“Frankenstein”, il classico gotico di Mary Shelley, torna sul grande schermo dopo i precedenti adattamenti. Su Netflix debutta la versione firmata dal tre volte premio Oscar Guillermo del Toro, che affronta il dramma dello scienziato e della sua creatura dando vita a un seguito del romanzo pubblicato nel 1818. Inoltre, in libreria arrivano nuove edizioni (anche illustrate) – Tutti i particolari
Halloween è finito, i costumi ispirati a protagonisti di film e romanzi horror vengono riposti nell’armadio ma il momento di parlare di creature mostruose non è terminato… Arriva infatti su Netflix il film Frankenstein, ispirato al classico di Mary Shelley (1797-1851) e firmato da Guillermo del Toro.
Per l’occasione, non mancano anche nuove edizioni di uno dei più importanti romanzi gotici di sempre. Tra queste, il nuovo volume edito da Garzanti e quello Tea, oltre alle versioni illustrate pubblicate da Mondadori e L’Ippocampo, di cui parleremo nel corso dell’articolo.
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Frankenstein di Guillermo del Toro
“Solo i mostri giocano a fare Dio“, questa è la tagline – la frase di presentazione – del nuovo film del regista messicano classe ’64. E parlando di mostri, non è un caso che Guillermo del Toro dopo una lunga carriera, coronata da tre premi Oscar (miglior regia, miglior film d’animazione e miglior film), si sia dedicato alla celebre creatura immaginata da Mary Shelley.
Del Toro, che già negli scorsi decenni ha dato vita a vampiri (alla regia di Blade II), demoni (si pensi ai due Hellboy) e uomini anfibi (come in La forma dell’acqua), ricostruisce e reinterpreta il classico della letteratura horror: certo c’è spazio per la storia dello scienziato che vuole sovvertire le leggi naturali, ma il grande focus è il dramma dei due protagonisti.
Da un lato il dottor Victor Frankenstein, maledetto dalla sua stessa ambizione, e dall’altro la Creatura, condannata a un’esistenza ai margini a causa del suo aspetto…

Il nuovo Frankenstein, pur rimanendo fedele alle atmosfere dark e alla connotazione morale dell’opera ottocentesca, si spinge oltre, e somiglia quasi a un seguito naturale (e con più azione) del romanzo di Mary Shelley, a distanza di oltre duecento anni: la pellicola riflette sulla psicologia dei personaggi e mostra agli spettatori la storia da più punti di vista…
Il film può contare su un cast di fama internazionale. Oscar Isaac, recentemente apparso in Dune e Moon Knight, interpreta Victor Frankenstein; Jacob Elordi, noto per Priscilla e Saltburn, è il mostro di Frankenstein e Mia Goth, “in cui convivono innocenza e ferocia, luce e abisso” (come ha scritto Paolo Nizza su SkyTg24), veste i panni della madre di Victor e della donna della quale il dottore si innamora.
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Con Frankenstein o il moderno Prometeo, Mary Shelley non ha realizzato solo un personaggio impossibile da dimenticare, ma ha dato forma a un mito ancora oggi presente nell’immaginario moderno.
Gli altri adattamenti
Nel corso del Novecento sono stati diversi i film che hanno provato a portare sul grande schermo Frankenstein, tra questi ricordiamo il classico del 1931, in cui protagonista indiscusso è Boris Karloff, il Mary Shelley’s Frankenstein (1994) di Kenneth Branagh (con Robert De Niro e Helena Bonham Carter) e la parodia di Mel Brooks del 1974, così come il cortometraggio di Tim Burton, Frankenweenie, di dieci anni dopo.
In ogni sua forma, il rapporto tra creatore e creato, e l’ambizione, un po’ folle, dello scienziato sono temi centrali e dominanti, ereditati direttamente dalla mente di Mary Wollstonecraft Godwin (poi nota come Shelley).
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Il capolavoro di Mary Shelley
Ed eccoci dunque a parlare proprio del libro.
Scritto tra il 1816 e il 1817, Frankenstein; or the Modern Prometheus – questo il titolo originale – è stato pubblicato anonimamente per la prima volta nel 1818. Ambientato nel XVIII secolo, il romanzo segue le vicende di uno scienziato deciso a superare e sovvertire le leggi naturali, dando vita a un essere vivente. La Creatura, spesso definita mostro, permette a Shelley non solo di sviluppare uno dei grandi romanzi horror, ma anche di trattare il tema dell’innovazione scientifica, dell’arroganza umana e quello, molto attuale, della bioetica.
Proprio questi elementi, insieme alla scrittura dell’autrice inglese (che scrisse il romanzo quando aveva meno di vent’anni), sono riusciti a creare un mito ancora oggi presente nell’immaginario comune.
Non a caso, come anticipavamo in apertura di articolo, sugli scaffali delle librerie sono diversi i nuovi Frankenstein. Il 31 ottobre sono uscite l’edizione Tea (nella traduzione di Laura Caretti e Maria Chiara Zanolli), e l’edizione Garzanti (traduzione di Maria Paola Saci e Fabio Troncarelli) nella collana I grandi libri.

Illustrati invece i volumi pubblicati da Mondadori e L’ippocampo. Il primo tradotto da Simona Fefè e illustrato da Bernie Wrightson (fumettista di lunga fama, scomparso nel 2017, e creatore del personaggio di Swamp Thing). Il secondo, invece, è curato da MinaLima e prevede sette inserti interattivi in 3D.

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