In vista dell’inizio del nuovo anno scolastico, e alla luce degli ultimi due segnati pesantemente dalla pandemia (e dalla Dad), l’insegnante e scrittore Enrico Galiano si rivolge ai docenti (una minoranza, dati alla mano) che non si vogliono vaccinare: “Niente dita puntate, niente strali lanciati: solo tanti punti di domanda, con la curiosità di un bambino che alza la mano in classe quando non capisce” – Su ilLibraio.it i suoi dieci interrogativi, nati dalla presa di coscienza che “all’origine di tutto c’è una paura” e che, “siccome la paura è una brutta bestia, forse parlarne può servire a calmarla…”

Questo momento dell’anno è un po’ come la domenica sera, per chi lavora nella scuola: quel misto di ansia e nostalgia o, come hanno imparato a chiamarla i tedeschi, che hanno una parola per qualsiasi anfratto emotivo, la Sonntagsleerung, la “malinconia della domenica pomeriggio”.

Da un paio d’anni a questa parte, però, oltre alla malinconia dell’estate che se ne va si aggiunge un qualcosa di nuovo, e chissà se il tedesco ha una parola per dire anche questo non avere la più pallida idea di che sarà di noi, di che succederà, di come si farà a fare quello che fino a ieri facevamo in un modo e che, da che marzo 2020 è passato di qui, abbiamo capito non si può più fare così.

Fra le tante incognite ce n’è una però che mi gira continuamente per la testa, perché quando non capisci le cose è tutto più difficile.

E infatti io sono qui per capire, non per accusare. E ad essere precisi vorrei tanto capire perché c’è un 12% dei miei colleghi insegnanti che non si vuole vaccinare. Questo, sapendo che questa scelta potrebbe prolungare ancora di molto l’agonia della scuola a distanza che tanto ha fatto penare anche loro o, nel migliore dei casi, sapendo che potrebbe generare nuovi disagi, nuove difficoltà.

E siccome appunto il mio fine è comprendere, voglio scrivere questo pezzo solo nella forma di domande. Non a chi non si vaccina perché ci sono motivi di salute documentati, ma a chi proprio potrebbe farlo ma ha deciso di non farlo.

Niente dita puntate, niente strali lanciati: solo tanti punti di domanda, con la curiosità di un bambino che alza la mano in classe quando non capisce cosa dice l’insegnante.

Perché una cosa, almeno una, l’ho capita: all’origine di tutto c’è una paura. Sia per chi si vaccina che per chi sceglie di non farlo. E siccome la paura è una brutta bestia, forse parlarne può servire a calmarla.

Sperando che, così, qualcuno in mezzo a quel 12% sappia dare a quel bambino con la mano alzata una risposta.

Per cui, vado:

1) Perché non ti vuoi vaccinare?

2) Hai paura di qualcosa? Di cosa?

3) Non lo fai perché pensi sia inutile? Sulla base di quali studi hai raggiunto questa convinzione?

4) Sei in possesso di dati statistici, articoli scientifici accreditati, insomma hai in mano dei dati di fatto inoppugnabili che ti suggeriscono sia meglio non vaccinarti?

5) Sei a conoscenza del fatto che la tua scelta può provocare un prolungamento della didattica a distanza, portare a nuovi disagi o, addirittura, essere la causa di contagio delle persone attorno a te?

6) Se sì, che peso ha questa cosa nella tua decisione, nonostante tutto, di non farlo?

7) Non pensi che la tua presa di posizione sia un implicito messaggio che dice: “Non mi fido della scienza e di chi ha studiato”? Come riesci a far convivere questa idea col fatto, quando sei a scuola, insegni a ragazzi e ragazze il valore della scienza e dello studio? Insomma: non percepisci un’incoerenza di fondo con quello che fai quando insegni?

8) O forse anche quando sei in classe insegni a non fidarti troppo degli scienziati? Se sì, perché?

9) Lo sai che ci sono molti ragazzi e ragazze che sono usciti letteralmente devastati dalla Dad? E che comunque non ha avuto per niente un buon effetto sulla preparazione generale degli studenti?

10) Se sì, come la vivi questa cosa? Nel senso: è una cosa che ti interessa?

Ecco, adesso come adesso me ne verrebbero altre mille, ma intanto scelgo queste, che mi sembrano le più impellenti.

Spero tanto che qualcuno abbia voglia di rispondere a queste domande, e di farlo con la stessa calma e gentilezza che che ho usato io nel porle.

Copertina del libro Eppure cadiamo felici

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Il suo nuovo romanzo, in uscita a giugno 2021, è Felici contro il mondo (Garzanti), seguito del bestseller Eppure cadiamo felici.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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