A trent’anni dall’uscita torniamo a parlare di “Dio di illusioni” di Donna Tartt, uno dei più grandi e acclamati casi editoriali degli anni Novanta, adesso tornato all’attenzione grazie TikTok, dove gli adolescenti ne hanno riscoperto la straordinarietà iniziando a mostrarlo nei loro video di “libri da leggere assolutamente”. Ma quali sono i motivi che lo hanno reso (e che lo rendono) un romanzo così amato? Ne abbiamo individuati dieci, dal prologo all’ambientazione “dark academia”, passando per il narratore, lo stile e i temi…

A trent’anni dall’uscita, torniamo a parlare di Dio di illusioni (Rizzoli, traduzione di Idolina Landolfi) il bestseller firmato da Donna Tartt, autrice cult de Il cardellino. Già quando venne pubblicato negli anni novanta, il romanzo fu uno dei più grandi e acclamati casi editoriali internazionali: tradotto in 24 lingue, superò quota 5 milioni di copie vendute nel mondo.

Adesso è tornato all’attenzione grazie al social del momento, TikTok, dove gli adolescenti ne hanno riscoperto la straordinarietà e hanno iniziato a mostrarlo nei loro video dedicati ai “libri da leggere assolutamente”. E come biasimarli? Ci troviamo di fronte a un longseller che mescola elementi del romanzo di formazione, del mistery e del thriller psicologico, raccontando la parabola di un gruppo di ragazzi dissoluti che bruciano la loro giovinezza per trovare la vera bellezza.

Sesso, alcol, droga, vizi e ricchezza. Ma anche tradimenti, segreti, amore per la cultura classica: i motivi per riprendere tra le mani Dio di illusioni sarebbero tantissimi. Al tempo, già il Guardian aveva individuato le sue “dieci ragioni per cui amiamo The Secret History (titolo originale) di Donna Tartt”. Prendendo spunto dalla selezione del quotidiano britannico, qui su ilLibraio.it ne abbiamo raccolte altrettante, sperando di offrire ai lettori e alle lettrici uno spunto per approfondire l’opera di una grande scrittrice, e per perdersi di nuovo (o per la prima volta) tra le sue pagine.

Copertina del romanzo Dio di illusioni di Donna Tartt

  • Uno degli incipit migliori in cui potrete imbattervi

Impossibile non partire dal principio e non parlare di uno degli aspetti che più viene citato di Dio di illusioniDonna Tartt inizia il romanzo con un prologo memorabile affidato a Richard Papen, la voce narrante della storia, che subito ci trascina nel vivo della trama. Siamo in un piccolo e raffinato college nel Vermont. È inverno, ed è tutto coperto di neve. Fin dalle prime pagine, Richard ci svela che è stato commesso un omicidio: il suo amico Bunny è morto, e lui stesso dichiara di essere in parte responsabile di quel crimine. In qualche modo l’ha fatta franca, ma il senso di colpa continua a tormentarlo, ed è proprio per questo che inizia a scrivere la sua storia. In tanti hanno già evidenziato la potenza di questo incipit che ha la capacità di stringere una promessa narrativa alta e ambiziosa: una promessa che, possiamo già svelarvelo, non verrà infranta.

  • L’ambientazione “dark academia”

Abbiamo accennato prima all’ambientazione del romanzo, e ora ci torniamo con maggior insistenza perché è sicuramente uno degli elementi più caratteristici del libro di Donna Tartt. Un aspetto che è rimasto molto impresso nell’immaginario e che ha dato avvio alla cosiddetta estetica della “dark academia“. Biblioteche impolverate, sedie scricchiolanti, libri antichi, foglie di tè, oggetti d’argento ossidati, crepuscoli, bagliori autunnali e aria gelida che si ghiaccia sulle finestre: quella di Dio di illusioni è un’atmosfera maledetta e romantica, che ha molto a che fare con il gotico. Evoca altri tempi e, in un certo senso, tende a mitizzarli e a cristallizzarli in una nostalgia opaca e inebriante. In questo periodo in cui sempre di più si parla di vibes e di mood (su TikTok, non a caso, spopola il trend delle cosiddette aestethetic), Dio di illusioni si presenta come un insieme di immagini e di sensazioni che fanno riferimento a un universo specifico e definito, costruendo un mondo ben riconoscibile e ricco di dettagli.

dark academia

  • Uno stile descrittivo che non indugia mai

Citando i dieci motivi per cui vale la pena rileggere Dio di illusioni, non si può non fare riferimento anche allo stile e alla prosa di Donna Tartt. L’autrice è in grado di stregare l’attenzione dei lettori per 622 pagine, rendendo praticamente impossibile staccare gli occhi dalla pagina. Eppure, non ci troviamo di fronte alla classica trama che sembra costruita “a tavolino”: ci sono certo colpi di scena e svolte impreviste ma, come detto sopra, ci sono anche tantissime descrizioni, funzionali a ricostruire l’atmosfera in cui si muovono i personaggi. Questo ritmo solenne e allo stesso tempo carico di suspense suscita un coinvolgimento unico, specialmente perché Tartt quando si sofferma sui dettagli d’ambientazione, in realtà, non sta facendo altro che seminare indizi fondamentali, e non solo: attraverso la descrizioni dei luoghi ci racconta ciò che vivono e provano i personaggi, creando una sorta di sinestesia perenne.

  • Il fascino del mondo antico

Omero, Platone, regole grammaticali e versi dei poeti greci: Dio di illusioni è interamente intriso dell’intramontabile e archetipica cultura classica. I ragazzi protagonisti trascorrono le loro giornate a disquisire su traduzioni, correnti filosofiche, opere epiche e poesie. Vivono praticamente in un’altra dimensione, slegati da tutto quello che succede nel mondo dei loro coetanei – le feste degli studenti, le lezioni universitarie ordinarie, gli appuntamenti, lo sport. Seguendo le loro vicende, anche noi che leggiamo il romanzo ci perdiamo in un universo antico, rimanendone completamente assoggettati (impossibile, a un certo punto della lettura, non avvertire il desiderio di riprendere il Rocci e mettersi a tradurre una versione). Ma attenzione: tutto questo non è solamente un mero sfoggio di cultura: Tartt ha reso il mondo antico centrale nella trama del romanzo, tanto da farlo diventare il motore delle azioni dei personaggi, che credono così fortemente nel potere dei miti da ritrovarsi a volerli fare entrare nella loro vita.

 

  • … e di quello esoterico

Viste queste premesse, anche chi non ha ancora letto Dio di illusioni potrà immaginare (ma mai prevedere!) che direzione prenderà la trama. Tra culti pagani e riti dionisiaci, sicuramente anche la componente mistica ed esoterica è protagonista nel romanzo di Donna Tartt. Gran parte del fascino della narrazione è dato proprio dal riuscire a rievocare culti proibiti di un tempo passato, fatto di danze nei boschi, estasi, follia, vino e ottundimento dei sensi.

  • Il narratore inaffidabile

Come abbiamo accennato nel punto dedicato al prologo, prima ancora di conoscere il nome di chi ci sta raccontando la storia, scopriamo il suo segreto: il narratore ci dice subito di aver commesso un omicidio. Visto che siamo al corrente di quello che ha fatto, sorge spontaneamente in noi un senso di diffidenza e sospetto nei suoi confronti. È chiaro che ci troviamo di fronte al classico narratore inaffidabile che – proprio come tutti gli appartenenti alla categoria – sa come portarci dalla sua parte, ammaliandoci lentamente pagina dopo pagina. Il suo modo di raccontare incede come un destino ormai segnato: è inesorabile e ieratico. Richard Papen è un giovane solitario e senza amici, un ragazzo intelligente ma privo di una personalità strutturata, che si lascia un po’ trasportare da quello che succede. Rimane incantato dal gruppo dei cinque studenti del professor Julian Morrow e così finisce per ritrovarsi tra le loro fila. È un outsider ma l’attrazione che nutre verso i suoi nuovi amici è talmente forte che finirà per cambiarlo per sempre.

  • I personaggi

E adesso parliamo di loro, che sono il cuore pulsante di questa storia: Henry Winter, Francis Abernathy, i gemelli Charles e Camilla Macaulay e, infine, Edmund Corcoran, detto Bunny. Sono belli e dannati, colti, eccentrici, ricchi,  presuntuosi, alla costante ricerca del sublime: in altre parole, irresistibili. Fluttuano sinuosi tra i corridoi del college, discutendo di grammatica greca e di filosofia antica. Amano leggere, tradurre, bere e lasciarsi andare a droghe e giochi erotici. Sembra che vivano in dimensione tutta loro e, infatti, per gli altri studenti sono creature sfuggenti ed eteree. Il protagonista ne rimane inevitabilmente sedotto e si avvicina a loro, scoprendo che dietro quell’apparenza misteriosa e rarefatta, si cela una realtà ancora più inquietante e pericolosa.

Donna Tartt - Getty Editorial luglio 2022

Donna Tartt – Getty Editorial 

  • Un mentore seducente

In molte narrazioni il personaggio del mentore è solitamente ricoperto da una figura buona e positiva, che spinge il protagonista verso “la retta via” o, quanto meno, verso il proprio lieto fine. Ma non esistono solo mentori postivi e Julian Morrow ne è la prova eclatante. Professore di greco antico, insegna soltanto a una ristretta élite di studenti altamente scelta da lui stesso. È riuscito a costruire attorno a sé una sorta di aura di divinità: è un personaggio austero, intoccabile e criptico. I suoi metodi inoltre potrebbero essere definiti tutt’altro che ortodossi: Julian Morrow non tiene conto delle regole accademiche ed è un abile manipolatore, in grado di plasmare e piegare al proprio volere chi lo segue. Cercare di capire i suoi obiettivi e di decifrare il suo carattere sarà una delle sfide più allettanti per i lettori.

o di illusioni di Donna Tartt - TikTok

  • La sensazione di esclusività

È vero che mentre si legge si ha spesso l’illusione di star leggendo una storia che è stata scritta “apposta per noi”, ma con il romanzo di Donna Tartt questo sentimento è amplificato all’ennesima potenza. Si legge Dio di illusioni come se si stesse ascoltando la più torbida e oscura delle confidenze: con impazienza, desiderio e un’implacabile ansia. Esattamente come il protagonista si sente un eletto ad essere accettato nell’esclusivo circolo del professor Morrow e dei suoi discepoli, così i lettori e le lettrici sentono di vivere un’esperienza letteraria unica. E forse è proprio questo che fa la grande letteratura: ci permette di sentirci partecipi e protagonisti di vite che non sono la nostra.

Dio di illusioni di Donna Tartt - TikTok

  • Il crollo delle illusioni

Ma quali sono le illusioni a cui fa riferimento il titolo? Questa è una delle domande che chi legge il romanzo di Donna Tartt si pone più spesso. Di certo, alla base della storia c’è una segreto da svelare (come già scritto, il titolo originale è proprio The Secret History), ma non è tutto qui: senza spoilerare nulla, la più grande delle illusioni riguarda proprio il tema della narrazione: la giovinezza e i dolci inganni che essa porta con sé. La convinzione di essere immortali e onnipotenti, l’arroganza e la sprezzatura, la fiducia nel futuro, l’incoscienza e la sensazione di avere il diritto di fare tutto ciò che desideriamo. Scontrarsi con la realtà spesso può distruggerci. Oppure, semplicemente, può farci diventare adulti.

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