Tra i non pochi casi editoriali giapponesi che stanno facendo breccia nei cuori dei lettori italiani troviamo anche “Se i gatti scomparissero dal mondo” di Kawamura Genki. Probabilmente avete già visto la copertina scrollando su Instagram e TikTok. Forse lo avete adocchiato in libreria, solitamente collocato vicino al celebre Haruki Murakami. Una fiaba moderna a base di un postino, un gatto e il Diavolo, capace di commuovere e di incantare…

Domanda secca: se dovessi morire domani, faresti un patto con il Diavolo per un giorno di vita in più? È vero, mamma diceva sempre di non accettare i patti dal Diavolo, ma come si suol dire: a mali estremi, estremi rimedi.

Lo scambio è questo: un giorno di vita in più per far scomparire definitivamente una cosa dal mondo. Faresti scomparire il cioccolato? Gli orologi? I film? E se a scomparire fossero invece… i gatti? Saresti disposto a rinunciare al tuo gatto?

Questo è l’interrogativo che l’autore giapponese Kawamura Genki si pone in Se i gatti scomparissero dal mondo, romanzo uscito nel 2012 e pubblicato in Italia nel 2019 per Einaudi, con traduzione di Anna Specchio.

se i gatti scomparissero dal mondo

Un caso editoriale nel Paese del Sol Levante, riscoperto nell’ultimo periodo dal pubblico italiano grazie a TikTok, che a distanza di tre anni dalla prima edizione lo ha riportato nei piani alti delle classifiche di vendita. Il successo di questo romanzo è dovuto alla capacità di commuovere, all’abilità nel trattare tematiche profonde e, non per ultima, alla trama strampalata. E conferma la passione di lettrici e lettori italiani per romanzi “coccola” provenienti dal Giappone, vedi i bestseller di Toshikazu Kawaguchi (Finché il caffè è caldo, Basta un caffè per essere felici, Il primo caffè della giornata – tutti Garzanti), oltre a I miei giorni alla libreria Morisaki (Feltrinelli) di Satoshi Yagisawa.

Il protagonista della storia è un anonimo postino, un tipo solitario e riservato che ama passare le proprie giornate nell’appartamento che condivide con il gatto Cavolo. La sua vita viene scossa all’improvviso da una malattia incurabile. I medici gli dicono che gli rimangono solo pochi mesi, forse poche settimane. Il povero postino cade in un’impasse che lo rende completamente inerme. Non riesce nemmeno a stilare una lista delle dieci cose da fare prima di morire. Questa immobilità lancinante viene però rotta da un intervento del tutto inaspettato: la comparsa del Diavolo (rottura che si potrebbe definire, ironicamente, diabolus ex machina).

Il losco figuro, con un tetro ghigno stampato sul volto ed una camicia hawaiana, propone il seguente patto: un giorno di vita in più per ogni cosa che il postino acconsente a far scomparire definitivamente dal mondo, con annessi ricordi ed emozioni ad essa legati. La scelta di cosa far sparire, ovviamente, spetta al diabolico tentatore. Da qui ha inizio l’interminabile serie di riflessioni dello sventurato protagonista, che arriva a mettere in discussione ogni aspetto della sua insoddisfacente vita: il rapporto conflittuale con il padre, il ricordo della madre scomparsa, le mancate aspirazioni lavorative e le proprie relazioni amorose.

Se i gatti scomparissero dal mondo è una fiaba moderna che attinge a piene mani dalla cultura pop e dalla tradizione giapponese, in uno stravagante mix tra le atmosfere sospese di Haruki Murakami (autore di Norwegian Wood e Kafka sulla spiaggia) e topos letterari sedimentati come Mefistofele del Faust di Goethe.

Un romanzo dallo stile delicato ma allo stesso tempo irriverente, capace di battute di spirito e di ritratti commoventi che hanno il gusto di una carezza.

In questo intreccio tra fantasia e quotidianità non mancano dense riflessioni. Il lettore è ripetutamente portato ad interrogarsi sulle cose davvero rilevanti della vita. Già dall’incipit, in cui il protagonista esamina la propria esistenza in seguito alla scoperta della morte imminente, è presente questa forte componente riflessiva. Vengono scandagliate tematiche quali amicizia, genitorialità e relazioni sentimentali, il tutto senza mai eccedere.

L’estrema semplicità con cui l’autore tratta tali tematiche non le banalizza, bensì le eleva, le rende vere, tangibili, nostre. Alla fine del testo, il protagonista giunge finalmente alla conclusione di cosa succederebbe se i gatti scomparissero dal mondo. E ci riesce solo incamminandosi per il terreno scosceso e impervio che è la conoscenza di sé stessi. In una parola, matura.

Chiunque dovrebbe trovare (o quantomeno cercare) una risposta alla domanda posta da Genki, adattabile ad ognuno di noi in differenti accezioni e sfumature (non siete esenti, amanti dei cani). Un buon inizio potrebbe essere prendere in mano il libro e accomodarsi su una poltrona con tanto di coperta, cioccolata calda e possibilmente un gatto accoccolato che fa le fusa tra una stiracchiata e l’altra. Naturalmente, con la speranza che quel burlone del Diavolo non interrompa la vostra lettura…

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