Ribattezzata “Mademoiselle Baudelaire”, Marguerite Eymery (1860 – 1953), in arte Rachilde, nel 1884 firmò il suo romanzo più noto, “Monsieur Vénus”, che venne immediatamente censurato (mentre l’autrice fu multata e condannata al carcere). Ora il libro torna in una nuova edizione italiana: il desiderio al centro della storia è un desiderio in cui i ruoli di genere vengono continuamente ribaltati, invertiti, ambiguamente confusi. Il risultato è sì un’opera sul desiderio omoerotico ma, al tempo stesso, anche un trattato libertino sul desiderio e sulla rivolta contro la natura, è un’esaltazione del corpo e della bellezza fisica…

Nel 1884 in Belgio, presso un editore specializzato in letteratura erotica, esce uno strano romanzo intitolato Monsieur Vénus. L’autrice è Marguerite Eymery, che usa fin dal suo esordio, con il romanzo a puntate La Dame de bois del 1880, lo pseudonimo di Rachilde – che a quanto racconta l’autrice stessa sarebbe stato il nome di un gentiluomo svedese del XVI secolo, con cui sarebbe entrata in contatto durante una seduta spiritica e che le detterebbe le parole con cui scrivere le sue opere letterarie: ingegnosa soluzione per il posizionamento di un’autrice che scrive storie che una donna non avrebbe neanche dovuto immaginare.

Non a caso, nella redazione all’edizione parigina del 1889, Maurice Barrès, che soprannominerà Rachilde “Mademoiselle Baudelaire”, scriverà che le tematiche di Monsieur Vénus sono attribuibili a delle condizioni mediche di Rachilde, al suo esaurimento nervoso e alla sua perversione, seguendo un ben noto luogo comune sul decadentismo che medicalizzava i temi erotici e scabrosi della fin de siècle (e basti leggere Degenerazione che il medico e sociologo Max Nordau pubblica nel 1892).

E basta il titolo a avvertire che questa donna si muove in un terreno accidentato, in una “regione sconosciuta dove l’inversione sembrava essere l’unico regime ammesso” (sono parole del capitolo 5 del romanzo), e “inversione” è un termine propriamente medico che rimanda chiaramente alla degenerazione (e sull’inversione gioca più di un titolo di Rachilde, come La Marquise de Sade del 1887 o Madame Adonis del 1888).

Monsieur Vénus (il cui sottotitolo non è meno significativo: Romanzo materialista) viene immediatamente censurato, Rachilde multata e condannata al carcere, l’opera viene allora ristampata con delle modifiche e ulteriormente modificata per l’edizione parigina.

Monsieur Vénus rachilde

Lo scandalo e la censura, insieme all’accusa di aver inventato un nuovo vizio, com’è ovvio, non fanno che contribuire alla fama del romanzo – che rimane tutt’ora il più noto di Rachilde.

In Italia viene tradotto solamente nel 1982 dalle Edizioni delle donne, e da tempo scomparso dagli scaffali delle librerie e dalla memoria, torna finalmente disponibile in una nuova traduzione di Matteo Pinna per WOM Edizioni.

Monsieur Vénus si apre con Raoule de Vénérande, la degenerata protagonista, che ci viene immediatamente presentata attraverso un oggetto che subito funziona come segnale del regno dell’inversione nel quale ci stiamo avventurando: il “suo portasigarette”, che ci addita subito il carattere fuori norma di Raoule, il suo non essere una donna comune, una donna identificata già alla sesta riga attraverso una cosa (e si sa quanto gli oggetti siano importanti nel romanzo decadente) da uomo.

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Lo stesso accade per Jacques, che a mo’ di un personaggio mitologico greco, viene subito presentato adornato di fiori, “attorno al petto, sul suo camice svolazzante, gli si avvolgeva a spirale una ghirlanda di rose”. Raoule è una nobildonna alla ricerca di una giovane sarta, ma che trova al suo posto il fratello e immediatamente se ne innamora. Jacques, quando la vede, le chiede: “La signora desidera…?” e la domanda di cortesia è immediatamente il tema del romanzo: il desiderio della signora o, forse meglio, del signor de Vénérande, come la stessa Raoule si chiama.

Il desiderio al centro di Monsieur Vénus è infatti un desiderio in cui i ruoli di genere vengono continuamente ribaltati, invertiti, ambiguamente confusi: mentre Raoule si fa sempre più uomo, Jacques si femminilizza sempre di più.

Dalla confusione pronominale al cross dressing il passo è breve, e il romanzo sembra proprio descrivere questa parabola, in cui inizialmente l’inversione è solo linguistica, per poi farsi vero e proprio role play e affidarsi al cross dressing – pratica non così innocua negli anni Ottanta dell’Ottocento, in cui vigeva ancora una legge che proibiva alle donne di vestirsi da uomini e viceversa: non a caso la stessa Rachilde dovette chiedere un permesso speciale per andare in giro con abiti maschili (appellandosi alla comodità di movimento per andare in giro per Parigi per i suoi reportage).

Gli abiti si fanno ben presto carne e i personaggi, prima linguaggio, poi oggetti, poi finalmente corpi accettano queste nuove identità: in particolare Jacques che rifiuta, alla fine, la possibilità di avere un’esperienza con una donna e tenta di sedurre il signor de Raittolbe che, per pronta risposta, lo ucciderà in duello.

La metamorfosi di Zambinella. L’immaginario androgino fra Ottocento e Novecento

Il travestimento, come spesso accade nel romanzo tardo-ottocentesco (lo ha mostrato Franca Franchi in La metamorfosi di Zambinella. L’immaginario androgino fra Ottocento e Novecento) rende evidente ciò che dovrebbe occultare, vale a dire l’insorgere di un desiderio omosessuale. E infatti molti sono i riferimenti in codice all’omoerotismo nel romanzo di Rachilde: dall’onnipresente Antinoo, al pannello raffigurante “Enrico III che distribuiva fiori ai suoi favoriti” (Enrico III di Francia era infatti noto per i suoi “mignons”, e veniva spesso evocato come riferimento cifrato all’omosessualità).

Ma Monsieur Vénus non si risolve semplicemente in un romanzo sul desiderio omoerotico (e come scrive Marjorie Graber in Interessi truccati il cross-dresser esiste anche nella sua letteralità); quello di Rachilde è anzi soprattutto un trattato libertino sul desiderio e sulla rivolta contro la natura, è un’esaltazione del corpo (il corpo di Jacques è definito un poema: cosa di cui forse si ricorderà Jean Genet?), della bellezza fisica.

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Non sarà un caso che il capitolo settimo (censurato dopo la prima edizione) è di fatti un micro-saggio sul desiderio, sulla voluttà: “Dimentichiamo la legge di natura, strappiamo il patto della procreazione, respingiamo la subordinazione dei sessi”. È in gioco soprattutto il ribaltamento, l’inversione, la confusione, l’unione (il mito dell’androgino è esplicitamente evocato), ma anche la sovversione dei generi. E l’inversione investe, non a caso, anche il grande modello mitologico del romanzo di Rachilde.

Monsieur Vénus è infatti, per certi versi, anche una riscrittura del Mito di Pigmalione, ma doppiamente ribaltato: intanto perché Pigmalione, l’artista, è Raoule, una donna. E inoltre perché qui, in perfetta consonanza con quella passione per l’artificialità della letteratura decadente, non è l’opera d’arte che si vuol far viva, ma è la vita che viene ricostruita meccanicamente: il romanzo finisce infatti con un manichino dotato di “un meccanismo a molla, posto all’interno dei fianchi,” che “corrisponde alla bocca e la fa muovere facendogli divaricare al contempo le cosce” (e oltre alla decadenza ci sarà forse in gioco l’ossessione erotica invertita, se questo stesso ribaltamento del mito lo ritroviamo in Autopsia dell’ossessione di Walter Siti?).

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Questo desiderio è anche una forma di violenza, non solo nei ruoli sadomasochistici interpretati (e vissuti sulla carne) da Raoule e Jacques, e nemmeno nella morte violenta di quest’ultimo. Quello di Monsieur Vénus è un desiderio anche chiaramente di classe: è una nobildonna che grazie al suo potere economico può sedurre e trasformare un giovane proletario. Quel “brivido di disgusto”, che Raoule prova esaminando la mansarda dove incontra Jacques nella prima pagina del romanzo fa parte a tutti gli effetti del suo desiderio (che è anche desiderio di possesso, essendo Raoul la master e Jacques lo slave). E in fondo la bellezza di Monsieur Vénus sta esattamente nelle sue ambiguità, nei modi in cui complica e rifrange i meccanismi della pulsione erotica sulle grandi opposizioni binarie della cultura moderna.

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Fotografia header: Rachilde, credit Getty Editorial

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