Anche se a volte non ne siamo consapevoli, ognuno di noi possiede dentro di sé ansie, paure, emozioni irrisolte e ricordi dolorosi. Lo Shadow Work Journal è un diario che si pone come obiettivo proprio quello di riportare alla luce il “lato oscuro” di noi stessi, attraverso esercizi e spunti di riflessione. Ampiamente discusso e commentato su TikTok, il metodo per conoscere la propria Ombra è arrivato ora anche nelle librerie italiane, con diverse uscite. Ma in che cosa consiste lo shadow work? Ripercorriamo la nascita di questo approccio, tra punti di forza e aspetti più “critici”…

Shadow work: di cosa si tratta

Non è facile guardarsi dentro e osservare i propri difetti, le proprie paure, tutte le esperienze che ci hanno fatto soffrire: il primo impulso sarebbe quelle di rinchiudere tutti gli elementi negativi della nostra vita in un cassetto della mente, in modo che non possano ferirci. Lo shadow work, o lavoro sull’ombra, al contrario, ci chiede di entrare in contatto con il “lato oscuro” di noi stessi, consapevoli della sua importanza, ma anche del dolore che può causare.

Questo approccio alla scoperta della propria interiorità si è rivelato negli scorsi mesi particolarmente intrigante per il mondo di TikTok, che ha discusso animatamente sulle conseguenze dello shadow work per la salute mentale. D’altronde, non è una novità che i frequentatori della piattaforma siano molto attenti a tematiche come il self-help e il potere della mente, attenzione che negli scorsi mesi (e ancora oggi) ha portato alla popolarità della pratica del “manifesting“.

La viralità dell’argomento “shadow work” è indiscussa: l’hashtag #shadowwork può contare su 2.5 miliardi di visualizzazioni, seguito da #shadowworkjournal con 1 miliardo. Nei video caricati su TikTok, gli utenti parlano del loro percorso di conoscenza della propria “Ombra”: un’esperienza descritta come intensa e travolgente, realizzata a partire da una serie di esercizi-guida e suggerimenti.

Questi esercizi e spunti di riflessione provengono principalmente dal libro (autopubblicato) di Keila Shaheen, dal titolo Shadow Work Journal, a lungo in classifica tra i libri più venduti di Amazon ed entrato poi a far parte anche del TikTok Shop, l’e-commerce della piattaforma di video-sharing. Il libro scritto da Shaheen, giovane ventiquattrenne laureata in psicologia e marketing, è essenzialmente un diario, un quaderno su cui annotare i primi passi verso la propria (ri)scoperta interiore.

Lo screen di un TikTok che mostra il contenuto di uno Shadow Work Journal

Tra le pagine sono contenuti approfondimenti, frasi da completare e domande volte a scoprire le proprie ferite nascoste – domande come: qual è la tua paura peggiore? Quando è stata l’ultima volta che hai pianto, e perché? E ancora esercizi che chiedono di osservarsi allo specchio o di cerchiare le ferite del proprio sé bambino: tutti interrogativi mirati a scavare tra emozioni e ricordi non sempre consapevoli, rimasti dentro di noi in attesa di essere ascoltati.

Molte persone, soprattutto oltreoceano, hanno raccontato di aver pianto in seguito agli esercizi, e hanno deciso di condividere i loro “percorsi di guarigione” con gli altri utenti, creando una reazione a catena che ha generato migliaia di video e di interazioni.

Ma da dove nasce questo metodo, e perché ha avuto così successo? Quali sono le sue potenzialità, e allo stesso tempo, i suoi aspetti critici?

Shadow work journal: tra luci e ombre

Il principio su cui si fonda il libro di Keila Shaheen, ma in generale l’intera pratica dello shadow work, riprende in parte il lavoro dello psicoanalista Carl Jung. Lo psichiatra svizzero, infatti, introduce  nella sua teoria psicologica il concetto di “Ombra“, definendolo come uno degli archetipi della personalità di cui l’individuo non è cosciente. L’Ombra contiene quindi tutti gli aspetti e gli impulsi che l’Io tende a reprimere e a non riconoscere in sé.

A partire dall’idea di Jung, lo Shadow Work Journal cerca di far riscoprire all’individuo le parti di sé che tende a dimenticare, abbandonare e reprimere, allontanandole da tutti – persino da se stesso. Jung afferma infatti che “ognuno porta un’ombra, e meno è incorporata nella vita cosciente dell’individuo, più è nera e densa”: si rivela quindi essenziale, per poter affrontare il percorso di realizzazione della propria personalità, entrare in contatto con il proprio “lato oscuro”.

Come fa già notare il Guardian, però, il parallelismo tra lo Shadow Work Journal e la teoria junghiana si ferma qui: il diario, infatti, non fa accenno a nessuna delle altre organizzazioni archetipiche (inconsce) della personalità per Jung, tra cui l’Animus e l’Anima, la Grande Madre, il Vecchio Saggio e il Sé.

Inoltre, lo shadow work concepisce l’Ombra unicamente nella sua accezione negativa, come spazio in cui sono contenuti aspetti sgradevoli e difficili da accettare (ferite, istinti, angosce…), mentre la “Ombra junghiana” contiene gli aspetti di cui l’individuo non è cosciente, positivi o negativi che siano. Come ricorda sempre il Guardian, infatti, per Jung una persona sposta inconsciamente nella sua Ombra (complici anche l’ansia o una bassa autostima) tutte quelle tendenze che pensa possano non essere accettate dal proprio contesto sociale, anche se non intrinsecamente negative (come una passione o un desiderio).

Shadow Work Journal, un esempio del contenuto

Al tempo stesso, è da riconoscere allo Shadow work l’invito a esplorare la propria interiorità senza giudizi, migliorando il proprio rapporto non solo con se stessi, ma anche con le altre persone, su cui spesso tendiamo a rintracciare i nostri stessi “errori”.

La popolarità ottenuta dallo shadow work può essere anche letta come il prodotto di generazioni sempre più consapevoli dell’importanza della salute mentale, pronta a entrare in contatto con i limiti dell’essere umano senza lasciarsi spaventare.

Anche se negli scorsi mesi sono sorti dubbi circa l’autorevolezza del metodo, lo Shadow Work Journal può comunque rappresentare un primo strumento per affrontare gli eventi dolorosi del proprio passato, senza dimenticare però che non può sostituirsi a una terapia psicologica. Solo con un percorso di psicoterapia, infatti, si può arrivare davvero alla radice del proprio dolore, per poterlo elaborare.

In libreria – Shadow Work Journal pubblicati in italiano

Shadow Work Journal

shadow work journal libri da leggere 2024

A riconferma della risonanza ottenuta da questo metodo, lo shadow work è approdato anche in Italia (e in libreria) con diverse proposte. La prima è proprio quella di Keila Shaheen, dal titolo Shadow Work Journal – Accogli le tue ombre e trasformale in risorse preziose (Mondadori, traduzione di T.Albanese). Pensato come primo punto di partenza per entrare in contatto con il proprio sé-ombra, consiste in un diario ricco di consigli, esercizi e spunti di riflessione. L’obiettivo di questo quaderno è ottenere una nuova consapevolezza di sé, oltre che una maggiore accettazione dei propri limiti.

Shadow Work. Il diario della tua Ombra

Shadow work. Il diario della tua ombra di Kelly Bramblett

Kelly Bramblett, life coach e insegnante della pratica spirituale del reiki, è invece l’autrice di Shadow Work. Il diario della tua Ombra (Newton Compton, traduzione di Susanna Decio). Anche in questo caso si tratta di un diario psicologico, da iniziare a scrivere per portare alla luce le proprie parti più oscure e inaccettabili. In questo quaderno vengono proposti esercizi guidati, consigli e suggerimenti per entrare in contatto con la propria Ombra, smettendo di reprimerla e allontanarla.

La guida Shadow work – Abbraccia le tue ombre e scopri veramente chi sei

Copertina di la guida Shadow Work

In uscita poi La guida Shadow Work – Abbraccia le tue ombre e scopri veramente chi sei (Magazzini Salani), che unisce consigli, citazioni e spunti di riflessione a domande, esercizi pratici e pagine su cui annotare le proprie emozioni. Lo scopo è quello di imparare a padroneggiare il metodo dello shadow work, giorno per giorno, riscoprendo così il proprio potenziale nascosto.

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