In occasione dell’uscita di “Sotto lo stesso sole”, su ilLibraio.it l’autrice, l’esordiente Anna Osei, riflette su quanto sia difficile, per un uomo, piangere e abbandonarsi alle proprie fragilità, prendendo come esempio uno dei protagonisti del suo romanzo, Steven: “Mi sono chiesta che fine facciano tutte quelle lacrime ingoiate con forza nel corso degli anni e, dopo averci riflettuto per un po’, ho pensato che esse si trasformano inevitabilmente in qualcosa d’altro, in barriere interiori d’acciaio difficilmente superabili. Tanto che alla fine per il genere maschile, anche perdonarsi e accettare le proprie vulnerabilità, così come abbandonarsi alle lacrime, diventa spesso inammissibile”

“L’uomo abbandonato a se stesso è troppo cattivo per essere libero”.

Non sono sicura dell’esatto significato di questa frase di Umberto Eco, ma l’interpretazione che ne ho dato io rimanda molto a Steven: un giovane ventitreenne convinto di non avere bisogno di nessuno per poter realizzare i propri sogni.

Steven ha un passato difficile e un presente burrascoso che rendono critica la sua situazione. Tuttavia, ciò che davvero impedisce il progredire della sua condizione socio-economica è lui stesso. Questo perché seppur si ritrovi effettivamente abbandonato a se stesso, sono la severità e cattiveria che esercita nei confronti di sé a ostacolarlo. Sono queste infatti che gli impediscono di liberarsi e di trovare una pace interiore.

Steven è dunque a tutti gli effetti l’opposto di Marlene: mentre quest’ultima riesce fin da subito a riconoscere e a esternare il suo sentirsi rinchiusa in una gabbia (creata dall’ambiente circostante), Steven invece non ne è capace perché prigioniero di se stesso.

Dalla storia di Steven ho imparato una lezione importante: è di gran lunga più facile riconoscere il male quando questo arriva dall’esterno. Quando invece siamo noi stessi a procurarci dolore, fatichiamo a rendercene conto.

La sua storia mi ha permesso anche di puntare l’attenzione sullo squilibrio in termini di attenzione che esiste rispetto ai sentimenti che provano gli uomini.

Per questo ho pensato di attribuire determinate caratteristiche a Steven: è importante riflettere sul fatto che purtroppo, ancora oggi, tantissimi ragazzi e uomini facciano molta fatica a esternare i propri stati d’animo, soprattutto nei periodi difficili della loro vita. Tutto probabilmente ha inizio durante l’infanzia, quando ai maschietti non è concessa la piena libertà di piangere ogni volta che ne sentano la necessità poiché ritenuto ancora da molti un gesto “da femminuccia”.

Mi sono chiesta allora che fine facciano tutte quelle lacrime ingoiate con forza nel corso degli anni e, dopo averci riflettuto per un po’, ho pensato che esse si trasformano inevitabilmente in qualcosa d’altro, in barriere interiori d’acciaio difficilmente superabili. Tanto che alla fine per il genere maschile, anche perdonarsi e accettare le proprie vulnerabilità, così come abbandonarsi alle lacrime, diventa spesso inammissibile.

Nel raccontare Steven, non potevo dunque non tenere a mente tutti questi fattori. Ammetto che non è stato sempre facilissimo poiché ho dovuto immaginare di non poter disporre di un grande privilegio di cui godo fin dalla nascita. Mi riferisco alla possibilità, in quanto femmina, di abbandonarmi ai miei sentimenti e di esternarli ogni qual volta che mi sento ferita, triste, delusa o addolorata.

Steven, questo genere di “abbandono”, non se lo concede mai, almeno inizialmente. Ma l’incontro con Marlene lo aiuterà a lasciarsi andare e a mettere a nudo paure e traumi.

La storia di Marlene e Steven ci insegna che non siamo supereroi ma esseri umani e in quanto tali, per quanto ci ostiniamo a provarci, non possiamo bastare a noi stessi.

“Gli si irrigidiscono i muscoli, lo percepisco dai suoi gesti. Trema, è nel panico… l’unica costante che ci lega.
Tocca a me.
Mi avvicino a lui.
Le lacrime continuano a scendere.
Lo prendo per mano e avvicino le mie labbra al suo viso. Gli bacio le lacrime e ne assaporo il gusto: salato quanto
il prezzo che ha dovuto pagare.
Lo faccio lentamente e con delicatezza.
Poi abbasso lo sguardo in direzione della mano che gli ho preso.
Apro il palmo e gli bacio le dita.
Lui è rimasto fermo, si sta riprendendo.
Lentamente ritorno a baciarlo e risalgo il braccio. Mi fermo al collo perché, prima di baciare anche quello, voglio che sappia cosa sto facendo.
Ti bacio le cicatrici, Steven. Me ne prendo cura io”.

Copertina del libro Sotto lo stesso sole e foto dell'autrice Anna Osei

IL LIBRO E L’AUTRICE Sotto lo stesso sole (Mondadori), il romanzo di esordio di Anna Osei, racconta la storia di Marlene, una ragazza di vent’anni, intelligente, bella, amata da due genitori adottivi che possono darle tutto ciò che potrebbe mai desiderare. Eppure quel “tutto” col tempo è diventato un peso. Perché la fa sentire in dovere di dimostrare costantemente al mondo che il suo arrivo ha portato valore alla sua famiglia.

Lei che per chi guarda dall’esterno resterà sempre e comunque la bimba dalla pelle nera proveniente da chissà quale villaggio sperduto dell’Africa salvata da una coppia facoltosa, una creatura disagiata che avrà sempre bisogno di una mano bianca per potersi far valere.

Quando per un progetto universitario inizia a frequentare la Caritas della sua città, incappa in Steven, un giovane nigeriano dagli occhi azzurri approdato in Italia con il sogno di un futuro a misura delle sue ambizioni. Per lui, che ha alle spalle un passato difficile e un presente tutto in salita, Marlene è una boccata d’aria fresca. Per lei, Steven è l’occasione per prendere finalmente contatto con le sue radici. Per entrambi, poi, conoscersi rappresenta una sfida e un’opportunità.

Frequentandosi scopriranno quanto, anche per loro, è difficile andare oltre le facili etichette e i pregiudizi, che, quando trovi la persona giusta, vale la pena mettere a nudo le proprie fragilità, e soprattutto che non devono mai smettere di lottare per costruirsi una vita il più fedele possibile alla loro anima, scaldati da uno stesso sole che li accompagna passo dopo passo, incurante delle distanze e delle differenze.

Libri consigliati