“Nova”, il nuovo romanzo scritto da Fabio Bacà (che ha esordito con “Benevolenza cosmica”), è un libro a tinte fosche ma divertente e acuto, che unisce lirismo, erudizione e ironia, e si costruisce sulla dicotomia delle due sfere umane: la raffinatezza del cervello, la sua incantevole complessità da una parte e la rozzezza della brutalità, volgare e sbrigativa dall’altra. Dicotomia solo apparente, perché l’unione di corpo e mente è imprescindibile, e la vera consapevolezza è prendere atto dei propri impulsi e non reprimerli…

“Dio ha creato il mondo con la violenza.
L’universo si è espanso nel nulla in virtù della pura violenza.
Le nostre anime sono state salvate da un atto di violenza”.

Siamo vulcani pronti a esplodere all’improvviso: la nostra violenza, naturale e istintuale, è acquattata nelle oscurità più profonde del nostro io, in attesa di emergere. Quando Davide Ricci, stimato neurochirurgo di Lucca, vede per la prima volta Diego, maestro zen, quest’ultimo sta difendendo la moglie di Davide da un molestatore. Lui è paralizzato, dal timore e dalla vigliaccheria, Diego invece agisce, sfodera un coltello e attacca al muro l’aggressore.

L’incontro con Diego attrae Davide fuori dalla quiete rassicurante della sua vita e lo mette di fronte a una realtà diversa: avvezzo ai cortocircuiti della ragione, al controllo raffinato e sterilizzato del cervello e del suo rapporto adattivo con il corpo, Davide viene condotto in un percorso di consapevolezza, un koan, che gli rivela la natura ultima dell’essere umano, in contatto con il suo lato oscuro e primitivo.

Nova di Fabio Bacà (Adelphi) è una riflessione sulla violenza e sul suo essere parte essenziale di noi, un libro che parte pacato con il tono di una commedia e poi svolta nella catastrofe, in una spirale di eventi.

Copertina del libro Nova

“«C’è un Potere dentro di noi» disse a quel punto. Davide gli chiese cosa fosse, esattamente, questo Potere. Lui rispose che lo sapeva benissimo.
L’aveva sempre saputo”.

Figli del nostro tempo, abituati a far finta che non esiste ciò che ci ripugna, isoliamo per neutralizzare, neghiamo come un tabù. Rifiutare la violenza è segno del vivere civile, ma basta un solo atto per entrare in un mondo diverso, dove la brutalità è necessaria.

Convinto di conoscere bene se stesso, e anche la sua mente, Davide è capace di disinnescare le componenti minacciose che lo circondano, anche quelle del vicino di casa del quale ha denunciato i decibel disturbanti. La sua è una vita tranquilla, fatta di routine consolanti e riti apotropaici utili al suo equilibrio: il pensiero della morte è una lusinga che lo aiuta nei momenti difficili. Una sorta di rifugio nell’idea di un possibile abbandono: Davide pensa alla morte come a uno spegnimento di problemi, anche quando l’associa al suo capo che lo perseguita. È un pensiero elaborato razionalmente, senza sangue, senza furore, mondato e privato della sua essenza originaria.

Davide ha una moglie, Barbara, molto attenta alla salute, vegana e logopedista, un figlio, Tommaso, solitario, osservatore delle stelle alle prese con i primi innamoramenti, due gatti, un cane, i pranzi al ristorante, una casa sostenibile in legno: la sua illusione di normalità borghese e responsabile, controllata e disciplinata, è distorta e resa obliqua quando improvvisamente la sua esistenza subisce una virata in territori insospettati, e le sue certezze sono consegnate all’oscurità dall’intrusione della violenza nella sua vita.

Nova è un romanzo a tinte fosche ma divertente e acuto, che unisce lirismo, erudizione e ironia, e si costruisce sulla dicotomia delle due sfere umane: la raffinatezza del cervello, la sua incantevole complessità da una parte e la rozzezza della brutalità, volgare e sbrigativa dall’altra. Dicotomia solo apparente, perché l’unione di corpo e mente è imprescindibile, e la vera consapevolezza è prendere atto dei propri impulsi e non reprimerli.

Per un medico come Davide, accogliere la violenza come necessaria vuol dire rinnegare tutto ciò in cui ha creduto, la fondamentale disposizione al bene degli esseri umani, e a rivedere le sue convinzioni.

È questa la distorsione della narrazione di Nova, che di colpo prende atto di una componente inibita e latente e la porta in superficie: abbiamo perso contatto con qualcosa di profondamente umano, le nostre pulsioni violente, non è sano arginarle e reprimerle, così come non ha senso eliminare il conflitto dalla nostra vita.

Diego, il monaco zen tatuato, il maestro di vita, guida Davide alla scoperta delle arti marziali, dove il combattimento diventa uno strumento per dominare e incanalare l’aggressività col fine di fare ricerca di sé, perfezionandosi.

La cultura occidentale ha considerato la violenza come qualcosa di animale, o di alieno, di estraneo a sé, relegandola nelle periferie sociali, nell’oscurità dei ghetti, nella generalizzazione di etnie considerate più aggressive. I violenti sono gli altri, i derelitti, i delinquenti, gli slavi, i ghanesi col piccone. Roba lontana da noi.

Puoi immaginare qualcosa di più stupido che credere che il mondo non ti tocchi solo perché ti rifiuti di ammettere che possa?“.

Nella rivelazione dell’illusione della sua vita, Davide viene aiutato da Diego a riprendere possesso della sua natura più profonda, accettandola. Inutile stupirsi dell’aggressività altrui, l’unico modo per gestire la follia umana è non avere paura di guardare in faccia noi stessi.

Perché venire a patti con i nostri istinti vuol dire accogliere un tratto naturale, e unificante, che è uno strumento di fratellanza. Questo è quello che siamo, violenza produttiva e indissolubilmente umana.

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Brillante autore di Benevolenza cosmica, Fabio Bacà conferma con questa history of violence la sua natura di scrittore originale che sfiora il surreale e lo accarezza di erudizione: capace di intrufolarsi nella normalità delle esistenze di uomini tranquilli con le sue riflessioni caleidoscopiche, continua con Nova a indagare i più segreti recessi dei comportamenti e le conseguenze delle azioni umane. Né la statistica di Kurt né la conoscenza del cervello di Davide possono cambiare il corso naturale della vita, con le sue imprevedibilità e con i suoi più ancestrali istinti. Non resta che accettare il flusso cosmico, stanandone il caso e la violenza.

“Fidati di me, dottore. Impara a cavalcare il tuo Potere, o te ne pentirai.
Impara a domarlo, e ti porterà più lontano di quanto immagini”.

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