“Vivere in piccolo – la gioia di abitare in un pugno di metri quadri” di Dominique Loreau narra del piacere di vivere in un poco spazio, con semplicità, facendo anche riferimento alle usanze giapponesi… – Su ilLibraio.it un capitolo del libro

Vivere in piccolo – La gioia di abitare in un pungo di metri quadri espone i piaceri del vivere in modo essenziale, in poco spazio e con pochi oggetti. Questo l’argomento del nuovo libro (edito da Vallardi) di Dominique Loreau, saggista francese che dal 1970 vive in Giappone, dove tiene lezioni e seminari su come vivere la vita nel modo più semplice possibile; il suo libro più noto è L’arte della semplicità, Vallardi.

In questo manuale il tema dell’essenzialità che caratterizza l’autrice viene applicato all’ambiente domestico e alla gestione degli spazi, che possono essere frugali e semplici senza essere tristi: prendendo spunto dalle usanze giapponesi, la Loreau insegna anche come trarre benessere dal vivere con poco, procedendo per esclusione del superfluo, anche in casa.

Negli anni trascorsi in Giappone l’autrice si è molto avvicinata alla cultura nipponica e ne ha fatto una personale filosofia di vita, che in questo caso applica all’interpretazione dell’interno casalingo: in Giappone, per esempio, gli interni domestici tendono a essere piuttosto piccoli e compatti, privi di quella preferenza per la dilatazione dello spazio che, sostiene l’autrice, è tipicamente occidentali.

Inoltre l’autrice si sofferma sul ruolo della luce all’interno della abitazioni domestiche: la predilezione per la luce e la luminosità è una caratteristica occidentale, spiega, che non si riscontra nella cultura nipponica. Nelle abitazioni giapponesi si preferisce l’ombra, i giochi di luce e ombra che permettono di mantenere nello spazio un alone di mistero e di fascino. 

vivere in piccolo Dominique Loreau copertina

Per gentile concessione dell’editore su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto del libro:

Estetica e cultura: questione di gusti e criteri

Perché dilatare a tutti i costi lo spazio?

La luce nobilita tutto ciò che sfiora: il legno, le pagine dei libri, il manico dei coltelli, le curve dei visi, lo scorrere del tempo e persino i granelli di polvere sospesi nell’aria.

Dicono che chi non comprende lo spazio non comprende il Giappone: lo si può verificare ogni volta che si visita una dimora giapponese tradizionale. I giapponesi non cercano mai di dilatare volutamente lo spazio, in quanto preferiscono gli interni compatti e dall’atmosfera intima e discreta.

Per loro il fascino e l’intimità di un luogo dipendono soprattutto dalle sue dimensioni ridotte. ovviamente i gusti di ciascuno sono personali, ma è anche vero che questi sono sempre in certa misura influenzati dalla cultura in cui si è cresciuti. La luminosità, per esempio, è uno dei criteri con cui in Occidente si misura il valore di un alloggio. Gli agenti immobiliari, infatti, non perdono mai occasione di attirare i potenziali clienti elogiando la luminosità di un appartamento.

I giapponesi, invece, sono forse uno dei pochi popoli al mondo che, per tradizione, preferiscono gli interni immersi nella penombra. Tra l’altro, sono i loro più grandi artisti a cantarne le lodi.

Elogio dell’ombra e degli ambienti oscuri

[A proposito dei luoghi di svago…]

Tra l’altro, vorrei aggiungere che un certo tipo di penombra, una pulizia impeccabile e un silenzio tale che il ronzio di una zanzara infastidirebbe l’orecchio sono condizioni indispensabili.

Un tempo le dimore giapponesi erano, per motivi estetici e di comfort, il più possibile protette dalla luce. I loro occupanti amavano in particolare l’ombra, il legno e gli angoli nascosti. Un ambiente giapponese tradizionale è sempre un’opera di ebanisteria. Ma perché questo amore per l’ombra?

Innanzitutto, in un luogo poco illuminato tutto sembra più bello. I giochi di ombre e riflessi rendono più eleganti e misteriosi sia gli esseri umani sia gli oggetti. Leggete o rileggete Libro d’ombra di Junichiro Tanizaki e capirete perché coloro che un tempo abitavano in dimore luminose, ignoravano la bellezza dell’oro sui paraventi, sulla seta e sulla lacca. La bellezza di un’abitazione giapponese è creata soprattutto dal gioco di luci e ombre e molto meno dagli arredi, come ricorda Tanizaki. Questo non può non rimandare ai lussuosi interni anglosassoni, che sono, il più delle volte, poco illuminati: le loro pareti sono tappezzate di pannelli in legni rari, le finestre sono riparate dalla luce diretta grazie a tendaggi pesanti e talvolta a vetri colorati.

Sono l’esatto contrario di quegli ambienti bianchi, freddi, luminosi e dall’illuminazione netta, tipici dei moderni immobili di fascia media. L’ombra è così dolce, così confortevole per il riposo del corpo e della mente! Purtroppo sono pochi gli architetti, anche di talento, che dagli anni Settanta in poi hanno avuto a cuore il comfort dei loro committenti in fatto di abitazioni.

Per i giapponesi di un tempo, il fascino dell’abitazione contava più delle dimensioni.

Il Giappone è un Paese per certi versi singolare, i cui abitanti amano gli ambienti con angoli ricercatamente oscuri. La penombra, ai loro occhi, arricchisce l’ambiente di fascino e di mistero, ma paradossalmente allarga anche lo spazio in maniera notevole. In quelle piccole abitazioni dove tutto è leggero, flessibile, sobrio, compatto ed essenziale non manca nulla, e gli oggetti sono amovibili in modo che si possano adattare alle esigenze del momento. Le tecniche utilizzate per raggiungere questo scopo sono numerose, fra cui l’impiego di elementi d’arredo mobili (piccoli bracieri, tavoli pieghevoli, vassoi…), ma soprattutto l’uso dei paraventi, delle pareti scorrevoli, delle stuoie in bambù appese tra due locali, delle porte a scomparsa ecc. Questi elementi, che il più delle volte sono sollevati o aperti, indicano con la loro presenza la possibilità di trasformare un ambiente: è soprattutto questo l’aspetto che piace ai giapponesi, poter giocare quando e come vogliono con lo spazio, l’illuminazione e i volumi.

(Continua in libreria..)

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