c’è un’azienda che sponsorizza. Su questa questione Tim Small ha le idee chiare: “Non si può non pagare chi scrive gli articoli”.

RACCOLTE FONDI – A proposito delle scarse risorse finanziarie con cui fanno i conti gran parte dei siti letterari, non è un caso che recentemente alcune riviste abbiano scelto la via del crowfunding: abbiamo raccontato i casi de L’Indice dei libri del Mese, mensile fondato nel 1984 che punta sempre più sul web, e del blog letterario Mangialibri. A proposito di raccolte fondi, a Firenze si è deciso di ricorrere al crowdfunding per coprire i costi di produzione di una nuova rivista letteraria, TheFLR. The Florentine Literary Review, ideata da Alessandro Raveggi, che vedrà la luce nei prossimi mesi.

riviste letterarie

IN QUANTI LEGGONO QUESTI SITI? – E torniamo al dubbio di partenza: i lettori interessati a leggere di cultura in rete in Italia sono troppo pochi per tutte queste realtà, destinate ineluttabilmente a rivolgersi a nicchie? E quanti sono gli utenti medi di queste riviste? La quasi totalità degli spazi citati non è iscritta ad Audiweb, dunque non sono di dominio pubblico dati certificati relativi ad esse.
Nell’intervista citata sopra al magazine Zero, Small dà anche alcuni numeri (non verificabili) legati ai siti gestiti da Alkemy: “Tra Italia e America The Towner conta complessivamente 100mila visite al mese e ha 100 giorni di vita. Prismo ha un anno e tre mesi e ne fa 200mila al mese. L’Ultimo Uomo compie tre anni e ne fa 700mila“.
“Non è tanto un problema di numeri”, spiega a ilLibraio.it lo scrittore Nicola Lagioia, che collabora, tra gli altri, con Internazionale; e che, da editor della collana Nichel di minimum fax, è stato tra i fondatori di Minima et Moralia: “Minima vive di momenti di stanca e di altri più intensi. Nel primo caso, gli utenti in media sono 3-4-5mila al giorno. Quando invece proponiamo articoli originali su temi di stretta attualità, questi arrivano a essere letti anche da 15mila lettori”.

Nicola Lagioia

IL PARERE DELLO SCRITTORE LAGIOIA – Collaborando, da conduttore, con la rassegna stampa culturale di Radio3 (Pagina 3), Lagioia ha la possibilità di seguire con continuità le riviste italiane. Tra l’altro, è (stato) anche un collaboratore de Lo Straniero: “Anche se ha avuto pochi lettori, alla rivista di Goffredo Fofi va dato il merito di aver scoperto scrittori, registi cinematografici e teatrali, tendenze, prima che ci arrivasse la cultura mainstream. Faccio solo gli esempi di Gipi e Garrone, ma potrei farne molti altri”. Prosegue l’autore de La ferocia (Einaudi, premio Strega 2015): “A una rivista, cartacea o online, si chiede di fare ragionamenti profondi, che non si trovano altrove. Online ci sono tante realtà interessanti, ma a volte si limitano a fare un lavoro solo lievemente più approfondito rispetto a quello dei quotidiani. Non basta. Le riviste dovrebbero essere anche dei laboratori di idee; e dovrebbero incidere sulla realtà, lanciando, ad esempio, nuove tendenze letterarie”. C’è poi il tema della sostenibilità: “Neppure le riviste che in rete pagano i collaboratori hanno ancora individuato un modello di business”. Lo scrittore pugliese nota un altro elemento negativo: “Non vorrei che, come a volte capita ai quotidiani, anche tra riviste online ci si schierasse sulla base di piccole guerre tra bande. Sarebbe infantile, e inutile”.

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