Leo Giorda ha ventisette anni e ha appena realizzato il sogno di pubblicare il suo romanzo, “L’angelo custode” (in ucita il 6 settembre). Dopo il primo lockdown ha deciso di cambiare vita, ed è partito per un giro dell’Europa. La sua meta finale era Biarritz, il paradiso dei surfisti. Ma, come racconta su ilLibraio.it, si è ben presto accorto che il sogno romantico del viaggiatore è tremendamente più reale di quanto avesse immaginato…

AHÓn The Road

Pensieri sulla strada

Ahó

/à · óh/ interjection

n.a.

roman way to say: hello, hi, ciao, pay attention, what the hell, hey, don’t do that and much more depending on the tone of voice you use to say it.

When your friend says ahó, you answer ahó.

(Da Rome is More)

 

Cosa si ottiene se si unisce un figlio della borghesia romana a un impulso kerouachiano a esplorare e a scrivere? Questo.

Ho lasciato Roma in uno stato pietoso. Completamente impreparato a quello che mi aspettava. Avevo due buste di spaghetti, una porzione di pesto, una confezione di plumcake allo yogurt greco, cinque litri di pessimo vino pagati meno di un euro a litro. E anche due insalate di tonno preconfezionate, salame, lonza, pan bauletto e tre pacchi di tabacco, due di cartine nuove, due già iniziati e uno di filtri ultraslim. Paura e delirio a LaSpezia.

Non starò a perdere tempo a raccontare i presupposti e le motivazioni del mio viaggio attraverso la Francia. Basti sapere che per due mesi ho vissuto in macchina senza avere la minima idea di dove stavo andando, né di come sarei sopravvissuto al giorno successivo. Ignoriamo anche la descrizione della mia Molly, la macchina che mi ha fatto da mezzo di trasporto e da tetto.

Mi interessa più parlare di cosa sia veramente vivere per strada. Cosa succede quando stai fisicamente male? Quando la tosse non ti lascia dormire? Quando la notte tremi di freddo e la mattina ti svegli in una sauna svedese?

Mi sono accorto presto che il sogno romantico del viaggiatore è tremendamente più reale di quanto avessi immaginato. Mi sono ritrovato da subito a dover razionare le mie finanze, cosa che non sono mai stato in grado di fare. Aggiungiamoci un alcolismo sempre più difficile da sottovalutare e il gioco è fatto. Potevano passare anche quattro giorni tra una doccia e l’altra e i calzini era più facile buttarli direttamente nell’umido che cercare di lavarli.

La mia meta finale era Biarritz, il paradiso dei surfisti. Ma era lontana e il prezzo della benzina continuava ad aumentare. Non avrei mai creduto di trovarmi così in difficoltà con i soldi. Fortunatamente avevo un modo per guadagnarne e ho passato le giornate suonando per strada. I miei piani cambiavano di continuo. Soprattutto per convenienza economica. Se un posto era sicuro e con la musica si guadagnava bene non esitavo a rimanerci più del previsto.

Leonardo Giorda 1

La vita nomadica non è poi così diversa da quella ordinaria. Nel senso che come da norma ci sono giornate SI’ e giornate NO. Giornate in cui vivi l’indifferenza delle persone e la tua visione del mondo prende una piega pessimista. Praticando il busking questo è particolarmente evidente.

Quando suoni per strada ti accorgi di quante persone camminino immerse nel proprio mondo senza prestare la minima attenzione a quello che gli succede attorno. Poi ovviamente ci sono le giornate SI’. Sono rimasto sorpreso dalla gentilezza dei francesi. È difficile fare cento metri senza che qualche completo estraneo ti auguri Bon Journée o Bon Soirée. Ci sono persone che ancora si emozionano sentendo la musica. Qualcuno si fermava ad ascoltare anche cinque o sei brani, prendendosi una pausa nelle loro giornate per godere di qualcosa di bello.

Non voglio scivolare nella banalità, ma i più svegli erano quasi sempre i bambini. Mi guardavano fissi strattonando i genitori, spesso persi nello schermo dei loro cellulari, indicandomi e sorridendo meravigliati.

La solitudine non è stata un gran problema all’inizio. L’ho affrontata con ottimismo. D’altronde a Roma l’avevo più volte ricercata, con grande difficoltà. L’unica cosa che mi cominciava a pesare era la distanza con la mia consorte canadese. La mia compagna di viaggio. La mia partner in crime. Lei era rientrata in Canada per l’università e per problemi di visto, mentre io continuavo le mie esplorazioni in solitaria. Anche qui non pensavo sarebbe stato un problema. Nelle mie relazioni precedenti (mi scuseranno se dovessero leggere questo breve resoconto) avevo sempre cercato momenti di solitudine e di indipendenza. Ma non ero preparato a questo. Dalla convivenza a un oceano di distanza il salto è stato gigantesco.

Mi è capitato spesso, durante i miei peregrinaggi, di pensare a Christopher McCandless, il tragico protagonista del libro Into The Wild. Non negherò che Chris sia sempre stato un mio eroe personale (mio come di tanti altri). E sebbene la mia esperienza e la sua siano molto diverse, lui aveva abbandonato tutto, soldi, civiltà, telefono, aveva rinunciato a sigarette, alcool, affetti e sia era perso negli infiniti panorami del nord America.

Io ho girato di città in città nella riviera francese con una buona dose di tabacco e vino, con la mia chitarra, il mio computer e il mio telefono, in contatto giornaliero con la mia amata, con la famiglia e gli amici. Nonostante tutto questo ho avvertito una piccola affinità. Non sono tanto le modalità, quanto il sentire di fondo.

Tante persone ho sentito negli anni criticarlo, dargli dell’ingenuo, dello stronzetto viziato addirittura e ho sempre accolto queste critiche con la sana indignazione di un ragazzo a cui viene toccato il proprio beniamino. Mi sono accorto che queste critiche sono espresse da persone che giustamente hanno vissuto la propria vita in maniera stanziale come gli è stato insegnato da una società che si è evoluta in questo modo. Ma ci sono persone per le quali questa non è una possibilità valida. Così, mi permetto di dire, si pensava Christopher. Questo è l’unico consiglio che mi sento di dare a chi fantastica su una vita nomadica. Lasciate perdere. Lasciate perdere a meno che non sia l’unico tipo di vita che vi sembra sensata. Io l’ho fatto per mettere a tacere quel dubbio che mi martellava il cervello. Ma per vivere così non devono esistere dubbi. Non è una scelta, non ci sono alternative. È l’unica via, l’unica vita. Svegliarsi ogni giorno con un panorama diverso, dormire all’aria aperta, non essere vincolati da limiti di tempo o di luogo. Sono tutte cose che suonano meravigliose sulla carta. Chi non l’ha sognato almeno una volta? Non è così semplice. Implica tante rinunce, tante scomodità, tanto impegno.

Leo Giorda l'angelo custode ponte alle grazie

IL LIBRO E L’AUTORE – Leo Giorda ha ventisette anni e ha appena realizzato il sogno di pubblicare il suo romanzo. Dopo il primo lockdown ha deciso di cambiare vita: è partito su un van, andando in giro per un Europa ancora fortemente limitata dalle restrizioni. Ha vissuto in comunità autosufficienti, perse nelle montagne, lavorato in agriturismi di classe e in campeggi selvaggi. Si è guadagnato da vivere suonando e cantando per strada nelle cittadine della Francia e non solo. Anche da queste esperienze nasce il suo libro, profondamente connesso con Woodstock.

L’angelo custode (Ponte alle grazie) racconta di Adriano Scala, anche se tutti lo chiamano Woodstock. A ridosso dei quarant’anni non ha concluso molto nella vita: ha un lavoro precario in una scuola elementare e una figlia, ma la sua compagna l’ha mollato da tempo, appena si è accorta che lui non crescerà mai. Woodstock, però, ha delle straordinarie doti deduttive. Ma queste abilità si attivano solo quando Adriano consuma sostanze stupefacenti. MD, haschisch, marijuana… tutto va bene per concimare l’intelletto sopraffino di questo Sherlock Holmes di estrema sinistra. Il vicequestore Giacomo Chiesa, al contrario, è un poliziotto tutto d’un pezzo. Veste in modo impeccabile, viene dalla provincia, si è fatto da solo, crede nella legge e per lui esistono soltanto il lavoro e la famiglia. Quando a San Lorenzo – il vecchio quartiere di ferrovieri, studenti e antifascisti – viene ritrovato il cadavere decapitato di un bambino di undici anni, le strade di Chiesa e Woodstock si incrociano. E i due entrano in collisione…

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