Da uno dei primi longseller in questo ambito, “Legge del successo” di Napoleon Hill, pubblicato nel lontano 1937, ai manuali che in questi mesi stanno raccontando i cambiamenti che la pandemia ha portato sui luoghi di lavoro, sono davvero numerosi i libri self-help dedicati “filosofia del successo” e alla psicologia motivazionale, applicata tanto all’ambito personale quanto a quello pubblico, alla vita quotidiana come agli affari e al lavoro. Leadership, marketing e team building sono (stati) protagonisti di titoli molto diversi tra loro, per approccio e obiettivi. Vi proponiamo un percorso di lettura in cui si citano diversi “classici” del genere (di ieri e di oggi), in cui non mancano i sottofiloni: da “Come trattare gli altri e farseli amici” a “L’unica regola è che non ci sono regole”, passando per “L’arte della guerra” di Sun Tzu, “Ricominciare da se” di Osho, “Legge di Murphy”, “La sottile arte di fare quello che c…o ti pare”, “Intelligenza emotiva”, “The Secret”, “Ce l’hai il paracadute?”, “Via di Shackelton”, “Codice Montemagno” e tanti altri…

Cresciuto alla fine dell’Ottocento in una modesta stamberga di un angolo sperduto della Virginia, a soli 13 anni, Napoleon Hill si trovò orfano della madre (il padre se ne andò risposandosi). Si rimboccò le maniche e riuscì a trovare un primo impiego come reporter di un giornale della contea locale. Il suo nome probabilmente non sarebbe arrivato fino a noi se un giorno non avesse incontrato sulla sua strada l‘imprenditore e filantropo Andrew Carnegie, che aveva fatto fortuna con l’acciaio partendo anche lui giovane e povero dalla Scozia (e che avrebbe forse ispirato – insieme allo Scrooge di Dickens – la figura del Paperon de’ Paperoni di Carl Barks e poi di Walt Disney).

Fu Carnegie, infatti, già allora incarnazione del sogno americano e convinto assertore della possibilità di elevarsi con il lavoro, a proporgli di intervistare alcuni dei maggiori uomini di successo dell’epoca, da Thomas Edison a Alexander Graham Bell, da Theodore Roosevelt a Jon D. Rockfeller, da Henry Ford a Woodrow Wilson. Un’esperienza che lo segnò a tal punto da portarlo a trarne una lezione e teorizzare una vera e propria Legge del successo più o meno sintetizzabile così: “Ciò che la nostra mente può concepire, può essere realizzato”.

Il successo arrise anche lui, in effetti, prima come direttore dell’omonima rivista Hill’s Golden Formula e poi come autore di Pensa e arricchisci te stesso, uno dei libri più fortunati e venduti della storia e primo esempio di un genere letterario, quello appunto della filosofia del successo e della psicologia motivazionale applicata all’ambito personale come a quello pubblico, alla vita quotidiana come agli affari e al lavoro.

Un cumulo di banalità o uno scrigno di saggezza? Ognuno può pensarne naturalmente ciò che vuole, ma è incontestabile che quel libro, dal 1937 a oggi, abbia venduto nel mondo decine di milioni di copie e, cosa ancora più notevole, che non sia praticamente mai uscito del tutto dalla classifica dei bestseller in molti Paesi. Tutt’ora continua a vendere anche in Italia un’edizione rivista e adattata ai nostri tempi.

Come trattare gli altri e farseli amici

Simile e coeva è la storia di Dale Carnegie (nome originario Carnogie) di Maryville Missouri, che riuscì a riscattarsi dalle umili origini rurali come oratore e insegnante alla YMCA di New York dopo un’esperienza come venditore di bacon e, poi, come attore in una scuola d’arte drammatica che lo aveva portato a viaggiare per gli Stai Uniti. L’apprezzamento ricevuto nel nuovo ruolo lo convinse a raccogliere le sue lezioni e poi a scrivere Come trattare gli altri e farseli amici, un libro accora oggi in commercio in mezzo mondo.

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Da allora i volumi che hanno cercato di emulare il successo di quei titoli del periodo della Grande depressione sono stati moltissimi. Il potere del pensiero positivo, scritto dal del predicatore metodista Norman Vincent Peale, nel 1954 divenne in breve tempo un bestseller.

Negli anni Ottanta e Novanta sono invece fiorite memorie di dirigenti affermati e intere collane dedicate a Machiavelli per carrieristi, Seneca per self-made man e persino Gesù per manager. Negli Usa l’editoria di business ha raggiunto punte notevoli punte arrivando a dar vita a una bestseller list separata sul New York Times, come nel caso dell’editoria religiosa o di quella dei libri per ragazzi o dei fumetti.

Fuoriclasse di Malcolm Gladwell

Il modello originario di Napoleon Hill è stato in ogni caso l’ispiratore più o meno dichiarato di libri come Fuoriclasse di Malcolm Gladwell, che ripercorre le vite di fenomeni come Steve Jobs e Bill Gates in cerca di costanti (almeno 10.000 ore d’impegno su un obiettivo) e varianti necessarie all’autoaffermazione. Ma anche di memoir come Larte della vittoria di Phil Knight, fondatore di Nike, La vera storia del genio che ha fondato McDonalds di Ray Crok o L’unica regola è che non ci sono regole di Reed Hastings, fondatore di Netflix, con Erin Meyer.

L’arte della vittoria

All’interno della nicchia di mercato si distinguono filoni più o meno fortunati. Uno è stato senz’altro quello della reinterpretazione di classici orientali come L’arte della guerra del generale e filosofo cinese Sun Tzu in chiave motivazionale o di manuali come Ricominciare da se del maestro spirituale indiano noto come Osho.

Altro esempio l’Ikigai giapponese che illumina il motore interiore, che ogni giorno ci dà energia e ragione di esistere. Insomma, il segreto della felicità in chiave nipponica.

L' unica regola è che non ci sono regole

Un altro filone ha puntato invece tutto su titoli sdrammatizzanti tesi a ironizzare ansie e frustrazioni lavorative, o più in generale i più vari complessi di ciascuno con l’obiettivo, peraltro serissimo, della soddisfazione individuale e dell’affermazione sociale. È il caso di libri come La sottile arte di fare quello che c…o ti pare di Mark Manson, secondo cui il miglioramento delle nostre vite non dipende dalla capacità di trasformare “i limoni in limonata”, ma dall’imparare a digerire meglio i limoni.

L'arte della guerra

Il turpiloquio paga molto spesso e l’umorismo sul tema del resto spopola da sempre. Basti pensare alla celebre Legge di Murphy di Arthur Bloch (il primo teorizzatore fu l’astronauta Edward Murphy), con le teorie e i postulati del pessimismo aziendal-esistenziale che ne discendono.

“Cugino di Murphy”, o comunque parente stretto, è in qualche modo Dilbert, protagonista della serie fumettistica ideata da Scott Adams, con le paradossali disavventure tra i cubicles aziendali e i dialoghi surreali di capi e impiegati.

Murphy e Dilbert vantano d’altronde un comune antenato di successo degli anni Sessanta, che oggi pochi ricordano: Cyril Northcote Parkinson, autore di una legge della banalità secondo cui nel mondo degli affari i mediocri sono sempre destinati a scalare rapidamente le posizioni di vertice grazie all’assenza di buon senso e di preparazione professionale (e spesso con l’aiuto provvidenziale dell’idiozia burocratica). Storico navale e accademico militare, Parkinson (da non confondere con il medico) arrivò a teorizzare che, prima o poi, il numero di  ammiragli avrebbe finito per superare le stesse imbarcazioni della Royal Navy.

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Campione di vendite e ispiratore di un’inesauribile “fronte psicologico” è stato Intelligenza emotiva di Daniel Goleman, che mirava a esaltare l’importanza dell’empatia nelle relazioni private e pubbliche e a demolire il mito del quoziente intellettivo.

Intelligenza emotiva di Daniel Goleman

Una vera e propria rivoluzione cui si sono più o memo ispirati molti bestseller successivi, come The Secret di Rhonda Byrne (megaseller in era di recessione) che propone un “approccio alternativo verso la realtà” per uscire dalle costrizione di situazioni di forte disagio, ottenendo benessere, superando gli ostacoli e raggiungendo ciò che molti ritengono impossibile.

E ancora: Ce lhai il paracadute?, da decenni è una Bibbia per chi cerca un impiego negli Stati Uniti. Scritto da Richard Nelson Bolles, è una miniera di statistiche, consigli, ed esercizi che aiutano a capire le proprie attitudini professionali per potersi “vendere” meglio. L’aspirante lavoratore è visto come l’Alice di Lewis Carroll, caduta in una buca profondissima buca e indecisa su quale porta scegliere delle molte che si trova di fronte. Per trovare quella che conduce al Paese delle Meraviglie occorre anzitutto conoscere meglio se stessi. Come a dire insomma che l’autoanalisi aiuta a trovar lavoro molto più di agenzie di collocamento, concorsi pubblici, inserzioni, cacciatori di teste e curriculum a pioggia.

The Secret di Rhonda Byrne

In uno scenario economico in continua mutazione, ma di scarsa crescita, come quello degli ultimi anni, si è assistito a ogni genere di lezione d’autore sul modo di ritrovare se stessi e ricostruire (o moltiplicare) le proprie fortune. Molti in generali i titoli apodittici e un po’ imperativi e quelli sbrigativi, che contengono un numero facile da ricordare, nei “comandamenti” proposti o nel periodo di tempo necessario al raggiungimento di un obiettivo: per esempio Le 7 regole per avere successo di Stephen Covey, La regola 10X di Grant Cardone, le 4 ore di lavoro alla settimana di Thimoty Ferris, Da Zero a Uno. I segreti delle startup di Peter Thiel.

Da Zero a Uno. I segreti delle startup

Un caso interessante (ancora tutto anglosassone) è stato poi quello delle della Via di Shackelton, e cioè della strategia vincente dell’esploratore artico che superò la tragedia di un viaggio destinato al fallimento salvando rocambolescamente il corpo della sua spedizione e dimostrando (con qualche forzatura propria di ogni lezione di business) come, anche in tempi difficili, la regola non sia necessariamente tagliare ovunque e a tutti i costi, ma investire anche in direzioni apparentemente rischiose evitate da tutti. Un esempio di come le storie più appassionanti di leadership, marketing e team building, vengano cercate molto lontane dal mondo aziendale quotidiano.

La mucca viola. Farsi notare (e fare fortuna) in un mondo tutto marrone

Il mercato self-help si nutre naturalmente di ogni genere di metafore esplicative, come quelle animali che hanno evidentemente il pregio dell’universalità e il fascino del mondo naturale. Recente è La mucca viola. Farsi notare (e fare fortuna) in un mondo tutto marrone di Seth Godin, mentre Chi ha spostato il mio formaggio? è un caso editoriale precedente che ha scalato con le sue poche pagine e il suo formato ridotto, le classifiche di mezzo mondo, diventando a tutti gli effetti un classico. Quella di Johnson Spencer è una breve parabola in cui i topi Nasofino e Trottolino e gli gnomi Tentenna e Risolino vivono in un labirinto che ben rappresenta la nostra vita quotidiana e sono alla ricerca del formaggio, che simboleggia a sua volta quello che tutti vorremmo avere dalla vita: un lavoro soddisfacente e appagante, ma anche una bella relazione d’amore, nonché una solida tranquillità economica.

Non dissimile per ispirazione e fattura, anche se qui la metafora è alimentare, è Fish di Stephen Lundin, Paul Harry e John Christensen, dove una donna manager è incaricata di trasformare un reparto cronicamente privo di entusiasmo in una squadra vincente. Si dà il caso che proprio accanto al suo ufficio ci sia un famoso mercato del pesce, il Pike Place Fish, noto per la gran quantità di gente che lo frequenta, per l’atmosfera festosa e per la qualità del servizio. Applicando le semplici regole apprese dai venditori di Pike Place, la protagonista del libro scopre come consolidare il suo team e riesce a realizzare un sorprendente cambiamento nel suo ufficio. Ma non c’è dubbio che l’elemento decisivo per raggiungere quell’obiettivo sia proprio il clima del mercato del pesce fresco e della gente che lo frequenta sognando aragoste per pranzi luculliani o salmone per una festa di famiglia. La  lezione non avrebbe raggiunto i discepoli, insomma, se al posto di un alimento popolare quanto raffinato, ci fosse stata la pur variegata offerta di una grande, ma grigia catena di accessori per ufficio.

Il web e la rivoluzione digitale hanno creato naturalmente nuove competenze e visibilità per molti nuovi attori. E sono nati così fenomeni di successo come quello del Codice Montemagno, il guru del marketing che spiega “come diventare imprenditori di se stessi”.

L’elenco porrebbe continuare a lungo ed è il segno di un mercato fiorente in continua evoluzione e di un pubblico motivato sempre in cerca di nuovi spunti (anche se spesso appagato antiche formule ben riproposte). Come ha scritto ironicamente Scott Adams, l’autore di Dilbert, “sembra ormai che qualunque tizio dotato di un computer possa sfornare un libro di business guadagnando un po’ di soldi. O meglio è quello che spero di fare anch’io”.

Ma,  al di là della facile battuta, da Hill a Gladwell, da Ferriss a Godin, gli autori affermati in questo campo crescono in fretta così come i nuovi versanti da esplorare con regole innovative e invitanti ipotesi di lavoro, dai social network ai nuovi impieghi, dai cambiamenti che la pandemia ha portato sui luoghi di lavoro a quelli che registriamo ogni giorno nelle relazioni personali.

Fotografia header: GettyEditorial 01-07-2021