Contestando la visione del tempo come merce, in “Salvare il tempo – Alla scoperta di una vita oltre l’orologio” Jenny Odell esplora come il tempo sia stato manipolato storicamente, portandoci a vivere come ‘macchine umane’. Nel saggio (che non è un libro di auto-aiuto, né una guida pratica su come ottimizzare il proprio tempo) l’autrice invita a una presa di coscienza, proponendo un’esistenza meno estrattiva, più autentica e connessa con il nostro ambiente e la nostra comunità…

Salvare il tempo della scrittrice e artista Jenny Odell, pubblicato da NR edizioni nella collana Real(ize), non è un libro di auto-aiuto, né una guida pratica su come ottimizzare il proprio tempo. Jenny Odell è un’artista multidisciplinare e scrittrice il cui primo libro, Come non fare niente: Resistere all’economia dell’attenzione, è diventato un bestseller del New York Times.

Questo libro è una sfida a spostarsi in verticale e cercare di capire cos’è il tempo nel nostro tempo, non solo attraverso la lente del come lo gestiamo, ma di come lo percepiamo. Per farlo, prima di tutto bisogna togliere di mezzo la retorica produttivista che equipara il tempo al denaro, impegnandoci a riportarlo al centro di un dialogo aperto che si confronti con la realtà politica e sociale in cui siamo immersi.

Salvare il tempo della scrittrice e artista Jenny Odell, pubblicato da NR edizioni nella collana Real(ize)

realizzata dall’artista Malika Favre

Odell traccia una narrazione che passa attraverso la storia e la tecnologia dell’ultimo secolo e mezzo, mostrando come la misurazione e il controllo del tempo siano dispositivi di controllo. Dallo sfruttamento nelle piantagioni di zucchero attraverso l’uso dell’orologio, al monitoraggio dei lavoratori durante il lockdown tramite software specializzati nel riconoscere i movimenti, l’autrice mostra come il tempo sia stato risignificato nella nostra epoca, come una risorsa da predare e sfruttare.

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Questo ritratto di una società dove il lavoro diventa progressivamente più frammentato e misurabile, riflette una realtà in cui gli esseri umani si avvicinano sempre più a diventare macchine umane, dove anche i momenti di socialità diventano merci di scambio.

Da qui anche la pungente critica che Odell muove alla cultura dei libri di auto-aiuto, che sono alla ricerca ossessiva della produttività e dei risultati e promuovono stili di vita fatti di disciplina facilmente degenerabili in forme morbose di autosorveglianza dannosa e punizione di sé.

tempo

La crisi climatica poi – continua Odell – introduce nell’equazione una variabile disturbante del tempo, provocando un’anomalia, accelerando o invertendo processi naturali, mescolando ere geologiche e distorcendo la storia del nostro pianeta. Ci troviamo così a essere contemporaneamente testimoni e vittime di un’epoca caratterizzata da un tempo precario, risultato diretto della nostra società iperproduttiva. Tuttavia, è proprio attraverso una comprensione approfondita di cosa sia realmente il tempo, distaccandolo dalla sua identificazione con il lavoro, che possiamo smettere di vederlo come merce, ma possibilità di azione, invertendo forse lo stato di catastrofe.

Rivendicare il tempo come esperienza vissuta ci consentirebbe infatti di riscoprire le necessità collettive e di reinterpretare il tempo come un luogo di connessione e cura.
Quando ho cominciato a provare su me stessa le teorie che poi ho esposto in Come non fare niente, mi sono resa conto che per riappropriarci del tempo dobbiamo riappropriarci dei luoghi: di quello che c’è al di fuori dei nostri schermi, delle nostre case, di noi. […] I luoghi mi hanno insegnato che per conoscerli davvero è necessario un altro atteggiamento: bisogna tornare e ritornare nello stesso posto, rifare la stessa strada, ripetere lo stesso percorso. Bisogna prendersi il tempo necessario a tutto questo. Nei libri che ho scritto ho cercato di spiegare questa consapevolezza che ho acquisito“, dice in una bella intervista a Rivista Studio.

Salvare il tempo della scrittrice e artista Jenny Odell, pubblicato da NR edizioni

Jenny Odell (la foto è stata gentilmente concessa dall’autrice alla casa editrice)

Questo concetto ricorda quello che Martin Heidegger chiamava l’essere-nel-mondo, in contrapposizione all’essere-per-il-mondo. Mentre l’essere-nel-mondo si definisce per un’esistenza cosciente e intenzionale, profondamente immersa nel suo ambiente, l’essere-per-il-mondo rappresenta un modo di vivere distaccato, quasi come se si osservasse l’esistenza da una prospettiva esterna – un approccio che finisce per essere limitante e, in ultima analisi, inautentico.

Nella sua visione, l’autrice di Salvare il tempo ci invita a un modo di vivere meno estrattivo e a considerare il tempo non solo come una risorsa da spendere o risparmiare, ma come un tessuto vitale che connette l’individuo alle priorità del vivente. Odell ci invita a riappropriarci non solo del nostro tempo libero dal lavoro, ma anche dei luoghi che viviamo, facendo notare quanto la vita moderna spesso ci faccia sentire come in un non-luogo. Perché riappropriarsi del tempo significa riconnettersi con il nostro ambiente fisico, sfuggendo alla uniformità temporale imposta dalla modernità.

Infine, il vero obiettivo non è salvare il tempo, ma salvare noi stessi attraverso una riflessione critica su cosa sia questo tempo che abitiamo.

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