Pamela Paul, editorialista del “The New York Times” e autrice, ha raccolto 100 cose che smartphone, app e computer ci hanno portato via: dalla noia ai CD, dall’empatia alle enciclopedie…

La noia, trovare per caso l’anima gemella, il telefono in cucina, l’empatia, il libretto degli assegni, la memoria. Queste sono alcune delle 100 cose che abbiamo perso per colpa di internet (il Saggiatore, traduzione di Fabio Galimberti) secondo Pamela Paul.

Piccola introduzione all’autrice: Paul è una giornalista e scrittrice, già editor responsabile di The New York Times Book Review e ora editorialista del New York Times, di cui ha curato la sezione dedicata ai libri.

Nei ringraziamenti del suo libro si descrive come “una vecchia brontolona dal guardingo scetticismo”. In un articolo su The Guardian, invece, viene raccontata come una nostalgica dell’era analogica. Per dire: Paul è abbonata al servizio Netflix che recapita DVD per posta, non utilizza tablet, servizi di streaming, Kindle o attrezzi tecnologici che vadano oltre il suo telefono.

100 cose che abbiamo perso per colpa di internet

Questa nostalgia del passato, Paul ha provato a tramandarla anche alle future generazioni, regalando ai suoi figli dei lettori CD portatili – nel 2019.

Questa è la premessa da cui nasce il suo 100 cose che abbiamo perso per colpa di internet. Premessa che, però, si affianca a una serie di consapevolezze innegabili: “La tecnologia”, dice Paul, “ci ha portato tantissime cose: informazione, accesso, connessione, intrattenimento, scoperta, piacere, impegno, una vita più ricca e anche, occasionalmente e per pochi eletti, la ricchezza nel vero senso della parola. Dal momento, però, che nel progresso non esiste mai nulla di semplice e lineare, così come ci ha portato queste cose ce ne ha portate via altre”.

Ed è su queste altre che si concentra la lista stilata da Paul, attraversando gli aspetti più concreti della nostra quotidianità (non archiviamo più i documenti, non usiamo più i dizionari, non giriamo più per vetrine e non scriviamo più lettere) ma anche quelli più alti e umani in senso assoluto (fatichiamo a provare empatia e a essere cortesi, abbiamo qualche problema con la concentrazione e pure con il guardare la gente negli occhi).

Per ogni cosa persa, possiamo leggere un breve saggio in cui Paul indaga con sguardo giornalistico, antropologico e sociologico insieme (e con un bel po’ di ironia che rende questa lettura scorrevolissima) i repentini mutamenti e i suoi personali pro e contro dell’era di internet.

Quello del consumismo legato alla vita quotidiana è per Paul un tema sondato in profondità nel corso della sua carriera e da cui sono nati diversi libri e molte riflessioni. Grazie a questo lungo allenamento, il suo 100 cose che abbiamo perso per colpa di internet è capace di restituirci un colpo d’occhio sui grandi cambiamenti globali ma partendo da piccolissime abitudini, sociali e individuali, ormai radicate in noi.

Un’ulteriore postilla: Pamela Paul ha più di cinquant’anni e, nel mappare le cose perse, parte dal racconto di un mondo che era il suo mondo dell’adolescenza e della gioventù. Per questo, chi dovesse leggere questo libro avendo meno di una quarantina d’anni, si ritroverà di fronte la narrazione di un passato mai vissuto, fatto di pagine gialle da sfogliare per trovare numeri dell’assistenza clienti, di ricette da cercare dentro vecchi quaderni della nonna, di bignami e di CD ordinati dalla A alla Z. I coetanei di Paul, invece, forse vivranno il senso di perdita che vive lei, quel po’ di male al cuore nel ricordare i tempi andati, per certi versi più complessi, di sicuro divertenti e, ormai, molto distanti.

Al di là di quanto il nostro sguardo sia nostalgico o progressista, analogico o digitale, boomer o millennial, l’analisi di Paul ci permette di guardare in faccia temi quotidiani a cui normalmente non rivolgiamo lo sguardo, riflettendo su una serie di piccole cose che hanno a che fare con le parti più intime di noi e con la forma che sta prendendo il mondo che abitiamo.

“È vero che la magia non c’è più? O semplicemente sono alcune forme di magia che sono scomparse e sono state rimpiazzate da altre?”.

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